[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

La nonviolenza e' in cammino. 195



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 195 del 12 agosto 2001

Sommario di questo numero:
1. Pasquale Pugliese: fare un passo avanti, dal generico allo specifico
2. Peppe Sini, lettera aperta al sindaco di Napoli
3. Franco Fortini, per Serantini
4. Armanda Guiducci, la durata interiore del sentimento d'amore
5. Giustino Alibecchi, confusioni
6. Un campo di formazione alla nonviolenza a Giugnola
7. I testi diffusi e utilizzati nel "corso di educazione alla pace" tenutosi
a Orte
8. Per studiare la globalizzazione: da Mathieu Kassovitz a Joseph Ki-Zerbo
9. Platone tra oralita' e scrittura
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. DIBATTITO. PASQUALE PUGLIESE: FARE UN PASSO AVANTI, DAL GENERICO ALLO
SPECIFICO
[Ringraziamo Pasquale Pugliese per averci inviato questo suo intervento, che
sviluppa ulteriormente alcune riflessioni che abbiamo gia' presentato nei
nn. 177 e 181 del notiziario. Cogliamo l'occasione per ricordare anche
l'ampio ed utile lavoro di Luciano Capitini presentato nel n. 188.
Pasquale Pugliese, pacifista nonviolento, è impegnato tra l'altro nel
Movimento Nonviolento (del cui Comitato di Coordinamento fa parte) e nella
Rete di Lilliput]
La proposta che, per quanto mi riguarda, avanzo alla Rete di Lilliput (e con
me molti "amici della nonviolenza") non e' quella di generiche
"manifestazioni alternative" ma piuttosto di avviare una strategia d'azione
coerentemente e compiutamente nonviolenta, oltre che lillipuziana e
reticolare.
Poiche' la parola nonviolenza, usata troppo e a sproposito, come scrive
Nanni Salio, "rischia di subire un degrado entropico" (vedi intervento
presente sui siti www.retelilliput.org, tra i commenti a Genova, e
www.nonviolenti.org, in home page), cerchiamo di capire di cosa si sta
parlando quando si evoca una "strategia nonviolenta", provando a ricondurre
il concetto e le azioni conseguenti nel loro ambito specifico di
significato.
Per far cio' e' necessario mettere alcuni paletti - senza alcuna pretesa di
completezza ma a puro titolo esemplificativo ed esplicativo - che ci
consentano di circoscrivere il "metodo nonviolento" all'interno delle
caratteristiche che gli sono proprie. Altrimenti si rischia - come
abitualmente purtroppo succede - di ampliare semanticamente questo termine
al punto da definire nonviolento un semplice corteo pacifico o, addirittura,
"disobbedienza civile" (che e' una delle specificazioni della nonviolenza)
una manifestazione con caratteristiche paramilitari.
Per far cio' mi serviro' di alcuni studi, ampiamente accolti all'interno dei
movimenti nonviolenti internazionali, in quanto punti di riferimento chiari
e condivisi nella strategia di azione nonviolenta, distinguendo tre ambiti:
"principi di riferimento", "strategia e tattica", "addestramento".
* Principi di riferimento
(Utilizziamo in questa sezione, liberamente, parte della sintesi presente
nel documento "Le nostre strategie d'intervento sono di carattere
nonviolento" prodotto dal nodo Lilliput di Reggio Emilia in preparazione
alla prima assemblea nazionale di Marina di Massa, recuperabile
integralmente sul sito retelilliput.org tra i "contributi preparatori" nella
sezione "documenti").
Secondo lo schema riassuntivo della lotta gandhiana "satyagraha" fornito da
Giuliano Pontara - tra i massimi studiosi internazionali di questo tema -
nel saggio introduttivo all'antologia di scritti gandhiani "Teoria e pratica
della nonviolenza" (Einaudi, 1973), in una situazione di conflitto le
condizioni essenziali di un comportamento compiutamente nonviolento sono le
sei che di seguito proviamo a riassumere:
1) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta non usa e non minaccia l'uso
di violenza nei confronti degli avversari.
Cio' significa non solo "che il gruppo in questione dovra' astenersi da ogni
forma organizzata di lotta deliberatamente volta a distruggere l'avversario
o ad infliggergli, direttamente o indirettamente, delle sofferenze" , ma
anche "che non si dovra' agire in modo tale da mettere l'oppositore in una
situazione di ansia e di paura in quanto in una situazione di tal genere
esso sara' piu' facilmente portato a ricorrere alla violenza".
2) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta si attiene in ogni fase di
essa alla verita'.
Cio' significa che il gruppo nonviolento "dovra' cercare di appurare nel
modo piu' obbiettivo possibile la natura e le cause del conflitto nel quale
si trova coinvolto" senza distorcere i fatti a suo favore. Questo principio
comporta almeno due corollari che e' opportuno citare:
a) il gruppo nonviolento "non seguira' la prassi, assai comune in altri tipi
di lotta, di porre obiettivi e richieste piu' comprensivi di quelli che in
realta' si mira ad ottenere allo scopo di avere un certo margine su cui
trattare";
b) il gruppo nonviolento "non opera nella clandestinita', rende di pubblica
conoscenza gli obiettivi per cui si batte (...), e' disposto a rivederli,
modificarli ed anche abbandonarli ove venga persuaso della loro
