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Ieri a Roma "Dietro lo speccchio": la conferenza del comitatoScienziate e Scienziati contro la guerra



Liberazione
4 dicembre 2001

Ieri a Roma "Dietro lo speccchio": la conferenza del comitato Scienziate
e Scienziati contro la guerra

LA SCIENZA DELLA PACE E LA CRISI DELL'IMPERO

Nell'aprile del '99 nemmeno i piu' pessimisti fra loro avrebbero pensato
che a due anni dalla fondazione del comitato Scienziate e Scienziati
contro la guerra (http://www.scienzaepace.it) si sarebbero trovati a
discutere di scenari apocalittici come quelli attuali. Ma ieri, con
due libri alle spalle - Imbrogli di guerra e Contro le nuove guerre,
entrambi editi da Odradek - i ricercatori delle piu' svariate provenienze
disciplinari hanno distribuito l'antidoto della razionalita' scientifica
all'intossicazione d'isteria circolante. L'affollamento dell'aula del
Cnr di Roma, collegata in teleconferenza con il Cnr di Bologna, Genova
e l'Universita' di Napoli, dimostra che ce n'era proprio bisogno.

Un piccolo scoop. Dietro lo specchio, recitava il titolo del seminario,
ci sono moltissime cose, come ha sottolineato l'immancabile Giulietto
Chiesa. E fra le letture proposte dai vari specialisti non poteva
mancare un piccolo scoop, fornito dal professor Polcaro dell'Istituto
di Astrofisica Spaziale che, nella sua relazione, ha ricostruito
l'attacco dell'11 settembre che i servizi americani, e in particolare
l'Fbi, si aspettavano da almeno 5 anni. Polcaro fa piazza pulita di
alcune leggende metropolitane. Quella dietrologica, prima di tutto,
che riduce un attacco perfettamente organizzato, ma sottovalutato a
causa di un falso senso di sicurezza degli statunitensi, a un atto di
autolesionismo, e la storiella della colluttazione fra dirottatori e
gli eroici passeggeri del volo precipitato in Pensylvania. E' ormai
appurato che il volo e' stato abbattuto dai caccia, probabilmente
a causa dell'unico errore commesso dai terroristi, quello di avere
temporeggiato prima di invertire la rotta. Lo scoop, pero', riguarda
tempi piu' recenti. Secondo l'astrofisico l'aereo dell'American
Airlines 587 caduto su Queens esattamente a due mesi dalla distruzione
delle Towers, e' stato abbattuto da una bomba situata nel bagagliaio,
messaggio chiaro della vitalita' della rete terroristica internazionale,
prontamente messo a tacere dai media, e segnale che i bombardamenti hanno
ben poco effetto sul terrorismo internazionale. Alcune considerazioni
relative alla struttura dell'apparecchio, confortate da cio' che hanno
riferito i testimoni oculari, lasciano ben pochi dubbi. Particolarmente
agghiacciante e' la lista delle armi - vecchie e sperimentali - utilizzate
in Afghanistan: a una rivista specializzata occorrono ben sei pagine per
elencarle tutte. Fra le piu' letali ricordiamo le bombe a grappolo: nella
sola zona di Kabul ne sono state sparate almeno 300 che, frammentandosi,
hanno sparso un tappeto di 60mila piccole bombe delle quali almeno il
20 per cento e' rimasto inesploso. Altra novita' e' la bomba FAE, una
sorta di enorme molotov a esplosivo liquido (7000 litri) in grado di
spianare 500 metri quadrati intorno a se'.

Keynesismo di guerra L'impero in crisi, energetica ed economica,
sbarca in Asia centrale. Ma si tratta di una crisi strutturale o
ciclica? Siamo insomma alla fine di un'era o all'inizio di un nuovo
ciclo imperiale fondato sull'occupazione militare del pianeta? Su
questo punto si sono confrontati due economisti: L. Vasapollo e
R. Schiattarella. Vasapollo individua nella crisi di sovrapproduzione e
del modello di accumulazione attuale un passaggio irreversibile la cui
risposta non puo' che risiedere in un keynesismo militare, utilissimo
anche per arginare ogni espansionismo europeo - non dimentichiamo l'euro
- e destinato a trasformarsi in guerra permanente. Secondo Vasapollo
la fase della globalizzazione a egemonia statunitense sarebbe passata
e gia' con il conflitto dei Balcani si e' vista una soluzione militare
alla perdita di egemonia: gli Usa sbarcano in una zona d'espansione
storicamente europea. Una situazione, sottolinea Vasapollo, simile a
quella dell'inizio del '900 quando le potenze europee fecero fronte
comune contro la Cina per poi scivolare, appena quindici anni dopo,
nel conflitto mondiale. Schiattarella, fa risalire la crisi all'inizio
degli anni '90, quando la concorrenza economica europea non viene piu'
tollerata in chiave anticomunista. Con la liberalizzazione del movimento
di capitali, che iniziano a convergere verso un mercato ristretto
come la borsa statunitense, i titoli salgono, le famiglie aumentano i
propri patrimoni e spendono di piu' generando una fortissima domanda
interna. Quando si interrompe la catena di Sant'Antonio, pero' ecco
affacciarsi la spirale della recessione: rallentano gli investimenti,
la borsa scende, le famiglie consumano meno quindi cala la domanda e
cala la borsa. Resta allora la carta dei consumi patriottici, e la guerra
assume una funzione anti-crisi. Che la crisi sia ciclica o meno, fa notare
Schiattarella, dipende dalla capacita' di reagire del sistema. E' certo
pero' che un modello di questo genere, basato sul fatto che i ricchi
siano sempre piu' ricchi e i poveri sempre piu' poveri - sia a livello
nazionale che internazionale - e' di per se' destabilizzante. A questo
si aggiunge la destabilizzazione causata dallo spostamento del rischio
dalle imprese alle famiglie, che gia' sono sottoposte alla fluttuazione
dei consumi.  Le soluzioni proposte oggi sono, a sentire l'economista,
semplicemente "paradossali": licenziamenti e consumi patriottici non
vanno insieme. Chi perde il lavoro non consuma, cosi' come consuma meno
chi sa che potrebbe perderlo da un momento all'altro. Ecco allora che,
anche in questo caso, il keynesismo di guerra, ovvero il warfare, come e'
stato ribattezzato, resta l'unica soluzione.

Sabina Morandi