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LA SCIENZA RENITENTE ALLA GUERRA
Il manifesto
4 Dicembre 2001
LA SCIENZA RENITENTE ALLA GUERRA
Gli interventi militari ridefiniscono i rapporti di potere
tra gli stati. Ma anche il ruolo dei ricercatori
scientifici che vengono chiamati a sostenere gli sforzi
bellici con la progettazione di nuove armi e a legittimare
i sistemi economici incentrati sulla diseguaglianza e sulla
distruzione dell'ambiente. Un incontro a Roma del "Comitato
delle scienziate e degli scienziati contro la guerra"
LUCA TANCREDI BARONE
"Siamo all'inizio di una grande guerra planetaria per il
dominio mondiale". Sono dure come pietre le parole di
Giulietto Chiesa, inviato de La Stampa, divenuto il punto
di riferimento, con le sue lucide analisi, per molti uomini
e donne che non riescono ad accettare l'ineluttabilita'
delle guerre, che ormai ciclicamente da dieci anni vedono
gli Stati Uniti (con il formale appoggio degli altri stati
occidentali) combattere contro "il nemico" di turno.
Chiesa era ieri uno degli ospiti dell'incontro Dietro lo
specchio, verita' e menzogne dopo l'11 settembre organizzato
ieri a Roma dal "Comitato scienziate e scienziati contro la
guerra". Nato nel 1999 durante la guerra nei Balcani, il
Comitato ha rivolto l'attenzione anche a tematiche piu'
ampie: gli scenari delle crisi globali, energetiche ed
ambientali, la corsa agli armamenti, le violazioni del
diritto, il ruolo dei mezzi di informazione, le
responsabilita' e le dinamiche interne al mondo della
scienza. La guerra, secondo questi scienziati di tutte le
discipline, e' "una strategia intenzionale e un disegno
razionale nello scontro di potere tra sistemi politici in
lotta per la supremazia, mentre oggi e' possibile e
necessario elaborare altri strumenti per la gestione dei
conflitti".
Un intervento molto pessimista, quello di Giulietto Chiesa:
a Cheney bisogna credere quando dice che quello in corso e'
un conflitto di cui non vedremo mai la fine. Un conflitto
planetario, che usera' tutti i mezzi, nessuno escluso, per
raggiungere il suo vero obiettivo: "un nuovo ordine
compiutamente imperiale". Il suo vero esercito e' quello dei
media: non a caso questa guerra e' iniziata con un
agghiacciante atto mediatico. Il controllo geo-politico
delle risorse e' solo un sottoprodotto del conflitto.
L'economia americana e' in recessione: lo si sapeva dal 1998
(come confermano anche gli economisti Luciano Vasapollo e
Roberto Schiattarella). Il sistema e' andato in crisi per le
sue intrinseche contraddizioni: una crescita economica
esponenziale che crea disparita' macroscopiche fra ricchi e
poveri e un "insostenibile sviluppo" che entra
continuamente in contrasto con la natura. Secondo Chiesa,
chi sta sul "ponte di comando" lo sapeva bene e cercava una
via d'uscita. Questa "cupola del terrore" e' fatta secondo
Chiesa da uomini disperati con una visione del mondo molto
limitata, "incompetenti e quasi criminali", pronti a tutto
pur di imporre con la forza un modello economico in
decadenza. Esistono strumenti di difesa prima di cedere le
armi, spiega Chiesa. Innanzitutto bisogna mobilitare le
coscienze e andare nelle universita' a parlare a studenti e
professori: oltretutto, manca una teoria dello sviluppo
degli ultimi 20 anni. Secondariamente, "stanno raccontando
bugie in modo sistematico": c'e' una "musica di fondo"
uguale dappertutto, "qualcuno si e' impadronito
dell'interruttore". E' necessario organizzarsi per un
controllo democratico dell'informazione. Infine, si devono
cercare alleanze: oltre alla sinistra, privata di punti di
riferimento, bisogna rivolgersi alle migliaia di persone
che sono spinte dal Vangelo a non accettare la guerra e un
sistema economico ingiusto.