illegittimita'".
3) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta e' disposto a sobbarcarsi i
sacrifici  e le sofferenze necessarie a far avanzare la propria causa.
Cio' prevede che il gruppo nonviolento abbia maturato da un lato la serena
consapevolezza che se nel corso di un conflitto si genera una qualche forma
di sofferenza, questa non va addossata (o inflitta) all'avversario ma e'
esso che deve farsene carico; dall'altro la ferma volonta' di proseguire
nella lotta anche facendo ricorso, ove necessario, a  "tecniche" che possono
implicare elementi di sacrificio personale.
Questo principio impegna il gruppo nonviolento a mantenere legate la
necessaria tenacia con la costante attenzione per l'avversario.
4) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta e' coinvolto nell'attuazione
di un programma costruttivo volto a realizzare qui ed ora gli obiettivi per
i quali si batte.
Cio' significa, nel caso specifico della lotta per un'economia di giustizia,
cercare di realizzare con le nostre forze - indipendentemente dalla
resistenza opposta dagli avversari - i progetti e le sperimentazioni per
un'economia sobria, sostenibile e di giustizia in alternativa a quella
dominante. Questo aspetto e' particolarmente importante anche perche'
consente al gruppo nonviolento, attraverso le sue realizzazioni positive, di
entrare in un rapporto diretto e di fiducia con le cosiddette "terze parti",
coloro che stanno a guardare, pur essendo profondamente coinvolti nel
sistema - nel nostro caso l'opinione pubblica disorientata - la cui
persuasione e' essenziale per l'esito stesso della lotta.
5) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta e' disposto al compromesso
sugli obiettivi che non considera essenziali.
Cio' significa che nella lotta nonviolenta si cerca sempre "di creare dei
ponti di comunicazione con l'avversario, di non metterlo con le spalle al
muro (...), di non lasciarsi sfuggire alcuna occasione di soluzione
onorevole", altresi' la lotta nonviolenta "non solo non esige ma anzi
proibisce ogni compromesso riguardo agli obbiettivi ritenuti essenziali".
6) il gruppo che pratica la lotta nonviolenta non ricorre subito alle forme
piu' radicali di lotta.
Questo principio se per un verso indica la necessita' che il gruppo
nonviolento si attenga alla gradualita' nell'utilizzo dei mezzi di lotta,
per altro verso indica quella che Gandhi chiama "la legge di progressione"
ossia il passaggio, graduale appunto, dalle forme piu' blande di azione a
quelle via via piu' radicali, tra tutte quelle sperimentate (il boicottagio,
il sabotaggio, la noncollaborazione, la disobbedienza civile, il digiuno e
via di seguito, fino alle forme di governo parallelo) e sperimentabili, fino
al raggiungimento dell'obiettivo essenziale stabilito.
L'insieme di questi sei principi rappresenta la cornice ideale all'interno
della quale si collocano le forme di lotta che si definiscono nonviolente.
* Strategia e tattica
"Gandhi sceglieva i problemi, i luoghi, i tempi e i metodi di azione con
estrema attenzione, cosicche' il movimento si trovasse nella posizione piu'
forte possibile rispetto agli inglesi, e le azioni suscitassero la massima
comprensione verso i suoi compagni indiani e la massima simpatia e il
sostegno di ognuno."
Rifacendoci al capitolo "Elementi fondamentali di una strategia nonviolenta"
del terzo volume di "Politica dell'azione nonviolenta" di Gene Sharp (ed.
it.: Edizioni Gruppo Abele, 1997), possiamo indicare alcuni elementi chiave
nella strategia e nella tattica nonviolente.
1) Approccio indiretto al potere dell'avversario.
"Nel realizzare le condizioni per una vittoria, e' fondamentale portare il
nemico fuori dal terreno a lui familiare, e a questa "dislocazione" deve
seguire lo "sfruttamento" dell'opportunita' creata dalla posizione di
insicurezza (...) cosicche' il confronto con i suoi mezzi di azione avviene
sempre in forma indiretta e il suo potere repressivo si ritorce contro di
lui in una specie di jujitsu politico".
2) Scegliere il momento giusto.
"La scelta del momento piu' opportuno per l'attuazione di una tattica puo'
essere estremamente importante nell'azione nonviolenta. Questa scelta puo'
dipendere da diversi fattori. Per esempio, bisogna saper giudicare quando la
gente e' pronta per compiere un'azione diretta, oppure quando un appello
all'azione incontrerebbe solo una risposta debole o sarebbe ignorato. La
scelta del momento opportuno deve avvenire valutando l'intera situazione".
3) Numero dei partecipanti.
"In un'azione nonviolenta (...) i numeri non devono essere considerati
isolatamente; una moltitudine di persone puo' anche costituire uno
svantaggio, sia per ragioni tattiche sia perche' per ottenere una grande
adesione si sono dovute sacrificare la disciplina e l'affidabilita'. Grandi
masse di persone incapaci di mantenere una disciplina nonviolenta e di
continuare nell'azione di fronte alla repressione possono indebolire il
movimento, ma con la necessaria preparazione e disciplina possono diventare
irresistibili".
4) Punto cruciale e concentrazione della forza.
