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Notizie Est #264 - Kosovo
- To: "Notizie Est" <est@ecn.org>
- Subject: Notizie Est #264 - Kosovo
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Sat, 25 Sep 1999 18:31:08 +0100
- Organization: est
- Posted-Date: Sat, 25 Sep 1999 18:44:50 +0200
- Priority: normal
"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani
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NOTIZIE EST #264 - KOSOVO
25 settembre 1999
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NEL CAOS DEL KOSOVO
(fonti varie)
[Segue una serie di aggiornamenti su Kosovo e
dintorni. Nell'ordine: le varie posizioni sulle
ipotesi di indipendenza del Kosovo; le manovre
militari jugoslave, la posizione di Belgrado e i
progetti di creazione di una forza armata dei
serbi del Kosovo; la tragica situazione dei
profughi rom al confine con la Macedonia;
Lamberto Dini oggetto di pesanti attacchi nel
parlamento montenegrino]
FUNZIONARI USA SI ATTENDONO L'INDIPENDENZA DEL
KOSOVO
di Jeffrey Smith - ("Washington Post", 24
settembre 1999)
PRISTINA, 23 settembre - Alti funzionari USA
hanno in privato abbandonato la loro opposizione
a un'indipendenza del Kosovo dalla Jugoslavia e
affermano che l'amministrazione Clinton vede
sempre piu' la secessione della provincia come
inevitabile.
I funzionari affermano che il consenso ormai
emergente su tale ipotesi, un cambiamento
drastico per gli Stati Uniti, sta gia' avendo un
impatto significativo sull'operazione di pace in
Kosovo. Gli Stati Uniti sono diventati i
principali sostenitori della creazione di
istituzioni e di strutture legali indipendenti
che tendono a isolare il protettorato delle
Nazioni Unite, dalle competenze sempre piu'
ampie, dai problemi economici e politici della
Jugoslavia.
I funzionari USA negano che l'approccio
dell'amministrazione miri ad architettare un
ulteriore smembramento della Jugoslavia, come
invece afferma il governo di Belgrado. Essi
affermano che il suo obiettivo e' unicamente
quello di garantire che il Kosovo diventi una
democrazia efficace e autogovernantesi, con
un'economia che funzioni. Ma essi aggiungono che
non deve essere consentito al problema della
sovranita' di ostacolare il progresso del
Kosovo, perche' e' probabile che nonostante
tutto esso otterra' la propria indipendenza.
"Nessuno a Washington pensa che cio' non
accadra'", ha detto un funzionario degli Stati
Uniti che ha chiesto di rimanere anonimo. "La
nostra posizione prima della guerra era: e'
meglio se non succedera'. Ora vediamo che si sta
chiaramente andando in quella direzione... E'
una cosa che tutti i responsabili politici
statunitensi pensano, ma che nessuno di essi
dice".
Alti esponenti della politica estera di
Washington hanno dichiarato che
l'amministrazione non ha modificato la sua
politica. "La nostra politica rispetto
all'indipendenza del Kosovo non e' cambiata.
Siamo favorevoli alla creazione di istituzione
democratiche e di un'economia di mercato, ed e'
su questo che concentriamo i nostri sforzi", ha
dichiarato Sandy Berger, membro del Consiglio di
sicurezza nazionale, per il tramite di un
portavoce.
Il portavoce del Dipartimento di Stato, James
Rubin, ha detto: "abbiamo sempre detto che non
siamo a favore dell'indipendenza del Kosovo, e
oggi continuiamo a non essere a favore
dell'indipendenza del Kosovo".
Ma numerosi diplomatici occidentali che seguono
da vicino la situazione in Kosovo affermano che
ormai e' chiaro che, dopo la recente guerra
aerea della NATO, Washington ha adottato un
atteggiamento piu' tollerante nei confronti
delle aspirazioni della schiacciante maggioranza
degli albanesi del Kosovo all'indipendenza,
un'ipotesi che in precedenza gli Stati Uniti
avevano scoraggiato per il timore di una
destabilizzazione della regione. Anche se a
quanto pare i funzionari del Consiglio di
sicurezza nazionale sono piu' esitanti, alcuni
personaggi chiave del Dipartimento di stato e
del Pentagono sono giunti alla conclusione che
il Kosovo un giorno sara' indipendente.
