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Capitini e la "solitudine" dei pacifisti
Nel centenario della nascita di Aldo Capitini (23/12/1899 - 19/10/1968)
PeaceLink ha realizzato un Dossier per ricordare uno tra i personaggi piu'
significativi e piu' facilmente dimenticati del nostro secolo.
Questo dossier su Aldo Capitini, a cura di Alessandro Marescotti e Carlo
Gubitosa verra' pubblicato sul prossimo numero de "Il Giornale della
Natura", edito dalla Stampa Natura e Solidarieta', che ringraziamo per la
diffusione telematica in anteprima di questo documento.
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L'eredita' di Aldo Capitini
Dossier a cura di Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa
Il 23 dicembre del 1999 i pacifisti di tutta Italia hanno celebrato il
centenario della nascita di Aldo Capitini, il padre della cultura
nonviolenta italiana, appassionato e attivo antifascista, maestro di vita e
punto di riferimento culturale per i giovani e gli intellettuali del suo
tempo, filosofo, pedagogista, educatore, pioniere del vegetarianesimo,
teorico dell'"omnicrazia" e della "doppia rivoluzione" liberalsocialista,
uomo profondamente religioso e allo stesso tempo apertamente critico nei
confronti del potere esercitato dalle gerarchie ecclesiali, strenuo
difensore della scuola pubblica e laica, fondatore della "marcia per la
pace" Perugia/Assisi. Un uomo che ha dato un contributo fondamentale alla
costruzione dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica, pur rimanendo
estraneo alla logica machiavellica dei partiti. Un uomo che non ha mai
voluto salire su nessun "carrozzone" dei vincitori, per continuare
liberamente a rispondere soltanto alla propria coscienza, e che ha pagato
fino in fondo il prezzo di questa scelta.
Oggi i pacifisti sono soli. Esattamente come lo e' stato Capitini durante
la sua vita. Non che non si riescano a fare cose valide, importanti e - a
volte - con un discreto seguito. Ma cio' che salta agli occhi e' la
difficolta' di essere pacifisti, la solitudine di progettare - nei momenti
importanti - in pochi, di vivere la continua incertezza delle proprie
scelte, di scommettere contro il proprio fallimento, di sfidare le facili
ironie.
Stiamo parlando del pacifismo vero, non di chi faceva le marce oceaniche e
mobilitava le piazze per far cadere il governo. Di molti di quei marciatori
di dieci o vent'anni anni fa oggi non si vede piu' l'ombra. Erano pacifisti?
C'e' un forte parallelismo storico fra la vicenda di Capitini e le attuali
vicissitudini dei pacifisti, al di la' della "solitudine". Il punto e' che
Capitini non schiero' la nonviolenza e la sua cultura nel panorama dei
partiti, non volle tollerare che il suo pensiero diventasse organico a
qualsiasi ideologia o movimento politico. Negli anni '70 e '80 la sinistra
comunista ha potuto appuntare sul bavero con orgoglio le "spillette" del
femminismo, dell'ecologismo, del pacifismo, della solidarieta'
internazionale, pronta a sacrificare tutto questo per la conquista dei
luoghi del potere. La cultura della nonviolenza, eredita' morale e
culturale di Capitini, ha saputo invece resistere a qualsiasi tentativo di
strumentalizzazione, resistendo ai partiti e alle logiche del potere che
avrebbero voluto blandire, cooptare, fagocitare anche il suo pensiero come
una "spilletta" in piu' da indossare quando serve.
In ragione di questo atteggiamento i partiti decretarono un'espulsione, una
rimozione del suo pensiero e della sua vita dalla storia "ufficiale" e
dalla memoria collettiva. Nei libri di storia del nuovo millennio
appariranno sicuramente i nomi di Bobbio e Ingrao, ma non il nome
di quello che fu per loro un maestro e un ispiratore: Aldo Capitini.
Anche oggi la non organicita' del pacifismo alla vita dei partiti
attuali ha provocato una sorta di embargo nei confronti della cultura
della pace e della nonviolenza: richiede troppo tempo , ci frutta troppo
poco, cosi' si ragiona a sinistra.
La scorciatoia. Come il marxismo scelse la scorciatoia invocando
l'efficacia della violenza rivoluzionaria, cosi' oggi ci si orienta sulle
nuove scorciatoie, sui mezzi efficaci, e chi prospetta di lavorare - come
Capitini - nell'animo delle persone, nelle relazioni, nella cultura
popolare, viene (mal) sopportato come "palla al piede".
Fare presto, essere efficaci, non dilatare i tempi della presa del potere.
