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La nonviolenza e' in cammino. 312



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 312 dell'8 dicembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, una richiesta di aiuto e consiglio ai miei amici israeliani
2. Ali Rashid, il terrorismo va combattuto in tutte le sue forme
3. Fulvio Vassallo Paleologo, emergenza profughi al Centro Santa Chiara a
Palermo
4. Oggi e domani a Venezia l'editoria di pace
5. Giordano Segneri (a cura di): sintesi degli interventi del seminario su
"Il ruolo delle organizzazioni non governative (ong) nella prevenzione e
gestione delle crisi internazionali" (parte terza)
6. Un epitaffio apocrifo attribuito a Misone
7. I quesiti di Sarchiapone: il golpe della P2, oggi
8. Bianca Guidetti Serra, l'affermazione e la dimostrazione
9. Mary Wollstonecraft: per esempio
10. Adriana Zarri, al di fuori
11. Letture: Giulietto Chiesa, Vauro, Afghanistan anno zero
12. Letture: John K. Cooley, Una guerra empia
13. Letture: Ahmed Rashid, Talebani
14. Riletture: Guenther Anders, L'uomo e' antiquato (I e II volume)
15. Enrique Dussel, L'occultamento dell'"altro"
16. Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa
17. Alcune iniziative di pace di oggi e di domani
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UNA RICHIESTA DI AIUTO E CONSIGLIO AI MIEI AMICI
ISRAELIANI
Carissimi,
molto ho imparato da voi e molto il vostro aiuto ed il vostro consiglio
hanno contato per me in vari momenti della mia vita.
E quindi vi chiedo ancora una volta aiuto e consiglio.
Dobbiamo riuscire a fermare il massacro che mette in pericolo a un tempo
l'esistenza del popolo palestinese, l'esistenza dei cittadini di Israele,
l'umanita' intera.
Lo chiedo a voi: a me sembra, e voi me lo avete insegnato, che occorre
riuscire a far realizzare al piu' presto alcune scelte politiche forti:
- occorre al piu' presto riconoscere lo stato di Palestina su tutta l'area
dei cosiddetti "territori occupati" (i "territori occupati" per antonomasia:
l'opinione pubblica mondiale quasi non avverte piu' l'atrocita' della
situazione che questa espressione descrive);
- occorre garantire la sicurezza dei cittadini e dello Stato di Israele, ed
essa e' evidentemente legata al miglioramento immediato e sostanziale delle
condizioni di vita della popolzione palestinese oggi ridotta in larghissima
parte alla disperazione piu' estrema;
- occorre far  cessare ogni forma di apartheid presente nella politica del
governo israeliano;
- occorre chiedere ed ottenere un impegno dei popoli e degli stati per
sostenere questo processo di pace e di giustizia.
*
Lo sappiamo bene: forse non c'e' uno stato al mondo che non si sia fondato
su un crimine grande. Ma nessuno stato puo' reggersi a lungo se non instaura
condizioni di legalita', se non e' ordinato all'umana civile convivenza.
Lo sappiamo bene: la catena della violenza e' una macchina che si
autoalimenta, e sempre si puo' ritorcere contro altri la responsabilita'
dell'orrore scatenato; ma c'e' un solo modo per spezzare la catena della
violenza, ed e' che una delle parti decida di rinunciare al successivo atto
di violenza, e sulla violenza (sulla propria capacita' di violenza, in primo
luogo) faccia prevalere il principio di legalita', la scelta della
convivenza, il senso di umanita'.
Lo sappiamo: l'attuale premier di Israele e' stato eletto regolarmente,
sicuramente piu' che l'attuale presidente degli Stati Uniti d'America. Ma
gia' nel 1982 una voce autorevole come quella di Primo Levi, all'indomani
dei massacri di Sabra e Chatila chiedeva che i responsabili della politica
israeliana che quell'orrore non avevano impedito, Begin e Sharon, si
dimettessero dalle loro cariche pubbliche.
*
Miei cari,
lo so che voi state facendo molto per la pace e la giustizia, come i nostri
comuni amici palestinesi, e chi e' carente, inadeguato, e quindi ha ben
ragione di sentirsi in colpa e in torto sono invece io, e quelli come me,
che abbiamo la fortuna di vivere nelle aree del privilegio del nord del
mondo e non siamo stati capaci di convincere i nostri governi ad un'adeguata
azione internazionale di pace e di solidarieta', persuasiva ed efficace, con
aiuti e garanzie per la Palestina come per Israele, per il popolo
palestinese come per quello israeliano, come per tutto il popolo di Abramo
nella diaspora, come per tutti gli esuli palestinesi.
Una memoria, una speranza ed un voto credo ci uniscano.
La memoria della Shoah, questo evento che ha spezzato in due la storia
dell'umanita' e dinanzi a cui ognuno e' interpellato, convocato a una
decisione e a un agire affinche' mai piu' possa ripetersi, mai piu'.
La speranza di costruire un mondo nuovo (ovvero: di salvare e migliorare
questo mondo vecchio ma che pure e' l'unico che abbiamo) in cui la dignita'
di ogni essere umano sia riconosciuta, ed ogni essere umano trovi negli
altri esseri umani un conforto.
Il voto di essere noi, nella nostra vita, nelle nostre scelte, nei nostri
gesti, prefigurazione ed inveramento di questo mondo: figura e persona di
un'umanita' solidale di liberi ed eguali, e di eguali perche' diversi, e di
liberi perche' in condivisione.
Per fedelta' alle vittime, per speranza di un comune cammino che sia
altresi' riscatto di tutti, per sentimento di solidarieta' con l'intero
genere umano.
*
Qui e adesso siamo convocato a un impegno comune: fermare le stragi in
Palestina e in Israele, e il primo passo non puo' che essere fatto dalla
parte costituita in ordinamento giuridico che mi sembra essere piu' forte e
piu' in torto in questo complesso ed atroce conflitto: il governo dello
stato di Israele nei confronti del popolo palestinese.
E dunque chiedo a voi se vedo chiaro e se dico bene, e sollecito il vostro
giudizio su queste proposte:
- chiediamo insieme al governo di Israele di non continuare in un terrorismo
che degrada uno stato al livello di un'organizzazione criminale e ne
equipara l'agire a quello tragicamente disumanato dei disperati suicidi
omicidi;
- chiediamo insieme al governo di Israele di riconoscere lo stato di
Palestina e cessare ogni strage, ogni vessazione, ogni occupazione;
- chiediamo insieme al governo di Israele di dichiarare solennemente che al
terrorismo stragista dei gruppi criminali non rispondera' piu' con altro
terrorismo stragista, ma con la scelta della legalita', con la difesa della
sicurezza e della vita di tutti, e con il dialogo e la cooperazione con la
rappresentanza legittima del popolo palestinese;
- chiediamo insieme alla comunita' internazionale degli stati, e quindi
all'Onu come sua rappresentanza piu' ampia, di sostenere gli stati di
Israele e di Palestina con aiuti materiali e garanzie concrete;
- chiediamo insieme all'Onu di dispiegare una forza di pace affinche', per
quanto e' possibile, si prevengano ed impediscano tutte le stragi e le
persecuzioni;
- chiediamo insieme alla societa' civile internazionale di inviare volontari
ed aiuti per garantire a tutti i diritti fondamentali ed impedire a tutti di
esser preda della miseria, della disperazione e del crimine.
*
Ditemi se mi sbaglio, e se mi dovessi sbagliare vogliate credermi che
l'errore mio scaturisce da insufficienza dell'intelletto, non da nequizia
della volonta'.
Un abbraccio.

