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Notizie Est #295 - Balcani/Macedonia
- To: "Notizie Est" <est@ecn.org>
- Subject: Notizie Est #295 - Balcani/Macedonia
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Tue, 28 Dec 1999 10:38:49 +0100
- Posted-Date: Tue, 28 Dec 1999 10:49:29 +0100
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"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani
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NOTIZIE EST #295 - BALCANI/MACEDONIA
28 dicembre 1999
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L'EUROIZZAZIONE DEI BALCANI
di Vasko Eftov - ("Start", 3 dicembre 1999)
[Il presente articolo e' tratto dal settimanale
macedone "Start", strettamente controllato dalla
SDSM e dai circoli politici vicini a Gligorov.
La rivista si distingue in genere per i suoi
pregiudizi, nell'ordine, antialbanesi, antigreci
e antibulgari, che spesso raggiungono livelli
letteralmente paranoici, ma periodicamente, come
nell'articolo che riportiamo qui sotto, pubblica
materiali che colgono nel segno. Sul ritorno di
Ante Markovic si veda "Notizie Est" #242, 10
giugno 1999. Piu' sotto, riportiamo un eloquente
lancio di agenzia sull'acquisto della maggiore
banca macedone da parte della Banca Nazionale
greca, in collaborazione con istituzioni dell'UE
e della Banca Mondiale]
Cosa si nasconde dietro il lancio dell'idea di
introdurre l'euro come mezzo di pagamento
ufficiale in Macedonia? Non e' che Ante Markovic
e' stato scelto dai paesi occidentali per
rendere operativo in Macedonia il Patto per i
Balcani Occidentali? Non e' che l''acquisto di
banche macedoni e delle capacita' strategiche
piu' importanti del paese da parte di partner
stranieri (soprattutto greci) e' mirato a
preparare il terreno per l'introduzione
dell'euro? Non e' che attraverso il processo
della euroizzazione sul piano economico verra'
ricostituita una mini-Jugoslavia (senza la
Slovenia, ma con l'Albania)?
Se verra' accettato, o piu' precisamente, se
verra' reso operativo il programma di riforme di
Ante Markovic, dal 1 gennaio 2000 in Macedonia
l'euro dovrebbe diventare una valuta contabile e
dal 2002 diventera' un mezzo di pagamento
ufficiale. Gia' fin da ora ci si puo' attendere
l'entrata in un processo di furiosa "lotta di
argomentazioni" sulla scena pubblica
relativamente all'euroizzazione dell'economia
macedone, anche se dietro all'intero pacchetto
di misure previste si nasconde qualcosa di molto
piu' grande del normale disbrigo degli affari
economici.
Per la terza volta in Macedonia si gioca la
carta della valuta nazionale. La prima volta lo
ha fatto lo stesso Markovic, con la spettacolare
promozione dell'allora dinaro denominato (quando
nel periodo dell'inflazione galoppante nell'ex
Jugoslavia socialista il dinaro e' stato
vincolato al valore del marco tedesco, in un
primo tempo con un cambio di 7 dinari per un
marco, diventato poi 9 dinari, quindi 13 dinari
e, alla fine, un "si salvi chi puo'");
nell'aprile del 1992 lo stesso modello e' stato
applicato da Nikola Kljusev con la promozione
delle prime banconote in denari [l'attuale
valuta macedone]. Tuttavia, gli attuali progetti
riguardanti l'euro sono di portata molto piu'
radicale. Esistono due varianti: o la Macedonia
entrera' interamente nella zona dell'euro,
oppure applichera' con l'euro lo stesso modello
di dollarizzazione applicato alle economie di
Argentina, Panama e recentemente anche Hong
Kong. In questi stati il dollaro e' un mezzo di
pagamento ufficiale, e non una base o un'ancora
in riferimento alla quale una valuta nazionale
determina e vincola periodicamente il proprio
"peso valutario", cosi' come fino a oggi il
denaro e' stato vincolato al marco tedesco. In
questo momento la Macedonia non si puo' nemmeno
sognare un'entrata nella zona dell'euro. Paesi
come l'Italia, la Grecia e molti altri ancora
dell'UE, stanno mettendo in atto enormi sforzi
per arrivare alle condizioni economiche per
entrare nella zona dell'euro e riescono a
ottenere risultati solo a prezzo di grandi
difficolta'. Per la Macedonia sarebbe davvero un
peso tale da spezzarle la schiena. Tra i paesi
in transizione solo la Slovenia viene ritenuta
quasi pronta a entrare per intero nella zona
dell'euro. Vuol dire quindi che rimane solo la
seconda variante, secondo la quale dal 2002
l'economia macedone verra' euroizzata cosi' come
sono stati dollarizzati Argentina e Panama. Qui,
esistono due varianti: l'euro potra' da tale
data diventare l'unico mezzo di pagamento in
Macedonia, oppure potra' essere introdotta
qualche forma di suo parallelismo con il denaro.
