Re: Re[2]: [ecologia] vivere sulla propria terra



disporre di venti miliardi di potenziali clienti.
 Innanzitutto non capisco il senso di questa tua frase....
poi non sono un ambientalista (foraggiati dal sistema delle multinazionali) bensì un Agroecologo
conosco bene i limiti dello sviluppo
 e credo che il mio messaggio sia stato chiaro
oggi come oggi stiamo consumando, con 15 miliardi di animali allevati in maniera concorrenziale con gli uomini, nei lagers zootecnici intensivi che distruggono le risorse planetarie .. a cui vanno aggiunti 6 miliardi di persone che consumano energia 4 volte quella di cui avrebbero bisogno con semplici accorgimenti di risparmio energetico ed utilizzazione di energie rinnovabili... a cui va aggiunta l'agricoltura industriale che invece di produrre energia solare...consuma petrolio 4 volte la produzione agricola derivata dal sole (ad esempio con l'insatata pretagliata venduta ai supermarkets della distruzione alimentare...

insomma a dir poco il pianeta sta oggi sostenendo circa 100 miliardi di persone Ecologiche equivalenti...

Pertanto è chiaro che la mia provocazione sui 20 miliardi di persone ecologiche tranquillamente sostenibili dal pianeta è una provocazione... ..ma oggi stiamo consumando, in appena 6 miliardi nel sistema capitalòistico ...come 100 miliardi equivalenti!!! insomma per essere d'accordo con te...non è solo la questione demografica che influenza la sostenibilità planetaria
bensì quella dei limiti dello sviluppo capitalistico...
ben evidenti dagli anni 60' con il documento del Club di Roma...
il problema è che qualcuno ha deciso di risolvere la questione demografica
...sterminando 4 miliardi di persone
con il cancro, le guerre, la fame ... le banche e gli OGM
...e soprattutto con la perdita delle radici culturali Agroecologiche tradizionali eredità dei nostri padri e patrimonio da preservare per i nostri figli...
se non ci muoveremo al più presto
ognuno nel suo piccolo
con Agricoltura Biologica, energia solare , riduzione dei consumi e risparmi di materie prime
...casa per casa...
davanti a noi ci sarà solo l'inferno...
mentre viviamo nel paradiso terrestre
abbracci a tutti
Giuseppe Altieri
Il giorno 10/ott/08, alle ore 11:43, Laboratorio Eudemonia ha scritto:




On 9/10/2008 at 5:22 p.m. Altieri wrote:

La rpima questione demografica da combattere è quella degli Animali
allevati nei lagars zootecnici..
almeno 15 miliardi... che consumano come 60 miliardi di
persone...producendo più CO2 di tutti i trasposti mondiali.. e
mangiando quello che non possono mangiare 2 miliardi di esseri umani
che soffrono la fame...

Riforma Rurale... AGROECOLOGICA !!!
il pianeta offrirebbe cibo attualmente anche per 20 miliardi di
persone...
il problema è ...come coltiviamo e cosa mangiamo...
e chi ha in mano il mercato del Cibo...
saluti Giuseppe Altieri





Caro Altieri,

conoscendo il tuo impegno per l'agricoltura biologica non esito a dirti che lo apprezzo molto e te ne ringrazio.

Però ti prego di non farti trascinare, nelle tue valutazioni, dal desiderio di disporre di venti miliardi di potenziali clienti. Certamente ridurre gli allevamenti porterà molto di buono all'intero sistema della biosfera. Ma questo non significa affatto che cambiando la loro dieta gli umani possono aumentare a dismisura. Vi sono ben altri parametri da considerare, tra cui quello del puro e semplice spazio fisico.

Prendendo ad esempio l'Italia, siamo già in 60.000.000 su soli 300.000 kmq. Fatto il conto ci tocca appena mezzo ettaro a persona, montagne, fiumi, aree cittadine, industriali, stradali, o comunque inutilizzabili comprese. L'ASPETTO SOCIALE del sovraffollamento essendo forse perfino più pesante di quello puramente ambientale.

