DOSSIER GLOBALIZZAZIONE Versione 1 del 17 luglio 2001
Facciamo un esempio di globalizzazione del capitale? Robert B. Reich spiega che, quando un cittadino statunitense acquista
per 10.000 dollari una Pontiac Le Mans della General Motors,
"3000 dollari vanno in Corea del Sud per lavorazioni di routine e
per operazioni di assemblaggio, 1750 in Giappone per componenti ad alta
tecnologia (motori, trasmissioni e parti elettroniche), 750 in Germania
per il design e per il progetto delle parti meccaniche, 4000 a Taiwan,
Singapore e Giappone per piccoli componenti, 250 nel Regno Unito per
pubblicità e servizi commerciali e altri 50 circa in Irlanda e nelle
Barbados per l'esecuzione di calcoli al computer". Fonte: Robert B.
Reich "L'economia delle nazioni. Come prepararsi al capitalismo del
Duemila", Il Sole 24 Ore, Milano 1993.
Perché le multinazionali trasferiscono all'estero le produzioni? "Trasferendo all'estero le proprie strutture, le grandi imprese
sono in grado di aggirare i controlli che una volta i governi e le
organizzazioni di cittadini imponevano loro. Attualmente, se i governi e
le organizzazioni dei lavoratori non offrono condizioni lavorative,
ambientali, sociali e legislative gradite alle grandi imprese, esse hanno
la possibilità di andarsene altrove, lasciando una scia di devastazione
economica" (CICG p.31)
Quali condizioni di lavoro vengono imposte dall'attuale
globalizzazione? Più o meno le stesse che vissero i lavoratori inglese nei primi anni
della rivoluzione industriale. Ad esempio nelle Filippine nella zona di
Cavite "i turni regolari vanno dalle sette di mattino alle dieci di
sera, ma alcune notti alla settimana le dipendenti devono lavorare fino
alle due di mattino. Nei periodi di maggior lavoro non è raro avere due
turni consecutivi di straordinari con la conseguenza che molte donne
hanno solo due ore di sonno prima di ripartire da casa per tornare al
lavoro (…) In Cina vi sono casi documentati di turni che durano tre
giorni consecutivi durante i quali i lavoratori sono costretti a dormire
sotto i macchinari". (NL p.196-7)
Come mai i lavoratori accettano questi ritmi massacranti di
lavoro? La globalizzazione mette in competizione i lavoratori del sud del
mondo, in una corsa che mira a raggiungere il minimo salario, le minime
garanzie ambientali e sanitarie, il massimo orario di lavoro e il massimo
profitto possibile. "Anche se tale processo è stato reso possibile
dalle nuove tecnologie di trasporto, comunicazione e produzione, esso è
stato largamente dominato dal desiderio di diminuire i costi di
produzione". Inoltre "brandendo come una clava la minaccia di
trasferirsi le grandi imprese possono estorcere ai lavoratori del loro
paese di origine delle concessioni sui salari e sulle condizioni di
lavoro" (CICG p.72).
Quali sono i maggiori squilibri mondiali? Il 20% della popolazione mondiale - quella dei Paesi a capitalismo
avanzato consuma l'83% delle risorse planetarie; 11 milioni di
bambini muoiono ogni anno per denutrizione e 1 miliardo e 300 milioni di
persone hanno meno di un dollaro al giorno per vivere.
I summit dei G8 terminano sempre con dichiarazioni ufficiali orientate
allo sviluppo dei popoli ma nei fatti essi operano ed agiscono affinché
sia il mercato a regolamentare ogni aspetto della vita creando così
quegli squilibri che affamano i due terzi dell’umanità.
Quali vantaggi fiscali offre alle multinazionali l'attuale
globalizzazione? "Il grande capitalismo - scrive Giorgio Bocca - va dove vuole, e
non paga più le tasse. In passato le pagava molto meno dei comuni
mortali, ma ora, potendo stabilire la sua sede nei paesi dove le tasse
non si pagano, mette assieme profitti enormi. La Bmw in quattro anni è
scesa dai 435 milioni di marchi l'anno di tasse pagate ai 32 (…) Senza
più frontiere le Guardie di finanza sono come fantasmi" (L'Espresso
11 dicembre 1997).