Come per il leninismo cosi' oggi per il parlamentarismo viene invocata la
rapidita'. La selezione dei mezzi non in relazione al fine ma alla
pressante esigenza di potere: potere subito.
L'"omnicrazia" di Capitini, il "potere di tutti", ha in questo contesto
politico la sua negazione e in cinquant'anni a sinistra e' cambiato tutto
tranne che nel filo conduttore: far presto, non lavorare nella vita
quotidiana, nella cultura della gente. La grande stagione della
"partecipazione popolare" - gli anni '70 - vide la nascita o il crescere di
quelle forme di potere diffuso che Capitini auspicava: i consigli di
quartiere, le assemblee studentesche e gli organi collegiali, la
partecipazione nei consultori e nelle USL, negli ospedali psichiatrici, i
consigli di fabbrica, ecc. Ma la parola magica "partecipazione" si sgonfio'
per assenza di una cultura della partecipazione, per un'assenza di progetto
e di idee, per uno sfiancamento delle migliaia di cittadini che furono
lasciati soli negli organi della partecipazione dimezzata. La
partecipazione e' fallita e oggi tiriamo avanti imbarazzati - ad esempio
nella scuola - i brandelli di una creatura diventata un mostro: genitori
che non si presentato piu', gli insegnanti che vollero i decreti delegati
ormai fantasmi sopravvissuti ad un'ideale fallito perche' mal gestito e
abbandonato alle ortiche.
Da questa disfatta nel sociale Capitini esce oggi da maestro del pensiero
politico, da saggio che prevedeva.
Non ne escono bene coloro i quali hanno scelto le scorciatoie, chi ha
trasformato la partecipazione in lottizzazione, chi ha gestito come
appropriazione personale (vedi USL) cio' che doveva essere riappropriazione
popolare.
Non ne escono bene coloro che, nonostante tutto, non hanno fatto alcuna
autocritica su questo e continuano a privilegiare il proprio potere sul
potere dei cittadini.
E veniamo al cuore della questione: Capitini fu un eretico della politica e
un fedelissimo della coscienza.
E chi da pacifista oggi fa altrettanto si aspetti solo la solitudine
politica di Capitini, l'embargo ostile di chi non vuole un pacifismo
autonomo ma un associazionismo allineato.
Perche' oggi i pacifisti sono pochi?
Alessandro Marescotti - Carlo Gubitosa
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BIOGRAFIA MINIMA DI ALDO CAPITINI
a cura di Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa
"Io non dico: fra poco o molto tempo avremo una societa' che sara'
perfettamente nonviolenta ... a me importa fondamentalmente l'impiego di
questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e
mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione".
Aldo Capitini, "Elementi di una esperienza religiosa"
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Aldo Capitini nasce a Perugia il 23 dicembre 1899 da una famiglia semplice
e modesta. La madre lavora come sarta e il padre e' impiegato comunale,
custode del campanile municipale. Ritenuto inabile al servizio militare per
ragioni di salute, non partecipa alla prima guerra mondiale. Dopo gli studi
della scuola tecnica e dell'istituto per ragionieri, dai 19 ai 21 anni si
dedica alla lettura dei classici latini e greci, studiando da autodidatta
anche dodici ore al giorno, dando cosi' inizio al suo lavoro ininterrotto
di approfondimento interiore e filosofico.
Nel 1924 vince una borsa di studio presso la Normale di Pisa, dove consegue
la laurea in Lettere e Filosofia. Nel 1929 Capitini critica aspramente il
concordato con la Chiesa cattolica, da lui giudicato una "merce di scambio"
per ottenere da Pio XII e dalle gerarchie ecclesiali un atteggiamento
"morbido" nei confronti del fascismo. In uno dei suoi libri arriva ad
affermare che "(...) se c'e' una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista
e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa diversa
dall'istituzione".
In questi anni la scelta della nonviolenza matura in Capitini come una
naturale reazione alla violenza del fascismo, anche in seguito alla lettura
dell'autobiografia di Gandhi, pubblicata in Italia nel 1929. Capitini
scopre la figura del "Mahatma" e il suo messaggio di nonviolenza proprio
quando l'Italia raggiunge il suo periodo piu' oscuro di oppressione e di
dittatura, e sente come sia necessario rispondere a quella violenza con
l'efficacia e la forza del metodo nonviolento. (Nel 1967 Capitini
pubblichera' "Le tecniche della nonviolenza", un libro con cui la proposta
nonviolenta di Gandhi, arricchita dai contributi originali di Capitini, fa
il suo ingresso ufficiale nella cultura del nostro Paese).
