Re: quali princìpi?



per favore cancellatemi
grazie


----- Original Message ----- 
From: "Gianluca Miano" <gianluca.miano at piccolopopolo.org>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Thursday, February 03, 2005 2:32 PM
Subject: R: quali princìpi?


> Ok ok non mi sono disiscritto e anzi, ringrazio chi, in privato mi ha
> esortato a non farlo.
>
> Mettiamo un pochino di puntini sulle "i", senza entrare in disqusizioni
> tecnico/scientifiche, c'e' sicuramente chi è più qualificato di noi a
farlo.
>
> Mi si dice che è più facile discutere con chi la pensa come noi piuttosto
> che il contrario, nulla di più vero.
>
> Ed è proprio questa banale affermazione la cusa della mia amarezza, io qui
> pensavo di trovare alleati, magari su posizioni differenti, ma non nemici!
>
> Carne o non carne?
>
> Cominciamo a dare una definizione precisa a questa cosa: "la carne".
>
> "Una mucca o una pecora morte che giacciono in un pascolo sono considerate
> carogne. La stessa carcassa, trattata e appesa a un chiodo in macelleria,
> passa per cibo! - J.H. Kellogg"
>
> Carne, insieme di elementi organici?
> Carne, contenitore di vita?
> Carne, corpo ospitante esseri più o meno senzienti?
>
> Se la carne è considerata al pari di una cosa, il senso relativo a
> qualsivoglia discussione el il senso relativo a "quella cosa".
>
> Se la stessa è considerato un "contenitore di vita, capace di sensazioni
> emozioni, gioie e dolori" il senso relativo a qualsivoglia discussione
> cambia.
>
> Proviamo a considerare la carne secondo la prima ipotesi.
>
> Per l'uomo, quell'insieme di elementi organici diventa carne solo dopo
> opportune manipolazioni atte a renderla commestibile e quindi digeribile:
> dissanguamento e conseguente uccisione del legittimo proprietario (e non
il
> contrario),  frollatura, cottura.
>
> Prima di queste operazioni non può essere considerata cibo.
>
> Diversamente per gli animali carnivori, e per questo predatori, l'animale
> proprietario di carne è cibo così come si trova, il predatore carnivoro
> comincia a mangiare le carni della propria preda a cuore pulsante, cioè
> mentre la stessa è viva, o quantomeno non fa differenza che lo sia o meno.
> Anche i mangiatori di carogne non hanno bisogno di frollare e cuocere la
> carne, per loro è già cibo cosi' come si trova.
>
> Al pari di una cosa quindi, la carne viene "prodotta (...), stoccata,
> distribuita e commercializzata" creando un indotto notevole se
consideriamo
> anche tutti i sottoprodotti ed i derivati destinati all'industria
(compresa
> quella farmaceutica).
>
> Il costo in termini di "impatto sull'ambiente" di questo tipo di attività
> produttiva è tra i più alti, l'industria della carne "pesa sul pianeta"
più
> dell'industria del petrolio e della siderurgia messe assieme, tanto da
> essere la prima causa di effetto serra. Il costo sociale delle malattide
> "della civilizzazione" e della malnutrizione sono tra i più alti che tutte
> le società debbono affrontare.
>
> (Non cito fonti o dati, l'ho gia fatto e comunque ci sono e sono
disponibili
> per tutti).
>
> E solo considerando questi aspetti nella sua globalità, il consumatore
> critico (e responsabile) dovrebbe soffermarsi a ragionare su quanto sia il
> caso di rivedere i suoi consumi in termini di prodotti di derivazione
> animale.
>
> ( In termini prettamente animalisti, su 10 persone, far ridurre il consumo
> di carne a 5 di queste salva più animali di quanti se ne salvino facendo
> diventare uno di loro vegetariano/vegano ).
>
> Ma proviamo per un'attimo a considerare la carne secondo la seconda
ipotesi.
>
>
> Con quale diritto, sapendo che abbiamo altre possibilità, che possiamo non
> farlo, ci arroghiamo la decisione di decidere della vita o della morte di
> altri esseri senzienti?
>
> La vita che il "contenitore carneo" contiene non può essere considerata al
> pari di "una cosa", non può essere considerata un prodotto fabbricabile,
> vendibile e commercializzabile.
>
> Gli allevamenti, grandi o piccoli, producono esseri senzienti, non
producono
> solo ammassi di elementi organici, producono "vite", milioni di vite,