Che cosa sono le attività economiche offshore? Vengono definite offshore le attività economiche delle imprese fuori
dal proprio paese di origine e soprattutto in paesi con legislazioni
permissive in materia fiscale e di diritti del lavoro. L'offshore
banking è l'attività monetaria di banche operanti attraverso filiali
nei paradisi fiscali; l'offshore production si concentra nei paesi
a basso costo di manodopera governati da regimi repressivi. (CICG
p.86)
Perché la globalizzazione del capitale può limitare la
democrazia? Perché introduce elementi di segretezza e di imposizione dall'alto
che non si conciliano con la democrazia parlamentare. Uno degli strumenti
principali della globalizzazione è l'Organizzazione Mondiale del
Commercio (OMC), in lingua inglese WTO (World Trade Organization).
"Al centro del potere del WTO stanno le 'commissioni di risoluzione
delle vertenze', i cosiddetti panels. Le imputazioni vengono
esaminate da queste commissioni segrete composte da tre esperti
commerciali, senza che i cittadini e i loro rappresentanti abbiano la
possibilità di testimoniare o anche solo di essere presenti. La decisione
della commissione viene adottata automaticamente entro un certo numero di
giorni a meno che tutti i membri dell'Organizzazione, compreso che
ha sollevato il caso, decidano di respingerla. Se si scopre che le leggi
di uno stato violano i regolamenti dell'Organizzazione esse devono essere
abrogate; se non lo sono, vengono automaticamente applicate delle
sanzioni commerciali, a meno che tutti i membri votino contro. Le
commissioni commerciali dispongono di veri e propri poteri dittatoriali
sui governi". (CICG p.80)
Che effetti può avere questa globalizzazione dei diritti degli
uomini? La pressione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio è tale che
produce effetti anche sui diritti democratici dei lavoratori e dei
cittadini. In Sri Lanka, per fare un esempio, è illegale qualsiasi
iniziativa che possa attentare ai profitti che il paese realizza grazie
alle esportazioni, inclusa la pubblicazione e la distribuzione di
materiale di dissenso. Ranjith Mudiyanselage, un lavoratore dello Sri
Lanka, fu ucciso nel 1993 perché sospettato di contravvenire a queste
disposizioni. L'avvocato che lo difendeva fu trovato carbonizzato. (NL
p.195)
Quali sono le norme che regolano della globalizzazione del
capitale? Il 14 aprile 1994 il New York Times rivelava che il trattato
costitutivo dell'Organizzazione Mondiale del Commercio pesa 179 chili.
Contiene norme che "danno forma ad un governo dell'economia mondiale
dominato dai giganti dell'imprenditoria, senza fornire una parallela
normativa giuridica democratica che ne permetta il controllo",
sottolinea Ralph Nader, leader del movimento americano dei consumatori.
(CICG p.81)
Quando esplose il "movimento di Seattle"? L'evento avvenne nel novembre del 1999 quando a Seattle (USA) si
riunì il vertice dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. La
contestazione fu imponente e vi parteciparono anche i lavoratori
americani (in Italia CGIL-CISL-UIL sembrano assenti); il vertice di
Seattle venne paralizzato e Bill Clinton ne prese atto tentando un
tardivo dialogo con i manifestanti. Per evitare una simile eventualità il
prossimo vertice si svolgerà nel novembre 2001 in Qatar, uno staterello
circondato dal deserto dell'Arabia Saudita.
Che cosa è il G8? Il G8 è un gruppo informale (non è una Istituzione Internazionale)
che riunisce annualmente i capi di stato e di governo delle maggiori
democrazie industriali (Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania,
Giappone, Italia, Russia e Stati Uniti) in accordo con l’Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) coadiuvati dal Fondo
Monetario Internazionale (FMI), dalla Banca Mondiale (BM) e
dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Esso è nato da una idea
di Giscard d’Estaing (presidente francese) e di Schmitd (cancelliere
tedesco) negli anni ’70 al fine di trovare nuove forme di coordinamento
tra le politiche monetarie. I sei paesi del primo summit, tenutosi a
Ramboillet in Francia nel 1975 erano la Francia, gli Stati Uniti, la Gran
Bretagna, la Germania, il Giappone e l’Italia; in seguito nel 1976 si
aggiunse il Canada diventando così G7. Dal vertice di Birmingham del 1998
la Russia partecipa pienamente alle attività del G7 dando origine al G8.
