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R: [JUGO] basta
Chiedo scusa. Per sbaglio è finito in lista questo vecchio e inattuale
testo. Mi dispiace per chi si è giustamente risentito. In particolare per
Andrea.
Fulvio
-----Messaggio Originale-----
Da: "Bassotto" <bassotto@bbs.olografix.org>
A: <pck-yugoslavia@peacelink.it>
Data invio: sabato 30 giugno 2001 2.12
Oggetto: I: [JUGO] basta
> From:Fulvio
> To:jugocoord@egroups.com
> Cc:pinco pallino
> Sent:Saturday, January 06, 2001 11:14 AM
> Subject:[JUGO] basta
>
>
> Mi avevano raccontato che la rete è l'espressione della massima libertà,
> uno strumento democratico, uno strumento rivoluzionario. Ho visto che c'è
> più libertà in un villaggio palestinese incarcerato dal blocco israeliano,
> in un campo profughi da cui non si esce e che si bombarda a piacimento,
> nel lancio dei sassi di generazioni senza patria, terra, spesso casa,
nome,
> amici, dietro le saracinesche del mercato arabo sotto coprifuoco, tra gli
> ulivi falciati dalle ruspe israeliane. E c'è anche più gioia di vivere,
> umorismo, autenticità, limpidezza che nelle nostre liste (quante sono? una
> superfetazione dissennata che forse serve a aumentare i galloni sulle
> spalline di un paio di persone). Di ritorno, ritornando nella lista, mi è
> parso di precipitare in un altro mondo, un mondo di panna montata, di casi
> umani, di onanismo politico, di tenebrose allusività di stampo massonico
> per stroncare e diffamare chi parla chiaro e se ne sbatte dei formalismi
> sotto ai quali si nascondono trame, meschinità, risentimenti,
competitività
> nevrotiche, autoreferenzialità, un vortice in cui, lo ammetto, mi sono
> lasciato trascinare anch'io. Tocca andare in Palestina, tra altri posti,
> per riafferrare il bandolo della realtà, delle cose serie, dei nodi della
> politica e della vita: c'è più comunismo e rivoluzione nel sasso di quei
> ragazzi di 14 anni, nell'incrollabile fiducia e instancabile lavoro delle
> donne palestinesi per tenere in piedi il tessuto sociale, nel medico che
> insiste ad abitare in una casa per metà occupata dagli sgherri israeliani
> che gli pisciano in testa e dal suo tetto sparano su suoi fratelli, che in
> tante elucubrazioni lette in queste liste. C'era il CRJ, che ha fatto un
> gran lavoro durante la crisi bellica e politica, ma mi pare esaurito. Poi
> ci sono i profeti delle albe rivoluzionarie, i deliranti dei socialismi
non
> in un paese ma su Marte o nel proprio comodino, quelli dei vili
riferimenti
> obliqui alle "ragazze", quegli altri dalla prosa turgidamente rococò che
> farebbe impallidire Carducci, quelli che impartiscono bavagli e bachettate
> a partire dal proprio "personale", del proprio "vissuto", dal proprio
> circoletto "Forza e Coraggio". Atmosfere, tempeste in bicchieri d'acqua,
> velleità, frustrazione e opere pochissime. Mi ci riportavano in Palestina
> le donne pacifiste che facevano grandi riunioni su come insegnare ai
> palestinesi a fare la pace, amando i coloni, e che esprimevano "il mio
> profondo disagio" per tutte quelle armi che si vedevano nelle sfilate di
> Fatah e che, orrore, sparavano in aria. Bastava sentirne il lessico,
> guardarne le espressioni e i modi per capire di nuovo una semplice verità:
> la divisione tra pacifisti e non pacifisti è la stessa che distingue i
> proletari ed i popoli oppressi (e coloro che senza fare i grilli
ideologici
> ed eurocentrici vi si identificano) dai borghesi, da chi sta bene, da chi
> ha molto da perdere. Ho l'impressione che la stessa distinzione corra tra
> chi blatera e chi fa, nel mondo, come lo chiamano? dell'antagonismo. Si
> arriva, a sconfitta archiviata e corresponsabilità nascosta, a segregare i
> disgraziati jugoslavi nella condanna storica del clanismo (ma che caduta
di
> stile e di contenuto, caro e di solito apprezzato compagno), per emergere
> da tutto, sempre, come i più puri, i più astuti, quelli che la sanno
sempre
