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guerra per la pace (eterna)



sul sito della CNN

http://www.cnn.com/

potete scaricare il file pdf (si legge con Acrobat Reader) del documento 
del presidente Bush sulla guerra preventiva.
Mi sono permesso di fare un giretto...

sul sito dei DS:

Comunicato stampa

IRAQ: Fassino, "Un primo risultato di chi vuole scongiurare una nuova 
guerra. Chiediamo una iniziativa comune Governo-Ue."

sul sito di AN:


"PER LA DIFESA INVESTIAMO TROPPO POCO"
Luigi Ramponi: "Spendiamo la metà di Francia e Germania"
Da Libero del 18/09/02

Roma. [t.m.] "oggi le spese per la difesa e la sicurezza sono assolutamente 
inadeguate rispeto alla minaccia e a quello che spendono i nostri maggiori 
alleati europei".
Mentre si discute su una possibile partecipazione italiana alla guerra 
contro l'Iraq, Luigi Ramponi, presidente della Commissione difesa della 
Camera (An), ma anche ex direttore del Sismi e generale degli Alpini, 
lancia l'allarme sulle conseguenze che potrebbero avere per le nostre Forze 
armate i recenti tagli alle spese militari decisi in Finanziaria.
"Rispetto al Pil spendiamo in media meno della metà di quello che spendono 
Francia, Germania e Gran Bretagna".
Quindi un'eventuale intervento italiano richiederà un provvedimento ad hoc 
per finanziare la missione?
"Se si manifestassero altre forme violente di terrorismo, o se dovessimo 
essere impegnati in altre operazioni, non c'è dubbio che sarebbero elementi 
che vanno a peggioare la situazione attuale".
Il ministro Martino, rispetto alla richiesta americana di m ille uomini da 
inviare in Afghanistan, ha messo le mani avanti: non possiamo. Siamo 
davvero al limite della disponibilità per le operazioni fuori area?
"A dire la verità abbiamo già raggiunto in passato la cifra di 10mila 
uomini impegnati. Non siamo al limite assoluto ma quasi. Per l'invio di 
altre forze in Afghanistan all'interno di "Enduring freedom", comunque, 
aspettiamo che il ministro riferisca in Parlamento o in Commissione. Allo 
stesso tempo ci auguriamo di ridurre le forze impegnate all'estero, ma non 
c'è dubbio che si vada verso una riduzione delle forze attualmente in 
Bosnia e Kosovo. Le due aliquote è già previsto che calino entro il 2002 e 
il 2003. Si ripiegherà su forze mantenute in Patria ma di pronto intervento 
nel caso la situazione peggiorasse. Sulla quantità dipenderà dall'evolversi 
della situazione".
E' di pochi giorni fa la notizia che il presidente francese Chirac ha 
proposto di tenere fuori dal Patto di stabilità europeo le spese militari. 
Questo che riflesso avrebbe per l'Italia?
"Sarebbe la soluzione ottimale.Ma per noi non è una novità, visto che 
l'abbiamo già proposta in sede europea. Se non consideriamo nel deficit 
quello che spendiamo per la difesa, otteniamo più facilmente il pareggio e 
rimaniamo dentro il Patto fermo restando che ci possiamo permettere il 
lusso di non avere un pareggio reale ma un pareggio che abbia lo 0,5 in più 
di spesa che non è conteggiato nel rapporto tra deficit e Pil".


  sul sito  del Partito Radicale (che da un paio di anni attcacca 
sistematicamente i pacifisti e la Marcia per la Pace) i temi di attualità 
sono la polemica sui crocifissi e la richiesta di democrazia in Vietnam.
sul sito di Forza Italia ho trovato questo: WEEKEND - Italia Oggi: 
terrorismo, gli economisti sono per la guerra preventiva di Giuseppe Pennisi
Italia Oggi di mercoledì 18 settembre 2002 ha pubblicato un articolo di 
Giuseppe Pennisi dal titolo "Terrorismo, gli economisti sono per la guerra 
preventiva" che abbiamo sintetizzato e ti proponiamo.

Nelle piazze italiane, sono iniziate manifestazioni contro le misure 
preventive che, in ottemperanza di delibere delle Nazioni Unite, una 
coalizione di Paesi industriali ad economia di mercato sta probabilmente 
per assumere nei confronti della minaccia di guerra batteriologica e 
nucleare, nonché di attacchi terroristici, da parte dell'Irak. Nelle 
università circolano inviti a firmare appelli contro il Governo Bush ed i 
suoi alleati (in prima fila il Governo Berlusconi) accusati di essere 
guerrafondai ad oltranza.
Pochi sanno che dalla fine degli Anni Sessanta esiste una vera e propria di 
"economia del terrorismo" (e, di converso, di "economia di lotta al 
terrorismo") con cattedre ed istituti di ricerca? La "scuola" nasce, a 
Chicago., nella fase della prima grande ondata di terrorismo, specialmente 
tramite dirottamenti aerei. La guida per diversi lustri William Landes che 
utilizza la micro-economia, la teoria dei giochi e modellizzazioni avanzate 
per sviscerare strategie e tattiche dei terroristi, nonché, quindi, per 
capire come ottimizzare le risposte.
Adesso, il pensatoio più importante l'Università della California del Sud a 
Los Angeles, dove lavora Todd Sandler: in alcuni lavori, l'analisi 
economica del terrorismo viene coniugata con l'economia dell'informazione e 
delle comunicazioni proprio per meglio comprenderne la dimensione mediatica.

Quali le lezioni principali? In primo luogo, il contenimento e lo 
sradicamento del terrorismo - documenta Sandler nei suoi ultimi lavori - 
sono, visti congiuntamente, un "bene pubblico internazionale", un "bene" 
cioè indivisibile, che non può essere fornito da uno solo Paese e di cui si 
beneficia tutta la comunità mondiale; è efficace, soltanto se c'è una 
cooperazione forte tra tutti i Paesi che mettono al bando il terrorismo - 
in breve, un'alleanza tra le maggiori potenze.
In secondo luogo, ciò comporta attaccare le risorse finanziare, economiche, 
infrastrutturali ed umane del terrorismo, non solo bloccando conti sospetti 
ma anche rafforzando la vigilanza nei confronti di "cellule" terroristiche 
dovunque esse siano.
In terzo luogo, è necessaria un'azione duratura e continua (e non sull'onda 
di singoli episodi) in caso di rappresaglia: la scuola economica di Los 
Angeles ha criticato, come inefficace, la tattica israeliana di 
rappresaglie immediate in quanto, nell'arco di poche settimane, le cellule 
si riorganizzano e rafforzano; ha dato un 7 (in una scala di voti da uno a 
dieci) alla strategia adottata da Bush all'indomani dell'11 settembre.

E adesso? A fronte del pericolo di uno Stato che si sta attrezzando per 
diventare "terrorista" a tutti gli effetti ed a livello sia regionale sia 
mondiale, la strategia duratura comprende azioni preventive attuate, in 
modo coordinato, da tutte le Nazioni che aspirino a considerarsi 
protagonisti, non comprimari, della salvaguardia di beni pubblici 
internazionali.
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il resto ve lo lascio.



Ciao
Gabriele

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Gabriele De Veris
Perugia