2. RIFLESSIONE. ALI RASHID: IL TERRORISMO VA COMBATTUTO IN TUTTE LE SUE
FORME
[Ali Rashid e' primo segretario della delegazione palestinese in Italia, ed
e' uomo di grande saggezza e bonta'. Questo intervento e' apparso sul
quotidiano "Il manifesto" del 7 dicembre]
Niente di nuovo sta avvenendo nella terra della Palestina, nel senso che la
storia si ripropone nella sua forma piu' arcaica, stupida e violenta, che
offende la nostra intelligenza e le conquiste che l'umanita' ha accumulato
nel campo della scienza, della letteratura e nella materia del diritto.
E' indescrivibile non solo sul piano del diritto, ma anche di un minimo di
buon senso e di umanita' quello che da anni sta avvenendo sotto gli occhi di
tutti in Palestina, e' una lenta ma inesorabile guerra di annientamento di
un popolo, che ha visto insediarsi al suo posto e nelle proprie terre, case
e proprieta' un altro popolo e uno stato incurante del destino dei
palestinesi, e dove la crescita d'Israele significa di fatto ulteriore
sconfinamento della Palestina fuori della storia e della geografia e lo
spostamento del suo popolo che ha assunto sempre di piu' l'aspetto di un
mucchio di carne umana, viva, ma ingabbiata in spazi chiusi in continua
riduzione.
Ci viene da piangere quando pensiamo a quello che fummo e a quello che
avremmo potuto essere se non avessimo incontrato gli israeliani sul nostro
percorso, e ci viene rabbia e frustrazione quando ci svegliamo dalla nostra
incredulita' e ci rendiamo conto di quello che hanno in programma per il
nostro futuro.
In questa gabbia e' proibito protestare, e' proibito pensare, proibito
tentare ad affrancarsi come avviene in qualsiasi normale prigione. E mentre
il loro stato prospera e si invigorisce, gli spazi della nostra esistenza e
del nostro futuro si riducono sempre di piu'. (Secondo Sharon questi
immaginari confini mobili, a senso unico, non devono avere fine nello spazio
e nel tempo).
In nome di che cosa e di quali principi avviene tutto questo?
In nome di Dio, o di una civilta' superiore di un popolo eletto?
E in nome di che cosa c'e' questo vergognoso ed imbarazzante silenzio che
significa consenso, e in nome di quale principio qualche dotto del diritto
ci fa sapere che l'occidente deve essere comunque e sempre a fianco di
Israele anche quando Israele sbaglia e mette a repentaglio quello che
l'occidente democratico dovrebbe rappresentare in termine di diritto e
legalita'? Si deve uscire da questo ciclo infernale.
Il terrorismo va combattuto in tutte le sue forme. Quello dei poveri perche'
e' il peggiore nemico delle cause che pretende di difendere; e quello degli
stati perche' rappresenta la forma piu' alta e sofisticata per aggirare la
legalita' e forzare il diritto per servire i propri interessi e perche'
cosi' facendo spinge altri, con meno mezzi e strumenti, ad imboccare la
stessa strada sbagliata. Che a qualcuno sembra una scorciatoia, ma in
realta' mina nelle fondamenta la societa' che lo pratica e lo subisce.
Che cosa bisogna aspettare per capire a cosa mira Sharon se e' stato lui
stesso a dirlo in diversi occasioni e nelle forme piu' chiare e solenni
possibili?
Lo ha detto nel suo programma elettorale, lo ha fatto con la sua passeggiata
sulla spianata della moschee, con l'aggravante di trasformare il conflitto
in una guerra di religione e rafforzare in seno alle due societa' il peso e
la cultura dei movimenti integralisti. Lo ha fatto quando ha dichiarato di
considerare l'accordo di Oslo come lo sbaglio strategico piu' grande che
Israele abbia mai commesso.
Lo fa tutti i giorni quando trasforma la vita quotidiana di tutto il popolo
palestinese in un inferno permanente, in un'impresa impossibile e in una
continua umiliazione, lo fa quando colpisce l'Autorita' nazionale
palestinese nella sua credibilita' e autorevolezza per trasformarla in un
strumento di repressione contro il suo popolo senza essere disposto a
prendere in considerazione anche una minima parte dei suoi legittimi diritti
ed aspirazioni.
Anche noi palestinesi abbiamo molta strada da fare. A prescindere da Israele
e dalla sua politica, il nostro compito e' quello di non scivolare in quella
che potrebbe sembrare la scorciatoia della repressione come mezzo unico per
fronteggiare il terrorismo,scorciatoia sbagliato che porta alla guerra
civile che e' l'obbiettivo di Sharon. Anche a costo di andare a parlare ai
palestinesi uno ad uno sulla gravita' della situazione, dicendo loro che
questo conflitto puo' essere vinto solo con la pazienza e la ragionevolezza
anche quando sembra impossibile poterle mantenere. Il nostro popolo ha
dimostrato un senso di responsabilita' e tenacia anche in momenti peggiori,
e ristabilire con esso di nuovo un rapporto di fiducia che era venuto meno
negli ultimi anni deve diventare un obiettivo primario.
Dobbiamo poter diffondere di nuovo la speranza per un futuro piu' bello e
meno squallido di quello che promette Sharon (in attesa che venga processato
come criminale di guerra), sperando che nel frattempo si impegni ancor piu'
la parte migliore della societa' israeliana e delle comunita' ebraiche se
non vogliono portare il senso della vergogna per tutta la loro vita per
quello che Israele sta facendo di noi.
Sono certo che non sara' vana la nostra attesa di un intervento piu'
determinato della comunita' internazionale spinta da decine di iniziative
promosse dalle forze piu' vive delle societa' democratiche per difendere un
popolo che viene calpestato nella sua dignita'.

