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dopo la guerra, lo stupro "umanitario"



Dopo la guerra, lo stupro "umanitario"

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(Il Manifesto del 11/04/2001)

 

Che lo stupro sia una pessima abitudine diffusa tra i soldati degli eserciti in marcia non è una novità. Può cogliere però un po' più alla sprovvista che sia una pratica piuttosto comune anche tra le forze armate in missione di pace per tutelare i diritti umani. E' quanto emerge da un rapporto dell'Onu sulla violenza contro le donne presentato ieri a Ginevra. Non meno sconvolgente è il fatto che a volte, stando alle conclusioni raggiunte dal rapporto, a commettere violenze sessuali siano anche funzionari civili inviati dalla stessa Onu in zone di guerra.
La relatrice del rapporto, Radhika Coomaraswamy, ha riferito di abusi sessuali di "brutalità inimmaginabile", illustrando una mappa delle violenze che spazia dai Balcani all'Africa australe, dal sud est asiatico all'America latina. Tra gli episodi documentati ce n'è uno che riguarda il Kosovo e risale al 1999. E si meritano una citazione anche fatti addebitati ai militari italiani in missione in Somalia negli anni tra il 1992 e il 1995. Le violenze sessuali non sono peraltro l'unica forma di violenza contro le donne di cui si sono macchiate le "forze di pace" di stanza in varie aree del mondo. Agli stupri si possono infatti aggiungere omicidi e torture di vario genere.
I singoli casi erano in gran parte già stati resi pubblici. La cosa impressionante è semmai trovarli riuniti in un unico racconto che dà un'idea di quanto ipocrita si riveli il più delle volte la politica dei diritti umani condotta attraverso l'uso della forza, con i suoi corollari di normale prevaricazione sulle popolazioni civili. Una vicenda accaduta in Bosnia svela poi come talvolta la solidarietà tra maschi conti più della differenza delle divise: donne costrette a prostituirsi da un'organizzazione criminale che poteva contare sulla benevola complicità della polizia locale e internazionale e di inviati della forza di stabilizzazione.
Il rapporto Onu prende in considerazione anche le violenze subite dalle donne in conflitti più convenzionali di quelli in cui sono coinvolti caschi blu e affini. E qui le cose vanno anche peggio, ad opera di eserciti regolari e non. Schiavitù sessuale, matrimoni forzati o anche più moderni arruolamenti coatti. Sullo sfondo una condizione di subalternità che le donne scontano a tutte le latitudini, con livelli sconsolanti in paesi come l'Afghanistan, il Burundi o la Sierra Leone. Soluzioni? Non molto incisive per la verità quelle suggerite dal rapporto Onu, come l'istituzione di corsi speciali per gli inviati delle missioni internazionali di pace.