IL RITORNO DI ANTE MARKOVIC
Se una tale politica verra' estesa anche agli
altri paesi della regione dei Balcani
occidentali, si potrebbe entrare in una
"spirale" molto interessante. Il Montenegro, con
l'aiuto dei paesi occidentali e degli USA, ha
gia' proclamato l'introduzione del marco tedesco
come mezzo di pagamento ufficiale sul suo
territorio e in tal modo ha fatto diminuire la
circolazione del dinaro jugoslavo. Attraverso
l'aeroporto di Dubrovnik la Bundesbank tedesca
ha consegnato al Montenegro il contingente di
marchi necessario per una normale dotazione
della bilancia dei pagamenti di tale stato. Si
puo' presupporre che nel momento in cui l'euro
diventera' il mezzo di pagamento ufficiale in
Europa, anche i montenegrini sostituiranno il
marco con l'euro. La Bosnia e' ormai matura per
l'introduzione di una valuta "internazionale"
del tipo dell'euro (trovandosi nella condizione
in cui il governatore della Banca Nazionale del
paese e' un neozelandese, delegato dalla Banca
Mondiale). Le condizioni economiche
dell'economia bosniaca in questo periodo si sono
rafforzate e si mantengono a tale livello
esclusivamente grazie agli aiuti delle grandi
donazioni finanziarie estere, che rendono il
"potere economico a tre teste" nel paese esposto
in misura estrema a tutte le pressioni
economiche e finanziarie provenienti
dall'esterno. Su tutto il territorio della
Bosnia-Erzegovina e' attualmente in circolazione
un marco bosniaco convertibile che viene
cambiato in rapporto di uno a uno con il "vero"
marco tedesco. All'Albania, che fa parte del
Patto di Stabilita' per i Balcani, viene
suggerito di aderire al "modello bosniaco di
consiglio valutario, basato sull'euro e
controllato da un governatore straniero della
Banca Nazionale albanese". Rimane ancora aperta
la questione di come fare rientrare anche la
Croazia e la Serbia in tale espansione dell'euro
nei Balcani occidentali. In Serbia si trattera'
di un processo di gran lunga piu' caratterizzato
da incognite e piu' flessibile, che attualmente
si trova nella fase del "mostrare i muscoli" a
livello politico tra governo e opposizione.
L'eventuale euroizzazione della Serbia sara'
possibile solo all'interno di un pacchetto che
preveda anche la conquista del potere da parte
dell'opposizione. In Croazia le cose potrebbero
andare molto piu' facilmente. Nell'ambito del
Patto di Stabilita', la realta' economica di
tale paese viene dipinta con grande ottimismo.
"Il prodotto nazionale lordo [PIL] della Croazia
e' allo stesso livello di alcuni dei paesi che
fanno parte del primo gruppo dei candidati a
essere ammessi all'UE, come l'Estonia, per
esempio". Il PIL della Croazia e' pari a circa
4.300 dollari per abitante, mentre quello della
Macedonia si aggira sui 1.600-1.700 dollari.