> più lunga, quelli che hanno gli interlocutori davvero rivoluzionario,
anche
> se centrano in un tinello. Dio, quanto vorrei che i soloni che ci hanno
> appestato con minestroni di banalità o di stravaganze per tanti mesi,
> andassero ad abbeverarsi qualche volta ai pozzi disseccati di Gaza, ai
> rubinetti inquinati di Pancevo, che insomma condividessero qualcosa con
> questi popoli che l'imperialismo e il capitalismo ammazzano, ma che,
ohibò,
> mostrano fenomeni di corruzione (anche in Palestina i clan?), di
deviazione
> ideologica, di commistioni nazionalborghesi. Quanta più autoironia ci
> vorrebbe tra questi fanatici della presa sul serio di se stessi, altro
che
> "Addio mia bella addio", delle combriccole elitarie e presuntuose, dello
> stuzzicadenti conquistato e subito brandito come uno scettro e, nel mio
> caso, come un manganello. Ho un difetto, sono vecchio. Ho un pregio: ho
> vissuto e mi sono amato con palestinesi, libanesi, eritrei, irlandesi,
> vietnamiti, contadini thailandesi, jugoslavi, cubani, yemeniti. libici e,
> più di tutti, iracheni (ecco le mie "piume di pavone" delle quali qualcuna
> mi accusa). Che corazza mi hanno costruito contro i pipparoli, i saccenti,
> le fumisterie che annebbiano il cielo della lotta. Quelli che mentre
> vaticinano ogni mattina col caffè la nuova rivoluzione in atto, finalmente
> quella giusta, disprezzano chi per sopravvivere gioca con le debolezze e
le
> contraddizioni dell'imperialismo e magari chiede una forza
d'interposizione
> dell' ONU, o un intervento europeo contro lo sterminio nelle carceri che
> statutariamente, per merito di lotta di classe e spazi democratici
> conquistati, l'Europa sarebbe obbligata a effettuare. Quelli che sono
> peggio degli integralisti islamici, ebraici, cattolici e esigono dalla
loro
> poltrona e dal tè preparato da mamma o sposa che si sia "coerenti",
"puri",
> "intransigenti". Da Toni Negri e Adriano Sofri in giù sono nemici del
> popolo, dei popoli, degli oppressi. Altro che "ascendenze" cui,
> gesuiticamente, si fa riferimento (cosa s'intende? Lotta Continua, o il
> collegio dei gesuiti frequentato, o l'essere stato Balilla, o l'aver fatto
> il bersagliere, o l'aver lavorato in Rai, o l'essere in quel covo di
> rinnegati che è RC?).
> Cari compagni, chi diceva che la situazione è grave ma non è seria?
> Queste liste si estingueranno come tutto quello che traduce frustrazione e
> nevrosi in velleitarietà e settarismo. Queste liste sono zeppe di gente
> visceralmente anticomunista che si mimetizza sotto un'aggressività
anti-PRC
> tagliata con l'accetta. I critici seri del PRC, come la Fondazione Pasti e
> le migliaia di ottimi compagni iscritti, non cadono in queste trappole e
> sanno disntiguere e collaborare: l'evento del 13 gennaio ne è una nuova
> prova.
> Ho visto i contributi migliori a queste liste assottigliarsi fino a
> sparire. Non sorprende. Mi risulta che la cannonata dei moderatori nei
miei
> confronti abbia disilluso molti dei resistenti. Ha sparso Uranio 238.
> Quanto al CNJV, è stato demolito dall'interno, dai personalismi, dagli
> "aiutanti", dagli "autonomi", da chi vive di frazionismo e si sente
> pontefice massimo - e dogmatico - quando ha aggregato due amici e un
> cugino. Sono certo che quelli corretti e rispettosi degli oppressi tra noi
> daranno vita a qualcosa di più fattivo, sul piano della lotta
> all'imperialismo. Conto di restare in corrispondenza con costoro, dalla
> saggia Vittoria a Giorgio, da Puntorosso a Red Ghost, da Enrico a Tamara a
> Ivana a Andrea Catone,a tanti altri che ora sarebbe lungo elencare e pure
a
> Moreno, col quale è sempre possibile discutere.Con questo mi tolgo dalle
> liste e resto raggiungibile attraverso il mio indirizzo personale, il PRC,
> il Tribunale Clark e la futura lista antimperialista. Ritengo che questo
> sia un contributo politico e abbia il diritto di andare in rete. bassotto.
>
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