R: consumo di carne - argomento aperto



Sai Francesco (non hai idea di quanto mi faccia piacere non doverti chiamare
qwavem) io, ed il piccolo popolo parliamo di armonie, di sinergie, che sono
le cose che realmente si dovrebbero imparare dalla natura.

L'ecosistema è un'insieme di armonie non di disarmonie, in natura
praticamente non esiste crudeltà, ovvero il provare piacere dalla sofferenza
altrui, è una prerogativa prettamente umana.

E la ricerca di quelle armonie e di quelle sinergie che io, e il piccolo
popolo, stiamo cercando. 

Cosa molto difficile in quanto inseriti, volenti o nolenti, che ci si trovi
qui o dall'altra parte del pianeta, in un totale contesto disarmonico.

Questo è quanto. 

Ovvio che da vegano siano preponderanti le scelte e quindi le prese di
posizione che questa scelta comporta. 
Ho scelto di esserlo proprio in virtù della ricerca di quelle armonie, ma la
posizione diviene, giocoforza, una decisione di rottura, e quindi estrema ed
estremistica.

Si vive ai margini, e si vive ogni giorno l'emarginazione, prorpio perché in
virtu di scelte cosi rivoluzionarie si è ai margini del sistema.

E  un sistema con valenze cosi profonde e cosi' distruttive può essere
bloccato solo con scelte altrettanto forti, interrompere le catene delle
schiavitù, e non lo fai avvallando un sistema anche se partendo da posizioni
che possono essere condivisibili ma che non danno segnali netti e forti di
rivoluzione dei consumi (in questo caso).

Quindi se il messaggio è: io mi allevo il mio pollo e ho un basso impatto
ambientale, posso non condividere la scelta di uccidere il pollo in virtù
delle mie scelte ideologiche ed anche animiche, ma non è un segnale
sufficiente a combattere questo sistema.

Diverso è  dire: io mi allevo il mio pollo, ma tu che non puoi (quindi la
maggioranza dei consumatori) SMETTI DI FINANZIARE L'INDUSTRIA DELLA CARNE, e
contemporanemanete educare le giovani generazioni all'armonia a cui
accennavo più sopra.

Poi ci sarà chi non si fa problemi a sopprimere un essere vivente per
cibarsene e chi se ne fa e sceglie di diventare vegetariano o vegano.

In sintesi: 

Si puo' vivere senza carne? SI! (mentre non si può vivere senza verdure) 
Si può in questo modo incidere profondamente sugli equilibri di questo
pianeta? SI! 

Nessuno si è mai sognato di dire che questa sia la panacea e la soluzione
per tutti i mali (chi lo ha pensato rilegga con attenzione quanto fino qui è
stato detto da tutti) e se hai scorazzato per il nostro portale avrai ben
capito quale sia la filosofia che ci spinge, si parte dal veganesimo per
arrivare alle case passive... 

Si parla di permacoltura e di agricoltura sinergica, si parla delle famose
4r (riciclare, recuperare, riparare, riutilizzare) si parla appunto di uno
stile di vita TOTALMENTE CRUELTY-FREE, ed ovviamente il totalmente include
il NON UCCIDERE, in nessuno modo, nemmeno avvallando da consumatori le
uccisioni che vengono perpetrate in nome di un mercato che oggi,
erroneamente, va di moda chiamare libero.

Per noi ha la stessa valenza la morte di un qualsiasi essere vivente, se non
inserito appunto in quelle armonie e sinergie di cui madre natura è maestra,
predatori prede ecc ecc...

Persino in casi come quello del recente tsunami, che per noi è stato solo
uno stranuto di GAIA che in quanto essere vivente ogni tanto si muove, non
ha destato lo stesso malessere che invece destano le guerre. Un morto ucciso
in guerra "vale" quanto 10 morti di una catastrofe naturale, per il semplice
fatto che il secondo è SEMPRE  EVITABILE. Ovvio che con le dovute accortezze
catastrofi come lo tsunami avrebbero avuto molte meno vittime, ma è un
evento naturale a cui tutti noi dobbiamo, volenti o nolenti assoggettarci,
contrariamente a quanto accade con le guerre, che siano o meno armate,
perché anche le guerre di mercato causano milioni di morti.

Ci stiamo riducendo ad essere, non più i beneficiari dell'aumentato
benessere, ma il cibo di cui si nutre il mercato dovendo sopravvivere a se
stesso. 

Il mercato come una specie di essere superiore che fagocita tutto e tutti. 

Da queste considerazioni e da altre nasce il Piccolo Popolo, sceglie di
essere Cruelty-free, e sceglie di insegnarlo. 

Anche non volendo divenire vegani o vegetariani è fuori discussione che in
questo mondo ormai totalmente fuori controllo, ormai divenuto una totale
disarmonia, è necessario rispondere con scelte che incidano sul mercato come
se fossero candelotti di dinaminte piazzati alla base di pilastri di un
palazzo.

Senza carne si può vivere e si può vivere bene, e fare questa scelta è
piazzare uno di quei candelotti di dinamite, ed insieme a tutti gli altri
candelotti, sintetizzati dalle 4R di cui sopra, il palazzo forse riusciamo
ad abbatterlo.

Questo è quanto è importante discutere, questo è quanto è importante fare. 