Gli ultimi summit si sono tenuti a Colonia (Germania) nel 1999 ed a
Okinawa (Giappone) nel 2000; il summit del 2001 si tiene a Genova dal 20
al 22 Luglio. (SG8)
A cosa serve il G8? Le riunioni del G8 servono per discutere sulla gestione economica del
mondo, sul commercio internazionale e sui rapporti con i paesi in via di
sviluppo. Spesso l’ordine del giorno delle riunioni si è ampliato
considerevolmente includendo le questioni relative all’occupazione, alle
comunicazioni informatiche e le conseguenze planetarie di problemi quali
l’ambiente, il crimine e le droghe. In realtà i summit dei G8 sono
“spettacoli mediatici” in cui si tenta di far pensare alla gente che il
mondo sia governato dai rappresentanti di otto Stati. (SG8)
Il G8, in quanto espressione delle principali democrazie mondiali, non
è a sua volta un evento democratico? Il G8 decide di fatto anche per chi non appartiene al G8 e ciò non
rappresenta un esempio di democrazia. L'ONU, con i suoi limiti, è per
sempre un organismo più rappresentativo del G8. Il G8 orienta in modo
decisivo le scelte tecniche di fondo degli organismi economici
internazionali sono spesso segrete e sfuggono al controllo dei
parlamenti; vengono delegate a tecnocrati designati dai governi in
stretto contatto con gruppi di pressione creati dalle aziende
multinazionali; nella realtà chi comanda il mondo non è il popolo
sovrano, seppure con la mediazione di uomini e donne eletti nelle sedi
istituzionali, ma una ristretta aristocrazia economica che ha acquisito
il controllo della finanza, del commercio e dei mezzi di
informazione. Le scelte dei G8 non vengono quasi mai verranno ratificate
dai parlamenti e tuttavia diventano accordi politici che condizionano le
decisioni degli organismi sovranazionali di governo, e quindi gli
sviluppi complessivi dell'intero pianeta. (SG8)
E' vero che vari tecnici designati dai governi negli organismi
economici internazionali sono in realtà designati dalle
multinazionali? Per ottenere legislazioni che godano il consenso delle multinazionali
molte decisioni vengono preventivamente sottoposte all'attenzione delle
aziende attraverso reti informatiche a volte segrete, come ha scoperto la
trasmissione televisiva della RAI "Report" nella puntata
"I globalizzatori". Ma a volte si va oltre, come nel caso dei
cibi transgenici. "Connivenze e collaborazioni tra dirigenti delle
società e organismi istituzionali e politici si attuano attraverso scambi
di ruoli: personaggi ai vertici dell'azienda leader del transgenico
passano a ricoprire alti incarichi istituzionali e viceversa",
scrive Silvia Trabalzini che si occupa della "massiccia attività di
lobby nei confronti dei vertici politici e istituzionali". Tale
denuncia - partita nei confronti della Monsanto da parte di Jannifer
Ferrara sull'Ecologist - definisce questo scambio di ruoli come il
"gioco delle porte scorrevoli". (IPDS p.122) Sui capi di stato
del G8 Beppe Grillo ironizza: "Saranno anche grandi, governano, ma
il potere è da un'altra parte. Anche il grande Bush è solo un impiegato
delle grandi multinazionali che lo hanno sovvenzionato in campagna
elettorale". (IPSDS p.93)
Perché viene contestato il G8 se il G8 affronta i temi della povertà
nel mondo? Il G8 è stato costretto ad affrontare tali temi proprio per via delle
contestazioni. Una cosa è affrontare questi temi, un'altra è dar prova di
volerli risolvere privilegiando - una volta tanto - i poveri della Terra
e non gli interessi delle multinazionali che finanziano le campagne
elettorali di molti leader che siedono al G8. Infine il G8 è contestato
perché tenta di accreditarsi - anche attraverso dichiarazioni di facciata
sulla povertà mondiale - come strumento ufficiale sostitutivo
dell'Onu.
Il G8 indebolisce l'ONU e i principi della democrazia? Il Giornale (di Paolo Berlusconi) in un editoriale del 19 giugno 2001
(a firma di Geronimo) spiega: "Sappiamo che il G8 svuota di
parecchio la forza dell'ONU e la sua capacità di affrontare i grandi
squilibri del mondo. Non è un caso che le proteste del 'popolo di
Seattle' non si sono mai riversate contro l'Onu. E' il nodo della
democrazia del mondo globalizzato". Lo stesso editorialista ammette
la scarsa presentabilità di un G8 che escluda i paesi poveri dalle sue
scelte e giunge a dire: "In democrazia anche l'occhio vuole la sua
parte e non c'è dubbio che sale, nell'opinione pubblica mondiale, una
voglia di democrazia".
