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Re: Albright



>In merito alla parte seria della tua lettera:
>pure qui evidentemente hai una scarsa conoscenza della cultura mediterranea,

okkei, Vittoria, hai ragione, facciamo sul serio.

La domanda seria e' questa: perche' ce l'hai tanto con me?

Finora ho scherzato, perche' tendo sempre a scherzare quando sono molto seria.

Siccome sono un tipetto aggressivo, odio le polemiche.

Suona contraddittorio? Per niente.

Qui dobbiamo capirci su una cosa: quel che facciamo, lo facciamo per
cambiare le cose o per metterci in pace la coscienza che "noi siamo quelli
buoni"?

E qui che non ci capiamo, sorella.

Quando ti dico "io non ci credo che sia sempre colpa degli Amerikani"
intendo questo: se devo mettermi a pensare a quanta grana e quanti cannoni
hanno in tasca questi qui, mi metto a piangere, mi butto in depressione, e
non faccio piu' niente.

Star qui a blaterare su quanto cattivi siano gli ammerikkani mi interessa poco.

Faccio altre cose.

Io, che sono povera e con tre figli da tirar su, ho appena lasciato alcuni
biglietti da cento (marchi) in mano ad una famiglia di contadini in uno di
quei famosi villaggi serbi di cui si parlava con Dragomir (*ci torniamo su,
DK, e' importante). Ma non di "aiuti umanitari": li abbiamo pagati per
averci accolti come turisti per Pasqua, io ed altre due famiglie di amici,
perche' sono nove mesi che cerco di tirar su questa storia dell'agriturismo
in una sputacchia di villaggio di neanche cento case, dove non e' tornata
neanche un decimo della gente, pero' ne sono arrivati altri.

Adesso son li' tutti insieme, gli ex cetnici, insieme agli ex soldati
croati, piu' un po' di bosniaci pieni di figli (sai, li' c'e' una
disgraziata che non sa come nutrire sei bambini, tanto che il settimo le e'
morto di fame - e queste non sono cazzette del Mezzogiorno). Stan tutti in
miseria insieme, e visto che ancora non hanno capito la lezione, perdono
piu' tempo negli scazzi di casa in casa - non etnici, cagate delle
piccinerie della gente normale - che non a mettersi tutti insieme per
tirarsi fuori dalla merda.

Quindi io, che non me lo posso permettere, perdo il mio tempo a star li'
nel fango col loro e a fare progetti per restaurare la scuola del villaggio
e vedere se la si puo' usare per farci magari una colonia per bambini, o un
ristorante, e comunque tornare ad usarla come facevano un tempo, come
centro sociale, per i matrimoni e i funerali e le feste del villaggio.

E soprattutto perche', vivaddio, se mi riesce di trovare quel tot di
sponsors che mi sto coltivando in maniera che si possa iniziare, questi
lavorereranno insieme, i serbi e i croati e i bosniaci, e glie ne verra'
qualcosa in tasca e forse faremo un passetto avanti. Senza tante
chiacchiere, con qualcosa di concreto.

E spillero' soldi anche agli amerikkani, se tanto tanto mi riesce, o yes,
bella mia, perche' non me ne frega niente: fanno danni, okkei, che facciano
anche del bene da qualche parte, qua siamo tanto nella merda che bisogna
usare tutto quel che c'e' a disposizione.


>In quanto agli altri popoli da te citati non č che sono zombi: sono succubi
>e deboli rispetto ad un potere
>pių forte.

Sono deboli perche' si lasciano abbindolare a credere a queste cazzate che
e' vero che i serbi sono diversi dai croati, o dagli albanesi eccetera
eccetera, in base a presunte teorie storico-filosofico-politico...  E voi
vi lasciate abbindolare del pari e state qui a fare teorie delle congiure e
del risiko... No, io non ci sto.

Ci sono sempre due facce della medaglia: una e' la prepotenza dei
"potenti", l'altra la passivita' della gente.

Io sulla prima non ci posso far niente, mi sono scelta di lavorare sulla
seconda.

Ok? Sono chiara?


>Insomma qualche volta senti pure le voci del Sud e non solo quella del W P e
>degli anglofoni in genere!

Quanto alla mediterraneita', mia nonna e' di Napoli.

L'altra e' slovena.

Quindi, qui nel profondo nordest, sarei sia una terrona sia una "sc'iava"
(gergo triestino), del che sono orgogliosa, e mi definisco una
slavo-partenopea. I miei figli sono ancora piu' misti di me, del che sono
ancora piu' felice, perche' oltre a tutta questa insalata mista ci hanno
pure la meta' croata.

Non ascolto "solo" gli anglofoni, ma presumo che i giornali italiani ve li
possiate leggere senza il mio aiuto.

Girare la testa dall'altra parte per non sentire quello che dice "il
nemico" e' il sistema migliore per isolarsi e non capire le cose. Io mi
occupo di informazione, non di slogans.

Ultimo punto: quando sento qualcuno inalberarsi continuamente per presunte
offese alla sua specificita' (che sia il "sud" o qualsiasi altra), mi viene
il sospetto che ci sia sotto qualche profonda frustrazione. Anzi, in gergo
psicologico si chiama "proiezione": attribuire agli altri quel che dentro
di te ti rode. Che problema c'e', col Sud, scusa? T'ho forse detto qualcosa?

Portami qualcosa di positivo, piuttosto: ad esempio, c'e' un bel discorso
da fare su quello che laggiu' si chiama "selo", e come DK potra'
confermarci significa, oltre che "villaggio", anche "campagna" in senso
piu' esteso.

C'e' una questione molto grossa sui problemi causati dall'isolamento, da
certe arretratezze culturali... Questioni sociali ed economiche, piu' che
etniche, che pero' da etniche vengono spesso mascherate, al punto che la
stessa gente coinvolta ci crede e non si rende conto che sotto c'e'
qualcos'altro.

Allora, a me interessa confrontare la mia esperienza di "selo" con quella
del Sud.

Hai dati in proposito? Esperienze? Hai voglia di parlar di cose serie e
smetterla con queste polemiche del c.... ?

Perche' io su di queste da ora in poi stacco il filo, la cosa diventa
noiosa, e scusami l'ardire, qui abbiamo da lavorare. Il concetto te l'ho
spiegato sopra: non saro' io che affondo la NATO, ma per un pugnetto di
gente spersa laggiu' su quelle verdi colline forse puo' cambiare qualcosa.

un abbraccio

(si', nonostante tutto ;-)

paola