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Notizie Est #352 - Croazia
Posted-Date: Thu, 5 Oct 2000 18:16:43 +0200
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Date: Thu, 5 Oct 2000 17:15:39 +0200
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Subject: Notizie Est #352 - Croazia
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NOTIZIE EST #352 - CROAZIA
5 ottobre 2000
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LA REALTA' SOCIALE DELLA CROAZIA
di Ivana Erceg - (AIM Zagreb, 28 settembre 2000)
La Banca Mondiale, in collaborazione con l'Istituto Statale di
Statistica, ha condotto la prima indagine sulle dimensioni della
poverta' in Croazia e sulla base dei dati ottenuti nel corso di tale
indagine ha redatto una bozza di Studio sulla vulnerabilita'
economica e il benessere sociale. Oltre a fornire una grande
quantita' di dati, parametri, grafici e percentuali, tale indagine ha
consentito di ottenere delle conoscenze fondamentali in merito alla
poverta' in Croazia. Cosi', per esempio, la poverta' come
impossibilita' di soddisfare esigenze fisiche e sociali fondamentali
viene definita nel caso croato approssimativamente sulla base dei
seguenti criteri fondamentali: - cibo (alimentazione differenziata
comprendente carne, latte, uova e verdura), - indumenti, - alloggio, -
servizi pubblici (energia elettrica, acqua, riscaldamento, telefono), -
elettrodomestici fondamentali (frigorifero, cucina a gas o a legna,
riscaldatore, TV), - articoli scolastici e libri, - spese per la cura
della salute, nonche' - fonti in grado di soddisfare le norme culturali
e sociali per una reciprocita' all'interno della rete sociale.
In base ai parametri menzionati, in Croazia risultano poveri coloro
che hanno un'alimentazione carente e non differenziata, composta
da due o tre elementi, come per esempio pane, patate e latte, che
spedono poco, o piu' precisamente spendono solo per cio' che e'
indispensabile per mantenersi in vita, mentre tutto il resto
rappresenta un lusso. Vengono inoltre considerati come poveri i
cittadini che, oltre ad avere un livello di istruzione debole, non
hanno alcun risparmio, sono indebitati e, per esempio, hanno un
alloggio o una casa riscaldati in maniera insufficiente o saltuaria.
Quali siano le caratteristiche della poverta', ovvero della vita delle
persone povere, probabilmente lo sanno meglio di chiunque altro gli
stessi poveri, che secondo l'indagine sono in Croazia l'8,4% della
popolazione, mentre secondo un'inchiesta del Ministero del lavoro
e dell'assistenza sociale l'80% dei cittadini croati si ritengono
poveri. Quest'ultima percentuale, secondo le parole di Davorak
Vidovic, ministro del lavoro e dell'assistenza sociale, si riferisce da
una parte alla poverta' soggettiva, che e' una conseguenza della
corruzione nelle privatizzazioni. Dall'altra, secondo Vidovic, il dato
dell'80% di cittadini poveri e' il risultato dell'insoddisfazione della
popolazione per la situazione in cui vive.
L'indagine sulle dimensioni della poverta' ha portato inoltre alla
conclusione secondo cui in
Croazia esistono quattro gruppi di persone,
presso i quali i rischi di poverta' hanno
superato significativamente la media nazionale,
e si tratta di: persone dal livello di
istruzione scarso, persone disoccupate o non
attive, persone in eta' avanzata, in particolare
quelle senza pensione, e persone abitanti nelle
zone rurali della Slavonia e della Croazia
centrale. Il contesto esistenziale della
poverta' di una persona disoccupata viene
esemplificato nel modo migliore, e piu'
scioccante, dall'esempio del disoccupato B. Z.,
di Zagabria, che ha 58 anni e vive con sua
moglie, con la figlia e con il nipote di otto
anni in un appartamento di 73 metri quadri,
composto da due stanze, cioe' una cucina e una
camera da letto. L'edificio in cui si trova
l'appartamento e' vechio, ma ben mantenuto.
Poiche' si risparmia sulle spese dei servizi
pubblici, l'appartamento e' molto freddo. Tutti
gli impianti e gli elettrodomestici sono vecchi
di venti anni. Nel 1998 B. Z. ha ereditato da
sua madre il diritto all'appartamento e da
allora lo sta pagando a rate. Con l'accettazione
del diritto all'appartamento la famiglia ha
perso il diritto a 560 kune di sussidio sociale
[1 kuna = ca. 250 lire - N.d.T.].
B. Z. ha lavorato per ventinove anni in una
fabbrica fino a quando nel 1991 e' stato
licenziato perche' la forza lavoro era in
esuberanza. Quando e' successo, lui e sua moglie
hanno venduto la loro vecchia automobile per 300
marchi. Loro figlia, che ha 29 anni, lavora al
nero come commessa in negozi privati e guadagna
1.500 kune al mese (quando lavora). La moglie di
B. Z. e' casalinga e non ha mai lavorato. Sono
tutti registrati presso l'Ufficio disoccupati
per avere diritto all'assistenza sanitaria. Fra
tre anni B. Z. avra' diritto a una pensione
mensile dell'entita' di 750 kune. Due o tre
volte al mese riesce a trovare qualche lavoro di
piccola entita' della durata di due-tre giorni.