Quale giudizio dà il Papa sull'attuale globalizzazione? Giovanni Paolo II vede nell'attuale globalizzazione il rischio di un
"nuovo colonialismo". Ha affermato: "La Chiesa continuerà
a operare con tutte le persone di buona volontà per garantire che in
questo processo di globalizzazione vinca l'umanità tutta e non solo
un'elite prospera che controlla la scienza, la tecnologia, la
comunicazione e le risorse del pianeta a detrimento della stragrande
maggioranza dei suoi abitanti. La globalizzazione non deve diventare un
nuovo tipo di colonialismo e la Chiesa si batterà per evitarlo"
(discorso alla Pontificia accademia delle scienze sociali del 27 aprile
2001). L'8 luglio 2001, rivolto ai giovani e con esplicito riferimento al
G8, ha affermato: "Non rassegnatevi a un mondo in cui altri esseri
umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro (…) I
potenti del mondo abbiamo un sussulto di nuova moralità di fronte ai
drammatici problemi economici, sanitari, sociali, culturali e ambientali
(…) La globalizzazione sia fortemente governata dalle ragioni del bene
comune e dalle irrinunciabili esigenze della giustizia e della
solidarietà".
Sono evidenti le contestazioni al G8: ma quali sono le proposte? Le proposte della maggioranza dei gruppi sono centrate sull'adozione
a livello mondiale di interventi per:
·Ridurre
l'effetto serra;
·Bloccare
la vendita di armi alle nazioni in guerra e spostare risorse dagli
eserciti all'istruzione e alla sanità;
·Adottare
delle norme che tutelino il consumatore di fronte ai cibi geneticamente
manipolati, a partire dall'obbligo di etichettare gli alimenti contenenti
OGM (organismi geneticamente manipolati);
·Adottare
la Tobin Tax, ossia una lieve tassazione (ideata dall'economista Tobin,
premio Nobel per l'economia) sui trasferimenti internazionali di denaro i
movimenti speculativi internazionali di capitali che generano
instabilità; tale tassa può recuperare risorse per intervenire sui
problemi della povertà mondiale;
·Ridurre
al massimo il debito dei paesi poveri che ne blocca lo sviluppo e che
risale a governi passati e decisioni di cui i popoli del Terzo Mondo non
portano alcuna responsabilità;
·Dare
priorità alla lotta alla fame e al restringimento dello squilibrio
Nord/Sud del mondo.
Come si potrebbe contrastare lo sfruttamento mondiale dei
lavoratori? Naomi Klein, autrice del libro "No Logo", punta molto sulla
creazione di lotte di lavoratori che reclamino "l'applicazione di
trattati già esistenti dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro con
lo stesso impegno oggi profuso dall'Organizzazione Mondiale del Commercio
per far rispettare le regole del commercio globale". (NL
p.410-11)
Cosa ha fatto fino ad ora il G8 per il debito estero dei paesi
poveri? Nel vertice dei G8 tenutosi a Colonia nel 1999, le Istituzioni
Finanziarie Internazionali (Fondo Monetario Internazionale e Banca
Mondiale) in seguito alle critiche a loro mosse dai G8 e di fronte al
fallimento delle loro strategie, erano state costrette a rinforzare le
proposte di riduzione del debito estero dei paesi poveri maggiormente
indebitati (HIPC). L’anno successivo, a Okinawa, i G8 si sono limitati a
confermare le decisioni precedentemente prese e ad ufficializzare i
risultati dell’HIPC che rimangono pesantemente insufficienti: ad oggi,
un solo paese ha ottenuto la cancellazione totale del debito,
l’Uganda, solo 12 paesi su 41 del gruppo HIPC stanno ora beneficiando di
una riduzione del servizio del debito (ossia la somma versata ogni anno
per rimborsare i capitali ricevuti e pagare gli interessi); per questi
paesi in ogni caso, la riduzione del debito è stata in media del 30 % e
la spesa per il servizio del debito continua ad essere superiore a quella
per l’assistenza sanitaria. (SG8)
Il problema AIDS sembra uno dei temi centrali dei G8: quale impegno
concreto hanno dimostrato i leader del G8 per la lotta alle
malattie? Nel summit di Okinawa i G8 hanno affrontato il problema delle
malattie infettive (in particolare l’AIDS) e parassitarie che
colpiscono mortalmente soprattutto le popolazioni più povere le quali
hanno grossi problemi all’accesso ai farmaci per il loro elevato costo.
