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Nove punti di discussione sulla Jugoslavia (FWD)
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--- In jugocoord@egroups.com, "contropiano" <cpiano@t...> wrote:
Nove punti per discutere il futuro della Jugoslavia
1. Una delle prime dichiarazioni di Kostunica - "presidente eletto" dalle
cancellerie dell'Unione Europea ancora prima che dalle urne - è stata quella di decretare l'entrata della "Jugoslavia in Europa". Kostunica e buona parte della popolazione che ha ritenuto di dover contribuire ad eleggerlo, ignorano forse quanto questa ambizione si riveli contraddittoria rispetto alle proprie
aspettative.
2. Non è secondario rammentare il nesso tra la dichiarazione dell'ambasciatore USA a Belgrado, Zimmerman, sulla sopraggiunta "inutilità della Jugoslavia così come era (la "cerniera tra est e ovest") dopo il 1989" e la disgregazione sistematica che ha distrutto il paese a partire dalle secessioni del 1991.
3. La disgregazione della Jugoslavia ha via via ridotto alla sola Federazione serbo-montenegrina l'unica struttura statale che rifiutava la dissoluzione dello Stato come cambiale da pagare alle regole della globalizzazione imperialista. La RFJ era uno dei pochissimi paesi dell'Europa dell'Est a non aver accettato di entrare nella NATO nè nelle forme di "partenariato" politico- militare costruite ad hoc dalla NATO stessa. La liquidazione della leadership espressa dalla coalizione tra Partito Socialista e Sinistra Unita Jugoslava, priva la Jugoslava di un progetto nazionale indipendente da quelli elaborati nelle cancellerie dell'Unione Europea. A questo obiettivo l'Unione Europea ha lavorato apertamente e spudoratamente come ha riferito Mr. PESC, Javier Solana, nella intervista rilasciata a Repubblica del 30 settembre
4. Kostunica ha dichiarato di voler difendere l'identità nazionale e i confini statuali della RFJ. I fatti lo metteranno ben presto alla prova. L'indipendenza del Kosovo, le ambizioni secessioniste del Montenegro, il manifestarsi di spinte analoghe in Vojvodina, si presentano già come il metro di misura con cui le cancellerie occidentali valuteranno la attendibilità di Kostunica. Al primo scostamento dai progetti di spartizione e controllo dei Balcani previsti dai poli imperialisti, egli sarà messo fuori campo come tutti gli uomini di paglia prodotti dalle transizioni dirette dall'esterno.
5. In quella parte dell¹Europa che comincia a Est della "frontiera di Gorizia", nel 1989 vi erano 10 Stati (di cui la metà erano membri del Patto di Varsavia e del Comecon). Dieci anni dopo questi Stati sono diventati 28, ma solo 11 di essi hanno una popolazione superiore ai dieci milioni di abitanti. Si tratta dunque in gran parte di Stati piccoli e piccolissimi che hanno dato vita a secessioni dai vecchi stati-nazione (soprattutto socialisti). In alcuni casi la secessione è stata "consensuale" in altri pesantemente conflittuale. In questo secondo caso l¹ingerenza esterna (soprattutto della Germania nella fase iniziale) è stata determinante e non solo nel caso della Federazione Jugoslava. Nella dissoluzione della ex URSS il peso e le responsabilità degli Stati Uniti sono state notevoli e niente affatto casuali.
6. La disgregazione di tutti gli Stati non appartenenti ai tre "poli forti" dell¹imperialismo moderno (USA,UE e Giappone) è un processo che sta marciando con forza dietro la tesi quasi religiosa della inevitabilità della globalizzazione che renderebbe superflui gli Stati-Nazione.
In realtà, come abbiamo più volte sottolineato, questa tesi è falsa in quanto esistono Stati "disgreganti" e Stati "disgregati". I Balcani e l¹Eurasia (così come l¹Africa e buona parte dell¹Asia) appartengono a questa seconda categoria.
Questi nuovi Stati sono piccoli, deboli, subalterni agli organismi finanziari internazionali (FMI,BM,BERS), dipendenti dalla quantità di investimenti esteri che riescono ad attrarre e dalla quantità di export che riescono far arrivare sul mercato regionale e mondiale. A tale scopo questi Stati devono essere "leggeri" nelle frontiere e nelle dogane, assai "indulgenti" nelle tasse e imposte per gli investitori esteri, obbedienti al FMI nella politica di privatizzazioni e liquidazione dell¹economia statale, puntuali nel pagamento dei debiti accumulati con le banche e gli istituti internazionali, implacabili nel mantenere basso e disciplinato il salario dei lavoratori e il costo del lavoro più complessivamente. Infine, ma non per importanza, devono assicurare con ogni mezzo la"stabilità interna" per gli investitori esteri. Qualora la funzione coercitiva dei nuovi Stati non fosse sufficiente diventa automatico l'intervento della nuova NATO che si è riconvertita proprio con tale funzione.
