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R: consumo di carne - argomento aperto
- Subject: R: consumo di carne - argomento aperto
- From: "Gianluca Miano" <gianluca.miano at piccolopopolo.org>
- Date: Wed, 9 Feb 2005 18:05:51 +0100
- Organization: Ass.ne "Il Piccolo Popolo"
Sai Francesco (non hai idea di quanto mi faccia piacere non doverti chiamare qwavem) io, ed il piccolo popolo parliamo di armonie, di sinergie, che sono le cose che realmente si dovrebbero imparare dalla natura. L'ecosistema è un'insieme di armonie non di disarmonie, in natura praticamente non esiste crudeltà, ovvero il provare piacere dalla sofferenza altrui, è una prerogativa prettamente umana. E la ricerca di quelle armonie e di quelle sinergie che io, e il piccolo popolo, stiamo cercando. Cosa molto difficile in quanto inseriti, volenti o nolenti, che ci si trovi qui o dall'altra parte del pianeta, in un totale contesto disarmonico. Questo è quanto. Ovvio che da vegano siano preponderanti le scelte e quindi le prese di posizione che questa scelta comporta. Ho scelto di esserlo proprio in virtù della ricerca di quelle armonie, ma la posizione diviene, giocoforza, una decisione di rottura, e quindi estrema ed estremistica. Si vive ai margini, e si vive ogni giorno l'emarginazione, prorpio perché in virtu di scelte cosi rivoluzionarie si è ai margini del sistema. E un sistema con valenze cosi profonde e cosi' distruttive può essere bloccato solo con scelte altrettanto forti, interrompere le catene delle schiavitù, e non lo fai avvallando un sistema anche se partendo da posizioni che possono essere condivisibili ma che non danno segnali netti e forti di rivoluzione dei consumi (in questo caso). Quindi se il messaggio è: io mi allevo il mio pollo e ho un basso impatto ambientale, posso non condividere la scelta di uccidere il pollo in virtù delle mie scelte ideologiche ed anche animiche, ma non è un segnale sufficiente a combattere questo sistema. Diverso è dire: io mi allevo il mio pollo, ma tu che non puoi (quindi la maggioranza dei consumatori) SMETTI DI FINANZIARE L'INDUSTRIA DELLA CARNE, e contemporanemanete educare le giovani generazioni all'armonia a cui accennavo più sopra. Poi ci sarà chi non si fa problemi a sopprimere un essere vivente per cibarsene e chi se ne fa e sceglie di diventare vegetariano o vegano. In sintesi: Si puo' vivere senza carne? SI! (mentre non si può vivere senza verdure) Si può in questo modo incidere profondamente sugli equilibri di questo pianeta? SI! Nessuno si è mai sognato di dire che questa sia la panacea e la soluzione per tutti i mali (chi lo ha pensato rilegga con attenzione quanto fino qui è stato detto da tutti) e se hai scorazzato per il nostro portale avrai ben capito quale sia la filosofia che ci spinge, si parte dal veganesimo per arrivare alle case passive... Si parla di permacoltura e di agricoltura sinergica, si parla delle famose 4r (riciclare, recuperare, riparare, riutilizzare) si parla appunto di uno stile di vita TOTALMENTE CRUELTY-FREE, ed ovviamente il totalmente include il NON UCCIDERE, in nessuno modo, nemmeno avvallando da consumatori le uccisioni che vengono perpetrate in nome di un mercato che oggi, erroneamente, va di moda chiamare libero. Per noi ha la stessa valenza la morte di un qualsiasi essere vivente, se non inserito appunto in quelle armonie e sinergie di cui madre natura è maestra, predatori prede ecc ecc... Persino in casi come quello del recente tsunami, che per noi è stato solo uno stranuto di GAIA che in quanto essere vivente ogni tanto si muove, non ha destato lo stesso malessere che invece destano le guerre. Un morto ucciso in guerra "vale" quanto 10 morti di una catastrofe naturale, per il semplice fatto che il secondo è SEMPRE EVITABILE. Ovvio che con le dovute accortezze catastrofi come lo tsunami avrebbero avuto molte meno vittime, ma è un evento naturale a cui tutti noi dobbiamo, volenti o nolenti assoggettarci, contrariamente a quanto accade con le guerre, che siano o meno armate, perché anche le guerre di mercato causano milioni di morti. Ci stiamo riducendo ad essere, non più i beneficiari dell'aumentato benessere, ma il cibo di cui si nutre il mercato dovendo sopravvivere a se stesso. Il mercato come una specie di essere superiore che fagocita tutto e tutti. Da queste considerazioni e da altre nasce il Piccolo Popolo, sceglie di essere Cruelty-free, e sceglie di insegnarlo. Anche non volendo divenire vegani o vegetariani è fuori discussione che in questo mondo ormai totalmente fuori controllo, ormai divenuto una totale disarmonia, è necessario rispondere con scelte che incidano sul mercato come se fossero candelotti di dinaminte piazzati alla base di pilastri di un palazzo. Senza carne si può vivere e si può vivere bene, e fare questa scelta è piazzare uno di quei candelotti di dinamite, ed insieme a tutti gli altri candelotti, sintetizzati dalle 4R di cui sopra, il palazzo forse riusciamo ad abbatterlo. Questo è quanto è importante discutere, questo è quanto è importante fare. > ringrazio gianluca perchè ho potuto, grazie al sito del > piccolo