Quindici milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie
infettive: è la prima causa di morte nel mondo. I G8 si sono impegnati a
facilitare l’accesso ai farmaci ma a tutt’oggi i risultati sono
deludenti. Basta pensare a quello che succede nel Sud Africa ove 39
multinazionali farmaceutiche avevano attivato azioni legali contro il
governo sudafricano, "colpevole" di avere varato norme che
consentono la produzione, in forma economica, di medicinali anti-AIDS.
(SG8) La vittoria contro l'arroganza delle multinazionali - che
anteponevano i propri profitti alla difesa della vita - è stata ottenuta
dalla mobilitazione lanciata da Nelson Mandela e dalle organizzazioni non
governative in tutto il mondo, non certo per l'iniziativa del G8.
Quali problemi relativi all’ambiente affronterà il G8? La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
con il relativo protocollo di Kyoto del 1997 rappresenta, a livello
internazionale, il tentativo più avanzato di affrontare una tematica
ambientale di interesse planetario in un’ottica di sostenibilità, anche
se le riduzioni di inquinamento in esso richieste (5-6 %) sono
decisamente inferiori a quelle richieste dagli scienziati (60-80%).
Purtroppo la Conferenza dell’Aia del 2000, che avrebbe dovuto definire le
procedure di attuazione del Protocollo di Kyoto, ha messo chiaramente in
evidenza che non tutti i paesi industrializzati sono pronti ad impegnarsi
per una riduzione del proprio impatto sul sistema climatico. Nonostante
la gravissima situazione ambientale sia sotto gli occhi di tutti, il G8
sembra non abbiano nessuna intenzione di dare risposte serie a questo
problema. (SG8) Vi sono solo alcune indiscrezioni di corridoio, riportate
sul sito Internet del Washington Post del 15/7/2001, secondo cui i capi
di governo dei paesi europei starebbero tentando di
"ammorbidire" le posizioni di Bush, indisponibile ad accettare
il Protocollo di Kyoto.
Fonte:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A66-2001Jul15.html
E' vero che esiste un'Internet segreta che serve a
comunicare ai "potenti" i desiderata delle
multinazionali? Sì, l'ha scoperta un'inchiesta televisiva di “Report”
(http://www.report.rai.it) dal titolo “I Globalizzatori”, curata dal
giornalista Paolo Barnard (e-mail:
dpbarnard@tin.it). Barnard ha
scoperto che esiste una sorta di “Internet delle lobby” che mantiene in
contatto permanente la Commissione Europea e i grandi gruppi di servizi,
come le finanziarie, le grandi assicurazioni o le banche. Essi vengono
consultati in tempo reale da un sistema elettronico che si chiama S.I.S.,
messo in opera dalla Commissione Europea, come prova un documento firmato
Direttorato Generale1, che recita: "La Commissione Europea ha
creato un sistema di consultazione con le industrie dei servizi che
permette ai negoziatori della Commissione di consultare rapidamente le
aziende e anche i singoli azionisti."
Che cosa è la Commissione Europea? Per comprendere il peso politico della Commissione Europea occorre
dire che essa è composta di 20 membri (il presidente attuale è Romano
Prodi) ed è l'organo esecutivo dell'Unione; oltre a vigilare
sull’applicazione dei trattati europei e a gestire i fondi comunitari,
essa prepara le proposte di legge che passano all’esame prima del
Parlamento europeo e poi del Consiglio dei ministri. Il suo potere è
enorme e qui converge la rete S.I.S. che fa pervenire le opinioni e i
“consigli” dei grandi gruppi di affari. Paolo Barnard racconta
nella sua inchiesta: “Chiedo spiegazioni al responsabile di questa
iniziativa, Dietrich Barth, nel suo ufficio al quinto piano della
Commissione. Barth candidamente conferma: "Quest'anno sono previsti
i negoziati del WTO per la liberalizzazione dei servizi. La Commissione
ha un assoluto bisogno di conoscere gli interessi dei grandi gruppi
d'affari di questo settore." Ma perché Barth, che lavora per i
politici, non menziona anche gli interessi dei semplici cittadini? Gli
chiedo provocatoriamente: "Sono sicuro che vorrete conoscere anche
gli interessi delle persone comuni, o dei gruppi che li rappresentano.