3. APPELLI. FULVIO VASSALLO PALEOLOGO: EMERGENZA PROFUGHI AL CENTRO SANTA
CHIARA A PALERMO
[Questo appello e' del 4 dicembre. Fulvio Vassallo Paleologo e' un giurista
impegnato nella solidarieta' con i migranti e nel Consorzio Italiano di
Solidarieta'. Per contatti: fulvassa@tin.it]
Da oltre un mese il Centro Santa Chiara di Palermo ospita trenta richiedenti
asilo sudanesi, dopo che questi, una volta sbarcati a Lampedusa e la'
trattenuti nel centro di transito in attesa del trasferimento ad Agrigento,
insieme ad altri connazionali, erano stati rilasciati dalla questura di
quella citta', con l'invito di recarsi a Palermo.
Nel frattempo, il magistrato di Agrigento ha annullato i decreti di
espulsione di coloro i quali si sono rivolti tempestivamente allo sportello
legale del Centro Santa Chiara di Palermo. A molti altri e' rimasto invece
il decreto di espulsione e si trovano adesso sparsi in diverse strutture
siciliane, o si sono allontanati dalla nostra regione, portandosi dietro
soltanto il decreto di espulsione.
Da circa trenta qiorni queste persone sono vestite e sfamate grazie
all'impegno dei volontari del centro Santa Chiara, ed un gruppo di ragazzi
del Forum sociale siciliano sta insegnando loro i primi rudimenti della
lingua italiana.
La situazione economica del centro Santa Chiara non consente piu' il
mantenimento di tutte queste persone - che per legge non possono lavorare -
in attesa del permesso di soggiorno definitivo. Le istituzioni locali sono
rimaste sorde ad ogni appello rivolto da padre Meli ed addirittura la locale
prefettura ha escluso categoricamente ogni forma di supporto perche' il
centro Santa Chiara non e' una struttura convenzionata inserita nel progetto
nazionale asilo (PNA) o legata ad altro titolo alla prefettura in base ad un
diverso rapporto convenzionale.
Ad oggi la prefettura non ha neppure erogato il contributo di prima
assistenza previsto dalla legge a favore dei richiedenti asilo, e queste
trenta persone rimangono cosi' anche nell'impossibilita' di lasciare
Palermo, o di mantenersi autonomamente.
Di fronte a questa situazione devastante per l'esistenza di individui gia'
duramente provati dalla fuga dal loro paese, situazione che peraltro mette a
rischio lo svolgimento di altre attivita' del centro a favore degli
immigrati, esposti al rischio di non potere sopravvivere autonomamente nel
nostro paese, lanciamo un ulteriore appello perche' enti pubblici e privati
contribuiscano al mantenimento di queste persone almeno fino a quando la
prefettura non concedera' loro il sussidio previsto dalla legge.
Rivolgiamo un invito ai responsabili nazionali del Progetto nazionale asilo
perche' considerino la richiesta del centro Santa Chiara per un rimborso
almeno parziale delle spese sostenute: fino ad oggi oltre sei milioni.
Chiediamo alla segreteria centrale del Progetto nazionale asilo una verifica
delle condizioni di operativita' e di accoglienza dei tre centri finanziati
in Sicilia, ed in particolare nella provincia di Palermo, dove la struttura
e' affidata ad enti che in precedenti occasioni ed anche adesso di fronte
all'emergenza, non hanno offerto alcuna effettiva disponibilita'.

