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Re: suguito di Chi pianifica le politiche di ´crescita zero`



La mail di Luigi Piccioni e' molto bella e mi darebbe lo spunto per tante
riflessioni; su alcuni punti concordo con le sue preoccupazioni, su altri
ho qualche osservazione da fare. 
Vorrei qui per brevita' esprimere solo, in modo abbastanza schematico,
alcune personalissime perplessita' sulle riflessioni di Luigi (e non solo
sue: cfr. la mail di Verde Canavese nella ML pace) sulla crescita
demografica. 

Premetto che non ho mai letto alcun "manualetto di demografia storica o di
storia economica", quindi parlo da ignorante in materia, ma ho diversi
dubbi riguardo alle teorie malthusiane, e so di non essere il solo. Proprio
pochi giorni fa sono rimasto colpito da questa riflessione del Nobel per
l'Economia 1999, Amartya Sen, che in un seminario ha affermato: "Penso che
l'analisi di Malthus sulla crescita della popolazione sia completamente
sbagliata. La storia e l'esperienza hanno dimostrato che l'istruzione delle
donne e' quella che permette di ridurre la fertilita'. La produzione
agricola inoltre e' cresciuta sempre piu' rapidamente della popolazione
della popolazione. Non c'e' quindi nessuna ragione di applicare queste idee
antidemocratiche ed antipersona di Malthus".  
Alcune osservazioni a partire da queste affermazioni:

- anche oggi, in base ai dati FAO, a livello mondiale la crescita della
produzione agricola e' superiore rispetto a quella della popolazione;

- certo la popolazione sta aumentando in modo rapido sul pianeta, e cio'
causa notevoli preoccupazioni sulla disponibilita' di risorse per tutti, ma
nessuno ha mai dimostrato, a quel che mi risulta, quale sia il limite
invalicabile di popolazione da non superare (per inciso: preoccupazioni
sull'eccessivo incremento demografico esistevano gia' ai tempi di Platone e
di Aristotele, quando gli abitanti del pianeta erano poche decine di
milioni: chi avrebbe detto allora che la Terra sarebbe stata in grado di
ospitare 6 miliardi di persone...); anzi, anni fa diversi studi sostenevano
che eravamo ancora ben lontani da questo limite: la FAO in un suo studio
stimava che il nostro pianeta e' in grado di accogliere (e nutrire) 33
miliardi di persone...

- cio' non toglie che la forte crescita della popolazione ponga diversi
problemi, da valutare attentamente, e che nelle scelte politiche a livello
mondiale occorra tenere conto anche di questo fattore (ma non e' il
principale, come diro' dopo); tuttavia per governare questo fenomeno
ritengo che la strada principale sia quella di promuovere un concreto
sviluppo globale delle popolazioni povere; finche' infatti ci saranno i
livelli di sfruttamento lavorativo e di conseguente poverta' spaventosa che
ci sono oggi a livello mondiale, un figlio costituira' sempre un aiuto per
migliorare la precaria situazione economica di una famiglia (a patto,
ovviamente, di mandarlo a lavorare gia' a 5 anni o anche meno... con tutto
il dramma del lavoro infantile che ne consegue); finche' perdura questa
situazione di impoverimento di intere masse mel globo pertanto le politiche
contraccettive, intese come la promozione di metodi contraccettivi vari,
non potranno produrre alcune effetto a meno che non siano imposte con la
forza. Inoltre il miglioramento delle condizioni di vita consente alle
famiglie di far fare ai propri figli un percorso scolastico piu' lungo, con
conseguente aumento dell'eta' dei matrimoni e della generazione dei figli.
Inoltre l'istruzione femminile porta a una maggiore autonomia della donna,
altro importante fattore di limitazione del numero delle nascite. 
Mi viene percio' da chiedermi: quanto di questo recente aumento fortissimo
della popolazione e' dovuto alla globalizzazione selvaggia?