Dov'è il sistema elettronico per consultare anche loro?" "Il
S.I.S è accessibile anche ai sindacati e ai gruppi di attivisti, non solo
all'industria." Risponde sicuro. Non mi rimaneva che chiedere
conferma di questo sia ai sindacati che agli attivisti. Inizio da Cecilia
Brighi, una esperta di globalizzazione dell'Ufficio Internazionale della
Cisl, che ribatte seccamente: "Purtoppo i contatti voluti dalla
Commissione con i sindacati sui temi della globalizzazione non sono così
spinti come quelli che avvengono con le multinazionali; anzi,
praticamente non esistono." "Signora Brighi, lei ha mai sentito
parlare del S.I.S.?", chiedo a bruciapelo. "No, mai."
"Vi hanno informati dell'esistenza di questo sistema?",
insisto. "Credo di poter affermare con certezza che le
organizzazioni sindacali italiane non siano mai state informate di questo
sistema di consultazione." Il giornalista di Report ha aperto
con la sua inchiesta uno squarcio sul tema delicatissimo
dell’informazione e della sua segretezza che, al di là della retorica
sulla "trasparenza delle istituzioni", resta in realtà un
cardine delle decisioni del potere dominante. Barnard continua:
“L'Italia è lontana da Brussell, e allora torno in Belgio per chiedere
a Friends of the Earth, uno dei più grandi gruppi ambientalisti del
mondo, se almeno loro, che hanno la sede a due passi dalla Commissione
Europea, hanno mai sentito pronunciare il fatidico nome S.I.S. Mi
risponde Alexandra Wandell, e lo fa con grande stupore:
"Sfortunatamente è la prima volta che sento parlare di questo
sistema di consultazione, me lo sta dicendo lei, a noi non l'hanno mai
comunicato”. “ (R)
Che ha detto Prodi di questa Internet segreta
pro-multinazionali? Il presidente della Commissione Europea Romano Prodi - di fronte alle
telecamere di Report - ha negato di essere a conoscenza di questa rete
informativa creata dalla stessa Commissione Europea: "Se esiste
io francamente non glielo so dire, non lo sapevo, non sapevo neanche che
esistessero sondaggi per le imprese, me lo fa vedere lei adesso. Ma se
stesse qui dentro lei vedrebbe quanto dialogo c'è con le organizzazioni
non governative e con i sindacati." Cecilia Brighi, a distanza,
replica con altrettanta sicurezza: "Non c'è ancora nulla, non lo
hanno assolutamente ancora fatto, non c'è nulla, noi non sappiamo quali
sono gli impatti degli accordi già sottoscritti, per esempio in tema di
agricoltura o di occupazione, come per esempio non c'è consultazione sui
temi sociali nel mondo. Tutto questo va costruito in tempi
rapidissimi." (R)
Perché alcuni studiosi della globalizzazione accusano il WTO di
preparare un "colpo di stato globale"? Scrivono due studiosi statunitensi, Brecher e Costello: "Il WTO
(Organizzazione Mondiale del Commercio) è frutto dell''Uruguay round',
una tornata negoziale del Gatt. Il nuovo organismo ridefinisce il 'libero
scambio' come diritto delle imprese di andare dove vogliono, incontrando
il minor numero possibile di ostacoli da qualunque parte essi provengano.
Una simile 'libertà' per le grandi imprese si configura come una
restrizione delle libertà dei governi e dei cittadini. L'istituzione del
WTO rappresenta in effetti un audace colpo di stato globale". (CICG
p.79) In particolare il progetto di esautorare i parlamenti nazionali per
ciò che concerne la globalizzazione economica è stato tentato con il MAI,
ossia il Multilateral Agreement on Investment. Ma per ora è stato
bloccato grazie ad una mobilitazione internazionale.