"Per essere efficace, l'azione nonviolenta deve concentrarsi sui punti
cruciali scelti dopo un'attenta valutazione della propria forza, degli
obiettivi e della posizione dell'avversario (comprese le sue debolezze) e
dell'importanza reale della questone stessa oggetto della lotta. (...). E'
folle "fare il passo piu' lungo della gamba" (...). Gli attivisti
nonviolenti cercheranno di attaccare quell'aspetto specifico che rappresenta
"il male" contro cui essi combattono, scelto in modo che sia il meno
difendibile dall'avversario e tale da creare la massima forza tra gli
attivisti e nella popolazione in generale. Dopo aver scelto il punto sul
quale concentrare l'attacco, non dovranno lasciarsi sviare verso azioni di
minore importanza o prive di sbocco".
5) L'iniziativa
"In un'azione nonviolenta e' molto importante, anche nelle fasi difensive
della lotta che gli attivisti prendano e mantengano l'iniziativa (...). In
ogni caso in cui cio' sia possibile, quindi, dovra' essere il gruppo
nonviolento e non l'avversario a scegliere il momento, l'oggetto e lo
svolgimento dell'azione e dovra' cercare di mantenere l'iniziativa
nonostante la repressione dell'avversario".
6) Le tecniche
"Al fine di ottenere risultati ottimali (...) sara' necessario determinare
quale delle tecniche specifiche di azione nonviolenta - tra le tante
sperimentate e sperimentabili - sia piu' appropriata per quel conflitto
particolare. Questa decisione dovra' essere presa alla luce di molteplici
fattori che comprendono i problemi in gioco, la natura dei gruppi avversari,
il tipo di cultura e di societa' di ciascuno e il contesto sociale e
politico del conflitto. Altri fattori sono quelli dei meccanismi di
cambiamento che il gruppo nonviolento ha intenzione di applicare,
l'esperienza del gruppo nonviolento e la sua abilita' nel praticare l'azione
nonviolenta. Infine, intervengono anche il tipo di repressione e le altre
contromisure che si prevede di dover fronteggiare, l'abilita' del gruppo
nonviolento nel contrastarle e il grado di dedizione alla lotta che
caratterizza il gruppo stesso".
* Addestramento
Poiche' una lotta con le caratteristiche - in estrema sintesi - suesposte,
non puo' nemmeno essere avviata senza un'adeguata formazione del gruppo che
intende avvalersi del metodo nonviolento, negli anni passati, a questo
scopo, sono stati pubblicati, a cura di molti sperimentatori e studiosi di
questo metodo, manuali di approfondimento e opuscoli esplicativi. Tra i
tanti validi, usiamo il "Manuale per l'azione diretta nonviolenta" di
Charles C. Walker (Edizioni del Movimento Nonviolento, 1982), che ha il
pregio della semplicita' e dalla schematizzazione.
"A) Studiare la teoria e la pratica della nonviolenza
B) studiare nei dettagli alcune grandi campagne nonviolente
C) Osservare, se possibile, un'azione diretta in atto
D) Organizzare delle riunioni pubbliche all'aperto
E) Organizzare un gruppo di studio periodico
F) Organizzare un seminario sulla nonviolenza
G) Badare al buon comportamento individuale (note particolari: il gruppo
sara' accusato di essere sporco, disordinato, malfido, nevrotico, ecc.
L'abitudine a modi ordinati rafforza il rispetto di se' e quello pubblico)
H) Familiarizzarsi con l'esercizio regolare della meditazione
I) Far uso di trattenimenti collettivi (cantare insieme, danzare, meditare
in gruppo...)
J) Sviluppare capacita' personali che al momento giusto saranno necessarie
(ad es. uso efficace del materiale, lavori manuali, comunicazione verbale,
comunicazione non verbale, padronanza di se stessi, ecc.)
K) Stabilire diversi programmi di adestramento che possano essere adatti a
bisogni, tempi, partecipanti diversi
L) Ammettere che ogni addestramento di questo tipo e' provvisorio
M) Le abitudini e le capacita' sviluppate nel condurre un lavoro
costruttivo, rafforzeranno la fiducia nel tipo di forze su cui fa
assegnamento la nonviolenza".
* Conclusioni
Se queste sono alcune delle caratteristiche generali di una forma di azione
complessa e specifica allo stesso tempo, qual'e' quella nonviolenta, a me
non sembra affatto che, nel campo della violenza strutturale dell'economia,
"in Italia se ne facciano da anni".
E' vero che in alcuni casi sono stati e sono tuttora utilizzati - per es. in
alcune campagne di boicottaggio di prodotti delle multinazionali o in alcune
azioni di Greenpeace - elementi tratti dal metodo nonviolento, ma cio'
avviene, per lo piu', in maniera solata dal contesto strategico e dunque
deprivati dell'efficacia che altrimenti potrebbero avere.
E' altrettanto vero, pero', che il metodo nonviolento nella sua dimensione
complessiva - dai principi di riferimento alla strategia, dalla tattica alle
tecniche, dalla preparazione all'addestramento - e' ampiamente
sottoutilizzato, per non dire frainteso o del tutto ignorato (seppure molto
citato).
Forse e' giunto il tempo, dopo la lezione di Genova, di investirci sul serio
risorse, energie e competenze. Almeno da parte della Rete di Lilliput.
Scusate la lunghezza, ma non si fanno molti passi avanti rimanendo sempre
nel generico.

