(Fwd) (LATINOAMERICA: Appello degli intellettuali e degli artisti nordamericani contro la guerra



Questo invece il testo dell'appello.
Ciao,
Davide

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Date forwarded: 	Fri, 20 Sep 2002 07:58:35 +0200
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Subject:        	LATINOAMERICA: Appello degli intellettuali e degli
artisti
 nordamericani contro la guerra
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COMUNICATO N° 1

In rete sta circolando questo appello contro la guerra scritto da
alcuni intellettuali nordamericani, dei quali fa parte anche Noam
Chomsky, una delle voci più libere e oneste della cultura americana.
L'appello ci è arrivato il 15 settembre scorso.







NON NEL NOSTRO NOME

Appello degli intellettuali e degli artisti nordamericani contro la
guerra



Che non si dica che negli Stati Uniti la gente non abbia fatto niente
quando il suo Governo ha dichiarato una guerra senza limiti e ha
instaurato nuovi mezzi di repressione. I firmatari di questo appello
invitano  la popolazione nordamericana a reagire alle politiche e alle
restrizioni generali che sono emerse  dopo l'11 settembre, mettendo in
pericolo le popolazioni del mondo.

Noi crediamo che le persone e le nazioni hanno diritto  alla
determinazione del proprio destino, liberi da qualsiasi coercizione
militare delle grandi potenze. Crediamo che tutte le persone detenute
o perseguite dal governo degli Stati uniti debbano avere gli stessi
diritti. Crediamo che fare domande, criticare e dissentire sono
attitudini che devono essere valorizzate e protette.

Noi crediamo che le persone di coscienza debbano assumere la
responsabilità delle azioni dei loro governi  e, soprattutto, dobbiamo
opporci alle ingiustizie commesse  in nostro nome. Invitiamo tutti i
nord americani ad opporsi alla guerra e alla repressione che è stata
lanciata al mondo dall'amministrazione Bush. E' ingiusta, immorale e
illegittima. Decidiamo di essere parte in causa con i popoli del
mondo.

Anche noi abbiamo osservato con angoscia i terribili fatti dell'11
settembre del 2001. Anche noi abbiamo pianto le migliaia di vittime
innocenti e ci siamo terrorizzati di fronte alla orribile carneficina
che ci ha portato alla memoria scene simili  avvenute in Bagdad,
Panama o, una generazione fa, in Viet Nam. Anche noi ci siamo
domandati, come milioni di statunitensi, com'è stato possibile che sia
successo tutto questo.

Però, mentre il dolore era appena cominciato, i pregiudizi più vecchi
hanno scatenato il loro spirito di vendetta coniando un ordine
semplicistico: "buoni contro cattivi" che è stato subito adottato da
tutti i mezzi di comunicazione, sottomessi e impauriti. Ci hanno detto
che il solo fatto di formulare domande su questi terribili fatti
sfiorava il tradimento. Non ci doveva essere nessun dibattito, né
spazio per i dubbi etici o politici. L'unica risposta possibile era la
guerra fuori e la repressione dentro casa.

In nostro nome l'amministrazione Bush, con la quasi unanimità del
Congresso, ha attaccato l'Afganistan e si è arrogada, insieme ai suoi
alleati, il diritto di distruggere forze militari in qualunque luogo e
momento. Le brutali ripercussioni si sono fatte sentire dalle
Filippine alla Palestina, dove i carrarmati e i buldozer israeliani
hanno tracciato un terribile sentiero di distruzione e morte. E il
governo si sta attrezzando per intraprendere una guerra totale in
Iraq, un paese che non ha nessuna relazione con i tragici attentati
dell'11 settembre. Che razza di mondo sarà questo se si permette al
Governo degli Stati Uniti di lanciare comandi, assassini e bombe dove
gli fa più comodo?

In nostro nome, il Governo ha creato negli Stati Uniti due classi di
cittadini: quelli a cui, almeno a loro, hanno promesso i diritti
elementari del sistema legislativo e quelli che, ora, pare non abbiano
nessun diritto. Il Governo ha arrestato più di mille immigrati e li ha
segretamente incarcerati, senza limite di tempo. Centinaia di persone
sono state deportate e centinaia sono ancora in prigione. Per la prima
volta negli ultimi dieci anni, le regole per l'immigrazione sono stati
applicate in modo diseguale.

In nostro nome, il Governo ha scatenato un'ondata di repressione nella
società. Il portavoce del presidente ha intimidito la gente dicendo:
"Attenzione a quello che dite" e la visione degli accadimenti espressa
dagli artisti, dagli intellettuali e dai professorisi è stata
distorta, attaccata o eliminata. Il cosiddetto "Atto Patriottico",
insieme ad una miriade di strumenti simili in tutto il paese, dà alla
polizia nuovi e più ampli poteri di investigazione e sequestro, sotto
la copertura dei procedimenti segreti.