Possono essere tranquillamente definite come
esplicite le mire dei paesi occidentali di
giungere a una rimozione dal potere di Tudjman
in Croazia e di Milosevic in Serbia, con una
loro sostituzione da parte di nuovi governi
democratici di coalizione. Per la Croazia, nel
Patto di Stabilita' si cita timidamente il
modello slovacco, dove dopo la caduta di Meciar,
il processo di avvicinamento economico e
politico di tale paese all'UE e' partito "in
quarta". Dopo un'eventuale riconfigurazione dei
rapporti interni, la Croazia con grande
probabilita' si trovera' di fronte a due
possibilita': divente il leader, sul piano
economico, della regione dei Balcani occidentali
(ipotesi molto piu' probabile), oppure
addirittura venire fatta rientrare nel gruppo
dei paesi dell'Europa Centrale (ipotesi poco
probabile). In ogni caso, il processo di
euroizzazione dell'economia croata sara' solo
una questione di tempo.
Quando si arrivera' a un quadro generale di
questo tipo, non si sara' lontani dal potere
giungere alla valutazione che proprio l'euro
potrebbe rivelarsi la colla per una nuova e piu'
stretta coesione economica in una "mini-
Jugoslavia", senza la Slovenia, ma con
l'Albania, la quale verrebbe inserita al suo
interno solo in considerazione della cosiddetta
questione albanese (che "lega" tra di loro
Albania, Macedonia e Jugoslavia, cosi' come la
questione bosniaca "lega" Jugoslavia, Croazia e
Bosnia-Erzegovina). Chissa' se e' solo un caso,
oppure invece e' un fatto intenzionale, che in
tale processo venga gettato con un ruolo
particolarmente attivo anche l'ultimo premier
della ex Jugoslavia, Ante Markovic, che a suo
tempo Europa e Stati Uniti definivano come
l'unica persona in grado di salvare l'ex
federazione jugoslava nella sua interezza. Se si
legge tra le righe il programma di riforme di
Ante Markovic, e' difficile liberarsi
dall'impressione che si tratti solo di una
grossolana operalizzazione e concretizzazione, a
livello locale macedone, del Progetto di
Stabilita' per i Balcani, o piu' concretamente
per la regione dei cosiddetti Balcani
occidentali. Forse qui ci si puo' legittimamente
porre la questione - perche' per
l'organizzazione operativa di tale Patto per i
Balcani occidentali in Macedonia e' stato
prescelto proprio Ante Markovic e, soprattutto,
perche' per un tale lavoro gli verranno messi a
disposizione mensilmente niente meno che
centinaia di migliaia di marchi? Una tale somma
di denaro sicuramente non gliela puo' dare il
governo macedone! Chi e' allora il donatore che
paga tanto cara la messa in atto del Patto per i
Balcani occidentali in Macedonia e con quali
fini lo fa?
TRE MODELLI
Come "Start" ha gia' scritto alcune volte, nell'ambito del Patto di Stabilita'
per i Balcani occidentali, ai paesi che partecipano a tale "gruppo di eletti"
vengono suggerite tre varianti valutarie. La prima consiste nell'introduzione
di un "regime di fluttuazione valutaria", con il quale alla valuta nazionale
viene dato spazio per "fluttuare" in riferimento al valore dell'euro, entro
margini predeterminati. La seconda consiste nella creazione di un cosiddetto
consiglio valutario (come quello gia' in atto in Bulgaria, che non rientra nei
Balcani occidentali, e in Bosnia-Erzegovina), con il quale la valuta nazionale
viene vincolata con una quotazione fissa all'euro. Il terzo modello, che viene
suggerito ai "paesi meglio predisposti" della regione dei Balcani occidentali,
e' quello di euroizzare interamente l'economia nazionale. Attualmente a questo
livello si trova solo la Macedonia e, dopo un eventuale ridefinizione dei
rapporti politici in Croazia, anche in quest'ultimo paese l'euroizzazione
potrebbe bussare alla porta. In Albania e in Bosnia-Erzegovina la situazione e'
al livello dell'introduzione del cosiddetto consiglio valutario. In Montenegro
non e' ancora noto come avverra' il "bypass" del dinaro mediante il marco
tedesco nella bilancia dei pagamenti interna (come e' accaduto in
Bosnia-Erzegovina durante la guerra e nel primo dopoguerra), e solo dopo che le
cose si saranno chiarite (nonche' dal momento in cui saranno stati regolati i
suoi rapporti con Belgrado) si potra' pensare a qualcosa di maggiore portata.