4. INCONTRI. OGGI E DOMANI A VENEZIA L'EDITORIA DI PACE
[Si svolge oggi e domani a Venezia il "Fondaco di Venezia, primo salone
dell'editoria di pace": l'ente promotore e' la Fondazione Venezia per la
Ricerca sulla Pace (per contatti: San Polo 2160, 30125 Venezia, tel.
0412440106, e-mail: veripa@iol.it. "Fondaco di Venezia" fa parte del
progetto Iride, di cui e' responsabile per la Fondazione Giovanni Benzoni,
cell. 3282517362. La segreteria fieristica e' di Veneziafiere, tel.
041714066, fax 041713151, internet: www.veneziafiere.it. La sede del salone
e' presso il Fondaco dei Tedeschi, San Marco 5554, Rialto, 30124 Venezia,
l'orario: 10-18,30, l'ingresso e' ovviamente gratuito]
Gli editori e le riviste, le associazioni, i movimenti presenti al primo
salone dell'editoria di pace, partecipano della comune esigenza di rendere
maggiormente noto il prodotto di un loro lavoro, mai adeguatamente
conosciuto.
Diversi per attesa, ispirazione, diffusione nel territorio, attendono un
confronto reciproco, una possibilita' di incidere piu' attivamente nel
tessuto, non sempre permeabile, della nostra societa'.
L'esposizione dei libri e' accompagnata d auna serie di iniziative di
riflessione secondo il seguente programma.
*
Sabato 8 dicembre
- ore 10-10,15, Loggiato primo piano: inaugurazione del Fondaco di Venezia;
saluti: Paolo Cacciari, assessore al Centro  Pace e alle politiche giovanili
del Comune di Venezia; Bruno Moretto, assessore all'Associazionismo,
Assistenza alle Persone della Provincia di Venezia; Maurizio Cermel,
Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace; Edoardo Parri, Poste italiane.
- ore 10,15-11,45, Loggiato primo piano: presentazione dell'Annuario della
Pace: coordina Salvatore Scaglione; intervengono Antonio Gambino,
giornalista, esperto di questioni internazionali; Eugenio Melandri,
direttore di Solidarieta' Internazionale; Elisabetta Noli, vicepresidente di
Amnesty International Italia.
- ore 11,30-13, piano terra: Educare ai diritti umani: presentazione del
volume "Un paese tutto nuovo ed altre storie ", Edizioni cultura della pace;
a cura del Coordinamento Minori, interviene Innocenza Indelicato.
- ore 11,45-13, Loggiato primo piano: presentazione del volume "Lo Zen alla
guerra" di Brian Victoria, Sensibili alle foglie; coordina Federico Allegri,
intervengono Roberto Mander e Nanni Salio.
- ore 14,30-16, piano terra: "La promessa della pace mondiale": a cura
dell'Assemblea spirituale nazionale dei Baha'i d'Italia; coordina Fabio
Biliotti, intervengono Julio Savi e Lucia Ricco.
- ore 15-16, Loggiato primo piano: presentazione del volume "L'onnipotenza
povera di Dio" di Daniele  Garota, Edizioni Paoline; conversano con l'autore
Piero Martinengo e Lucia Scrivanti.
- ore 16-17, loggiato primo piano: resentazione del volume "Giuseppe
Dossetti, il circuito delle due parole", a cura di Orioldo Marson e Roberto
Villa, Nuova Dimensione; ne discutono con il curatore Roberto Villa Gianni
Manziega e Giovanni Vian.
- ore 16-16,30, piano terra: presentazione del volume "Allah e la guerra",
Malatempora; interviene Angelo Quattrocchi.
- ore 16,30-17, piano terra: presentazione del volume "Per un' economia dal
volto umano" di D. De Simone, Malatempora; interviene l'autore Domenico De
Simone.
- ore 17-18,30, loggiato primo piano, presentazione del volume "Alla
confluenza dei due mari. Un cristiano incontra l'islam" di Thomas Michel
s.j., Cipax; l'autore, presentato da Giorgio Piacentini, risponde alle
domande di Muhammed Nuor Dachan, presidente dell'Unione  delle comunita' ed
organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii) e del pubblico.
*
domenica 9  dicembre
- ore 10-11,30, loggiato primo piano: presentazione del volume "Simone Weil:
incontri libertari", Eleuthera Editrice, a cura di Maurizio Zani; con il
curatore ne discutono Michele Bertaggia e Giuseppe Goisis.
- ore 10-11,30, piano terra: convegno su "informazione e pace". Coordina
Fabrizio Tonello, intervengono Mauro Chiereghini, Antonello Mangano, Enrico
Peyretti, Massimo Tesci;
- ore 11,30-13, piano terra: presentazione del volume "Favole curde ovvero
l'astuzia degli animali", a cura di Mirella Galletti e Kawa Goron,
Campomarzo Editore; Giampietro Berlingeri conversa con Mirella Galletti,
curatrice del volume.
- ore 12-13, loggiato primo piano: presentazione del catalogo di "One by
One" e proiezione del video a cura de La Rete di Indra; Roberto Mander
conversa con Carola Cohn Robitsher, sopravissuta ai campi nazisti.
- ore 14,30-16, piano terra: convegno su "finanza e pace". Coordina
Francesco Indovina; intervengono Francesco Bocciato, Maurizio Donadelli,
Franco Rigosi.
- ore 15,30-17, loggiato primo piano: presentazione del volume
"L'imperialismo dei diritti umani. Caos o giustizia nella societa' globale",
di Antonio Gambino, Editori Riuniti; con l'autore ne parlano Giovanni
Brancalion e  Laura Picchio Forlati.
- ore 16-18, piano terra: presentazione dei libri di Peacelink: dalla rete
alla carta; interviene Olivier Turquet.
- ore 17-18,30, loggiato primo piano: presentazione del volume "La preghiera
semplice di Francesco", di L. Boff, Cittadella Editrice; intervengono
Gabriella Cecchetto e Giancarla Codrignani.

