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Chiarimenti su Roma 20 marzo di P.Sansonetti



Piero Sansonetti [Unità del 23 marzo]
Caro Direttore,
Ho letto i giornali di oggi e di ieri. Compresa l'Unità. Mi sembra che
nessuno abbia riferito nel modo giusto quello che è successo sabato sera a
Roma. Neanche il nostro giornale, che pure è stato migliore di tutti gli
altri. Credo che ci sia stata une vara e propria esagerazione degli
incidenti. E che questa esagerazione finisca per diventare comunque una
freccia all'arco di coloro che vogliono colpire il movimento pacifista.
Siccome ti conosco come persona liberale, mi permetto di fare pubblicamente
questa critica.
E vorrei, prima di parlare di sabato, raccontarti un episodio di qualche
mese fa del quale sono stato testimone. Nello scorso novembre, a Parigi, a
conclusione del social forum europeo, diverse centinaia di migliaia di
persone hanno sfilato per la pace. Un corteo immenso, grande più o meno
quanto quello che sabato sera ha invaso Roma. Al calar del sole, quando
ormai da ore la testa era arrivata nella piazza del comizio finale, in coda
era rimasto lo spezzone di corteo dei socialisti francesi, e dietro ancora
un gruppetto di un migliaio, o forse un po' di più, di anarchici. A un
certo momento gli anarchici, che contestavano i socialisti, hanno iniziato
a lanciare aste di bandiera, bottiglie di birra e bulloni. Il servizio
d'ordine del partito socialista francese ha reagito immediatamente e con
violenza. E' partita una carica molto forte, gli anarchici sono scappati a
cento o duecento metri, lasciando per strada alcuni di loro, feriti e con
la testa insanguinata. Il servizio d'ordine dei socialisti si è ritirato,
sono arrivate le ambulanze e hanno portato via i ragazzi feriti. Il corteo
è ripreso con un vuoto di cinquanta o sessanta metri tra socialisti e
anarchici. Il giorno dopo la notizia non era su nessun giornale. Neppure
una riga. Polemiche niente. Conseguenze, qualche punto di sutura e la
brutta impressione di un servizio d'ordine troppo violento e di un gruppo
di anarchici non troppo intelligente.
Sabato sera per fortuna non ci sono stati punti di sutura. L'assalto di un
gruppetto di disobbedienti contro il pezzo di corteo dei Ds non ha prodotto
feriti. Però ha prodotto una mole enorme di polemiche e i titoli di testata
(di prima pagina) di quasi tutti i giornali italiani. Sono stati dedicati a
questo episodio persino degli editoriali. Si è parlato di ritorno della
violenza degli anni '70, anzi del '77, e si fatto un paragone con l'assalto
al palco di Lama. Quella volta un migliaio di giovani estremisti, dentro
l'università di Roma, mise sotto assedio il palco dal quale parlava Luciano
Lama, cioè il capo carismatico della Cgil, e poi scatenò un vero e proprio
attacco, violentissimo, con spranghe di ferro, pietre, bombole degli
estintori, caschi, bottiglie incendiarie e manici di piccone. C'erano anche
varie rivoltelle. Fu un inferno, durò ore. I sindacati si ritirarono ed
ebbero molti feriti. Solo per un miracolo non ci furono morti. L'università
fu occupata. Dopo quel giorno a Roma e in tutte le città italiane le
violenze si moltiplicarono, arrivarono anche i morti, parecchi morti,
soprattutto giovanissimi studenti. E intanto dilagò il fenomeno del
terrorismo che arrivò fino al sequestro, all'uccisione e all'annientamento
della scorta (cinque uomini) del più importante uomo politico italiano, di
Aldo Moro. Paragonare L'assalto a Lama agli incidenti di sabato sera a via
Amendola non ha alcun senso. Quel giorno all'università c'erano poche
migliaia di persone. Sabato in piazza c'erano pochi milioni di persone.
Quasi tutti quelli che erano all'università parteciparono agli scontri.
Sabato hanno partecipato agli scontri non più di cento persone, cioè -
diciamo - lo 0,01 per cento dei manifestanti. Il movimento del '77 era un
movimento violento, questo movimento di oggi è profondamente pacifista e
nonviolento.