Giovanni Gentile, direttore della Scuola Normale di Pisa, nel 1930 lo
nomina segretario del prestigioso ateneo, e nel 1932 e' lo stesso Gentile a
sollecitarne le dimissioni in seguito al rifiuto della tessera del Partito
Nazionale Fascista da parte di Capitini.
Durante il periodo trascorso a Pisa, Capitini matura la scelta del
vegetarianesimo come estrema conseguenza della scelta di non uccidere, e
ogni suo pasto alla mensa della Normale diventa un comizio efficace e
silenzioso. (Nel settembre '52 Capitini organizzera' un convegno su "La
nonviolenza riguardo al mondo animale e vegetale" e sara' il fondatore
della "Societa' vegetariana italiana").
Dopo le dimissioni forzate dall'incarico di segretario della Normale,
Capitini fa rientro a Perugia, dove prosegue la sua attivita' letteraria e
spirituale. Negli anni che vanno dal 1932 al 1934 capitini tesse una fitta
rete di relazioni, entrando in contatto con i massimi esponenti
dell'attivita' antifascista del nostro Paese.
Nell'autunno del 1936 Capitini frequenta la casa di Benedetto Croce, a cui
consegna un pacco di dattiloscritti intitolato "Elementi di un'esperienza
religiosa", che Croce fara' pubblicare nel gennaio dell'anno seguente
presso l'editore Laterza di Bari. In poco tempo gli "Elementi" diventano
uno tra i principali riferimenti letterari della gioventu' antifascista.
In seguito alla larga diffusione del suo libro, Capitini promuove assieme a
Guido Calogero un movimento culturale che negli anni successivi cerchera'
di trasformare in un progetto politico le idee di liberta' individuale e di
uguaglianza sociale contenute negli "Elementi". Nasce cosi' nel 1937 il
Movimento Liberalsocialista, in un anno segnato dall'assassinio dei
Fratelli Rosselli, dalla morte di Gramsci e da una forte ondata di violenza
repressiva contro l'opposizione antifascista. Alle attivita' del movimento
collaborano, tra gli altri, Ugo La Malfa, Pietro Amendola, Norberto Bobbio
e Pietro Ingrao.
Nel febbraio 1942 la polizia fascista effettua una retata nel corso di una
riunione del gruppo dirigente liberalsocialista, in seguito alla quale
Capitini e gli altri partecipanti alla riunione vengono rinchiusi nel
carcere fiorentino delle Murate. Dopo quattro mesi Capitini viene
rilasciato, grazie alla sua fama di "religioso". "Quale tremenda accusa
contro la religione, se il potere ha piu' paura dei rivoluzionari che dei
religiosi", commentera' piu' tardi. Nel maggio 1943 Capitini viene
nuovamente arrestato, questa volta nel carcere di Perugia, e viene
definitivamente liberato col 25 luglio.
Nell'agosto del 1943 nasce il Partito d'Azione, la cui dirigenza proviene
direttamente dalle file del liberalsocialismo. Capitini rifiuta di aderire
a qualsiasi partito, poiche' a suo giudizio "il rinnovamento e' piu' che
politico, e la crisi odierna e' anche crisi dell'assolutizzazione della
politica e dell'economia". Per il suo rifiuto di collocarsi all'interno
delle logiche dei partiti, Capitini rimane escluso sia dal Comitato di
Liberazione Nazionale che dalla Costituente, pur avendo dato la sua
impronta indelebile alla nascita della Repubblica con il suo lavoro
culturale, politico, filosofico e religioso di opposizione morale al fascismo.
Nel 1944 Capitini cerca di realizzare un primo esperimento di democrazia
diretta e di decentralizzazione del potere, fondando a Perugia il primo
Centro di Orientamento Sociale (COS), un ambiente progettuale e uno spazio
politico aperto alla libera partecipazione dei cittadini, uno "spazio
nonviolento, ragionante, non menzognero", secondo la definizione data dallo
stesso Capitini. Durante le riunioni del COS i problemi di gestione delle
risorse pubbliche vengono discussi liberamente assieme agli amministratori
locali, invitati a partecipare al dibattito per rendere conto del loro
operato e per recepire le proposte dell'assemblea, con l'obiettivo di far
diventare "tutti amministratori e tutti controllati". A Partire da Perugia,
i COS si moltiplicano in diverse citta' d'Italia: Ferrara, Firenze,
Bologna, Lucca, Arezzo, Ancona, Assisi, Gubbio, Foligno, Teramo, Napoli e
in moltissimi altri luoghi.
