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Volontari



Mauro Ferrari
Via Orlandi, 19
26034 PIADENA (Cr)

Piadena, li 11/06/00 18.50



Volontari e Volontari.

Sì, ormai anche nel volontariato tocca cominciare a distinguere.
Lo so che non è proprio una novità, per chi frequenta l'ambiente da un po'
di tempo.
Ma volevo proporvi alcune riflessioni, da qui, da questo piccolo
osservatorio lombardo.
Giusto per capirci, anche se l'operazione è un po' brutale, comincerei con
il dividere il terzo settore in due categorie:

1. La prima la chiamerei "poli-nomica", identificabile con una serie
numerosa di associazioni che nasce o si sviluppa su misura delle varie
leggi, o dei diversi finanziamenti. Loro non si pongono problemi di
obiettivi, di metodi, schivano la complessità con un certo fastidio. Direi
che la loro stessa identità è desunta dall'ente che le riconosce e
finanzia. E il cerchio si chiude, perché le associazioni ricevono
finanziamenti ed erogano servizi (e consensi), ricevono legittimità e
riconoscono l'ente come buono. E' buono sì, l'ente, nel nostro caso la
Regione Lombardia, perché considera il volontariato come valido in sé,
finanziabile in sé, oserei dire che la nostra Regione in questo caso
"beatifica" il volontariato tout court. Così eroga contributi a pioggia
alle organizzazioni iscritte nel registro regionale (quali che siano le
attività da queste promosse), inventa leggi (l'ultima, sulla famiglia) che
invitano a costituire associazioni che possano accedere ai cospicui
finanziamenti previsti. E così via.

2. La seconda, che oserei definire "auto-nomica", include invece quelle
realtà (gruppi, movimenti, altro) che si sta cercando, attraverso reti di
collegamento tra pari; in cui ciascun soggetto, singolo o associato, sa di
aver bisogno del supporto, del contributo degli altri; con la novità,
rispetto ad altre forme di coordinamento precedenti, del collegamento
telematico. Si tratta di una rete democratica, che non si compone di
strutture centrali forti, destinata a modificarsi in itinere in base ai
contributi che pervengono, definita per aree tematiche più che per modalità
amministrative. Esemplare, su scala internazionale, la mobilitazione di
Seattle in occasione del vertice del WTO, preparata da mesi via internet;
e, su scala nazionale, le vaie reti, di lilliput, ma anche quelle dei
bilanci di giustizia, della campagna sdebitarsi, della riforma della banca
mondiale. Reti virtuali, ma allo stesso tempo virtuose, dense di contenuti,
idee, iniziative. (Difetta un po', da questo punto di vista, il movimento
pacifista, forse ancora troppo legato a modalità e contenuti poco incisivi;
e pensare che Peacelink, banca dati telematica sulla pace, aveva lanciato
questo modo di utilizzare la "rete delle reti"; ma sul pacifismo occorrerà
ritornare, anche perché, se è vero che mir e movimento nonviolento sentono
l'urgenza di organizzare una marcia della pace "alternativa" a quella
promossa dalla tavola della pace di Perugia, allora significa che qualcosa
non va).

Mi piacerebbe che su questi temi, che poi rimandano ad altri, quali la
gratuità "gratuita" e quella "pelosa", alle diverse motivazioni che ci
spingono a "dare", alla considerazione cioè che i volontari hanno di sé e
della propria appartenenza al cosiddetto terzo settore, si discutesse un
po' di più, magari anche dalle colonne della "nostra" rivista.

Buon lavoro
	Mauro Ferrari