Sua moglie pulisce l'appartamento del vicino e
guadagna 60-80 kune al mese e in piu' del
cioccolato per il nipotino e un po' di caffe'.
Lo scorso autunno la moglie del signor B. Z. e'
riuscita in alcune occasioni a vendere per la
strada un po' di vestiti, scarpe e soprabiti
vecchi, ottenendo 10-15 kune al pezzo. Nessuna
di queste attivita' riesce ad alleviare la loro
situazione. Senza un reddito costante continuano
a essere indebitati.
Mangiano ogni giorno pane, latte, cavolo cotto,
porri o piselli. La carne la mangiano una volta
al mese, ma anche in tale caso solo carne di
pollo della piu' economica, o 300 grammi di
carne trita (a 12 kune) che mangiano con la
pasta. Rimangono piu' volte al mese senza caffe'
o te'. Il loro nipotino mangia le stesse cose
che mangiano gli adulti e, come unica aggiunta,
del cioccolato una volta al mese. Dalla sorella
di B. Z., che ha un orto, ricevono due-tre volte
all'anno della verdura. Tuttavia, la sorella
vive della pensione e non li puo' aiutare a
sufficienza. Alcune volte all'anno B. Z. ottiene
200-250 kune da un amico che ha la pensione. Non
osa chiedere di piu' perche' sa di non essere in
grado di rimborsare il debito. Ritengono che la
maggior parte della gente riesca a vivere grazie
all'aiuto dei parenti, e i rimanenti come loro.
La disoccupazione, o la possibilita' di lavorare
solo limitatamente, e', come
amano esprimersi gli esperti, una delle due variabili indipendenti che
influsicono sulla realta' croata segnata dalla poverta', nella quale la regola
e' che, quando si perde il lavoro, e' difficile trovarne un altro. L'altra
variabile, sempre secondo gli esperti, e' quella di un capitale umano
scarsamente sviluppato. Le cause che hanno portato a tale situazione sono,
secondo gli autori dello studio in questione, sia il modello socialista di
occupazione eccessiva - che ha portato a un accumulo della forza lavoro - sia
la decisione della HDZ di risolvere tale problema ereditato mandando in
pensione la forza lavoro in eccedenza - soluzione che, a sua volta, ha fatto
si' che un numero sempre piu' limitato di lavoratori debba mantenere un numero
sempre piu' grande di pensionati. Per uscire da una situazione sociale cosi'
negativa gli esperti della Banca Mondiale propongono una riforma del
sistema di
previdenza sociale, e in particolare una riforma del sistema delle pensioni.
Mentre di fronte alle riforme del sistema pensionistico e previdenziale i
media
propongono con insistenza il tema della poverta' in Croazia, la problematica
della poverta' e' stata ulteriormente messa in risalto dalla decisione del
governo di aumentare del 25% il prezzo dell'energia elettrica, aggiungendo
cosi' un altro problema che favorisce la poverta' e danneggia i poveri.
L'impressione fatta da tale decisione del governo sulle persone socialmente
minacciate o come ha reagito un'abitante di Rijeka quando il vicepremier Goran
Granic si e' messo a spiegare - invece del perche' i cittadini croati devono
sopportare il costo di un contratto economicamente sbagliato con l'azienda
americana Enron - che, tra le altre cose, il rincaro dell'energia elettrica e'
inevitabile se si raffronta il prezzo degli elettroni con il prezzo degli
impulsi di energia in Croazia con con lo stesso nella maggior parte dei paesi
europei. Irritata da tale spiegazioni frivole da un punto di vista sociale,
tale signora ha detto: . [la frase e' monca nell'originale in croato e
l'intero
periodo che la precede risulta poco chiaro - N.d.T.]
Tale decisione del governo, dunque, ha nuovamente fatto dubitare che il
governo
di Racan sara' in grado di mantenere una pace sociale che comunque e' gia'
fragile. Se si considera la seconda ondata di fallimenti che gia' da "domani"
travolgera' aziende con complessivamente 70.000 dipendenti, le previsioni
sulla
stabilita' sociale o addirittura sulle prospettive di miglioramento della
situazione sociale, non possono essere in un tale contesto economico croato
che
pessimistiche. Si pone anche la domanda di cosa intenda fare il Governo per
mitigare le conseguenze dello shock petrolifero che e' ormai imminente. Ci si
chiede anche quando infine il governo, invece di
occuparsi di lunghi studi, proporra' al pubblico
un concetto di sviluppo e di salvaguardia del
livello di vita in Croazia, in modo tale da
arrestare la drastica diminuzione della soglia
di poverta', visto che tutti tali passi sono
necessari per garantire ai cittadini croati uno
standard dignitoso in una Croazia integrata
nell'Unione Europea. Altrimenti, tutta la
campagna mediatica con la quale si cerca in ogni
modo di fare passare l'immagine della politica
proeuropea di Racan e della sua e'quipe di
consiglieri e ministri e' sulla buona strada per
perdere completamente ogni contatto con la
realta' croata, diventando quindi una vuota
retorica politica o il tentativo di fare passare
un discorso demagogico.
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