consumo di carne - argomento aperto



concordo al 100% con giorgio 
ho cercato di impostare il discorso sulla base della mia esperienza diretta della natura, dell' agricoltura e sulla base delle mie conoscenze teoriche di naturalista-etologo..ho scelto di fare il contadino ma sono stato un "apprendista" ricercatore per qualche anno...ora studio e pratico permacultura e sto cercando di applicarla anche a progetti di cooperazione con i sud del mondo

ringrazio gianluca perchè ho potuto, grazie al sito del piccolo popolo, conoscere un poco meglio la cultura vegana...che avevo conosciuto superficialmente anni fa e probabilmente praticata nel modo sbagliato da due compagni d'appartamento
mi riservo la facoltà di restare critico nei confronti di questa scelta, perlomeno se viene vista come unica soluzione ai mali del mondo e si spera di imporla agli altri...anche se la considero una delle molteplici forme di diversità che la nostra specie presenta e che tanto amo...
ne resto critico anche dal mio punto di vista sul consumo critico, vista la forte dipendenza da industrie ad alta tecnologia, che contrastano con la mia scelta (puramente personale e che non cerco più di imporre a nessuno) di tecnologie basse alla portata di tutti, e la necessità (cito le risposte di un sito di cultura vegana www.viverevegan.org) sull'integrazione di vitamina B12...(quindi dipendenza dall'industria farmaceutica)...
Non mi sembra, alla luce delle informazioni reperite fino adesso,  che una scelta vegana (non parlo di quella di gianluca) sia necessariamente una scelta di consumo critico, perchè (e non si può negare che succeda) molti alimenti dedicati al consumatore vegano provengono da enormi distanze...e quindi il loro vantaggio in termini di impronta ecologica, viene completamente annulato dal trasporto.

In più temo (parere puramente personale) che sia una scelta nata (a londra nel 1944) dalla perdita di consuetudine con la natura che caratterizza tutta la cultura occidentale, e ha fatto nascere forme di "rispetto della natura" basate su errori sia di approccio che di prospettiva, per esempio sulla durata della vita degli animali in natura, il sito su citato sbaglia affermando che una mucca può vivere anche 20 anni...il dato è esatto ma dimentica che è riferito alla cattività..in natura la vita di un animale è mediamente più corta dell'70% rispetto allo stesso animale in cattività a causa della selezione naturale, predatori, malattie, incidenti...per esempio l'aspettativa di vita di un leone maschio in natura è 7 anni, in cattività 30 e più e su 500 maschi nati solo 1 giunge in età adulta alla conquista dell'harem...in natura (anche per l'uomo) morire di vecchiaia (magari di cancro) è un lusso che pochissimi possono permettersi...
in natura se non sei perfetto sei riciclato, e a questa legge solo l'uomo ha la presunzione di potersi sottrarre e anzi qualcuno vorrebbe estendere questa prerogativa a tutti gli animali (un libro che mi ha sconvolto e fatto rabbrividire su questi temi è "Quando il lupo vivrà con l'agnello")

Altro dato che vorrei aggiungere, se consideriamo l'indice di biodiversità un indicatore di salute ambientale e consideriamo uguale a 100 quello di un ambiennte vergine,  un uomo che viva in sintonia con l'ambiente coltivando e allevando in modo sostenibile fa bene all'ambiente,  e con l'insieme di specie domestiche (animali compresi) che si porta dietro porta l'indice di biodiversità a 120/130...creando un effetto margine, un ecotono fra il suo ambiente artificiale e la "natura selvaggia"

saluti a tutti francesco

P.S. se poi qualcuno avesse vogli di parlare di ecologismo applicato...in privato o su una nuova mailing list..







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