> miliardi di vite che vengono utilizzate, sfruttate e poi uccise da una
> specie che si arroga il diritto di poterlo fare.
>
> Nulla a che vedere con gli Inuit, o con i nativi americani o con altre
> popolazioni, che non si arrogano affatto questo diritto.
>
> Per queste popolazioni il gioco della vita e della morte è ad armi pari,
> prede e cacciatori, per la sopravvivenza, come da sempre succede in
natura.
>
> Il fatto che alcuni uomini vivano "imitando" la natura non può mai essere
> citato a giustificazione di quanto sta succedendo nei lager degli
> allevamenti di tutto il resto dell'umanità.
>
> In situazioni limite l'uomo si nutre "anche di carne", ed è ben diverso
dal
> sostenere che l'uomo sia carnivoro, (non è nemmeno onnivoro ma bensi
> frugivoro proprio come i bonobo di qualche post fa).
>
> Come ad esempio succede(va) nel tibet: il popolo tibetano non è
vegetariano,
> data la breve durata della stagione calda e quindi il raccolto minore, ma
si
> cibano(bavano) di animali grossi, come gli yak, piuttosto che di polli,
> questo per ridurre il numero di animali uccisi e quindi di "vite"
spezzate.
>
> Poi sono arrivati i cinesi...
>
> Anche i nativi americani avevano un grande rispetto per i bisonti, e non
> erano gli stessi la fonte principale di proteine, poi sono arrivati i
> bianchi, che fregandosene altamente "dello spirito del bisonte" li hanno
> semplicemente portati all'estinzione, cosa che i pellerossa non avevano
> fatto nel corso di tutta la loro storia...
>
> Noi non siamo né tibetani né pellerossa né tantomeno inuit, noi siamo i
> popoli dello spreco e del consumismo sfrenato, pensiamoci su.
>
> Noi possiamo decidere se "utilizzare o meno altre vite, altri esseri
> senzienti", noi possiamo guardarli negli occhi e, proprio in virtù della
> nostra superiorità, della nostra cultura di umani del XXI secolo decidere
se
> interrompere o meno quella vita.
>
> Non ci serve per sopravvivere, possiamo farne a meno, se guardando negli
> occhi quella vita la uccidiamo lo facciamo per soddisfare il nostro
palato,
> il nostro gusto, le nostre abitudini, il nostro vizio.
>
> Violentare una donna che non ci sta (come faceva notare Antonella, frase
su
> cui avete tutti glissato) non lo si fa per spirito della conservazione
della
> specie ma per soddisfare una voglia, un vizio, per dar ragione a quel
pezzo
> di carne che ci si ingrossa tra le gambe. Personalmente io guardo negli
> occhi la donna che sto amando, come guardo negli occhi, con altrettanto
> amore una mucca o un coniglio, e guardandoli negli occhi ne amo la vita
che
> c'e' in loro.
>
> Uno stupratore non so se guardi negli occhi la propria vittima, cosi' come
> tutti noi (voi) non andate al macello a scegliere l'animale di cui
nutrirvi,
> ma lo comperate gia fatto a pezzi e confezionato in un supermercato.
>
> Una donna che subisce violenza grida, un animale al macello anche, ed
> entrambe le cose avvengono di nascosto, lontano da occhi indiscreti, un
> caso?
>
> Concludo rispondendo a questa affermazione:
>
> > E' il solito concetto delle volpi e delle lepri:
> >
> > - le lepri aumentano perchè la stagione è favorevole.
> > - le volpi mangiano le lepri, e aumentano a loro volta di numero.
> > - cominciano a diminuire le lepri a causa delle volpi troppo numerose.
> > - le volpi diminuiscono per mancanza di cibo......
> >
> > e così via.
>
> Questo si chiama equilibrio, l'ecosistema è un insieme di equlibri, di
> armonie.
>
> Cosa ci trovi di equilibrato nello sfacelo che atiamo producendo sul
> pianeta? Cosa ci trovi di equlibrato negli allevamenti intensivi?
>
> Noi alleviamo specie animali che in natura non sarebbero mai esistite se
non
> le avessimo selezionate noi: pecore mucche maiali polli, tutti "prodotti
> umani", cosa ci trovi di equlibrato?
>
> Seguendo lo stesso concetto di lepre/volpe: Quando riuscirai a prendere
una
> lepre cosi come fa una volpe, la azzannerai ancora viva ed a cuore ancora
> pulsante comincerai a mangiarla, allora ti potrò considerare al pari di un
> carnivoro predatore, non prima.
>
>
> Saluti
>
>
> Gianluca
>
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