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Turchia: prima i diritti umani poi l'ingresso in Europa
- Subject: Turchia: prima i diritti umani poi l'ingresso in Europa
- From: Associazione per la Pace <ufficiostampa@assopace.org>
- Date: Thu, 08 Apr 2004 14:24:28 +0200
- Disposition-notification-to: Associazione per la Pace <ufficiostampa@assopace.org>
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Vi alleghiamo il comunicato in ultima versione!*
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*Turchia: prima i diritti umani poi l'ingresso in Europa*
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La delegazione di osservatori della società civile internazionale,
composta da rappresentanti delle associazioni e liberi professionisti di
tutta Europa, si è recata in Turchia per monitorare il rispetto dei
diritti umani nelle principali città kurde. La delegazione ha annotato
un lieve miglioramento nei territori kurdi: i festeggiamenti per il
Newroz, il capodanno kurdo, sempre caratterizzati da repressioni e
violenze da parte del governo, si sono svolte pacificamente.
Il 28 marzo in Turchia si sono tenute le elezioni amministrative che
hanno visto vincere il partito al governo, "Giustizia e Sviluppo" (AKP),
del primo ministro Recep Tayyip Erdogan.
Il risultato politico era stato già annunciato: l’AKP ha ottenuto il 42%
dei consensi (circa l’8% in più rispetto alle politiche del 2002) contro
l'opposizione di centrosinistra (Shp) che ha ottenuto il 5.8%. Secondo
alcuni la vittoria elettorale del partito di governo è da imputare alla
politica populista del premier: l’annunciata adesione all’Unione
Europea, l’approvazione di un importante programma di riforme volte a
consolidare gli investimenti esteri, la posizione assunta nei confronti
della guerra all’Iraq. Secondo l’opinione di altri il deludente
risultato del Chp è da riconoscere nella mancanza di strategia del
partito stesso.
In realtà, come è stato denunciato dai rappresentanti dell’Associazione
per la Pace presenti in Kurdistan, si sono registrati brogli elettorali,
tangenti, minacce ed intimidazioni oltre ai violentissimi scontri con
più di 400 feriti ed altrettanti arrestati. Cartelle ritrovate
accartocciate sui marciapiedi o bruciate nei cestini della spazzatura,
capi villaggio corrotti o minacciati. Gli stessi sindaci neo-eletti sono
stati minacciati e non hanno potuto neanche festeggiare la vittoria
raggiunta.
In realtà la politica di modernizzazione e riformista di Erdogan è tutta
volta a far apparire la Turchia un Paese rinnovato pronto ad entrare
nell’Unione Europea e non a migliorare il tessuto sociale. Infatti ad
oggi non vi è alcun rispetto dei diritti umani né delle minoranze
etniche: il 70% della popolazione curda vive sotto il livello di
sopravvivenza, si registrano 25.000 prigionieri politici, oltre a casi
di tortura ed esecuzioni illegali. Anche alla minoranza cristiana è
riservato lo stesso trattamento. La lingua kurda in pratica non è
riconosciuta, come è vietata, di fatto, la libertà di espressione e di
religione. A questo si aggiunge il problema dei profughi: 4 milioni
fuggiti dai circa 4000 villaggi distrutti dall’esercito “per motivi di
sicurezza interna” e mai più ricostruiti.
Nessun rispetto né tutela delle minoranze, brogli elettorali, nessuna
politica ambientale (la storica valle del Monsur destinata a scomparire
sotto le acque delle dighe in costruzione da parte dal governo), nessun
rispetto dei diritti umani per una Turchia prossima ad entrare
nell’Unione Europea!
In realtà la Turchia ha sempre rivestito un ruolo fondamentale sul piano
politico-strategico-militare per l’Unione Europea: la sua amicizia con
Israele, e la sua vicinanza con l’Europa, l’Iraq, la Siria, l’Iran e le
repubbliche dell’ex Unione Sovietica, la rende un partner fondamentale
per la politica del Mediterraneo.
Così gli standard minimi di democrazia non risultano essere criterio
sufficiente per rifiutare l’adesione della Turchia all’Unione Europea.
*Associazione per la Pace*
*Ufficio stampa*
*Anastasia Mazzia*