popolo, conoscere un poco meglio la cultura > vegana...che avevo conosciuto superficialmente anni fa e > probabilmente praticata nel modo sbagliato da due compagni > d'appartamento Ringrazio io te perché discutendone forse abbiamo costruito qualcosa invece che distruggere come va tanto di moda oggi... > mi riservo la facoltà di restare critico nei confronti di > questa scelta, perlomeno se viene vista come unica soluzione > ai mali del mondo e si spera di imporla agli altri...anche se > la considero una delle molteplici forme di diversità che la > nostra specie presenta e che tanto amo... Come hai visto non è l'unica soluzione, ma è una scelta che comunque va discussa ed affrontata, e possibilmente fatta dal maggior numero di persone stante il livello di degrado a cui la scelta contraria ci porta attualmente, senza bisogno di imporre, con le imposizioni non si arriva da nessuna parte, ma se uno sceglie la strada del consumo critico dovrebbe imporsi di considerare anche questa scelta e tutto ciò che comporta... > ne resto critico anche dal mio punto di vista sul consumo > critico, vista la forte dipendenza da industrie ad alta > tecnologia, che contrastano con la mia scelta (puramente > personale e che non cerco più di imporre a nessuno) di > tecnologie basse alla portata di tutti, e la necessità (cito > le risposte di un sito di cultura vegana www.viverevegan.org) > sull'integrazione di vitamina B12...(quindi dipendenza > dall'industria farmaceutica)... Anche questo è un'aspetto non marginale, del resto le industrie ad alta tecnologia esistono cono noi o senza di noi. Sarebbe anacronistico e stupido far finta che non sia cosi, entrambi stiamo usando un computer per scrivere no? E' l'uso che se ne fa delle tecnologie e come le stesse vengono studiate implementate ed utilizzate che crea il problema. Che io sappia non esistono aziende che mettano nella colonna "costi" anche il costo ambientale, che poi diviene un costo sociale altissimo. Si ragiona sempre e solo in termini di denaro. Molte cose nello stile di vita vegan possono non essere frutto di alta tecnologia: la canapa ed il cotone "hot" potrebbero tranquillamente sostituire la lana e il pile, sono tessuti praticamente dimenticati. La b12 puo' essere assunta dalle alghe, in special modo dalla spirulina, che cresce in mari anche piuttosto vicini a noi, ma, nel caso di un permacoltore come te la assumi direttamente dalla flora batterica e dalle micromuffe che si formano sulla frutta e sulle verdure potendole lavare meno bene di quelle coltivate massivamente, e questa è la stessa fonte da cui la traggono gli animali che poi la accumulano nelle loro carni. Ecco perché ai vegani manca la b12, non mangiando carne e dovendo lavare molto accuratamente la frutta e la verdura ne hanno per forza di cose la carenza. Anche se ci sono recenti studi che mettono in discussione la necessareità di questa vitamina, di fatto questa è l'unica carenza a cui va incontro un vegano che ha una dieta bilanciata ed equilibrata. Per la dipendenza dall'industria farmaceutica infine, sono contento di poterla ridurre alla sola carenza di b12,:-) > Non mi sembra, alla luce delle informazioni reperite fino > adesso, che una scelta vegana (non parlo di quella di > gianluca) sia necessariamente una scelta di consumo critico, > perchè (e non si può negare che succeda) molti alimenti > dedicati al consumatore vegano provengono da enormi > distanze...e quindi il loro vantaggio in termini di impronta > ecologica, viene completamente annulato dal trasporto. In realtà franceso, con eccezione di alcuni alimenti, la maggior parte dei cibi puo' essere autoprodotta e di derivazione nazionale e/o europea, (nel nostro caso). A parte alcuni alimenti autoctoni o che crescono solo in alcune precise zone del mondo (e sono la minoranza) il fatto che molti siano di importazione è dovuto soprattutto a scelte dei vari mercati internazionali. E ad ogni modo l'impatto ambientale è comunque notevolmente ridotto, come più volte è stato qui detto, rispetto ad una dieta a base di carne (sempre escludendo chi "il mio pollo me lo allevo io"):-) > Altro dato che vorrei aggiungere, se consideriamo l'indice di > biodiversità un indicatore di salute ambientale e > consideriamo uguale a 100 quello di un ambiennte vergine, un > uomo che viva in sintonia con l'ambiente coltivando e > allevando in modo sostenibile fa bene all'ambiente, e con > l'insieme di specie domestiche (animali compresi) che si > porta dietro porta l'indice di biodiversità a > 120/130...creando un effetto margine, un ecotono fra il suo > ambiente artificiale e la "natura selvaggia" Il nostro progetto di ecovillaggio punta proprio a questo, a vivere in armonia, sintonia e sinergia con l'ambiente circostante, la differenza sta nel fatto che noi non uccideremo mai gli animali che vivranno con noi:-) Saluti Gianluca ********************** "Il Piccolo Popolo" Associazione Culturale Non-Profit Per un mondo CRUELTY-FREE www.piccolopopolo.org info at piccolopopolo.org ********************** _____ avast! 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