Cosa è successo esattamente sabato sera? Lo abbiamo ricostruito parlando
con molti testimoni e tutti assai attendibili. E' successo questo. Nel
pomeriggio, quando il corteo già era partito da ore, nessuno ancora
riusciva a muoversi da piazza Esedra.. Probabilmente gli organizzatori
avevano disegnato male il percorso, non aspettandosi una partecipazione
così "oceanica" alla manifestazione (primo errore). Sarebbe stato più
saggio organizzare due o tre cortei che confluissero al Circo Massimo da
strade più larghe. Il punto veramente critico del corteo era da piazza dei
Cinquecento alla strettoia di Santa Maria Maggiore. Proprio in questo
tratto di strada, ed esattamente a via Amendola, ha provato ha confluire
nel corteo uno dei tanti pezzi organizzati dai ds che volevano partecipare
alla manifestazione (nella manifestazione c'erano moltissimi pezzi di
corteo pieni di militanti dei Ds). Questo era il pezzo più importante,
perché c'erano i più importanti dirigenti nazionali e c'era anche Piero
Fassino. E' stata sicuramente sbagliato scegliere quel punto per entrare,
era un punto complicato e pericoloso (secondo errore). Quando il pezzo
diessino di corteo ha cercato di entrare, proprio lì a via Amendola
sfilavano prima i cobas, poi i disobbedienti e dietro un gruppo del
cosiddetto campo anti-imperialista, cioè i segmenti più radicali del
movimento e proprio quelli coi quali c'erano state polemiche feroci nei
giorni scorsi. E' stato il terzo errore, forse il più grave. Questo pezzo
di corteo radunava mille o duemila persone, cioè era un pezzo piccolo, ed
era l'unico - l'unico - nel quale non era saggio tentare l'ingresso. I
cobas non si sono neanche accorti dei Ds. La Cgil ha per circa mezz'ora
fatto da cuscinetto protettivo tra i disobbedienti e i Ds. Anche il camion
dei disobbedienti si è sistemato in posizione strategica per coprire i Ds
ed evitare che gruppi di ragazzi troppo agitati creasse incidenti. Il
corteo però non scorreva. A un certo momento un pezzo della Cgil ha deciso
di prendere delle vie laterali per raggiungere il circo Massimo. A questo
punto, per forza di cose, anche il camion dei disobbedienti romani ha
dovuto muoversi di qualche decina di metri. Il pezzo diessino del corteo è
rimasto scoperto, è diventato più evidente, e un centinaio di ragazzi - i
testimoni dicono che erano soprattutto ragazzi del nord, non erano i
disobbedienti romani - hanno iniziato a intensificare gli insulti e
lanciare oggetti, uova e monetine.
Della Cgil era rimasto solo un cordone di servizio d'ordine. A fare da
intercapedine tra i ds e i disobbedienti c'era questo esile cordone e il
gruppo un po' più robusto dei ragazzi della sinistra giovanile, che hanno
cercato di riportare la calma. Si è vissuto un quarto d'ora di tensione.
Senza gravi conseguenze Ci sono stati anche degli spintoni. Il saggio
comportamento del segretario della federazione romana, Nicola Zingaretti,
ha evitato che intervenisse la polizia.. Purtroppo in quei minuti concitati
a nessuno è venuto in mente che con un po' di pazienza e facendo sfilare il
corteo per un'altra mezz'oretta sarebbe stato possibile l'ingresso dei ds
un po' più dietro, dove c'era l'Arci, c'era Lilliput, c'era Pax Cristi e
altri gruppi che avrebbero garantito l'assoluta tranquillità dell'ingresso.
E' stato il quarto errore.
Quattro errori. Nessuno dei quali, francamente, gravissimo. Più che altro
errori di inesperienza. Quasi nessuna conseguenza. Che ragione c'è, ora, di
aprire una infinita polemica politica? Qual è la cosa importante che è
successa sabato sera: il quarto d'ora di lievi incidenti o il gigantesco
corteo contro la guerra e contro la presenza militare italiana
nell'occupazione dell'Iraq? Bisognerà ricominciare quella noiosissima
polemichetta - ciclica - con la richiesta al movimento di espellere i
violenti, di cacciare Casarini, di mettere al rogo gli anarchici e magari i
Cobas? Lasciamo stare, sono cose troppo vecchie, riflessi di chi è abituato
alla politica di vent'ani fa e non capisce che è svanita. E' cambiato tutto.
Questo è un gigantesco movimento nonviolento, aperto a tutti. I ds hanno
pieno diritto di partecipare ai suoi cortei anche quando non ne condividono
la piattaforma. Casarini e i disobbedienti rappresentano una minoranza di
questo movimento ma ne sono parte integrante e viva. Ci sono un milione di
ragioni per non essere d'accordo con loro su tante cose, ma ci sono anche
le ragioni per essere d'accordo con loro su moltissime altre cose , e ci
vorrebbe forse anche l'onestà intellettuale per ammettere che moltissime
cose che noi diciamo oggi loro le dicevano - isolatissimi e vituperati -
dieci anni fa. Niente pagelle e niente diritti di veto: né da una parte né
dall'altra. Sono insensate le accuse ai ds di essere gli amici degli
imperialisti e lo sono le accuse ai disobbedienti di essere i reggicoda dei
terroristi. D'accordo?
Possibile, caro Colombo, che in questo paese si discuta sempre dei dettagli
delle questioni, e tutti mostrino supremo disinteresse per le questioni
vere? Oggi la questione è semplicissima. E questa: come la sinistra
italiana e l'opposizione, tutta, riesce a condurre la battaglia con
l'obiettivo di ottenere il ritiro dei nostri soldati entro il 30 giugno.
Con un pizzico di saggezza politica, e non lasciandosi travolgere dai
calcoli elettorali, questa battaglia potrebbe trovare, di nuovo, l'unità
della sinistra.
Piero Sansonetti, l'Unità del 23 marzo