I Centri di Orientamento Sociale iniziano a diffondersi sul territorio
nazionale, scontrandosi tuttavia con l'indifferenza della sinistra e con
l'aperta ostilita' della Democrazia Cristiana, che impediscono
l'affermazione su scala nazionale dell'autogoverno e della
decentralizzazione del potere sperimentati con successo nelle riunioni dei
COS.
Nel primo dopoguerra Capitini diventa rettore dell'Universita' per
stranieri di Perugia, un incarico che sara' costretto ad abbandonare a
causa delle fortissime pressioni della locale Chiesa cattolica. Si
trasferisce a Pisa, dove ricopre il ruolo di docente incaricato di
filosofia morale presso l'Universita' degli Studi.
Parallelamente all'attivita' didattica, politica e pedagogica, Capitini
prosegue la sua attivita' di ricerca spirituale e religiosa, promuovendo il
"Movimento di religione" assieme a Ferdinando Tartaglia, un ex-prete
cattolico di Firenze. Negli anni che vanno dal 1946 al 1948 il Movimento di
religione organizza una serie di convegni con cadenza trimestrale, che
culminano con il "Primo congresso per la riforma religiosa" (Roma 13/15
ottobre 1948).
Nel 1948 il giovane Pietro Pinna, dopo aver ascoltato Capitini in un
convegno promosso a Ferrara dal movimento di religione, matura la sua
scelta di obiezione di coscienza: e' il primo obiettore del dopoguerra.
Pinna e' processato dal tribunale militare di Torino il 30 agosto 1949 e a
nulla serve la testimonianza a suo favore di Aldo Capitini. Pinna subisce
una serie di processi, condanne e carcerazioni, fino al definitivo congedo
per una presunta "nevrosi cardiaca". Uscito dal circolo vizioso
carcere/caserma Pinna diventa un assiduo collaboratore di Capitini.
Dopo l'arresto di Pinna, Capitini promuove una serie di attivita' per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza, convocando a Roma nel 1950 il
primo convegno italiano sul tema.
Nel 1952, in occasione del quarto anniversario dell'uccisione di Gandhi,
Capitini promuove un convegno internazionale e fonda il primo "Centro per
la nonviolenza". Sempre nel 1952 Capitini aggiunge ai Centri di
Orientamento Sociale il "Centro di Orientamento Religioso" (COR), fondato a
Perugia con l'aiuto di Emma Thomas (una quacchera inglese di ottant'anni).
Il COR e' uno spazio aperto, in cui trova espressione la religiosita' e la
fede di tutte le persone, i movimenti e i gruppi che non trovavano posto
nel Cattolicesimo preconciliare. Lo scopo dei COR era quello di favorire la
conoscenza delle religioni diverse dalla cattolica, e di stimolare i
cattolici stessi ad un approccio piu' critico e impegnato alle questioni
religiose.
La Chiesa locale vieta la frequentazione del Centro di Orientamento
Religioso, e quando nel 1955 Capitini pubblica "Religione Aperta" il libro
viene immediatamente inserito nell'"Indice dei libri proibiti". Nonostante
l'ostracismo delle alte gerarchie ecclesiali, Capitini stabilisce
ugualmente degli efficaci rapporti di collaborazione con alcuni cattolici
come Don Lorenzo Milani e Don Primo Mazzolari.
La polemica tra Capitini e la Chiesa Cattolica continua anche dopo il
Concilio Vaticano II, con la pubblicazione del libro "Severita' religiosa
per il Concilio".
A partire dal 1956 Capitini insegna all'universita' di Cagliari come
docente ordinario di Pedagogia, e nel 1965 ottiene un definitivo
trasferimento a Perugia. Nel marzo 1959 e' tra i fondatori dell'ADESSPI,
l'Associazione di difesa e sviluppo della scuola pubblica in Italia.
Domenica 24 settembre 1961 Capitini organizza la "Marcia per la Pace e la
fratellanza dei popoli", un corteo nonviolento che si snoda per le strade
che da Perugia portano verso Assisi, una marcia tuttora riproposta con
cadenza biennale dalle associazioni e dai movimenti per la pace. Capitini
descrive l'esperienza della marcia nel libro "Opposizione e liberazione":
"Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e
passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un
proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarieta' che
suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, e'
un grande risultato della Marcia".
Negli ultimi anni della sua vita Capitini fonda e dirige un periodico
intitolato "Il potere di tutti", sviluppando i principi di quella che lui
chiamava "omnicrazia", la gestione diffusa e delocalizzata del potere che
Capitini contrapponeva al centralismo dei partiti. In questi anni Capitini
fonda il "Movimento nonviolento per la Pace", attivo ancora oggi, e dirige
il mensile "Azione nonviolenta", l'organo di stampa del movimento, che
attualmente viene pubblicato a Verona.