Vivere sulla propria terra è un sacro ed inalienabile diritto che ci deve venire dalla nascita. Gli ambientalisti, e stavolta ti ci sei messo pure tu! ci hanno praticamente TOLTO QUESTO DIRITTO. Occorre rimediate al danno che, con valutazioni interessate e parziali, è stato causato all'umanità.


Danilo D'Antonio







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 E quanti allora?
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Nella giostra di dati ed opinioni su quanti dovremmo essere su questo Pianeta, ad un certo punto viene spontaneo chiedersi: ma si può sapere qual'è l'impronta ecologica minima che un essere umano può avere?

Per intenderci: qual'è l'impronta ecologica di un aborigeno?

Questo, di preciso, al momento non ci è dato sapere, tuttavia nel documento (che prendiamo a rappresentanza di altri presenti in Internet) disponibile a quest'indirizzo:

http://reports.eea.europa.eu/Environmental_issues_No_20/en/envissues20.pdf

precisamente alla sua pagina 32, troviamo una tabella che ci riporta i Paesi aventi l'impronta ecologica più "leggera".

S'inizia col Bangladesh, con un'impronta di 0.5 ettaro per persona, segue poi l'India con un'impronta di 0.8, fino alla Nigeria con 1.5 ed al Perù, avente un'impronta di 1.6 ettari per persona. Per un veloce raffronto, all'Italia viene attribuita un'impronta di 4.2 ettari per persona, mentre quella più pesante è detenuta dagli USA, con un "ingombro" individuale di 10.3 ettari.

Sarebbe ad esempio a dire che, mentre un Tizio del Bangladesh (e ben note sono le tristi condizioni di vita di quel Paese) usa circa mezzo ettaro per vivere, un Caio italiano (essendoci note anche queste condizioni di vita) usa qualcosa di più di quattro ettari.

Possiamo dire quindi che una disponibilità di mezzo ettaro a persona sia davvero il minimo per vivere, permettendo un livello di vita tra i più bassi al mondo.


Il documento sopracitato ci rivela l'area utilizzata da ogni singolo abitante di quei rispettivi Paesi.

Da altre serie di dati, come quella riportata a quest'altro indirizzo:

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_population_density

possiamo trarre conoscenza di quanta terra invece realmente disponiamo.

Verifichiamo così che in Bangladesh ogni abitante dispone di 0.1 parti di ettaro, in India di quasi 0.3, in Nigeria di 0.7 ed in Perù di ben 4.5 ettari, mentre in Italia ognuno di noi può contare su un'area di 0.52 parti di ettaro e negli USA 3.2 ettari.


Da un veloce raffronto tra queste due serie di dati, traiamo già qualche motivo di sconcerto. Infatti, non soltanto l'ipersviluppata Italia, ma perfino il misero Bangladesh, e così pure l'India e la Nigeria, e naturalmente anche gli USA, devono ricorrere a risorse provenienti da altri territori, i propri non essendo sufficienti al fabbisogno delle popolazioni. Tutti i Paesi citati hanno infatti un deficit d'impronta ecologica. Solo il Perù rimane in attivo, con un territorio ridondante rispetto alla popolazione.

Ma da quanto riportato sopra, possiamo trarre una consapevolezza che genera ancor più inquietudine. L'area di cui noi italiani disponiamo pro capite, all'interno del nostro territorio nazionale, coincide all'incirca con l'area utilizzata per vivere, non poi così bene, da un nostro consimile residente nel Bangladesh. Noi disponiamo di una superficie effettiva di mezzo ettaro a persona, esattamente la stessa area che loro usano per vivere.

Questo significa che noi italiani, per soddisfare le nostre esigenze, utilizziamo da tempo risorse provenienti in gran parte da territori altrui. Se dovessimo contentarci di quanto fornito dal nostro territorio non vivremmo granchè dissimilmente dagli abitanti del Bangladesh.


Superiamo ora la situazione particolare dei singoli Paesi, ed osserviamo alcuni dati a livello globale.