Washington e' stata meno prudente di alcune
capitale europee nel perseguire in Kosovo
politiche che secondo la Jugoslavia stanno
accelerando l'orientamento della provincia verso
l'indipendenza. Tra tali politiche vi sono la
recente adozione di una nuova valuta e di
speciali dazi all'interno del Kosovo, nonche' la
creazione di una forza di polizia indipendenza e
di un "Kosovo Protection Corps" che include ex
guerriglieri albanesi che hanno lottato per
l'indipendenza del Kosovo dalla Jugoslavia e
dalla Serbia.
Gli Stati Uniti stanno premendo, con il sostegno
di alcuni paesi europei e di Bernard Kouchner,
l'amministratore ONU in Kosovo, per
l'approvazione di un regolamento ONU che dia
all'ufficio delle Nazioni Unite sul posto il
diritto di emettere documenti di viaggio
temporanei a persone residenti in Kosovo. Un
alto funzionario ha detto che Washington e'
ancora dell'idea che il futuro status legale del
Kosovo debba essere risolto nell'ambito di una
conferenza internazionale, che si dovra' tenere
in un futuro indeterminato, comunque dopo che
l'amministrazione Clinton avra' lasciato il
potere e probabilmente dopo che il presidente
Milosevic non sara' piu' al potere.
"L'aspetto dello status finale del Kosovo - di
quali saranno le sue relazioni con la Serbia,
con la Jugoslavia e con la regione nel suo
complesso - verra' affrontato in futuro", ha
detto un funzionario dell'amministrazione.
All'interno dell'alleanza occidentale le
differenze riguardo all'indipendenza del Kosovo
sono un "fattore costante" dell'operazione di
pace attualmente in atto, ha detto un
funzionario USA. Un funzionario dell'ONU ha
affermato che le differenze trovano origine in
"due principi tra loro inconciliabili "
contenuti nella Risoluzione 1244, che
costituisce il fondamento legale per il
dispiegamento di piu' di 50.000 soldati NATO e
operatori dell'amministrazione civile ONU nel
Kosovo.
"Da una parte, essa parla di un'amministrazione
civile e afferma che essa puo' fare qualsiasi
cosa. Dall'altra, essa afferma che non si puo'
fare niente se lo stato [la Jugoslavia] non e'
d'accordo. Ma fino a questo momento, il
disaccordo dello stato e' stato continuo... e
noi dobbiamo assicurarci che le cose qui
funzionino", ha detto il funzionario. [...]
L'amministratore ONU Kouchner, un ex funzionario
incaricato di aiuti umanitari, che inizialmente
veniva visto con sospetto dagli USA, ma ora
viene ritenuto un prezioso alleato, si trovera'
nei prossimi giorni ad affrontare la decisione
se privatizzare o meno le miniere di Trepca, un
complesso di svariati stabilimenti non lontano
da Pristina, la capitale del Kosovo, e la rete
di telefoni cellulari locale - entrambe di
proprieta' dello stato jugoslavo.
Gli Stati Uniti sono favorevoli a muoversi
rapidamente sulla privatizzazione, al fine di
attrarre investimenti stranieri e creare posti
di lavoro, ma le Nazioni Unite non sono ancora
sicure che queste privatizzazioni possano avere
una base legale sufficiente, hanno detto diversi
funzionari.
Alti funzionari dell'ONU si sono opposti ad
alcune delle proposte di Kouchner. La sua
decisione dello scorso mese con la quale ha
stabilito che il marco tedesco sara' la valuta
ufficiale della provincia e' stata "un errore",
ha detto un funzionario. Un altro funzionario
ONU ha detto che la proposta di rilasciare
documenti di viaggio ONU, equivalenti a
passaporti temporanei, a residenti in Kosovo ha
incontrato anch'essa resistenza all'interno
degli uffici centrali dell'ONU. [...]
SOLANA: NON ALL'INDIPENDENZA DEL KOSOVO
(di Robert Burns - Associated Press, 23
settembre 1999)
WASHINGTON - Gli albanesi del Kosovo devono
abbandonare ogni speranza di ottenere
l'indipendenza dalla Jugoslavia, al fine di
consentire il raggiungimento di una pace
durevole nella tormentata provincia serba, ha
detto giovedi' 23 settembre un alto diplomatico
NATO.