2. APPELLO. PEPPE SINI: LETTERA APERTA AL SINDACO DI NAPOLI
[La seguente lettera aperta e' stata diffusa il 10 agosto]
Egregio signor sindaco di Napoli, on. Rosa Russo Jervolino,
mi permetto di scriverle per formularle una semplice urgente richiesta.
Lei in quanto sindaco, e dunque massima autorita' sanitaria locale, ha il
potere e il dovere istituzionale di vietare che si svolgano nella sua citta'
eventi che possano mettere in pericolo l'incolumita' e la vita stessa di
esseri umani.
Lei si rende ben conto che lo svolgimento del vertice Nato previsto tra
qualche settimana a Napoli e' un evento che puo' provocare il ripetersi di
gravi violenze, che puo' provocare lesioni e uccisioni di esseri umani.
Non permetta che questo possa accadere.
Lei ha il potere di vietare quel vertice, salvando cosi' delle vite umane.
Vieti il vertice della Nato a Napoli.
Eserciti il suo ruolo di primo cittadino della sua citta', faccia valere la
sua prerogativa e la sua responsabilita' di massima autorita' sanitaria
locale. Vieti il vertice della Nato  a Napoli.
Dal profondo del cuore la prego. Vieti il vertice della Nato a Napoli.

3. MEMORIA. FRANCO FORTINI: PER SERANTINI
[Questo testo di Franco Fortini e' del 1972, noi lo abbiamo ripreso da
Franco Fortini, L'ospite ingrato. Primo e secondo, Marietti, Casale
Monferrato 1985, p. 153.
Franco Fortini (1917-1994) e' stato non solo uno dei poeti e saggisti piu'
grandi del Novecento, ma anche e soprattutto una delle persone piu' lucide,
oneste e coraggiose che abbiamo avuto la fortuna di incontrare: per noi e'
stato un indimenticabile maestro di verita' e dignita'. Una sintetica scheda
biobibliografica su Fortini e' nel n. 186, del 3 agosto, del nostro
notiziario.
Franco Serantini, militante anarchico, fu ucciso a vent'anni a Pisa nel
maggio del 1972. Sulla sua vicenda ha scritto un libro lucido e commosso
Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini,
Einaudi, Torino 1975.
"Non c'e' ragione che valga il male ne' vittoria una vita". Mai piu' uomini
cadano sotto i colpi di altri uomini. Possa venire la pace e la giustizia]

