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Dalla Costa d'Avorio a Gorizia, intervista a Lydie Coulibaly



Intervista a Lydie Coulibaly

postato da Francesco Lauria
 http://francescolauria.blog.tiscali.it

Dalla Costa d'Avorio a Gorizia

Intervista a Lydie Coulibaly 

di Francesco Lauria

La Costa d'Avorio è una colonia francese che si
estende per una superficie più grande
di quella dell'Italia, conta circa16 milioni di
abitanti. 
AL suo interno si distinguono ben sessanta etnie
divise in 5 grandi gruppi linguistici tra i quali i
principali sono gli Akan, gruppo più numeroso, a
maggioranza cristiana o animista, il gruppo dei Gur, i
Mandè del Nord, i Mandè Sud e, infine, il gruppo Kru.

L’indipendenza è stata ottenuta dal paese il 7 agosto
del 1960, pacificamente ed in particolare grazie
all'azione politica di Felix Houphouet Boigny, capo e
presidente carismatico. Egli riuscì anche a contenere
le velleità separatiste, sorte principalmente nel Sud
del paese.

Abbiamo intervistato a Gorizia Lydie Coulibaly,
giovane studentessa universiaria ivoriana presso il
Corso di Scienze Internazionali e Diplomatiche.
Lydie 24 anni, nata e vissuta Bouakè di etnia senoufo
(Nord).
Dopo gli studi del liceo linguistico a Bouakè (luogo
di insediamento ormai trentennale di una missione
diocesana) è giunta a Gorizia ormai tre anni fa per
svolgere i propri studi universitari appunto presso il
Corso di Laurea di Scienze Internazionali e
Diplomatiche dell’Università di Trieste. 

Come sei venuta a conoscenza dell'esistenza del corso
di studi goriziano che frequenti? 

Sono arrivata in questa città grazie ai missionari
goriziani che operano in Costa d’Avorio e che hanno
fondato la mia parrocchia, Saint Pierre de Nimbo a
Bouakè. 
Essi sono presenti in Costa d’Avorio da esattamente 30
anni e quindi sono stati loro i primi a parlarmi di
Gorizia sin da quando ero bambina.
Nel 2000 sono arrivata in Italia dal mio paese per la
Giornata Mondiale della Gioventù a Roma, insieme al
mio parroco Don Michele (di Gorizia) e ad un folto
gruppo di giovani africani.
E' lì che ho incontrato qualche studente universitario
che mi ha convinto a tentare l'iscrizione al corso che
oggi frequento.

Come ti immaginavi Gorizia, l'Italia, l'Europa in
generale? 

L'Europa ha sempre avuto un grande fascino su di noi.
Essa è vista come una terra di possibilità, in cui
migliorare il proprio tenore di vita, luogo in cui
avere la possibilità di formarsi, studiare e trovare
un lavoro soddisfacente.
L'aspetto principale che mi ha colpito, al di là degli
incontri avuti e delle amicizie che ho trovato senza
troppe difficoltà è, al livello della società in
genere, la differente modalità di relazionarsi tra le
persone. Qui essa è molto più individualista e meno
comunitaria rispetto all’Africa.

Come reputi il ruolo delle missioni in Africa ed in
particolare quello della missione "goriziana a Bouakè?

Le missioni hanno giocato e giocano tutt’ora un ruolo
importantissimo in Africa. Basti ricordare che
dobbiamo a loro le prime scuole, la missione di
Gorizia ha avuto un ruolo di rilievo nelle attività di
promozione umana che i missionari sono a volte gli
unici a svolgere. È importante dire che senza il loro
contributo ciò che si è fatto nell’ambito delle opere
di solidarietà, di promozione della dignità della
persona non sarebbe stato possibile. Soprattutto ci
hanno portato Cristo, la buona novella della salvezza,
sono tutti aspetti molto importanti che non conviene
perdere di vista. 
Al di là di tutti gli sbagli che potrebbero avere
fatto, per mancanza di lungimiranza, o per le
difficoltà di comprensione di culture diverse, le
missioni, nella mia esperienza personale, sono un
contributo inestimabile all’ edificazione delle
società che attraversano, che incontrano e nelle quali
si trovano a vivere.

La situazione in Costa d'Avorio è forse una delle
crisi africane che, almeno parzialmente,
superano il vergognoso muro di silenzio che i media
europei ed italiani in particolare frappongono tra noi
e l'Africa.
Come vivi l'attuale aggravamento della crisi? 

Diciamo che la vivo male, perché sono originaria del
Nord e che il Nord è in zona occupata dai ribelli e
perché ho tutta la famiglia in costa d’Avorio, ho i
miei amici, i miei cari, la Costa d’Avorio stessa mi è
cara. Non voglio che diventi un altro Ruanda, o
un’altra Somalia, dilaniata da conflitti assurdi che
compromettono il futuro delle generazioni presenti e
che non permettono a quelle future di sognare il loro.


Che notizie hai direttamente dal tuo paese, in merito
agli ultimi, tragici avvenimenti?

Secondo le ultime notizie, pare che la situazione sia
tornata relativamente calma, qualche manifestazione
organizzata nella capitale (Abidjan) tiene impegnate
le forze francesi e delle Nazioni Unite. Il presidente
sud africano Thabo M’beki a tentato in questi giorni
una missione di mediazione presso le autorità ivoriane
e presso i ribelli, per riportare tutti Al tavolo
delle trattative, negoziati iniziati due anni fa e che
hanno fallito in seguito al rifiuto dei ribelli di
procedere al disarmo dei loro combattenti il 15
ottobre scorso.


Quale vorresti fosse il tuo contributo, per il futuro
del tuo paese e dell'Africa in generale? Cosa chiedi
all'Europa?

Il mio contributo per il futuro del mio paese sarà un
contributo in termini di competenze, se potrò mettere
le mie competenze al servizio della costa d’avorio o
dell’Africa , sentirò di aver adempiuto al mio dovere.
Chiedo all’Europa che ci dia la nostra “chance”, ma
non soltanto in termini di aiuti umanitari temporanei,
non abbiamo più bisogno che ci diano il pesce,
vogliamo che l’Europa ci insegni a pescare e che
soprattutto non inquini le nostre acque!!!

Infine, ci regali una perla di saggezza africana?

Da me si dice che se la lucertola decide di farsi
cucire dei pantaloni sicuramente avrà già risolto il
problema della sua coda. Ma concluderei così…
“In Africa un vecchio che muore è una biblioteca che
brucia.” 





 



                
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