"Dovranno rinunciare a questo obiettivo", ha
detto Javier Solana in un'intervista concessa a
giornalisti americani del settore difesa. Se la
comunita' internazionale consentira' degli
spostamenti di confini nella Serbia meridionale,
sara' difficile arrestare la corsa alla
frammentazione politica in altre zone dei
Balcani e forse addirittura nei territori della
Russia, egli ha affermato. Un altro imperativo
e' che l'opposizione politica a Belgrado
sostituisca il presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic. "E' di importanza cruciale
sbarazzarsi di Milosevic", ha detto Solana,
paragonando il presidente a un "buco nero" per
il futuro della Jugoslavia. [...] Solana ha
inoltre detto che la forza di pace guidata dalla
NATO dovra' rimanere in Kosovo fino a quando non
verra' trovata una soluzione per lo status del
Kosovo. Egli ha affermato di non potere
prevedere quanto durera' questo processo.
ALTRE NOTIZIE IN BREVE
La Reuters del 23 settembre scrive che in
occasione della sua regolare conferenza stampa
settimanale, il portavoce del Partito Socialista
della Serbia, Ivica Dacic, ha affermato che la
Jugoslavia non accettera' alcuna decisione che
possa violare la propria integrita'
territoriale. "Il nostro presidente Milosevic ha
detto chiaramente e pubblicamente molte volte
che non accettera' alcun atto che violi
l'integrita' territoriale della Jugoslavia,
garantita dalla risoluzione ONU e che ha portato
alla fine della guerra in giugno", ha detto
Dacic. "E noi sappiamo tutti quali saranno le
ripercussioni nel caso in cui le Nazioni Unite
manchino di garantire l'applicazione della
risoluzione", ha detto poi, senza scendere nei
dettagli. Dacic ha affermato che la Jugoslavia
continuera' a osservare rigorosamente la
risoluzione ONU, ma ha aggiunto: "Non daremo a
nessuno l'alibi per un nuovo intervento, ma
continueremo a utilizzare i mezzi politici per
richiamare l'attenzione sulle pratiche
dell'UNMIK che metto in pericolo la sovranita'
della Jugoslavia. E' tuttavia troppo presto per
potere dire cosa succedera' quando il mandato
dell'UNMIK sara' scaduto". Nelle stesse ore,
l'esercito jugoslavo ha tenuto esercitazioni
militari con mezzi corazzati e forze speciali a
60 km. dal confine con il Kosovo, sotto la
supervisione del generale Pakvovic, della terza
armata, e con la partecipazione di Vladimir
Lazarevic, comandante del corpo d'armata di
Pristina, il quale ha dichiarato che alcuni
soldati torneranno in Kosovo con la forza, se
necessario. Sempre nelle stesse ore, Rada
Trajkovic, esponente del Consiglio Serbo del
Kosovo, ha affermato che i serbi della
regione daranno vita a una loro organizzazione armata, organizzata sulla base
di una divisione del Kosovo in cinque distretti: Pristina, Kosovska Mitrovica,
Gnjilane, Pec e la regione ai piedi della Sar Planina, sul confine con la
Macedonia. "Domanderemo che venga riconosciuta dalla comunita' internazionale",
ha detto. Bernard Kouchner, da parte sua, ha precisato che il 10% degli
effettivi del "Kosovo Protection Corps" appena creato dovranno essere di
nazionalita' serba.
Intanto continuano in Kosovo gli atti di violenza: la Associated Press
riferisce che due uomini serbi sono stati trovati uccisi in un auto a est di
Gnjilane, un altro serbo e' stato ferito da un attacco con granate contro il
villaggio di Lipljan. Un ragazzo albanese e' stato rapito per alcuni giorni da
un gruppo di serbi, poi fuggiti, mentre un uomo albanese, anch'esso rapito per
due giorni, e' stato trovato ucciso con un colpo di arma da fuoco. La NATO
afferma di avere arrestato due serbi responsabili dell'omicidio. Una delle
situazioni piu' drammatiche di questi giorni e' quella dei rom bloccati al
confine con la Macedonia perche' le autorita' di Skopje non permettono loro di
entrare nel paese - ecco cosa riferisce l'Associated Press:
Funzionari macedoni hanno rifiutato giovedi', 23 settembre, di dare rifugio ai
piu' di 450 zingari minacciati da attacchi di albanesi in Kosovo e che
insistono per ottenere protezione da parte delle forze di pace nella provincia.