Ci si puo' attendere che il marco tedesco diventera' il mezzo di pagamento
ufficiale anche in Kosovo. La Serbia per ora rimane fuori dal gioco. Affinche'
l'economia nazionale possa essere completamente euroizzata, ai paesi candidati
viene raccomandata l'esperienza della Lettonia e dell'Ungheria, dove
rispettivamente il 70% e il 60% del capitale bancario interno si trova
attualmente nelle mani di banche europee. La banche greche hanno gia' avviato
una grande offensiva in Macedonia e in Albania, mentre quelle austriache,
italiane e tedesche sono particolarmente attive in Croazia. Bisogna attendersi
che la battaglia per le banche verra' molto presto estesa anche alla
Bosnia-Erzegovina.
I fatti sembrano ben chiari e davvero non sembrano esserci motivi per entrare
maggiormente nei dettagli. E' sufficiente analizzare l'esperienza macedone.
Come prima cosa, devono esserci dei cambiamenti politici su misura. Dopo di
che, sulla scena compaiono determinati centri di potere economico,
possibilmente di paesi geograficamente vicini e, sempre possibilmente, membri
dell'UE, nelle mani dei quali vengono gettate le piu' importanti banche del
paese e le maggiori capacita' industriali e di comunicazione. Alla fine, nella
terza fase, la valuta nazionale viene sostituita dall'euro. In tal modo si va a
una cancellazione dell'identita' nazionale dell'economia interna, un processo
che in tutti i paesi dell'Europa Occidentale e' in corso da decenni o anche di
piu', mentre qui nella regione dei Balcani occidentali deve avvenire nel giro
di alcuni anni. Probabilmente la quarta fase consistera' nel suggerimento ai
paesi dei Balcani occidentali di "euroizzarsi reciprocamente" (con la
sostituzione in ognuno di essi della valuta nazionale con l'euro) e solo
successivamente quella di unirsi (economicamente?) in qualche tipo di
mini-Jugoslavia (senza la Slovenia, con l'Albania), come condizione per potere
concorrere a forme di collaborazione piu'
strette con l'UE. Solo in questa ottica e'
possibile interpretare la proposta di Ante
Markovic di euroizzare completamente l'economia
macedone.
(titolo di "Notizie Est")
LA BANCA NAZIONALE GRECA ACQUISTA LA MACEDONE
"STOPANSKA BANKA"
(AFP, 21 dicembre 1999)
SKOPJE, 21 dicembre - Oggi e' stato firmato
nella capitale macedone un accordo che prevede
l'acquisizione da parte della Banca Nazionale
della Grecia (NBG) di una quota di controllo
nella maggiore istituzione finanziaria macedone,
la Stopanska Banka, afferma un comunicato. La
Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo
(EBRD) e la Societa' Finanziaria Internazionale
(IFC) acquisiranno anch'esse quote della
Stopanska, la piu' importante banca del paese.
Il ministro delle finanze Boris Stojmenov e
rappresentanti della NBG, della EBRD e della IFC
hanno firmato l'accordo, secondo quanto riporta
una dichiarazione congiunta. La NBG acquisira'
una quota di maggioranza pari al 68,4%, per un
investimento totale di 117 milioni di marchi tedeschi (60 milioni di dollari,
euro), mentre la EBRD e la IFC otterranno ciascuna un quota del 10,5% e del
valore di 18 milioni di marchi (9,2 milioni di dollari, euro). La Stopanska
Banka e' la maggiore banca che offre una gamma
di servizi completa e alla fine del 1998 gestiva
circa il 35 per cento delle operazioni di
pagamento del paese. "La presenza della EBRD e
della IFC insieme alla NBG quale partner
strategico aumentera' la fiducia nel sistema
bancario macedone", ha detto Henry Russel,
direttore della EBRD per la Macedonia. Egli ha
aggiunto che trattandosi "della prima banca che
viene privatizzata da un investitore estero
strategico, l'operazione sara' di aiuto
nell'attrarre altri investimenti esteri nel
paese". Il vicegovernatore della NBG Apostolos
Tamvakakis ha detto che l'investimento "dimostra
chiaramente il fermo impegno della NBG per la
crescita e lo sviluppo dell'economia della
Macedonia".
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