7. La fortissima "dipendenza" dai poli forti, dagli investitori esteri e dagli istituti finanziari internazionali, spiega in buona parte perchè le popolazioni dei nuovi stati "indipendenti" abbiano in realtà visto peggiorare le loro condizioni di vita dopo le secessioni. Quasi ovunque (con le sole eccezioni di Slovenia, Polonia e Rep. Ceca) la ricchezza - ma soprattutto la sua redistribuzione - si è ridotta significativamente.
- Europa dell'Est: dieci anni dopo -
Come il capitalismo ha portato indietro lo sviluppo
Paesi che hanno chiesto l'adesione all'Unione Europea -
Prodotto Interno Lordo attuale riferito ad un parametro 100 nel 1989 e differenza del PIL 1989 -1999
Bulgaria 86 : -14
Repubblica Ceca 95 : -5
Estonia 76 : -24
Ungheria 95 : -5
Lettonia 59 : -41
Polonia 117 : +17
Romania 76 : -24
Slovacchia 100 : 0
Slovenia 104 : +4
Lituania 65 : -35
(Fonte: Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo, 1999)
Sulla base di questi dati, solo la Polonia e la Slovenia sembrano aver migliorato la situazione economica rispetto al 1989. La Slovacchia sarebbe in parità mentre Repubblica Ceca e Ungheria vi si avvicinano. Una stima più recente della BERS vede migliorare le "performance" di queste ultime fino al pareggio ed un ulteriore miglioramento per Slovenia, Polonia e Slovacchia. Tutti gli altri paesi restano al palo. Se teniamo conto che questo rappresenta lo "sviluppo economico" di ben dieci anni, si comprende bene che l'integrazione di questi paesi nell'Unione Europea richiederebbe assai di più delle "lacrime e sangue" che abbiamo versato in Italia per rispettare i parametri di Maastricht.
8. Oggi l'Unione Europea si vuole "allargare" ai paesi dell'Europa dell'Est.
Pertanto viene chiesto a questi paesi di rispettare i parametri di convergenza previsti dai trattati fondativi dell'Unione Europea (Maastricht e Amsterdam).
Sappiamo sulla nostra pelle quanto sia costato ad un paese "ricco" come l'Italia (in termini di tagli alle spese e servizi sociali, ai salari o in nuove imposte) il rispetto dei parametri di Maastricht e l'ingresso nell'area euro. Immaginiamo quale potrà essere il costo sociale per economie e società già devastate dalle ricette liberiste applicate in questi dieci anni nell'Europa dell'Est.
I dati ci dimostrano che questi paesi fanno già fatica a recuperare i livelli di ricchezza che avevano nel famigerato 1989 (livelli che in occidente venivano già ritenuti estremamente bassi). Figuriamoci cosa può significare per la Romania o l'Ungheria cercare di "convergere" con i parametri di Maastricht sul debito pubblico o l'inflazione, tenendo anche conto che questi paesi hanno accumulato un debito estero rilevante e che ipoteca da anni lo sviluppo economico.
9. La frantumazione della parte orientale dell¹Eurasia, dunque, non è stata affatto determinata da problemi interni, etnici o da "odi atavici": siamo in presenza di un progetto di controllo, spartizione, concertazione e competizione che vede protagonisti i due principali poli imperialisti (USA ed Unione Europea).
La Repubblica Federale Jugoslava era un punto di dissonanza nella spartizione dei Balcani. Ora che è nelle mani di uomini affidabili per l'occidente, le multinazionali europee e statunitense si contenderanno le concessioni per la navigazione sul Danubio, faranno partire i corridoi energetici rimasti in sospeso con l'aggressione di un anno fa, potranno spartire l'apparato produttivo e le infrastrutture di un paese moderno devastato dalla guerra e dell'embargo.
Da qui occorre partire se vogliamo darci spiegazioni razionali per la guerra e l'operazione contro la Jugoslavia. La "vittoria" di Kostunica dopo 10 anni chiude questo cerchio.
E adesso....benvenuti in questa Europa!!!
Contropiano <cpiano@tiscalinet.it>
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