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R: risposta a Paola di Trieste




----- Original Message -----
From: Andrea Martocchia <martok@sissa.it>
To: <pck-yugoslavia@peacelink.it>

> - Durante i bombardamenti (veri, stavolta) della NATO sulla RF di
> Jugoslavia, il signor Filipovic (recentemente liberato dal carcere, sul
> quale stai facendo girare parecchia documentazione su questa mailing list)
> scrisse reportage inventati sui "crimini serbi" in Kosovo. Dico
> *inventati* con cognizione di causa, perche' so che e' finito in galera
> proprio per avere inventato notizie atroci, ovviamente mai confermate;
> se preferisci possiamo fare insieme una ricerca dettagliata su questo.

Rispondo a caldo, anche se so che è meglio calmarsi prima ... le nostre idee
si esprimono con maggior chiarezza e lucidità, a freddo.
Il signor Filipovic (sento proprio una vena di disprezzo in questo tuo
'signor') ha raccolto le testimonianze di serbi fuggiti dal Kosovo (sì,
fuggivano dalle vendette dei kosovari albanesi...), e rifugiatisi a
Kraljevo. In particolare scrive di aver parlato con molti serbi scappati da
Pec/Peja che gli hanno raccontato come polizia, militari e paramilitari
serbi rastrellavano gli albanesi kosovari, uccidendo e saccheggiando. Tu le
chiami notizie 'ovviamente mai confermate' e questo lo trovo profondamente
offensivo: perché non sono confermate da fonti che tu accetti come valide?
Solo per citare alcuni dei casi di cui ho prove certe (e solo in una piccola
zona del Kosovo): gli 8 uomini di Kashic separati dalla colonna dei profughi
a Decani e fucilati (ho assistito alla riesumazione dei cadaveri); i due
cognati della mia amica Alma, uccisi davanti ai loro genitori e alla figlia
di 5 anni del maggiore; i 43 uomini delle famiglie Gashi, Ceku e Kelmendi
nel villaggio di Qyshk/Cuska; i genitori, la zia, il cugino e il fratellino
del mio amico Tahir Alimataj (anni 9) di Vitomirica; il papà e lo zio di
Besim e Agim Kelmendi (anni 7 e 9) di Dubove; il marito e i genitori di
Albina Krasniqi (anni 23) di Ozdrim.  Posso continuare, ma non mi sembra il
caso. Sono tutte persone che conosco bene, e vivono tutte nel raggio di 8-10
chilometri da Pec/Peja.

Il bombardamento della NATO è stato un crimine internazionale gravissimo e
da condannare da tutti i punti di vista, ma per farlo non dovremmo aver
bisogno di negare l'evidenza delle atrocità dall'altra parte. Finché non
arriveremo a far luce su tutti i crimini (commessi sempre da persone, da
individui, e mai da popoli), saremo sempre facili prede di generalizzazioni
e semplificazioni, e alla fine di giustificazioni. La vera risposta
nonviolenta richiede fatica, e non accetta questo genere di scorciatoia.

Per quanto riguarda il 'balletto delle cifre': ma tremila ti sembrano cosa
da niente? E poi tieni presente che ci sono ancora circa 4000 persone di cui
non si sa più niente. Per motivi che non riesco a capire, le forze politiche
kosovare continuano a sostenere che queste persone si trovino nelle carceri
serbe: io invece ne dubito, perché i rapporti della Croce rossa
internazionale parlano chiaro. In luglio/agosto 1999 hanno visitato le
prigioni serbe e hanno trovato circa 2000 persone (di cui ormai la metà
almeno rilasciati): possono aver sbagliato di qualche decina, ma non di
4000! Io temo che prima o poi questi 4000 salteranno fuori, sepolti da
qualche parte.

Non risponderò più a caldo, lo prometto, perché poi si fa fatica a chiudere
il discorso. Avrei tanto ancora da dire. Normalmente cerco di raccogliere le
storie positive (e ce ne sono), come i soldati dell'esercito federale che di
nascosto aiutavano i kosovari albanesi obbligati a marciare nelle colonne di
scudi umani, o il comandante sempre dell'esercito jugoslavo che ha puntato
la sua arma contro un paramilitare mascherato che aveva appena saccheggiato
delle case albanesi, cacciandolo dalla zona sotto il suo comando. Per
un'altra volta ... a freddo.

Lisa