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(Fwd) Inoltralo!
- Subject: (Fwd) Inoltralo!
- From: "Davide Bertok" <davide@bertok.it>
- Date: Wed, 24 Mar 2004 15:57:39 +0100
- Priority: normal
------- Forwarded message follows -------
INOLTRALO...quello che è successo sabato
Questa e-mail mi è arrivata stamani mattina. Il sistema di
comunicarsi notizie attraverso posta elettronica o messaggi con i
cellulari è diventato in questa ultima settimana fondamentale almeno
qui in Spagna, affinché le notizie possano circolare LIBERE da
qualsiasi manipolazione.Scommetto che nessuno di voi sa che cosa è
accaduto per le strade di Madrid la notte prima delle elezioni del
13
di Marzo. Allora leggete questa e-mail, e se credete anche voi che
il miglior mezzo di comunicazione rimane il bocca a bocca della
gente,
fuori da ogni schema politico, allora riinviatelo a più persone
possibile. Grazie.
Nella traduzione si è cercato di rispettare il più possibile il
testo originale, integrandolo, comunque, con spiegazioni tra
parentesi dove comparivano termini della cultura spagnola. Se ci
sono alcuni errori, vi chiedo scusa; ho cercato, comunque, di fare
del mio meglio. Alla fine del testo italiano, ho copiato il testo
originale Spagnolo.
INOLTRALO
Cosí termina il messaggio che ho ricevuto a le tre del pomeriggio
annunciando una concetrazione silenziosa per la verità davanti alla
sede del Partido Popular [o PP; l'equivalente italiano sarebbe Forza
Italia] nella calle Génova [dove si trova la sede del Partito]. Cosí
cominciava qualcosa che con il passo delle ore si andava diffondendo
minuto a minuto. Per ogni messaggio che la gente riceveva, se ne
enviavano dieci, quidici, venti messaggi in più. C?è stata gente che
ha ricevuto anche dieci messaggi da differenti gruppi: famiglia,
lavoro, luogo di studio, gente del collegio, del quartiere, e quei
messaggi si moltiplicarono fino all'infinito, propagandosi come le
chiamate di un incendio per effetto del vento. Alle sei del
pomeriggio, uno spiegamento della polizia proteggeva la sede del
partito e chiedevano i documenti a qualsiasi manifestante che
arrivava. Mezz?ora più tardi, nonostanteciò, l'affluenza di tanti
cittadini di madrid superò la capacità della polizia e un?ora più
tardi la calle Génova era un brulichio di gente gridando di rabbia e
chiedendo spiegazioni al governo del paese. C?era gente che
piangeva,
altri che esprimevano la loro indignazione con grida di bugiardi,
assassini, vi avevamo detto NO alla Guerra, la Vostra guerra, i
Nostri
morti!, Non siamo tutti: ne mancano 200!! bugiardi, voi che avete
autista e noi che viviamo in periferia? lo sanno tutti meno che voi:
i
morti non si usano, basta con le manipolazioni e vogliamo essere
trasmnessi sul Primo Canale! La stampa, che si trovava dietro il
cordone della polizia, era per la maggior parte straniera, e c'era
un
grande spiegamento di antenne paraboliche di catene televisive
europee. Dalle strade adiecenti e dalla bocca del metro usciva ogni
volta più gente di tutte le età e razze che si univa alla
concentrazione, che di silenziosa alla fine non ebbe quasi niente
perché ci rimaneva abbastanza difficile rimanere zitti quando si
pretendeva celebrare un minuto di silenzio. C'era sempre qualcuno
che irrompeva con un grido: bugiardi,assassini.
La gente stava attaccata alle radioline e i cellulari suonavano
senza
sosta per trasmettere informazione alla gente, che a sua volta
propagava le notizie, che correvano di bocca in bocca. Quando
Rajoy
(il candidato a prendere il posto di Aznar) dichiarò ai mezzi di
comunicazione che la
concentrazione era illegale e illegittima e accusò i settori del
Partido Socislista Obrero Español (o PSOE, il maggior partito della
sinistra spagnolo) di averla organizzato, la moltitudine ruggì e
rispose: ci hanno convocato gli assassinati? e la voce del popolo non
è illegale. Come potevamo essere illegali,quando il governo
continuava
a mentire, occultando l'informazione e violando i diritti | più
elementari del popolo: il diritto alla libertà d'espressione e il
diritto all'informazione. Sulla TVE 1 (sigla della televisione
spagnola, come in Italia è RAI), Cine de Barrio (Cinema di
quartiere,
un programma con ospiti in studio dove si presentano vecchi film
spagnoli). In calle Génova le ore passavano e gli animi si
infiammavano ogni volta di più. Continuava ad arrivare
gente e non si vedevano bandiere di nessun partito politico né
sindacati.
Solo cartelli improvvisati con cartoni e penne. La gente nemmeno
cantava; tutto era gridi e dolore e indignazione. Il capo
dell'anti-disturbi confessava a un cronista della radio SER (una
delle
radio nazionali più ascolatate) che non potevano dissolvere la
concetrazione con la forza perché eravamo più di 5mila persone e che
non era il caso di caricare su una moltitudine di persone dove
c'erano anziani e bambini.
Ogni volta che qualche membro della sede si affacciava alla finestra
la gente ruggiva e chiedeva verità, e intanto, continuavanoa ad
arrivare notizie di concentrazioni spontanee in tutte le città
della
Spagna. Le nove della sera e nessuno si muoveva di lì, nonostante
il
freddo. Ci arrivò una nota che circolava tra le mani di tutti: A
mezzanotte nella Puerta del Sol [il centro della città]. Passalo.