Il cinque di maggio del Settantadue nella citta'
di Pisa in Italia in mezzo alla citta'
alcuni miei concittadini armati
agenti della polizia repubblicana scatenati
coi fucili rompendogli le ossa del cranio hanno ammazzato
e a calci un giovane manifestante chiamato
Franco Serantini. A quelli che lo hanno ucciso
il governo ha benedette le mani con un sorriso.
Alla radio hanno parlato dei nostri doveri.
La gente ha altri pensieri.
Negli anni della mia vita le vittime innocenti
hanno coperto di corpi i continenti
e ogni giorno il potere squarcia e distrugge chi non
accetta chi non acconsente chi non si consuma con
rabbia o devozione. Lo so perche' io
guardo dalle due parti come un ridicolo iddio.
Non voglio impietosire, non lo mostro denudato
con la fronte nera che i grandi gli hanno spezzato.
E potrei farvi piangere saprei farvi gridare
ma non serve al difficile lavoro che abbiamo da fare.
Per questo queste parole non sono poesia
se non per una rima debole che va via
di riga in riga sibilo e memoria
o augurio o rimorso di qualcosa che fu gloria
o pieta' per nostra storia feroce
canto che serbo' un nome voce che amo' una croce.
Non c'e' ragione che valga il male ne' vittoria una vita.
La mia lo sa che fra poco sara' finita.
Ma se tutto e' un segno solo e diventano i destini
uno solo e noi portiamo Serantini
finche' possiamo.

4. FRASI COLTE AL VOLO. ARMANDA GUIDUCCI: LA DURATA INTERIORE DEL SENTIMENTO
D'AMORE
[Il breve frammento che segue abbiamo estratto dall'ampio saggio (pp. 5-120)
di Armanda Guiducci "Il femminismo della camera blu e Madame de La Fayette"
premesso a Madame de La Fayette, La principessa di Cleves, Rizzoli, Milano
1986, a p. 108.
Armanda Guiducci e' un'illustre saggista, collaboratrice di numerose
riviste, tra cui "Ragionamenti" e "Arguments". Opere di Armanda Guiducci:
segnaliamo particolarmente La mela e il serpente, 1974; La donna non è
gente, 1977; Donna e serva, 1983, Perdute nella storia, 1989.
Madame de La Fayette nacque come Marie-Madeleine Pioche de la Vergne a
Parigi nel 1634, straordinaria intellettuale, intima amica di Madame de
Sevigne' e di La Rochefoucauld, tenne a Parigi un salotto letterario
frequentato da illustri intellettuali (tra gli altri La Fontaine), e fu in
relazione con personalita' di rilievo come Retz, il Grand Conde', Henriette
d'Angleterre. Mori' nel 1693. Oltre a La Princesse de Cleves scrisse
l'Histoire d'Henriette d'Angleterre, i Memoires de la Cour de France, La
Princesse de Montpensier, Zayde (almeno nelle parti piu' belle, rileva
Giovanni Macchia), La Comtesse de Tende]
Di fronte all'incostanza degli uomini, la Principessa di Cleves sceglie, con
gesto da vera Preziosa, la durata entro di se', la durata interiore -
sottratta agli incidenti della dipendenza - del sentimento d'amore. Bisogna
ben credere all'amore, per osare un tale gesto.

5. RIFLESSIONE. GIUSTINO ALIBECCHI: CONFUSIONI
* Detesto i discorsi fumosi: mi arrossano gli occhi, mi fanno tossire.
* Non e' vero che il nemico del mio nemico e' mio amico: una zecca
dissanguava una tigre.
* E' un vecchio trucco, rigirare le frittate: vederlo fare in cucina e' una
delizia; vederlo fare nei dibattiti per prevalere, mi provoca subitanea una
nausea e una pena profonda per il giocoliere. Sono di appetito eccellente,
ma di stomaco delicato.
* A chi parla in nome della legge mi viene da chiedere, quale? A chi
pretende rappresentare un paese, mi vien voglia di mandarcelo a quel paese.
A chi s'impanca  a rappresentante dell'umanita' vorrei sommessamente
chiedere quando e come l'umanita' lo ha eletto a tale augusta funzione.
* Proprio perche' amo cosi' tanto la retorica mi ripugnano i demagoghi.
* Il rispetto e' tutto: anche le parole meritano rispetto, figuriamoci il
mondo e nel mondo noialtri buffi manichini, le persone.

6. INIZIATIVE. UN CAMPO DI FORMAZIONE ALLA NONVIOLENZA A GIUGNOLA
[Volentieri dioffondiamo questo comunicato dell'Operazione Colomba (per
contatti: operazione.colomba@libero.it)]
Il Servizio Obiezione e Pace dell'Associazione Papa Giovanni XXIII,
organizza a Giugnola (BO) il 23-26 agosto un campo di formazione alla
nonviolenza. Quattro giorni di vita comunitaria in un'antica casa contadina
immersa nel verde (30 minuti di auto da Imola) per approfondire e
sperimentare l'azione diretta nonviolenta come modo di agire sia a livello
personale nella nostra vita di tutti i giorni, sia come modalita' di
intervento in situazioni di violenza. Un momento per "staccare la spina" e
fare il punto anche a livello personale sui nostri progetti e sul posto che
occupano i poveri e la solidarieta' nella nostra vita.
Il campo e' dedicato ai seguenti temi e discipline:
- meditazione alla radici della nonviolenza;
- la violenza dell'informazione (riflessione a partire dai fatti di Genova);
- comunicare la nonviolenza;
- l'esperienza della Rete di Lilliput;
- violazione dei diritti umani in Africa e segni di speranza;
- ballando ci avviciniamo al popolo africano;
- scegliere i poveri e la nonviolenza;
- una rete globale di resistenze nonviolente (progetto goel).
Sono stati invitati: Jean Leonard Touadi' ("Nigrizia"), Chiara Vergano
("Redattore sociale"); Giovanni Belosi (Associazione papa Giovanni XXIII);
Carlo Gubitosa ("Peacelink").
Per informazioni: Giovanni: 3482488126, Daniele: 3478448791, e-mail:
goel.apg23@libero.it

