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"Teppisti e bugiardi" (editoriale di PeaceLink)
"Teppisti e bugiardi"
"Teppisti e pure bugiardi", titola a tutta pagina
"Libero", il quotidiano diretto da Vittorio Feltri del 18
luglio 2001. "Il Times smaschera gli inganni dei giottini: su cibo,
ambiente e ricchezza la Terra sta meglio di prima". E il presidente
degli Usa George Bush, intervistato da "La Stampa" (18/7/2001)
dichiara: "A Genova chi protesta danneggia i poveri".
Veniamo a "Libero" e ai "bugiardi" anti-G8. A pagina
3 un grande schema illustrato (titolato "AMBIENTALISTI
SBUGIARDATI") riporta queste frasi in grandi riquadri grafici:
- Non
stiamo esaurendo l'energia e le risorse naturali.
- Sempre
meno persone nel mondo muoiono di fame.
- La
quantità di cibo pro capite prodotto è in aumento.
- Le
specie animali protette non stanno sparendo a velocità allarmante come
sostengono le associazioni animaliste.
- Non
è vero che le piogge acide distruggono le foreste.
- La
quantità di petrolio e di sostanze chimiche tossiche disperse in mare è
in diminuzione.
- Secondo
quasi tutti gli indicatori statistici, le condizioni di vita dell'umanità
sono in netto miglioramento.
E così via. In realtà l'articolo del Times - a cui Libero si appoggia - è
dedicato solo al Protocollo di Kyoto ed è centrato sulle tesi di Bjorn
Lomborg, un docente di statistica danese che si esprime controcorrente
rispetto al riscaldamento globale e che spiega di essere passato in campo
ambientale da posizioni "filo-Greenpeace" a posizioni
"filo-Bush". Nulla nell'articolo (pubblicato sul Times) fa
riferimento alle altre questioni evidenziate nei riquadri grafici di
Libero. Nessuna statistica viene riportata per dimostrare che i poveri
stanno meglio. Solo una frase di Lomborg: "La quantità di cibo
prodotto pro capite è in crescita". Su questa media uno statistico
come Lomborg non specifica che i poveri oggi mangiano di più. Prodotto
pro capite e consumo effettivo da parte dei più poveri sono concetti
estremamente diversi: possiamo avere "in media" un pollo a
testa e poi c'è chi ne mangia due e chi nessuno. Nelle nazioni ricche c'è
iperalimentazione e si spendono soldi per le diete.
E veniamo alle bugie dei "giottini" (che sarebbero i
contestatori, non i leader del G8) secondo il quotidiano
"Libero". Possiamo cominciare con una "bugia"?
"Vi sono oggi nel mondo più esseri umani che soffrono la fame di
quanti ve ne siano mai stati nella storia dell'umanità, e il loro numero
è in aumento". Questa frase non è di un "giottino" ma
della Commissione Brundtland, la commissione mondiale per l'ambiente e lo
sviluppo, che stilò il rapporto "Our Common Future" (edito nel
1987 da Oxford University Press). "Il numero delle persone che
vivono in tuguri o nelle bidonvilles non si sta riducendo, ma al
contrario è in aumento", si legge nel rapporto il quale documenta
che la stessa tendenza si riscontra nell'accesso all'acqua potabile e
nella disponibilità di impianti sanitari, con conseguente esposizione
alle malattie derivanti da queste carenze. La Banca Mondiale in un
rapporto del 1986 parla di un peggioramento della situazione alimentare
della donne (+14% fra il 1970 e il 1980) le cui carenze da un punto di
vista calorico - sempre secondo la Banca Mondiale (rapporto "Poverty
and Hunger", Washington 1986) - sarebbero destinate a peggiorare
negli anni successivi. Si potrebbe obiettare che sono passati più di 14
anni da quei rapporti. Nel frattempo i poveri hanno mangiato di più o di
meno? Le statistiche negli anni seguenti elaborate della FAO
(l'organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura) sulla
sottonutrizione parlano chiaro: nel periodo 1990-2 nell'Africa Sud
Sahariana i sottonutriti erano 196 milioni; nel 1994-6 erano saliti a 210
milioni. Nel Nord Africa e Medio Oriente - per gli stessi intervalli di
tempo - i sottonutriti sono saliti da 34 a 42 milioni; nell'Asia
Meridionale sono saliti da 237 a 254 milioni. Alcuni miglioramenti
avvenuti stati invece nell'Asia Orientale e Pacifico (da 289 a 258
milioni) e nell'America Latina (da 64 a 63 milioni). La FAO evidenzia che
vi è una stretta relazione tra la capacità di acquistare cibo e la
sottoalimentazione: non a caso il gruppo dei paesi meno sviluppati
"non è stato capace di ridurre il numero assoluto e percentuale dei
propri sottoalimentati dagli anni 1969-71". L'ultimo rapporto FAO
indica dei miglioramenti nella situazione mondiale globale per gli
abitanti del pianeta con più di 300 dollari annui. Ma sotto i 300 dollari
annui le statistiche indicano un aumento della percentuale dei
sottonutriti.
Rispetto ai primi anni ’90 la FAO riscontra una lieve diminuzione nella
percentuale di popolazione sottoalimentata, ma un altrettanto lieve
aumento del numero totale, dovuto all’incremento di popolazione.
Nel complesso della situazione mondiale, dal 1960 al 1997, il 20% della
popolazione più povera è passata dal 2,3% della ricchezza globale
all'1,1% mentre il 20% della popolazione più ricca è passato dal 70,2%
all'86%. Tuttavia questo processo di progressivo aumento della
diseguaglianza fra ricchi e poveri non è stato un trend costante e
ineluttabile. Leggiamo su Global FP (agosto 2001, allegato a La Stampa)
"Nei calcoli di Angus Maddison, noto storico dell'economia, il
divario tra i redditi pro capite delle aree più ricche e quelle più
povere del mondo si era ridotto da 15 a 1 a 13 a 1 nel corso
dell'"età d'oro" del capitalismo moderno, ovvero dal 1950 al
1973. Invece nel periodo dal 1973 a oggi è di nuovo cresciuto fino al
valore di 19 a 1". Anche Maddison non è un "giottino": è
l'autore del rapporto appena pubblicato dall'Ocse "The World
Economy: A Millennial Perspective".
E infine citiamo un passo tratto non dal "Capitale" di Marx ma
dal nono rapporto UNDP-ONU: "Si stima che il costo addizionale per
raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per
tutti, alle cure sanitarie di base per tutti, alle cure mediche per la
procreazione di tutte le donne, ad una adeguata alimentazione per tutti,
ad acqua potabile e al miglioramento delle condizioni igieniche per
tutti, si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi di dollari l'anno: il che
rappresenta meno del 4% della somma concentrata nelle mani delle 225
persone più ricche del mondo".
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it