Gli zingari sono in attesa sulla parte jugoslava del confine fin da martedi'.
Affermano di essere fuggiti per attacchi da parte di militanti albanesi e per
la carenza di cibo. Infuriati per il rifiuto da parte del governo di Skopje di
accogliere i profughi, la comunita' zingara di Macedonia ha minacciato di
bloccare tutti i valichi di confine nel caso in cui ai loro connazionali del
Kosovo non venga consentito di entrare nel paese. "Tutti i roma della Macedonia
si solleveranno e bloccheranno i valichi di confine con il Kosovo", ha
dichiarato Amdi Bajram, leader dei roma di Macedonia. Anche l'UNHCR ha invitato
la Macedonia ad accoglierli. Il governo macedone, da parte sua, afferma che il
Kosovo non e' piu' in guerra e che gli abitanti della provincia sono protetti
dalla forza internazionale NATO. "E' la KFOR che deve prendersi cura di queste
persone", ha detto il ministro della sanita' macedone Bedredin Ibrahimi, il
quale ha aggiunto che "queste persone hanno in Kosovo garanzie notevoli per la
loro sicurezza". Gli zingari del Kosovo e i funzionari ONU che hanno vissuto
con loro nel campo di Krusevac vicino a Pristina affermano che il campo non ha
alcuna forma di protezione e ha ricevuto scarsi aiuti da quando e' stato creato
in giugno.
LA SIGNORA DINI, LA TELECOM SERBA E IL MONTENEGRO
Il 22 settembre si e' svolta a Podgorica una burrascosa seduta del parlamento,
per discutere di varie proposte, tra cui quella dell'organizzazione di un
eventuale referendum per l'indipendenza. Il dibattito e' stato accesissimo su
piu' fronti, uno dei quali ha coinvolto direttamente la famiglia di Lamberto
Dini. Membri del SNP, il partito di Momir Bulatovic che a Belgrado sostiene
Milosevic, hanno accusato il governo montenegrino di legami con la mafia,
citando i frequenti articoli che compaiono in Italia sull'argomento e le
dichiarazioni di esponenti italiani ufficiali. Il deputato del DPS (il partito
del presidente Djukanovic), Miodrag Vucic, gli ha risposto che tali articoli e
dichiarazioni compaiono sempre quando la Serbia si trova in difficolta' e sono
chiaramente "manipolazioni e testi su commissione" e che non c'e' da
meravigliarsi perche' "molti in Italia hanno legami d'interesse con la Serbia".
Vucic ha proseguito chiedendosi se tutto questo ha a che fare con il fatto che
la signora Dini, moglie del ministro degli
esteri italiano Lamberto Dini, "e' a quanto pare
proprietaria del 32% della Telecom serba" e ha
detto che se il governo italiano ha dati precisi
sui legami tra il governo montenegrino e la
mafia li deve rendere pubblici, in modo che i
colpevoli vengano individuati. "Tuttavia", ha
detto Vucic, "fino a oggi non abbiamo ricevuto
risposta a questa richiesta e quindi e'
ragionevole il dubbio che si tratti di
speculazioni, il cui fine e' quello di arrecare
danno al Montenegro, sollevando in parte il
regime di Belgrado dalle enormi difficolta' in
cui oggi si trova". I deputati del SNP hanno
gridato allo scandalo, accusando Vucic di legare
il nome di Dini alla mafia, cosa che Vucic ha
smentito il giorno dopo, affermando tuttavia che
della quota del 32% della Telecom serba in mano
alla signora Dini parlano da tempo svariati
organi di stampa. Le gravi affermazioni sono
evidentemente all'origine dell'improvviso
viaggio dell'ambasciatore italiano a Belgrado,
Riccardo Sessa, che si e' recato a Podgorica
premurandosi di confermare gli ottimi rapporti
tra il governo italiano e quello montenegrino.
Lo stesso giorno, la Telecom serba smentiva per
iscritto che la signora Dini sia proprietaria
del 32% della societa'.
(da "Pobjeda", 23-24-25 settembre 1999; "Blic",
25 settembre 1999)
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