Il 19 ottobre 1968 Aldo Capitini muore circondato da amici e allievi, dopo
aver subito un intervento chirurgico che ha consumato le sue ultime
energie. Il 21 ottobre il leader socialista Pietro Nenni scrive una nota
sul suo diario: "E' morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale
figura di studioso. Fautore della nonviolenza, era disponibile per ogni
causa di liberta' e di giustizia. (...) Mi dice Pietro Longo che a Perugia
era isolato e considerato stravagante. C'e' sempre una punta di stravaganza
ad andare contro corrente, e Aldo Capitini era andato contro corrente
all'epoca del fascismo e di nuovo nell'epoca post-fascista. Forse troppo
per una sola vita umana, ma bello".
Riferimenti bibliografici:
- Rocco Altieri, "La rivoluzione nonviolenta - per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini", Edizioni Biblioteca Franco Serantini 1998.
- Giacomo Zanga, "Aldo Capitini. La sua vita, il suo pensiero", Bresci
Editore 1988.
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SULLE ORME DI CAPITINI
Il piu' rappresentativo tra i numerosi movimenti di ispirazione capitiniana
attivi attualmente in Italia e' indubbiamente il "Movimento Nonviolento",
fondato dallo stesso Capitini in seguito alla "Marcia per la pace e la
fratellanza fra i popoli" del 24 settembre 1961.
Il Movimento Nonviolento, sezione italiana della War Resister’s
International, nei suoi trent’anni di vita ha promosso numerose iniziative
politiche e azioni popolari per l'affermazione di una cultura di pace.
Tra le iniziative piu' importanti del movimento vanno ricordate la campagna
per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, le
manifestazioni contro la guerra del Vietnam, le proteste contro le centrali
nucleari, in particolare a Montalto di Castro, l’acquisto del terreno
"Verde vigna" per impedire l’estensione dell’aeroporto militare Magliocco,
l’organizzazione di convegni di studio su nonviolenza e religione,
nonviolenza e lavoro di quartiere, energia nucleare, Difesa Popolare
Nonviolenta.
Dal 1982 il M.N. ha promosso la Campagna nazionale per l’obiazione di
coscienza alle spese militari, che ha ottenuto l’inserimento del principio
della difesa nonviolenta nella nuova legge del 1998 sull’obiezione di
coscienza e il servizio civile. I nonviolenti chiedono il diritto di pagare
per la pace e non per la guerra.
"Azione Nonviolenta" è la rivista del M.N.: fondata nel 1964, è un mensile
di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza
in Italia e nel mondo.
Accanto al Movimento Nonviolento va ricordata inoltre l'Associazione
Nazionale Amici di Aldo Capitini, fondata a Perugia e attiva in tutta
Italia per diffondere la conoscenza degli scritti e della figura di Aldo
Capitini, raccogliendo e coordinando tutti gli amici vecchi e nuovi
disponibili a lavorare per questo scopo.
L'associazione ha promosso una serie di importanti iniziative: la Seconda
Marcia della Pace Perugia/Assisi del 1978 (da cui hanno preso inizio le
successive che tuttora proseguono), l'istituzione di borse di studio per
tesi di laurea sul pensiero di Aldo Capitini, l'organizzazione nel 1984 di
un convegno internazionale su "Le tecniche della nonviolenza",
la promozione di un concorso per le scuole della Provincia di Perugia sui
principi fondamentali della nostra Costituzione.
L'Associazione inoltre è impegnata, con gli studiosi del pensiero di
Capitini, nella ristampa e nell'edizione critica di molte delle opere più
significative di Capitini e collabora, con la Regione Umbria, la Provincia
di Perugia, il Comune di Perugia, la Fondazione centro studi Aldo Capitini,
alla pubblicazione dell'opera omnia, di cui sono già editi i primi due volumi.
Per Informazioni:
Movimento Nonviolento/Azione nonviolenta
via Spagna,8
37123 Verona
tel. 0458009803
fax. 0458009212
email: azionenonviolenta@sis.it
http://www.unimondo.org/azionenonviolenta/
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
AMICI DI ALDO CAPITINI
presso Libreria "L'altra"
via Ulisse Rocchi, 3 - 06100 Perugia
tel.0755736104 - fax 075887141
e mail: ass.capitini@full-service.it
http://www.full-service.it/capitini/capitini.htm
Rivista web "Centri di Orientamento sociale in rete"
http://www.cosinrete.it
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