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i "diamanti di sangue"



Sta ormai diventando evidente che le guerre che insanguinano gran parte
dell'africa nera sono in parte determinate dalla necessita' spasmodica di
impossessarsi delle risorse minerarie nascoste dal sottosuolo.
Sta ormai diventando evidente che non solo le multinazionali, ma anche le
oligarchie africane dominanti vogliono far soldi sulla pelle e sul sangue delle
migliai di profughi, scomparsi e vittime dei conflitti in atto.
Sta ormai diventnaodo evidente che tutto e' una mostruosita' che non puo' piu'
essere sottaciuta.
Nell'articolo che segue si parla di un progetto di ripulitura del mercato del
diamante: speriamo ene.

BUONA LETTURA
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"LA REPUBBLICA ". Giovedi', 29 Giugno 2000.
Operazione trasparenza per i .diamanti di sangue.
Gli importatori internazionali pensano a un certificato di garanzia per le
pietre estratte dalle zone dei conflitti. Un business da 50 miliardi di dollari
di STEFANO CITATI
.SE VUOI ti posso procurare un diamante..
Di quanti carati?
.Due-tre, anche cinque..
E quanti dollari mi costa un diamante di due carati?
.Dipende, di solito costano circa 700 dollari a carato; ma conosco qualcuno che
li vende a 400 e anche a meno..
Pietre tagliate o grezze?
.Tagliate qui..
Provengono da Kono?
.Si', certo..
L'affare non si e' concluso; il compratore ha molti scrupoli di coscienza e
due carati dalle qualita' non eccelse e' di qualche migliaio di dollari, sul
mercato ufficiale internazionale. La conversazione e' avvenuta per strada, a
Freetown, una mattina di maggio. Era una buona occasione per vedere quei mitici
diamanti raccolti nella regione dei ribelli della Sierra Leone, per tenere in
mano quelle pietre .insanguinate., come sono anche definiti i .diamanti di
guerra., le gemme che finanziano buona parte delle guerre in Africa, per le
quali si combatte e uccide e con le quali si finanziano le battaglie per il loro
possesso. Una spirale autoalimentata, diamanti-armi-massacri, che nessuno in
decenni ha mai veramente voluto interrompere. Naturalmente non i .signori della
guerra. e gli eserciti che in Sierra Leone, Angola, Repubblica democratica del
Congo (l'ex Zaire), Liberia, combattono di questi tempi per il controllo delle
zone diamantifere; neanche le grandi compagnie minerarie e di commercio
occidentali; e nemmeno gli importatori negli Usa e in Europa, cosi' come i loro
governi.
Da ieri pero'; qualcosa e' cambiato. I funzionari dei principali paesi importatori
(Usa, Israele, India, Gran Bretagna e Belgio) si sono incontrati a Londra per
stabilire regole piu' sicure sul commercio dei diamanti. L'idea - appoggiata
anche dal gigante mondiale De Beers - e' quella di accompagnare ogni gemma che
arriva in Occidente dall'Africa di un certificato di garanzia che assicuri la
sua purezza, ovvero che non e' stata estratta illegalmente, e che la pietra e le
mani di chi l'ha raccolta non sono macchiate di sangue.
L'idea e' venuta nemmeno un mese fa al presidente della Sierra Leone, Ahmed Tejan
Kabbah: ogni pietra che esce dal paese deve avere una carta d'identita' , e gli
importatori dovrebbero rifiutarsi di comprare quelle sprovviste di cartellino.
Ma e' difficile che uno dei tanti dealer, .passatori., tutti libanesi, di
diamanti disseminati a intervalli regolari lungo i posti di confine tra Sierra
Leone e Guinea si rifiutino di far passare oltrefrontiera i sacchetti che
regolarmente i ribelli portano loro con la raccolta dalle miniere di Kono. Da li'
le pietre arriveranno dopo un lungo giro nei centri di commercio e di taglio (la
capitale mondiale e' Anversa, porto del Belgio, che raccoglie il 50 per cento dei
diamanti grezzi e il 50 per cento di quelli tagliati del pianeta). Ma prima
saranno passati per la Liberia o il Burkina Faso, dove chi li comprera' li
paghera' un prezzo ben piu' alto del primo acquirente. Non per forza in denaro,
molto probabilmente in forniture di armi, le quali poi percorreranno la strada
inversa a quella delle pietre per entrare nelle mani dei guerriglieri che
controllano le miniere di diamanti, alimentando cosi' la guerra. Arrivati in
occidente, le pietre .insanguinate. finiscono con l'essere mischiate alle
partite regolari di diamanti russi, australiani, sudafricani. A quel punto, per
scoprirne l'esatta provenienza, la pietra dovrebbe essere sottoposta a esami che
finirebberlo col danneggiarla.
Comincia a valere la pena, pensano gli importatori e soprattutto le grandi
compagnie internazionali, di interrompere la spirale: tramutare i .diamanti di
sangue. in .diamanti etici., .trasparenti., per evitare l'effetto-pelliccia,
ovvero il giudizio negativo su chi indossa o vende la pelle degli animali
potrebbe presto rivolgersi contro chi vende o indossa un anello con diamanti.
Per questo ieri a Londra si e' ricordato come i diamanti africani rappresentino
solo una percentuale minima delle pietre estratte e utilizzate ogni anno.
Qualche mese fa l'Onu ha tentato di imporre un embargo ai diamanti angolani, con
i quali si finanziano i guerriglieri dell'Unita; le pietre non hanno smesso di
essere trafugate, solo che il loro valore, visto i rischi di commerciarle, sono
calate del 30 per cento. D'altro canto la Oryx, neonata societa' diamantifera a
capitale misto congolese-zimbabuano, vuole quotarsi in Borsa a Londra per
ottenere capitali e iniziare lo sfruttamento dei giacimenti del sudest del
Congo, nelle mani delle truppe dello Zimbabwe. Per il presidente Mugabe cio';
rappresenta l'agognato ritorno economico dopo due anni di costosissimo
coinvolgimento nella guerra dell'ex Zaire, per la comunita' internazionale e' un
business che non si dovrebbe fare.
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PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus@libero.it

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