> ringrazio gianluca perchè ho potuto, grazie al sito del 
> piccolo popolo, conoscere un poco meglio la cultura 
> vegana...che avevo conosciuto superficialmente anni fa e 
> probabilmente praticata nel modo sbagliato da due compagni 
> d'appartamento 

Ringrazio io te perché discutendone forse abbiamo costruito qualcosa invece
che distruggere come va tanto di moda oggi...

> mi riservo la facoltà di restare critico nei confronti di 
> questa scelta, perlomeno se viene vista come unica soluzione 
> ai mali del mondo e si spera di imporla agli altri...anche se 
> la considero una delle molteplici forme di diversità che la 
> nostra specie presenta e che tanto amo... 

Come hai visto non è l'unica soluzione, ma è una scelta che comunque va
discussa ed affrontata, e possibilmente fatta dal maggior numero di persone
stante il livello di degrado a cui la scelta contraria ci porta attualmente,
senza bisogno di imporre, con le imposizioni non si arriva da nessuna parte,
ma se uno sceglie la strada del consumo critico dovrebbe imporsi di
considerare anche questa scelta e tutto ciò che comporta...


> ne resto critico anche dal mio punto di vista sul consumo 
> critico, vista la forte dipendenza da industrie ad alta 
> tecnologia, che contrastano con la mia scelta (puramente 
> personale e che non cerco più di imporre a nessuno) di 
> tecnologie basse alla portata di tutti, e la necessità (cito 
> le risposte di un sito di cultura vegana www.viverevegan.org) 
> sull'integrazione di vitamina B12...(quindi dipendenza 
> dall'industria farmaceutica)... 

Anche questo è un'aspetto non marginale, del resto le industrie ad alta
tecnologia esistono cono noi o senza di noi. 
Sarebbe anacronistico e stupido far finta che non sia cosi, entrambi stiamo
usando un computer per scrivere no? 
E' l'uso che se ne fa delle tecnologie  e come le stesse vengono studiate
implementate ed utilizzate che crea il problema.

Che io sappia non esistono aziende che mettano nella colonna "costi" anche
il costo ambientale, che poi diviene un costo sociale altissimo.

Si ragiona sempre e solo in termini di denaro. 

Molte cose nello stile di vita vegan possono non essere frutto di alta
tecnologia: la canapa ed il cotone "hot" potrebbero tranquillamente
sostituire la lana e il pile, sono tessuti praticamente dimenticati. 

La b12 puo' essere assunta dalle alghe, in special modo dalla spirulina, che
cresce in mari anche piuttosto vicini a noi, ma, nel caso di un permacoltore
come te la assumi direttamente dalla flora batterica e dalle micromuffe che
si formano sulla frutta e sulle verdure potendole lavare meno bene di quelle
coltivate massivamente, e questa è la stessa fonte da cui la traggono gli
animali che poi la accumulano nelle loro carni. Ecco perché ai vegani manca
la b12, non mangiando carne e dovendo lavare molto accuratamente la frutta e
la verdura ne hanno per forza di cose la carenza. Anche se ci sono recenti
studi che mettono in discussione la necessareità di questa vitamina, di
fatto questa è l'unica carenza a cui va incontro un vegano che ha una dieta
bilanciata ed equilibrata. Per la dipendenza dall'industria farmaceutica
infine, sono contento di poterla ridurre alla sola carenza di b12,:-)

> Non mi sembra, alla luce delle informazioni reperite fino 
> adesso,  che una scelta vegana (non parlo di quella di 
> gianluca) sia necessariamente una scelta di consumo critico, 
> perchè (e non si può negare che succeda) molti alimenti 
> dedicati al consumatore vegano provengono da enormi 
> distanze...e quindi il loro vantaggio in termini di impronta 
> ecologica, viene completamente annulato dal trasporto. 

In realtà franceso, con eccezione di alcuni alimenti, la maggior parte dei
cibi puo' essere autoprodotta e di derivazione nazionale e/o europea, (nel
nostro caso). A parte alcuni alimenti autoctoni o che crescono solo in
alcune precise zone del mondo (e sono la minoranza) il fatto che molti siano
di importazione è dovuto soprattutto a scelte dei vari mercati
internazionali.

E ad ogni modo l'impatto ambientale  è comunque notevolmente ridotto, come
più volte è stato qui detto, rispetto ad una dieta a base di carne (sempre
escludendo chi "il mio pollo me lo allevo io"):-)


> Altro dato che vorrei aggiungere, se consideriamo l'indice di 
> biodiversità un indicatore di salute ambientale e 
> consideriamo uguale a 100 quello di un ambiennte vergine,  un 
> uomo che viva in sintonia con l'ambiente coltivando e 
> allevando in modo sostenibile fa bene all'ambiente,  e con 
> l'insieme di specie domestiche (animali compresi) che si 
> porta dietro porta l'indice di biodiversità a 
> 120/130...creando un effetto margine, un ecotono fra il suo 
> ambiente artificiale e la "natura selvaggia" 


Il nostro progetto di ecovillaggio punta proprio a questo, a vivere in
armonia, sintonia e sinergia con l'ambiente circostante, la differenza sta
nel fatto che noi non uccideremo mai gli animali che vivranno con noi:-)


Saluti 

Gianluca 


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"Il Piccolo Popolo" 
Associazione Culturale Non-Profit 
Per un mondo CRUELTY-FREE 
www.piccolopopolo.org 
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