Sempre dalla stessa pagina di Wikipedia, vediamo che il nostro mondo ha una superficie di terra emersa pari all'incirca a 134,682,000 chilometri quadrati, con una popolazione complessiva di 6,464,750,000 umani. Ogni terrestre dispone quindi, idealmente parlando, di un paio d'ettari.

Ponendo di non lasciare il minimo spazio riservato agli altri esseri viventi, ponendo di riuscire a ripartire tutte le risorse della Terra equamente tra la popolazione mondiale, dimenticando tutti i problemi derivanti da situazioni di alta densità demografica, non soltanto ecologici ma anche sociali, nonchè i grossi problemi esistenti di ordine geopolitico, rimanendo quindi in un quadro di totale irrealtà, allo stato attuale della nostra tecnologia, con una disponibilità ipotetica di un paio d'ettari ciascuno, potremmo tutti vivere ad un livello di vita che si posiziona indicativamente intorno a quello del Gabon, della Jamaica, dell'Iran, della Turchia, del Costa Rica, dell'Uzbekistan. In una posizione dunque ancora piuttosto bassa nella scala di ciò che viene correntemente definito sviluppo umano.

In un futuro non prossimo, riuscendo noi ad evolvere ulteriormente in ambito scientifico, e costringendoci a dimenticare che ogni tecnologia, anche quella più naturale, ha delle pesanti, serie controindicazioni quando viene utilizzata massicciamente, come avviene quando vi è una sua diffusione capillare, potremmo pensare di migliorare in qualche misura e modo questa situazione.

Ma si tratta di assoluta irrealtà, di una situazione ben difficilmente realizzabile e differente da quella che stiamo vivendo. Al momento presente, la situazione degli esseri (non solo umani) che vivono su questo pianeta è terribilmente critica, e la cosa più sensata da fare è far decrescere le popolazioni per il tramite di importanti interventi culturali.

Sette anni senza far figli per l'intero pianeta: questo è un obiettivo di un certo valore, che potrebbe sia scongiurare la minaccia di seri peggioramenti ambientali e climatici, ma anche aiutare la distribuzione delle risorse disponibili, con forte beneficio quindi delle popolazioni più indigenti. Oltre al fatto che un simile provvedimento contribuirebbe a far rientrare gli stati d'allerta presenti nell'attuale situazione geopolitica.


Non dimenticando infine che la questione demografica, specificatamente l'interrogativo: quanti dobbiamo essere? non può trovare risposta limitandoci noi a farne un fatto di pura disponibilità di risorse. Questo va compreso a fondo, con tutte le sue mille implicazioni.

Perché non è affatto stabilito che l'umanità debba invadere ogni angolo e divorare ogni bene di questo mondo. Non è affatto saggio che l'organismo sociale umano debba crescere a dismisura ingozzandosi con tutto quello che ha davanti.

Chi siamo noi?

E soprattutto: chi vogliamo essere, individualmente e collettivamente?

Un bruto, cieco, sordo, insensibile essere mostruosamente invasivo, privo di qualsiasi ideale se non quello di dilagare dappertutto ed in ogni luogo, travalicando i diritti di ogni altro essere vivente?

Od un essere gentile con una grande sensibilità e ricchezza espressiva, e pur equilibrato, sano, forte e potente, che va ben oltre la massa informe e si distingue per la sua grazia, bellezza, stile ed eleganza?

Perché è proprio di questo che si tratta: il futuro della forma, e quindi dei fini, che questa umanità andrà a prendere, e sposare. Fini che, a seconda della forma che l'umanità si darà, potranno essere a loro volta mostruosi od aggraziati, violenti o gentili, bruti o consapevoli.

La scelta da fare oggi è decisiva. Essa ha un puro carattere epocale.

Sbagliare ora potrebbe significare una rovina totale.

L'azzeccarci potrebbe invece assicurarci un lungo tempo di dovere compiuto e felicità.



danilo d'antonio

Laboratorio Eudemonia
Piazza del Municipio
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TE - Abruzzo


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