In nostro nome l'esecutivo usurpa gli atti e le funzioni degli altri
rami del Governo. Un ordine esecutivo ha messo in funzione i tribunali
militari. E' sufficiente una firma del presidente per definire
"terrorista" un determinato gruppo di persone. Dobbiamo prendere molto
seriamente i governatori quando parlano di una guerra che durerà una
generazione e quando parlano di un nuovo ordine. Stiamo di fronte a
una nuova politica imperiale verso il mondo e a una politica interna
che genera e manipola la paura per limitare i diritti fondamentali.

C'è una strategia mortale negli accadimenti di questo ultimo mese che
deve essere vista cos" com'è e contro la quale dobbiamo resistere.

Molte volte, nella storia, la gente ha indugiato a resistere fino a
quando era troppo tardi. Il presidente Bush ha dichiarato: "O con noi,
o contro di noi". Questa è la nostra risposta: noi neghiamo che egli
possa parlare a nome di tutti i nordamericani. Noi non consegnamo le
nostre coscienze in cambio di una vana promessa di sicurezza.

Diciamo NO in NOSTRO nome.

Noi ci neghiamo di far parte di questa guerra e rinneghiamo tutte le
azioni fatte in nostro nome o per il nostro bene. Tendiamo invece  la
mano a chi nel mondo soffre per la conseguenza di queste decisioni.

Mostreremo la nostra solidarietà con le parole e con le azioni. I
firmatari di questo appello invitano tutti i nordamericani a unirsi a
questa sfida.

Applaudiamo e appoggiamo tutte le proposte che si faranno, ogni volta
che riconosceremo l'esigenza di fare molto per porre fine a questa
pazzia.

Noi siamo stati ispirati dalla decisione dei riservisti israeliani
che, assumendone i rischi  in prima persona, hanno dichiarato che c'è
un limite e si sono negati di prestare il loro servizio a Gaza e nei
territori occupati.

Noi siamo stati ispirati dai numerosi esempi di resistenza e di
coscienza che ci offre la storia degli Stati Uniti: da chi ha
combattuto la schiavitù a chi ha posto fine alla guerra in Viet Nam
non obbedendo agli ordini, o negandosi a ingrossare le fila o
appoggiando chi opponeva resistenza.

Non permettiamo che il mondo, che oggi ci contempla, si disperi per il
nostro silenzio e per la nostra incapacità di azione. Facciamo in modo
che tutti possano sentire il nostro impegno.

Resisteremo di fronte alla macchina da guerra e alla repressione e
faremo tutto il possibile per frenarla.

Firmano: Michael Albert; Laurie Anderson; Edward Asner, attore;
Rosalyn Baxandall,storica; Russell Banks, scrittore; Jessica Blank,
attrice e drammaturga; Medea Benjamin, Global Exchange; William Blum,
scrittore; Theresa Bonpane; Fr. Bob Bossie, SCJ; Leslie Cagan; Henry
Chalfant,produttore cinematografico; Bell Chevigny, scrittore; Paul
Chevigny, professore di Legge; Noam Chomsky, politologo y linguista;
Robbie Conal, pittore; Stephanie Coontz, storica; Kimberly Crenshaw,
professoressa di Legge; Kia Corthron, drammaturga; Kevin Danaher,
Global Exchange; Ossie Davis, attore; Mos Def, musicista; Carol
Downer, direttrice del Centro Femminista di Salute per le Donne; Eve
Ensler, drammaturga; Leo Estrada, professore dell'UCLA; John Gillis,
scrittore; Rutgers Jeremy Matthew Glick, editore di "Another World Is
Possible"; Suheir Hammad, scrittore; Rakaa Iriscience, interprete di
hip hop; David Harvey, antropologo; Erik Jensen, attore e drammaturgo;
Casey Kasem Robin D.G. Kelly; Martin Luther King III; Barbara
Kingsolver; C. Clark Kissinger, "Refuse and Resist!"; Jodie Kliman,
psicologa; Yuri Kochiyama; Annisette & Thomas Koppel, cantanti e
compositori; Dave Korten, compositore; Tony Kushner, drammaturgo;
James Lafferty, direttore esecutivo della "National Lawyers Guild" in
Los Angeles; Rabbi Michael Lerner, editore del "TIKKUN Magazine";
Barbara Lubin; Anuradha Mittal, codirettore dell'Istitut for Food and
Development Policy/Food First; Malaquias Montoya, scultore; Robert
Nichols, scrittore; Rev. E. Randall Osburn, vicepresidente della
Southern Christian Leadership Conference; Grace Paley; Jeremy Pikser,
sceneggiatore; Juan Gómez Qui-ones, storico; Michael Ratner,
presidente del Center for Constitutional Rights; Adrienne Rich,
poetessa; Boots Riley, artista de hip hop; David Riker,produttore
cinematografico; Edward Said; Starhawk Michael Steven Smith, della
National Lawyers Guild; Bob Stein, pubblicitario; Gloria Steinem;
Alice Walker; Naomi Wallace, drammaturga; Rev. George Webber,
presidente emerito del NY Theological Seminary; Leonard Weinglass,
avvocato; John Edgar Wideman; Saul Williams y Howard Zinn, storici.



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