5. RIFLESSIONE. GIORDANO SEGNERI (A CURA DI): SINTESI DEGLI INTERVENTI DEL
SEMINARIO SU "IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (ONG) NELLA
PREVENZIONE E GESTIONE DELLE CRISI INTERNAZIONALI" (PARTE TERZA)
[Concludiamo la pubblicazione delle sintesi, curate da Giordano Segneri,
degli interventi tenuti al seminario organizzato dal Ministero degli Affari
Esteri e dal Centro Studi Difesa Civile su "Il ruolo delle ong nella
prevenzione e gestione delle crisi internazionali" il 25 giugno scorso
presso l'Istituto Diplomatico "Mario Toscano" di Villa Madama, a Roma.
Ringraziamo Giordano Segneri (giowest@libero.it) per avercele inviate.
Abbiamo gia' pubblicato giorni fa sia le considerazioni conclusive sul
convegno di Francesco Tullio e Giordano Segneri del Centro Studi Difesa
Civile di Roma (una delle piu' qualificate esperienze in questo ambito di
ricerche), sia le sintesi degli interventi della prima e della seconda
sessione del seminario]
Intervento di Roberto Toscano, capo dell'Unita' di Analisi e Programmazione
del Ministero degli Affari Esteri (sintesi dell'intervento non rivista dal
relatore).
Per una prevenzione efficace, Toscano afferma che debbano essere messi in
campo tutti gli strumenti a disposizione, siano essi commerciali, economici
e politici. Bisogna pero' tener presente che introducendo meccanismi di
sviluppo spesso si rischia di diventare causa di conflitti perche' si
destabilizza una situazione che puo' essere, anche se precaria, comunque
stabile. E' inoltre vero che l'impoverimento (e non la poverta') e' causa di
conflitti. Tutte queste considerazioni e le analisi fatte fino ad ora devono
farci pensare, osserva il Ministro, che non prevenire e' irrazionale.
Sottolinea come vi sia qualche segno di cooperazione e di avvicinamento tra
ong e istituzioni, nonostante alcune divergenze non siano state superate.
*
Intervento del consigliere Spinedi, Capoufficio I, DGCS, Ministero degli
Affari Esteri, "Il rapporto tra lotta alla poverta' e prevenzione dei
conflitti" (sintesi dell'intervento non rivista dal relatore).
Il Consigliere Spinedi analizza le seguenti difficolta' delle attivita'
preventive:
- Individuazione di partners, autorita', interlocutori  idonei, validi e
seri  in loco;
- Minimizzazione dei danni dell'intervento di una parte esterna che potrebbe
fungere da  destabilizzatore, attraverso programmi ragionati;
- Ci si muove ancora in un'ottica solo di progetti che non assicura sempre
un lavoro coerente di programmazione.
E' necessario quindi elaborare strumenti idonei per agire in situazioni di
crisi, che abbiano la capacita' di favorire la realizzazione delle seguenti
prerogative:
- Accesso al lavoro, alla terra, al credito, ai servizi sociali;
- Accesso alla partecipazione (giustizia);
- Decentramento (devolution);
- Accesso all'educazione e alla salute;
- Rispondere in maniera adeguata al bisogno di sicurezza.
Fondamentale in questa opera e' la partecipazione di entrambi i generi, uomo
e donna, come garanzia di un migliore impegno per lo sviluppo.
*
Intervento di Carlo Tassara, Associazione Nazionale delle ong, "Le ONG come
strumento di sviluppo e di prevenzione dei conflitti" (sintesi
dell'intervento non rivista dal relatore).
Osserva come le tre componenti della gestione delle crisi non siano sempre
successive: prevenzione, gestione e post-bellico. Analizza come esista il
problema di trovarsi nell'emergenza e dover lavorare anche per il lungo
periodo (ad esempio attraverso l'istruzione). Questo ed un'altra serie di
elementi, sono gia' presenti nel documento DAC-OCSE, insieme all'idea della
consultazione con altri soggetti non istituzionali e della diplomazia della
societa' civile.
Tassara osserva come la contaminazione tra istituzioni e ong sia andata
positivamente avanti (ad esempio la UNDP ha ripreso riflessioni decennali
dalle ong).
A questo punto, tenendo conto delle analisi fatte e delle convergenze
incontrate, bisogna passare ai fatti, pena il rischio di uno svuotamento dei
concetti e delle istanze migliorative ormai assunte, come ad esempio
successe con la UE, che ritiro' ECHO dai Balcani per pio' di un anno,
creando un tangibile vuoto, oppure un'assenza operativa di "linking" a
Bruxelles tra gli uffici o nei finanziamenti. Una collaborazione importante
e permanente tra ong e Ministero degli Affari Esteri, suggerisce Tassara,
potrebbe essere costituita da "osservatori permanenti sulle crisi
complesse", come e' avvenuto in Spagna.
*
Intervento di Umberto Triulzi, Ipalmo (sintesi dell'intervento non rivista
dal relatore).
Il prof. Triulzi esamina i problemi legati al lavoro nelle aree di crisi,
alcuni dei quali sono individuati in:
- Grande quantita' di organismi e poca coordinazione;
- Metodi non sempre sincronici;
- Politiche che spesso soffrono di incoerenza.
Grandi sforzi devono essere fatti nella direzione di migliorare questi
deficit, e nella prevenzione che puo' evitare il conflitto violento.
Sottolinea la debolezza delle grandi istituzioni nel percepire i cambiamenti
e le esigenze delle popolazioni e situazioni, cosa che le ong sono in grado
di cogliere. Necessaria e' una loro adeguata formazione che, permettendo
nuove capacita' professionali, renderebbe ogni intervento piu' efficace e
costruttivo.
*
Intervento di Mario Giro, Comunita' di Sant'Egidio (sintesi dell'intervento
non rivista dal relatore).
Sostiene l'idea che risoluzione dei conflitti e sviluppo vadano legate, in
quanto una funzionale all'altra. Nella considerazione che sia da parte delle
istituzioni che delle ong vengono commessi errori, puo' essere trovata una
sinergia di cui si sente il bisogno, nello sforzo di valorizzare le qualita'
di entrambi migliorandone le capacita'. Le ong per esempio non sempre
tengono conto del loro impatto sulle popolazioni in situazioni di crisi,
cosi' hanno notevolmente contribuito a "drogare" l'economia del Kosovo
attraverso una presenza massiccia, spesso scoordinata e mal distribuita sul
territorio. Importante per le loro operazioni e' la gestione del tempo, del
rapportare i progetti alle reali esigenze di realizzazione, sia per una
efficace opera di prevenzione che di riabilitazione post-conflitto.
Sottolinea come non esista in realta' un modello per la soluzione dei
conflitti da proiettare in ogni tentativo di confidence-building, ma come si
sperimenti di volta in volta, perche' ogni situazione e' indipendente dalle
altre, e impone nuovi approcci strategici e formule consigliate dalla
contingenza e dal buon senso.
*
Intervento di Paolo Cereda, Caritas.
Cereda sottolinea le caratteristiche principali del sistema-Caritas:
- presenza sul campo prima, durante e dopo un'emergenza, una crisi,
un'operazione umanitaria o un processo di sviluppo: per "ricostruire il
tessuto sociale", dentro un processo politico e socio-economico che e' un
continuum lungo la direttrice emergenza-riabilitazione-sviluppo;
- capillarita' di sistema: logistica, comunicazioni, analisi del territorio,
anche in funzione di prevenzione e "allerta precoce";
- attenzione agli "ultimi della fila" - i poveri, i gruppi vulnerabili:
rifugiati, sfollati, malati di Aids, prigionieri, bambini-di-strada,
bambine-madri.
