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I: [JUGO] basta



From:Fulvio
To:jugocoord@egroups.com
Cc:pinco pallino
Sent:Saturday, January 06, 2001 11:14 AM
Subject:[JUGO] basta


Mi avevano raccontato che la rete è l'espressione della massima libertà,
uno strumento democratico, uno strumento rivoluzionario. Ho visto che c'è
più libertà in un villaggio palestinese incarcerato dal blocco israeliano,
in un campo profughi da cui non si esce e che si bombarda a  piacimento,
nel lancio dei sassi di generazioni senza patria, terra, spesso casa, nome,
amici, dietro le saracinesche del mercato arabo sotto coprifuoco, tra gli
ulivi falciati dalle ruspe israeliane. E c'è anche più gioia di vivere,
umorismo, autenticità, limpidezza che nelle nostre liste (quante sono? una
superfetazione dissennata che forse serve a aumentare i galloni sulle
spalline di un paio di persone). Di ritorno, ritornando nella lista, mi è
parso di precipitare in un altro mondo, un mondo di panna montata, di casi
umani, di onanismo politico, di tenebrose allusività di stampo massonico
per stroncare e diffamare chi parla chiaro e se ne sbatte dei formalismi
sotto ai quali si nascondono trame, meschinità, risentimenti, competitività
nevrotiche, autoreferenzialità, un vortice in cui, lo ammetto, mi sono
lasciato trascinare anch'io. Tocca andare in Palestina, tra altri posti,
per riafferrare il bandolo della realtà, delle cose serie, dei nodi della
politica e della vita: c'è più comunismo e rivoluzione nel sasso di quei
ragazzi di 14 anni, nell'incrollabile fiducia e instancabile lavoro delle
donne palestinesi per tenere in piedi il tessuto sociale, nel medico che
insiste ad abitare in una casa per metà occupata dagli sgherri israeliani
che gli pisciano in testa e dal suo tetto sparano su suoi fratelli, che in
tante elucubrazioni lette in queste liste. C'era il CRJ, che ha fatto un
gran lavoro durante la crisi bellica e politica, ma mi pare esaurito. Poi
ci sono i profeti delle albe rivoluzionarie, i deliranti dei socialismi non
in un paese ma su Marte o nel proprio comodino, quelli dei vili riferimenti
obliqui alle "ragazze", quegli altri dalla prosa turgidamente rococò che
farebbe impallidire Carducci, quelli che impartiscono bavagli e bachettate
a partire dal proprio "personale", del proprio "vissuto", dal proprio
circoletto "Forza e Coraggio". Atmosfere, tempeste in bicchieri d'acqua,
velleità, frustrazione e opere pochissime. Mi ci riportavano in Palestina
le donne pacifiste che facevano grandi riunioni su come insegnare ai
palestinesi a fare la pace, amando i coloni, e che esprimevano "il mio
profondo disagio" per tutte quelle armi che si vedevano nelle sfilate di
Fatah e che, orrore, sparavano in aria. Bastava sentirne il lessico,
guardarne le espressioni e i modi per capire di nuovo una semplice verità:
la divisione tra pacifisti e non pacifisti è la stessa che distingue i
proletari ed i popoli oppressi (e coloro che senza fare i grilli ideologici
ed eurocentrici vi si identificano) dai borghesi, da chi sta bene, da chi
ha molto da perdere. Ho l'impressione che la stessa distinzione corra tra
chi blatera e chi fa, nel mondo, come lo chiamano? dell'antagonismo. Si
arriva, a sconfitta archiviata e corresponsabilità nascosta, a segregare i
disgraziati jugoslavi nella condanna storica del clanismo (ma che caduta di
stile e di contenuto, caro e di solito apprezzato compagno), per emergere
da tutto, sempre, come i più puri, i più astuti, quelli che la sanno sempre
più lunga, quelli che hanno gli interlocutori davvero rivoluzionario, anche
se centrano in un tinello. Dio, quanto vorrei che i soloni che ci hanno