Cosa prevedeva il MAI per limitare la sovranità nazionale e
l'autonomia dei parlamenti? Il MAI è stato strutturato come un progetto, elaborato con trattative
segrete, volto a limitare la democrazia e i diritti dei cittadini
trasferendo l’autorità decisionale a istituzioni internazionali (WTO,
FMI, Banca Mondiale) che decidono a porte chiuse e che non rendono conto
ai cittadini ma ai poteri economici forti di cui si rendono strumento
esecutivo. “Il trattato MAI spiega Noam Chomsky - è
concepito in modo da produrre un “effetto blocco”, in quanto contiene
norme di “inibizione” e di “adattamento retroattivo”. La norma di
“Inibizione” o “standstill” vieta l’approvazione di ogni legge non
conforme al MAI. La norma di “adattamento retroattivo” prevede che i
governi elimino le leggi già in vigore che siano ritenuti “non conformi”.
I firmatari dell’accordo ne sono vincolati per vent’anni”. Negli
Stati Uniti, continua Chomsky, “il Congresso non era stato informato e
la popolazione petulante l’”arma decisiva” era stata tenuta
accuratamente nell’ignoranza”. Il MAI era il frutto di negoziazioni
segrete, tanto che Jack Straw, ministro laburista inglese, confessò alla
BBC di non averne mai sentito parlare. La scadenza prevista per la firma
del MAI era il 27 aprile 1998. (SNP)
In che modo il MAI è stato bloccato? Un gruppo di attivisti riuscì a procurarsi le carte segrete del MAI e
a pubblicarle su Internet. E i cittadini furono posti nella condizione di
sapere. Coloro che Chomsky definisce come “l’arma decisiva”, ripresero in
mano la sovranità persa e questa "riappropriazione di
sovranità" avvenne grazie all’informazione. Il giornale “Toronto
Globe and Mail” scrisse che i governi europei “non erano in grado di
competere con l’accozzaglia variegata di organizzazioni popolari che
stavano cercando di far fallire il progetto di un’intesa con il solo
ausilio di qualche computer e dell’accesso a Internet”. Sul
“Financial Time” il quotidiano economico più prestigioso del
mondo apparve con il titolo “Network Guerrillas” un articolo
disperato: “Gli accordi del MAI sono stati fatti fallire da orde di
ficcanaso impiccioni”. Gli unici che potevano mettere il naso
legittimamente erano infatti le multinazionali e le loro lobby di
rappresentanza. (SNP)
Che lezione possiamo trarre dalla lotta contro il MAI? La morale che possiamo trarre da storie come questa è semplicissima.
La nuova frontiera della lotta per la democrazia internazionale si gioca
su Internet, sui media e sul terreno dell’opinione pubblica: occorre
creare "orde di ficcanaso" che aprano una breccia nel muro di
segretezza. La "zona rossa" da violare è il segreto che avvolge
i progetti che - come il MAI - intendono espropriare i popoli della
possibilità di conoscere, controllare e decidere.
Cosa puoi fare tu contro la globalizzazione selvaggia? Ed anche tu puoi fare qualcosa per opporti al modello di
globalizzazione portato avanti dai G8, intraprendendo azioni concrete
come il commercio equo e solidale, la finanza etica, il microcredito, le
produzioni agricole biologiche, i gruppi di acquisto solidali, il consumo
critico, le iniziative in difesa dei lavoratori sfruttati, la proposta
della Tobin Tax, la cancellazione del debito estero dei paesi poveri, la
proposta di riforma nel senso di un maggior controllo democratico della
Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e della Organizzazione
Mondiale del Commercio, le Campagne contro il commercio delle armi, per
la bonifica delle mine, la lotta per garantire a tutte le popolazioni il
diritto ad usufruire dei farmaci essenziali, l’impegno per la
salvaguardia della natura, sia per quanto riguarda la tutela
dell’ambiente, sia nell’uso di fonti energetiche pulite e rinnovabili. Le
iniziative contro il G8 sono un mezzo per affermare che “un altro mondo è
possibile”. (SG8)
Fonti e letture consigliate: (CICG) Jeremy Brecher, Tim Costello, "Contro il Capitale
Globale", Feltrinelli, Milano, 1997
(IPDS) AA.VV., "I popoli di Seattle", Limes 3/2001, Gruppo
Editoriale l'Espresso, Milano
(NL) Naomi Klein, "No logo", Baldini&Castoldi, Milano,
2001
(R) Report,
http://www.report.rai.it
(SG8) Scheda G8, a cura di Lilliput Varese, www.vareseinsieme.net/lilliput
(SNP) Noam Chomsky, "Sulla nostra pelle. Mercato globale o movimento globale?", Marco Tropea Editore, Milano, 1999