Anche secondo la storica Giulia Barone, l'attentato dell'11
settembre non ha fatto altro che accelerare un processo di
crisi economica. Da quel giorno, il mito dell'invincibilita'
degli Stati Uniti e' morto. E ne abbiamo gia' visto le
conseguenze con le psicosi create dai pur modesti
"attentati" all'antrace. Dal 1939 in poi la maggior parte
delle vittime delle guerre sono vittime civili e ogni
conflitto tende inesorabilmente ad estendersi, dice Giulia
Barone. Ma l'attacco all'Afganistan e' l'attacco a un
non-stato, non riconosciuto che da tre nazioni in tutto il
mondo, senza esercito, colpito da una siccita' devastante,
dove il 50% della popolazione vive solo grazie agli aiuti
internazionali. E allora ci sono dei punti fermi da
mettere. Il primo punto, spiega la storica, e' che la guerra
per definizione cancella la verita' perche' tende ad
affermare la "verita'" del vincitore. Forse solo in tempi
lunghi potremo sapere qual e' la vera responsabilita' di bin
Laden. Il secondo punto e' che bisogna considerare innocente
un imputato fino alla condanna definitiva. Anche bin Laden.
Che invece non ha avuto neppure un processo. Il terrorismo,
dice la storica, e' una "febbre del mondo", solo il sintomo
del malessere, ma non e' la malattia. Se rinunciamo ai
valori che faticosamente in tremila anni di storia abbiamo
costruito, l'occidente la sua guerra l'ha gia' persa.
E le armi? Il chimico Edoardo Magnone ha raccontato la
storia e il funzionamento delle armi chimiche,
descrivendole e classificandole. Mentre la storia delle
armi chimiche vere e proprie inizia alla fine
dell'Ottocento, con la sintesi dell'iprite e del fosgene
(prontamente usate nella prima guerra mondiale), le armi
batteriologice sono vecchie quanto l'uomo: i romani
inquinavano le fonti idriche con cadaveri umani o carogne,
nel Medioevo venivano catapultati all'interno delle mura
assediate cadaveri di appestati, gli indiani d'America sono
stati sterminati attraverso le coperte infettate col
vaiolo. Il primo trattato che chiede l'astensione dall'uso
(ma non dalla produzione) dei gas tossici risale
addirittura al 1899, all'Aja. Dopo di questo se ne
susseguono molti altri, poco efficaci, fino al 1993, quando
viene siglato un accordo contro la produzione e lo sviluppo
di armi chimiche e che prevede controlli incrociati, la
conversione delle industrie e la distruzione delle armi
prodotte.
Secondo Francesco Polcaro, astrofisico, il pericolo
attentati era prevedibile e previsto prima dell'11
settembre. Prova ne sono i numerosi arresti negli anni
precedenti a molti esponenti vicini ad Al Qaeda e le misure
di sicurezza sullo spazio aereo chieste dagli americani gia'
per il G8 di Genova. Non solo: le modalita' degli attentati
dei quattro aerei suicidi dimostrano la loro accurata
preparazione ed esecuzione. Il calcolo sull'energia
rilasciata dagli impatti dimostra che il maggior danno e'
stato provocato dall'incendio del combustibile: non a caso
i serbatoi erano quasi pieni. Porcaro ha parlato anche di
"armi di distruzione di massa" che stanno uccidendo
migliaia di civili: bombe a grappolo, "cannoniere volanti"
che sparano 2000 colpi al minuto, le Fuel air bombs,
"gigantesche molotov da 7000 litri".
L'intervento del giurista Domenico Gallo si e' concentrato
sul diritto internazionale e guerra: la legittima esigenza
di punire i terroristi di Al Queda non giustifica il
ricorso ad una guerra, neppure per la difesa di "valori".
La prospettiva cosmopolitica, secondo Daniele Archibugi,
prevede diverse fasi: il riconoscimento del valore della
vita individuale di tutti, la partecipazione democratica
della popolazione per sconfiggere il terrorismo, una
rivoluzione dell'intelligence per trasformare Cia e Fbi in
enti di controllo dei cittadini e non sui cittadini;
l'aumento dei controlli finanziari; il passaggio dal
diritto delle armi alle armi del diritto: e' la comunita'
internazionale che deve farsi carico dei processi ai
crimini contro l'umanita'; la diminuzione della tensione in
Medio oriente, uno dei focolai piu' caldi del mondo;
l'aumento del ruolo delle Nazioni Unite.