appestato con minestroni di banalità o di stravaganze per tanti mesi,
andassero ad abbeverarsi qualche volta ai pozzi disseccati di Gaza, ai
rubinetti inquinati di Pancevo, che insomma condividessero qualcosa con
questi popoli che l'imperialismo e il capitalismo ammazzano, ma che, ohibò,
mostrano fenomeni di corruzione (anche in Palestina i clan?), di deviazione
ideologica, di commistioni nazionalborghesi. Quanta più autoironia ci
vorrebbe  tra questi fanatici della presa sul serio di se stessi, altro che
"Addio mia bella addio", delle combriccole elitarie e presuntuose, dello
stuzzicadenti conquistato e subito brandito come uno scettro e, nel mio
caso, come un manganello. Ho un difetto, sono vecchio. Ho un pregio: ho
vissuto e mi sono amato con palestinesi, libanesi, eritrei, irlandesi,
vietnamiti, contadini thailandesi, jugoslavi, cubani, yemeniti. libici e,
più di tutti, iracheni (ecco le mie "piume di pavone" delle quali qualcuna
mi accusa). Che corazza mi hanno costruito contro i pipparoli, i saccenti,
le fumisterie che annebbiano il cielo della lotta. Quelli che mentre
vaticinano ogni mattina col caffè la nuova rivoluzione in atto, finalmente
quella giusta, disprezzano chi per sopravvivere gioca con le debolezze e le
contraddizioni dell'imperialismo e magari chiede una forza d'interposizione
dell' ONU, o un intervento europeo contro lo sterminio nelle carceri che
statutariamente, per merito di lotta di classe e spazi democratici
conquistati, l'Europa sarebbe obbligata a effettuare. Quelli che sono
peggio degli integralisti islamici, ebraici, cattolici e esigono dalla loro
poltrona e dal tè preparato da mamma o sposa che si sia "coerenti", "puri",
"intransigenti". Da Toni Negri e Adriano Sofri in giù sono nemici del
popolo, dei popoli, degli oppressi. Altro che "ascendenze" cui,
gesuiticamente, si fa riferimento (cosa s'intende? Lotta Continua, o il
collegio dei gesuiti frequentato, o l'essere stato Balilla, o l'aver fatto
il bersagliere, o l'aver lavorato in Rai, o l'essere in quel covo di
rinnegati che è RC?).
Cari compagni, chi diceva che la situazione è grave ma non è seria?
Queste liste si estingueranno come tutto quello che traduce frustrazione e
nevrosi in velleitarietà e settarismo. Queste liste sono zeppe di gente
visceralmente anticomunista che si mimetizza sotto un'aggressività anti-PRC
tagliata con l'accetta. I critici seri del PRC, come la Fondazione Pasti e
le migliaia di ottimi compagni iscritti, non cadono in queste trappole e
sanno disntiguere e collaborare: l'evento del 13 gennaio ne è una nuova
prova.
Ho visto i contributi migliori a queste liste assottigliarsi fino a
sparire. Non sorprende. Mi risulta che la cannonata dei moderatori nei miei
confronti abbia disilluso molti dei resistenti. Ha sparso Uranio 238.
Quanto al CNJV, è stato demolito dall'interno, dai personalismi, dagli
"aiutanti", dagli "autonomi", da chi vive di frazionismo e si sente
pontefice massimo - e dogmatico - quando ha aggregato due amici e un
cugino. Sono certo che quelli corretti e rispettosi degli oppressi tra noi
daranno vita a qualcosa di più fattivo, sul piano della lotta
all'imperialismo. Conto di restare in corrispondenza con costoro, dalla
saggia Vittoria a Giorgio, da Puntorosso a Red Ghost, da Enrico a Tamara a
Ivana a Andrea Catone,a tanti altri che ora sarebbe lungo elencare e pure a
Moreno, col quale è sempre possibile discutere.Con questo mi tolgo dalle
liste e resto raggiungibile attraverso il mio indirizzo personale, il PRC,
il Tribunale Clark e la futura lista antimperialista. Ritengo che questo
sia un contributo politico e abbia il diritto di andare in rete. bassotto.

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