7. MATERIALI. I TESTI DIFFUSI E UTILIZZATI NEL "CORSO DI EDUCAZIONE ALLA
PACE" TENUTOSI A ORTE
[Quello che segue e' l'elenco dei materiali diffusi ai ed utilizzati dai
partecipanti al corso di educazione alla pace che si e' tenuto presso il
liceo scientifico di Orte nell'anno scolastico 2000-2001; lo abbiamo
estratto dalla relazione conclusiva del corso in cui questo elenco
costituisce il punto 4]
Il materiale di studio e documentario diffuso è stato il seguente (qui di
seguito se ne dà un elenco in ordine alfabetico e non per incontro di
diffusione poiché alcuni materiali sono stati utilizzati in più incontri
anche a distanza di tempo):
- Günther Anders, Tesi sull'età atomica;
- Hannah Arendt, estratto da La banalità del male;
- Hannah Arendt, estratto da La vita della mente;
- Ingeborg Bachmann, Alle Tage (testo tedesco con traduzione a fronte);
- Ernesto Balducci, Alcuni pensieri di pace e l'introduzione a La pace,
realismo di un'utopia;
- Seyla Benhabib, La filosofia politica femminista;
- Norberto Bobbio, Contro la pena di morte;
- Norberto Bobbio, Non uccidere;
- Norberto Bobbio ricorda Danilo Dolci;
- Bertolt Brecht, alcuni versi estratti dalle Poesie di Svendborg;
- Albert Camus, estratto da La peste;
- Elias Canetti, Potere e sopravvivenza;
- Aldo Capitini, estratto da La nonviolenza oggi;
- Aldo Capitini, Teoria della nonviolenza;
- Paul Celan, Fuga di morte;
- Centro di ricerca per la pace, Documentazione sull'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace;
- Centro di ricerca per la pace, Nonviolenza: una bibliografia introduttiva;
- Centro di ricerca per la pace, scheda su Danilo Dolci;
- Centro di ricerca per la pace, scheda su Vittorio Emanuele Giuntella: la
Resistenza, la memoria, la nonviolenza;
- Centro di ricerca per la pace, scheda su Jean Marie Muller, la nonviolenza
è lotta;
- Centro di ricerca per la pace, scheda su Giuliano Pontara, le ragioni
della nonviolenza;
- Centro di ricerca per la pace, scheda su Alessandro Zanotelli, teoria e
pratica dell'utopia concreta;
- Centro di ricerca per la pace, schede biobibliografiche estratte da Uomini
di pace;
- Miguel de Cervantes,estratto dal Don Chisciotte (testo spagnolo e
traduzione italiana);
- Giancarla Codrignani, estratto da Ecuba e le altre;
- Hans Magnus Enzensberger, Difesa dei lupi contro le pecore;
- Eduardo Galeano, estratto da A testa in giù;
- Francesco Gesualdi, estratto da Manuale per un consumo responsabile;
- Johann Wolfgang Goethe, estratto dal Faust (testo tedesco e traduzione
italiana);
- "In cammino verso Assisi" n. 26;
- Hans Jonas, Sull'orlo dell'abisso (intervista);
- Franz Kafka, Davanti alla legge;
- Alberto L'Abate, estratti da Addestramento alla nonviolenza;
- Ronald D. Laing, estratti da Nodi;
- "La nonviolenza è in cammino" n. 84;
- "La nonviolenza è in cammino" n. 145;
- "La nonviolenza è in cammino" n. 160;
- Bartolomé de Las Casas, estratti dalla Brevissima relazione della
distruzione delle Indie;
- Primo Levi, estratti vari in: Per un accostamento alle opere e alla
testimonianza di Primo Levi;
- Emmanuel Lévinas, estratto da Ethique et infini (testo francese);
- Marcos, La quarta guerra mondiale è cominciata;
- Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù;
- Franca Ongaro Basaglia, estratto da Una voce;
- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte
nonarmate e nonviolente;
- Programma del corso;
- Franco Restaino presenta le "Tre ghinee" di Virginia Woolf
- Franco Restaino, Simone Weil: impegno e ascesi;
- Franco Restaino, Hannah Arendt: "vita activa" e "vita contemplativa";
- Vandana Shiva, estratto da Sopravvivere allo sviluppo;
- Peppe Sini, La nonviolenza contro la guerra;
- Schede biobibliografiche sulle principali autrici ed i principali autori
contemporanei presentati, letti e/o discussi durante il corso;
- Sofocle, estratto da Antigone;
- estratto dal Vangelo secondo Giovanni (8, 1-11);
- Jean Ziegler, estratto da La fame nel mondo spiegata a mio figlio.
Una parte di questo materiale è stata letta, discussa e fatta oggetto di
esercitazioni nel corso degli incontri; una parte è stata letta
individualmente dai partecipanti tra un incontro e l'altro; tutto il
materiale diffuso è comunque stato brevemente presentato ed illustrato ai
partecipanti nel corso dei singoli incontri in cui la diffusione è avvenuta.
Oltre i materiali di studio sopra segnalati sono stati diffusi anche
cataloghi di case editrici impegnate per la pace e la nonviolenza, depliant
e documenti di prestigiose istituzioni ed associazioni impegnate in attività
umanitarie, di pace e di solidarietà.
Oltre gli autori e le opere di cui sono stati diffusi a tutti i partecipanti
gli estratti sopra elencati, durante il corso sono stati brevemente
presentati anche altri autori ed opere, e sono stati occasionalmente citati,
letti, riassunti o commentati anche altri testi.

8. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA MATHIEU KASSOVITZ A JOSEPH
KI-ZERBO

* MATHIEU KASSOVITZ
Profilo: regista cinematografico francese. Opere di Mathieu Kassovitz: L'
odio (che gli valse il premio per la regia a Cannes nel 1995) è un film di
rara bellezza e profondità.

* YITZHAK KATZENELSON
Profilo: nato nel 1886 in Bielorussia, si  trasferì con la famiglia a Lodz
in Polonia dove aprì una scuola e si dedicò alla letteratura scrivendo sia
in yiddish che in ebraico. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si
trasferì a Varsavia dove assisté all'agonia del ghetto; nel 1943 la moglie e
i suoi due figli minori furono uccisi; lui, insieme al figlio maggiore, fu
portato a Vittel in Francia, qui scrisse Il canto del popolo ebraico
massacrato; il 29 aprile 1944 fu deportato ad Auschwitz dove fu subito
ucciso. Opere di Yitzhak Katzenelson: Il canto del popolo ebraico
massacrato, Giuntina, Firenze 1995.

* Constantinos KAVAFIS
Profilo: poeta greco, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1863, ad Alessandria
muore nel 1933. Opere di Constantinos Kavafis: Cinquantacinque poesie,
Einaudi; Poesie, Mondadori. Opere su Constantinos Kavafis: Paola M. Minucci,
Costantino Kavafis, La Nuova Italia, Firenze. Cfr. anche il bel saggio di
Marguerite Yourcenar in Con beneficio d'inventario, Bompiani.

* BUSTER KEATON
Profilo: Joseph Francis "Buster" Keaton è nato a  Pickwick (e dove
altrimenti?), nel Kansas, nel 1895, è scomparso a Hollywood nel 1966, è uno
dei genî del cinema, e della poesia del Novecento. Esordì sulle scene nei
vaudeville dei genitori a meno di quattro anni; nel '17 comincia a lavorare
nel cinema; negli anni venti realizza film indimenticabili; nel 1965
interpreta quel Film diretto da Schneider su soggetto e sceneggiatura di
Beckett che testimonia di quanto la grande cultura del secolo fosse
consapevole di dovere all'uomo il cui volto impassibile era emblema di un'
umanità deietta e sublime. Opere di Buster Keaton: tra le tante sue geniali
opere segnaliamo almeno nella misura (e diciamo misura per alludere alla
metrica della poesia classica) delle "due bobine" The playhouse del 1921; e
l'allucinato Cops del 1922; tra i lungometraggi segnaliamo ad esempio
Sherlock jr. del 1924; The navigator sempre del '24; Go west (Io e la vacca)
del 1925; The General del '26; The cameramen del '28. In volume un
interessante autoritratto (scritto con la collaborazione di Charles Samuels)
è Memorie a rotta di collo, Feltrinelli, Milano. Opere su Buster Keaton:
Giorgio Cremonini, Buster Keaton, Il Castoro, Milano.

* PETRA KELLY
Profilo: impegnata nel movimento ambientalista e pacifista, si tolse la
vita.