- vorrei anche dire una mia personale percezione: ritengo che l'insistere
sul problema della sovrappopolazione mondiale sia oggi fuorviante;
innanzitutto penso che oggi per i paesi ricchi sostenere che i problemi del
mondo, dall'inquinamento, alla disoccupazione, alla poverta', alle
guerre... siano dovuti alla sovrappopolazione sia un modo molto comodo per
non vedere la propria parte di responsabilita' in tutti questi problemi,
anzi per dire che e' colpa dei paesi poveri; ma soprattutto oggi emerge
sempre piu' con evidenza che la poverta' nel mondo non e' dovuta alla
mancanza di risorse, ma a una loro ingiusta divisione: ad es. il patrimonio
delle 3 persone piu' ricche del mondo e' pari a quello dei 600 milioni piu'
poveri: una differenza cosi' abissale non c'era mai stata nella storia
dell'umanita'! Di fatto oggi una ridotta minoranza di poteri economici
spadroneggia nel mondo, si impadronisce delle risorse del pianeta, le
sfrutta fino a produrre dei danni sociali e ambientali incalcolabili, il
tutto in nome del dio profitto, ed e' questa la prima causa dei mali di cui
soffre oggi il pianeta. Se si promuovesse una piu' equa distribuzione delle
risorse a livello mondiale, scopriremmo che la madre Terra ha di che
nutrire in abbondanza tutti i suoi figli. 

							Andrea Mazzi


At 11.05 22/02/01 +0100, you wrote:
>>è pattume solo se l'informazione è falsa
>
>Il mio anonimo interlocutore pone un problema giusto.
>
>Pensavo di aver indicato con chiarezza a una lettrice o a un lettore
>sufficientemente informato e colto i punti più deliranti del "messaggio"
>integralista che è stato fatto girare, ma evidentemente mi sono sbagliato.
>
>Allora mi spiego meglio, senza dare nulla per scontato, e ribadisco: tre
>dei cardini decisivi del "ragionamento" avanzato da questi fondamentalisti
>cattolici sono
>
>a) l'aborto come forma di contraccezione;
>
>b) la crescita della popolazione come stimolo a un uso più razionale delle
>risorse;
>
>c) la crescita della popolazione come minaccia politica alla lobby
>demo-pluto-ebraico-massonica (inpersonata, evidentemente, dall'ebreo
>Rockfeller).
>
>A una lettrice o un lettore non digiuno di storia del Novecento questi tre
>argomenti richiamano molte cose, molti eventi. E rimandano a forme di
>cultura e di politica ben precise. Ma di lettrici e lettori colti e
>informati, dice l'Istat, ce ne sono sempre di meno in Italia. E di questo,
>drammaticamente, non avevo tenuto conto. Allora cerco di spiegarmi.
>
>L'antiabortismo, anzitutto e ovviamente. Si può dire tutto quel che si
>vuole, in merito a una cosa così complessa. Per quel che mi riguarda penso
>che l'aborto sia sempre un dramma psicologico e non viene mai affrontato a
>cuor leggero da nessuna donna. Ma proprio per questo a nessuna donna deve
>essere impedito di scegliere autonomamente e serenamente attorno a questa
>decisione così sofferta. E proprio per questo nessuna delle politiche di
>controllo e di limitazione della "bomba demografica" pensate e avviate sin
>dagli anni '60 e '70 dagli organismi nazionali e sovranazionali è stata
>incentrata sull'aborto. Ciononostante, tutte queste politiche, anche le più
>soffici sono state violentemente avversate dallo stato vaticano.
>
>Questa strenua e costante difesa del biblico "crescete e moltiplicatevi",
>cieca di fronte a tutti gli avvertimenti di catastrofe ecologica
>incombente, arriva sino a sostenere proposizioni palesemente deliranti come
>la seconda:  "la crescita della popolazione è stimolo a un uso più
>razionale delle risorse". Qualunque studentessa o studente che abbia preso
>in mano un manualetto di demografia storica o di storia economica sa (non
>glielo spiega solo il vecchio Malthus ma anche tutti i demografi storici
>degli ultimi quaranta anni) che una crescita incontrollata ed esponenziale
>di popolazione ha sempre significato in passato pressione insostenibile
>sulle risorse, una pressione che diventa oggi sempre più insopportabile e
>irreversibile con l'aumento del potenziale tecnico umano. Solo il crescente
>aumento della produttività ha fino ad oggi allontanato lo spettro delle
>crisi demografiche che si verificavano prima della rivoluzione industriale,
>ma a costo di una dilapidazione di risorse che non manca già oggi di far
>pagare un prezzo alto e ne farà pagare di ancora più alti col passare del
>tempo (qualcuno ha sentito parlare di mutamento climatico?). In proposito
>restano drammaticamente valide le riflessioni generali alla base del
>classico "I limiti dello sviluppo" del 1972. E ai meno informati suggerirei
>di fare lo sforzo di cercare e di andarsi a rileggere il bellissimo libro
>di Laura Conti "Questo pianeta", del 1983.
>
(...)
>
>Luigi Piccioni
>
>
>