Finalita' e' la realizzazione di un processo che vuole ri-umanizzare le
relazioni, cercando non solo di "salvare i corpi" ma anche il sistema di
rapporti sociali (il volto dell'altro, direbbe Levinas), e il territorio
dove questi rapporti si vivono e si agiscono.
Cereda evidenzia inoltre i rischi dell'umanitarismo, come:
- collateralismo e organicita' a un sistema che "produce i poveri e gli
esclusi dal banchetto";
- gestione umanitaria dell'esclusione e dello sradicamento, delle migrazioni
forzate.
I rifugiati e i campi-profughi sono ormai le icone del nostro tempo.
Oggi il nuovo slogan e' il "quadro di riduzione della poverte'", versione
umanitaria dei SAP, i programmi di aggiustamento strutturale. Non si parla
piu' di sradicamento della poverta', di giustizia sociale, di
redistribuzione dei beni e delle risorse del Creato, mentre crescono in
molte parti della nostra terra le "persone inutili" - cosa sono gli abitanti
di Kakuma (campo di rifugiati permanente a nord del Kenya) se non inutili,
senza-lavoro, senza-potere, senza-terra? Si devono gestire gli esclusi: una
gestione sempre piu' poliziesca e carceraria della poverta' e dei poveri.
Contenimento/cantonamento dei poveri.
Forse dovremmo porci domande vere a cui cercare di dare vere risposte: i
nostri sforzi umanitari, di cooperazione, toccano le strutture profonde del
potere e della poverta', le ong dovranno scegliere solo tra queste due
alternative: fare i mercenari del villaggio globale o guardiani dei ghetti?
Che in fondo sono due facce della stessa medaglia.
*
Intervento di Mauro Cereghini, Osservatorio sui Balcani (sintesi
dell'intervento non rivista dal relatore).
Il mondo non governativo, osserva Cereghini, ha iniziato ad occuparsi di
politica estera nel tentativo di adoperarsi alle trasformazioni dei
conflitti internazionali, e questa esigenza nasce dalla constatazione che le
organizzazioni statali da sole non sono piu' in grado di affrontare nuovi
conflitti e guerre; i conflitti odierni, infatti non sono solo dal centro
alla periferia, ma sempre piu' spesso nascono e si evolvono nelle periferie.
A cio' non segue una "invasione di campo" delle ong nella sfera governativa,
perche' ognuno degli attori (diplomazia ufficiale, ong, militari,
organizzazioni internazionali), ha ruoli diversi e specifici.
Gli strumenti operativi per un migliore funzionamento di chi fa prevenzione
e gestione dei conflitti possono essere riassunti in questi aspetti:
- Un piu' efficace coordinamento tra diversi ma alla pari;
- Un migliore utilizzo delle risorse disponibili;
- Una integrazione dei concetti di pace e sviluppo;
- Investire sulla formazione, particolarmente sull'aspetto di relazione e
comunicazione, fondamentali per un efficiente lavoro di mediazione e
confidence-building.
*
Intervento di Gianni Rufini, Voice (sintesi dell'intervento non rivista dal
relatore).
Afferma che l'aiuto umanitario sostituisce ex-post l'incapacita' della
politica di trasformare in modo nonviolento i conflitti. L'aiuto umanitario
funziona allora solo se sganciato dalla dimensione politica (solo cio'
garantisce imparzialita' e terzieta'), ma la risposta degli Stati alle loro
incapacita' viene data con il mettere insieme i diversi attori, generando lo
snaturamento delle ong, ovvero deviando la loro autonomia e separazione
dalla politica degli Stati.
Il problema della grande carenza di risposte politiche ai conflitti spesso
innesca la cosiddetta "trappola umanitaria", ovvero fornire aiuti al posto
di strategie. Inoltre il succedersi delle crisi e la grande disponibilita'
di risorse per gli aiuti umanitari  spingono le ong a fare aiuto umanitario,
anche se nate per dedicarsi ad altro (prevalentemente a sviluppo e
prevenzione dei conflitti). Rufini sottolinea la necessita' di sganciare
"bisogno/emergenza" da "programmazione": bisogna fare pressione politica
sulle istituzioni affinche' pongano nell'agenda delle priorita' l'impegno
per politiche di sviluppo a lungo termine. A questo fine si puo' osservare
come il 90% del totale delle aree di crisi (escluse quelle per motivi di
calamita'), sia rappresentato da situazioni di crisi "croniche".
Evidenzia inoltre la debolezza intrinseca del livello politico e le sue
schizofrenie (ad esempio il  Kosovo, a lungo dimenticato per poi diventare
un "quick fix"), oppure, nell'ambito della UE, il documento della
Commissione "Linking Relief, Rehabilitation and Development" del 1996, poi
rimasto inapplicato; a cio' e' seguito dopo tante pressioni nel 2001 un
documento che non offre alcuna soluzione.
L'atteggiamento delle istituzioni nazionali e internazionali verso le ong
rischia di concretizzarsi nei seguenti punti: o governare il non
governativo, o applicare quello che Rufini definisce il metodo "Lamy", cioe'
far discutere la societa' civile per dar vita nel frattempo al "fatto
compiuto".
Mette in risalto i limiti per trovare soluzioni efficaci in una realta',
quella delle crisi internazionali, in cui gli interessi dei vari attori, le
differenze di prospettive e culturali rendono una sinergia difficile.
*
Intervento di Francesco Tullio, Presidente del Centro Studi Difesa Civile,
Universita' di Perugia.
Il prof. Tullio, conclude ribadendo la necessita' di un dialogo e di una
sinergia tra istituzioni ed ong, di cui questa conferenza ha voluto dare un
primo segnale. Importante inoltre e' la ricerca che il Ministeri degli
Affari Esteri ha commissionato al Centro Studi Difesa Civile, nella quale
viene studiata la trasformazione dei conflitti in aree di crisi, attraverso
un'analisi dell'operato delle ong italiane. Tutti passi, questi, in
direzione di una maggior consapevolezza dell'importanza della prevenzione
dei conflitti e di una piu' capace gestione degli stessi. Il prof. Tullio
sottolinea l'importanza della costituzione dei Corpi civili di Pace (o
Caschi Bianchi), in discussione presso il Parlamento Europeo, e la priorita'
di una adeguata formazione dei membri delle ong, ma anche degli obiettori di
coscienza. Questi ultimi, infatti, possono contribuire a prevenire quei
conflitti interni al nostro paese, e possono contribuire in maniera
determinante al compito importantissimo di far crescere in maniera armonica
il tessuto sociale, svolgendo attivita' fondamentali dal punto di vista
sociale, culturale e di solidarieta'.
Inoltre afferma la necessita' di costituire in Italia un Istituto
Internazionale di Ricerca sui Conflitti e la Pace secondo la proposta del
MIR di Padova, che segnerebbe un significativo passo in avanti qualitativo
nella ricerca e nella formazione che va a migliorare i risvolti pratici
delle azioni di gestione e prevenzione dei conflitti. Questo centro,
infatti, creerebbe una rete tra i vari organismi, le istituzioni (Murst), le
universita', le ong, e oltre a permettere sviluppi nella ricerca,
realizzerebbe, ad esempio, valutazioni sull'impatto delle ong e degli
organismi nelle operazioni di pace, in modo da correggere gli eventuali
"effetti collaterali" delle missioni.
Nota come vi sia una sensibilita' interna alle istituzioni relativamente a
queste tematiche, che ben fa sperare per collaborazioni, interazioni
sinergiche e politiche comuni per affrontare e prevenire i conflitti.