* HANS KELSEN
Profilo: nato a Praga nel 1881 e deceduto a Berkeley nel 1973, filosofo del
diritto. Insegnò a Vienna e nel 1920 collaborò al progetto della
Costituzione austriaca; insegnò poi a Colonia ma nel 1933 lasciò la Germania
per la minaccia del nazismo, e si trasferì a Ginevra, e dal 1941 si stabilì
negli Stati Uniti dove insegnò a Berkeley. Opere di Hans Kelsen: La dottrina
pura del diritto, Einaudi, Torino; Teoria generale del diritto e dello
Stato, Milano; La democrazia, Il Mulino, Bologna. Opere su Hans Kelsen:
Gaetano Pecora, Kelsen, Laterza, Roma-Bari.

* DONALD KENRICK
Profilo: storico, direttore dell'Institute of Contemporary Romani Research
and Documentation. Opere di Donald Kenrick: con Grattan Puxon, Il destino
degli zingari, Rizzoli, Milano 1975.

* JOHN M. KEYNES
Profilo biografico: economista inglese (1883-1946), una figura chiave del
pensiero economico del Novecento.

* BADSHAH KHAN
Profilo: nato nel 1890, deceduto nel 1988, un terzo della sua vita passato
in carcere sotto gli inglesi e sotto il nuovo stato pakistano. Leader
nonviolento della lotta dei pathan. Opere su Badshah Khan: Eknath Easwaran,
Badshah Khan, il Gandhi musulmano, Sonda, Torino 1990.

* ABBAS KIAROSTAMI
Profilo: nato a Teheran nel 1940, regista cinematografico; quasi tutti i
suoi film sono stati realizzati nell'ambito del dipartimento cinematografico
dell'istituto per lo sviluppo intellettuale dei bambini e dei giovani
adulti. Opere di Abbas Kiarostami: è autore di cui ci sembra opportuno
proporre la visione dell'opera completa, parca, sensibile e mai banale.
Opere su Abbas Kiarostami: Bruno Roberti (a cura di), Abbas Kiarostami, Dino
Audino Editore, Roma.

* KRZYSZSTOF KIESLOWSKI
Profilo: regista cinematografico polacco (1941-1996), di profonda
sensibilità umana e risentito impegno civile. Opere di Krzysztof Kieslowski:
segnaliamo particolarmente il grande film in dieci episodi Decalogo (1989);
capolavoro in relazione al quale si veda anche il volume contenente le
sceneggiature originali degli episodi (poi modificate in fase di
realizzazione dell'opera), scritte in collaborazione con Krzysztof
Piesiewicz, edito da Einaudi. Opere su Krzysztof Kieslowski: Serafino Murri,
Krzysztof Kieslowski, Il Castoro Cinema.

* ABDELFATTAH KILITO
Profilo: nato nel 1945, docente di letteratura all'Università di Rabat.
Opere di Abdelfattah Kilito: L'autore e i suoi doppi, Einaudi, Torino 1988;
L'occhio e l'ago, Il melangolo, Genova 1994.

* MARTIN LUTHER KING
Profilo: nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Università di
Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si
stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il
primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta
contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli USA.
Premio Nobel per la Pace nel 1964, più volte oggetto di attentati e
repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i
testi più noti: La forza di amare, SEI, Torino 1994 (edizione italiana
curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham -
Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'
«altro» Martin Luther King (antologia a cura di Paolo Naso), Claudiana,
Torino 1993. Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann, Non mi
piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996. Una buona
introduzione sintetica è in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp.
3-9), con una buona bibliografia essenziale.

* YNESTRA KING
Profilo: docente di ecofemminismo all'Institute of social ecology del
Vermont ed in altre università americane.

* JOSEPH KI-ZERBO
Profilo: illustre intellettuale, la sua Storia dell'Africa nera ha segnato
una svolta nella storiografia del continente.

9. LETTURE. PLATONE TRA ORALITA' E SCRITTURA
Un libretto da leggere d'un fiato: Giuseppe Girgenti (a cura di), Platone
tra oralita' e scrittura. Un dialogo di Hans-Georg Gadamer con la Scuola di
Tubinga e Milano e altri studiosi, Bompiani, Milano 2001. Il volume riporta
alcuni materiali della conversazione svoltasi a Tubinga il 3 settembre 1996
(con interventi di Gadamer, Jose'-Ramon Arana, Remi Brague, Guenter Figal,
Jens Halfwassen, Hans J. Kraemer, Maurizio Migliori, Klaus Oehler, Giovanni
Reale, Thomas A. Szlezak), con una prefazione di Girgenti, un'introduzione
di Gadamer, ed in appendice le due note interviste del '96 e del 2000 di
Reale a Gadamer.
Per chi, come noi, ritiene che continuare a discutere coi pensatori antichi
ci illumini sui nostri compiti dell'ora e sull'esistenza, questo magro
libriccino esso stesso piu' orale che scritto e' una festa tra amici alla
quale siamo invitati.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 195 del 12 agosto 2001