6. UN EPITAFFIO APOCRIFO ATTRIBUITO A MISONE
["In un altro luogo B. menziona un saggio greco di nome Misone, e dice che
egli gode della rara fortuna d'essere annoverato tra i Sette Sapienti,
qualora il numero di questi venga portato a quattordici", cosi' Victor
Eremita nell'avvertenza che apre Enten-Eller]

Soave Dafne, dolce pulcettina
Aminta tuo giammai non trovo' pace
ma non amor lo strusse, e se qui giace
causa ne fu chi semino' la mina.

7. I QUESITI DI SARCHIAPONE: IL GOLPE DELLA P2, OGGI
Ci e' grato porgere al colto e all'inclita il quesito seguente: e' il
cavalier Berlusconi Silvio che adempie, sia pur con un ritardo di decenni, i
desiderata del signor Gelli Licio della cui lieta brigata ebbe a far parte
in quella provetta gioventu'; o e' il signor Licio Gelli che a furia di
formulari esoterici e rituali occultistici aveva avuto precognizione di
quanto decenni dopo il suo giovine adepto avrebbe realizzato?
Al lettore che prediliga la seconda risposta crediamo debba farsi omaggio di
tessera della P2 o a scelta di kit da apprendista stregone (ma sembra
doveroso suggerire di scegliere la tessera, che come e' noto pare dia
diritto a svariati prestigiosi privilegi); al lettore che prediliga la prima
consigliamo di non dirlo in giro.
*
Postilla: si', consigliamo di non dirlo in giro: dovesse il parlamento - il
cielo non voglia - approvare in velocita' e in allegria una leggina ad hoc
per imporgli, che so, l'applicazione dello stivaletto malese, o della
vergine di Norimberga, o altre piacevolezze del repertorio - del repertorio,
s'intende, dell'elevata cultura giuridica di cui chi e' oggi al governo si
pregia esser campione.

8. MAESTRE. BIANCA GUIDETTI SERRA: L'AFFERMAZIONE E LA DIMOSTRAZIONE
[Da Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino,1977, vol. I, p. X]
Il significato della loro vita credo sia proprio questo: l'affermazione e la
dimostrazione del valore e della portata della partecipazione dal basso, che
si caratterizza e si qualifica per la fedelta' al proprio patrimonio ideale
e al contempo per l'attenzione ai problemi immediati e concreti, per il
rispetto delle grandi ma anche delle piccole cose, per la tenacia di anni di
lavoro, di sacrificio spesso solo apparentemente modesto, giorno dopo
giorno.

9. MAESTRE. MARY WOLLSTONECRAFT: PER ESEMPIO
[Da Mary Wollstonecraft, I diritti delle donne, Editori Riuniti, Roma 1977,
p. 86. Mary Wollstonecraft Godwin (1757-1797), scrisse il libro da cui e'
tratta questa frase nel 1791]
Un esercito permanente, per esempio, e' incompatibile con l'esercizio della
liberta'.

10. MAESTRE. ADRIANA ZARRI: AL DI FUORI
[Da Adriana Zarri, Erba della mia erba, Cittadella, Assisi 1981, 1984, p.
161]
Uno e' al di fuori della storia quando e' al di fuori della propria
umanita'.

11. LETTURE. GIULIETTO CHIESA, VAURO: AFGHANISTAN ANNO ZERO
Giulietto Chiesa, Vauro, Afghanistan anno zero, Guerini e associati, Milano
2001, pp. 174, lire 26.000. Una introduzione di Gino Strada (a Emergency
sono destinati i diritti d'autore del libro), un ampio saggio di Giulietto
Chiesa, ed alcune corrispondenze giornalistiche dello stesso Chiesa e di
Vauro, alcune accurate schede e vario materiale iconografico. Utile.

12. LETTURE. JOHN K. COOLEY: UNA GUERRA EMPIA
John K. Cooley, Una guerra empia. La Cia e l'estremismo islamico, Eleuthera,
Milano 2000, pp. 400, lire 35.000. Un lavoro giornalistico di accurata
documentazione; l'autore, giornalista e saggista, lavora attualmente per la
ABC News. Un libro da leggere, per avere un quadro di alcune delle decisive
scaturigini della situazione attuale: come l'agenzia di spionaggio
statunitense ha avuto un ruolo fondamentale nel creare il terrorismo
islamista (ma c'e' anche molto altro).

13. LETTURE. AHMED RASHID: TALEBANI
Ahmed Rashid, Talebani, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 320, lire 30.000. "Il
miglior libro sull'Afghanistan", suona il giudizio di Gino Strada sulla
fascetta di lancio del volume. E ci sembra sia vero. L'autore e' un
prestigioso giornalista pachistano che collabora con le principale testate
internazionali sui temi dell'Asia centrale e segue il conflitto afghano
dagli anni '70, e' stato lungamente l'unico giornalista accreditato in quel
paese, e nel corso dei decenni ha intervistato personalmente tutti i
principali protagonisti nell'area del conflitto.

14. RILETTURE. GUENTHER ANDERS: L'UOMO E' ANTIQUATO (I E II VOLUME)
Guenther Anders, L'uomo e' antiquato [volume primo], Il Saggiatore, Milano
1963, pp. 324; e Guenther Anders, L'uomo e' antiquato [volume secondo],
Bollati Boringhieri, Torino 1992, pp. 436. Possiamo dirlo? Guenther Anders
e' uno dei nostri autori in senso forte, uno di quelli che - cosi'
nell'etimo - effettualmente "aumentano", alimentano la conoscenza, dunque la
coscienza e quindi la dignita' umana; uno di quelli cui riconosciamo una
"auctoritas", la cui parola vale, e vale molto.

15. RILETTURE. ENRIQUE DUSSEL: L'OCCULTAMENTO DELL'"ALTRO"
Enrique Dussel, L'occultamento dell'"altro", La Piccola, Celleno (VT) 1993,
pp. 230, lire 30.000. Il volume raccoglie una serie di conferenze tenute da
Dussel a Francoforte e a Napoli e le ordina in un compatto rigoroso discorso
di vivezza, acutezza e profondita' straordinarie. Enrique Dussel e' il
fondatore della "filosofia della liberazione" latinoamericana, ed e' uno dei
piu' grandi e dei piu' veritieri pensatori viventi. Chi non ne avesse ancora
letto le opere lo faccia. E' un buon consiglio.

16. RILETTURE. UMBERTO SANTINO, GIOVANNI LA FIURA: L'IMPRESA MAFIOSA
Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa, Angeli, Milano 1990,
pp. 632, lire 45.000. E' uno dei capolavori in questo ambito di studi. Un
modello di analisi complessiva fondata su una ricerca empirica di
straordinaria ampiezza e profondita' ed una strumentazione teorica
insuperata. Undici anni dopo (e dopo cosi' tante cose) ci pare ancora un
riferimento fondamentale e un punto di partenza per chiunque voglia
impegnarsi contro i poteri criminali. Gli autori lavorano nel Centro
Impastato di Palermo, di cui Umberto Santino (in questo ambito di ricerca
scientifica e di impegno civile il piu' grande studioso vivente) e' il
fondatore e il presidente.

17. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DI OGGI E DOMANI
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Sabato 8 dicembre
- in Turchia: il Comitato Kurdistan Firenze che si e' fatto promotore di una
campagna d'adozione a distanza di familiari di detenuti politici sara' in
Turchia dal 7 al 10 dicembre. "Dopo gli eventi dell'11 Settembre in Turchia
c'e' un clima di terrore. Si ripetono gli omicidi politici e le stragi da
parte della polizia turca. A causa di questo clima non possiamo piu'
contattare i familiare dei detenuti per telefono e da due settimane non
rispondono piu' neanche alle e-mail. Andiamo quindi a vedere come stanno ed
a raccogliere testimonianze sui recentissimi massacri avvenuti ad Istanbul
ad opera delle forze dell'ordine. Facciamo appello ad Enti locali,
associazioni, singoli cittadini affinche' prendano parte a questa
iniziativa". Per informazioni sulla delegazione e sulla condizione
carceraria in Turchia visita il sito www.kurdistan.firenze.net. Info: tel.
3283245816, e-mail: kurdistanfirenze@tin.it.
- a Camaldoli: da oggi a domenica colloqui ebraico-cristiani.
- a Firenze: a palazzo degli Affari, piazza Adua 1, conferenza "stop ai
bambini soldato"; interventi di Franco Mazza, Giorgio Biguzzi, testimonianza
di un ex-bambino soldato, Massimo Toschi, Marco Carraresi, Francesco Bosi.
- a Pisa: assemblea costituente del social forum.
- a Roma: assemblea nazionale del MIR.
- a Venezia: al Fondaco dei Tedeschi il primo salone dell'editoria di pace,
con molti incontri di riflessione e dibattito.
*
Domenica 9 dicembre
- in Turchia: il Comitato Kurdistan Firenze che si e' fatto promotore di una
campagna d'adozione a distanza di familiari di detenuti politici sara' in
Turchia dal 7 al 10 dicembre. "Dopo gli eventi dell'11 Settembre in Turchia
c'e' un clima di terrore. Si ripetono gli omicidi politici e le stragi da
parte della polizia turca. A causa di questo clima non possiamo piu'
contattare i familiare dei detenuti per telefono e da due settimane non
rispondono piu' neanche alle e-mail. Andiamo quindi a vedere come stanno ed
a raccogliere testimonianze sui recentissimi massacri avvenuti ad Istanbul
ad opera delle forze dell'ordine. Facciamo appello ad Enti locali,
associazioni, singoli cittadini affinche' prendano parte a questa
iniziativa". Per informazioni sulla delegazione e sulla condizione
carceraria in Turchia visita il sito www.kurdistan.firenze.net. Info: tel.
3283245816, e-mail: kurdistanfirenze@tin.it.
- a Camaldoli: colloqui ebraico-cristiani.
- a Como: le persone del Coordinamento comasco per la Pace sono "In cammino
con le madri di Plaza de mayo" per le vie della citta' murata di Como dalle
ore 9 alle ore 21 in occasione della Marcia delle Madres de Plaza de Mayo e
dell'Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ritrovo
in piazza San Fedele.
- a Milano: meeting del Centro culturale Kurdistan-Italia presso il centro
sociale Leoncavallo.
- a Pisa: assemblea costituente del social forum.
- a Riccione: incontro biblico presso il Centro E. Renzi sul tema "La
condizione femminile al tempo di Gesu'".
- a Roma: una giornata di discussione su incubi di pace e deliri di guerra
alla sala UDI, via Arco Parma 15.
- a Roma: assemblea nazionale del MIR.
- a Venezia: al Fondaco dei Tedeschi il primo salone dell'editoria di pace,
con molti incontri di riflessione e dibattito.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 312 dell'8 dicembre 2001