All'improvviso un'altra notizia che si propaga tra la gente: due
indù e tre marocchini detenuti per la loro relazione con i supposti
assassini in Lavapiés (un quartiere popolare del centro). I servizi
d'intelligenza da una parte e il governo dall'altra. Gli Spagnoli
all'estero, amici di tutte le parti del pianeta continuavano a
mandare
notizie delle principali catene televisive del mondo: Bush si duole
del fatto che l'appoggio della Spagna alla sua guerra contro l'Irak
abbia avuto queste conseguenze
per Madrid. In cambio, al governo non duole, anzi occulta tutta
l'informazione e richiama alla calma e insiste nel fatto che nella
giornata di riflessione il popolo non può uscire per strada per
esprimersi. Ruggiamo ancora di più: no, non ce ne andiamo,
affacciati al balcone, fatti vedere in viso, PP responsabile, PP
colpevole, la vostra guerra, i nostri morti, voi avete gli autisti,
noi Cercanías (i treni che collegano la periferia con il centro
della
capitale, dove ci furono i tre attentati), siete voi i terroristi.
Dieci della notte e la gente si dirige verso [la Puerta del] Sol
prendendo le strade senza permesso. Io me ne vado a Lavapiés per
cenare e mettermi qualcosa di più pesante perché già non sento
le
mani dal freddo. La piazza è vuota e quando arrivo alla calle
Cabeza incontro una giovane ragazza che, sulla porta di casa sua,
percuote una pentola con la testa alta e il volto serio.
Timidamente
escono sui balconi i vicini che inizianio a percuotere le pentole.
All' inizio fu un suave tintinnio, dopo iniziarono ad aprirsi i
balconi di tutte le strade e inizia un rumore assordante che si
espande per tutti i quartieri (...personalmente mi trovavo nel
quartiere di Malasaña a
quell'ora, a circa due chilomtri da lì, e fu impressionante vedere
la
gente iniziare ad uscire sulle terrazze, affaciarsi alle finestre,
e
iniziare a percuotere le pentole, i tegami. Ti rendevi
perfettamente conto di quale impatto avevano avuto i tre attentati
sulla popolazione. Quanta stanchezza e disperazione e bisogno di
cambiare ci fosse nell'animo di tutti.). Scendemmo tutti in piazza,
che iniziò a riempirsi di gente che percuoteva le pentole, i tegami
e
tutto ciò che poteva far rumore con forza. Appare una telecamera di
una televisione tedesca, mentre in piazza le strade sono piene di
gente protestando senza parole, e in un momento prezioso, sembra che
tutti quanti
stiamo seguendo lo stesso ritmo: un ritmo funebre e contundente,
secco, duro, pieno di rabbia e solodarietà. E marciamo tutti verso
Sol, dove neanche possiamo entrare perché Madrid è nella strada.
Continuano a volare le notizie, continuano a moltiplicarsi i
messaggi di solidarietà con le proteste di altre città, continuano
propagandosi le notizie. La polizia ha fatto carica sulla gente
di Zamora e di Barcelona. Stanno studiando di sospendere le elezioni,
è apparso nelle mani del PP, all'improvviso, un video nel quale Al
Quaeda rivendica l'attentato e la gente commenta stupefatta e
indignata che non siamo su nessun mezzo di comunicazione. Sulla
radio
SER commentano che nonostante l'occupazione delle strade da parte
dei cittadini, non continueranno a trasmettere per mantenere la
calma e non riscaldare più gli animi. La censura del secolo XXI. Le
telecamere, i microfoni e le luci spariscono, solamente rimangono
i
cronisti tedeschi che lavorano a cottimo, e noi gridando, e tutte le
strade che sboccano a Sol collassate. Non ci sono bandiere, non ci
sono partiti,
non ci sono megafoni, non ci sono organizzazioni, non ci sono ordini.
La moltitudine avanza spontaneamente verso Atocha e la polizia si
ritira discretamente. La strada è nostra e camminiamo dove si può,
bloccando il traffico. Nessuno rompe vetri, nessuno spezza gli
oggetti urbani, Madrid avanza civilmente e Ansuátegui ordina
invisibilidad. La polizia spenge le sirene e le furgonette
della polizia sono appena percepite. Venite con noi, grida qualcuno
agli uomini in uniforme, che non si azzardano nemmeno a guardarci
negli occhi. La rabbia è nel grido, nelle parole. La gente esige
che il governo dia informazione, che i mezzi di comunicazione diano
informazione, la gente esige
che il governo assuma le sue responsabilità e che smetta di mentire
all'intero paese, che attraverso Internet e i telefoni cellulari si
colleghi il mondo intero. I mezzi nazionali sminimizzano la protesta
e
non lasciano dubbi da che parte stanno. La gente alza i cellulari
perché quelli che ascoltano all'altro lato possano percepire l'aria
che si respira a Madrid. Più di un milione di persone scendono verso
la stazione di Atocha [la stazione dei treni dove esplosero le
prime bombe] passando per la calle del Prado e per la calle Atocha.
E
circola un altro foglio: alle due in punto, cinque minuti di
silenzio. Passalo. Tutti per terra. Silenzio di tomba. Non ci sono
telecamere. Migliaia di candele accese, e si rompe il silenzio con
un grido pieno d'orgoglioo:Viva Madrid!. E tutti gridiamo: Viva,
viva
Madrid!. Aznar
ascolta, il popolo è in lotta e la fiumana di gente avanza verso il
Congresso [dei Diputati]. Alla radio solo si può ascoltare musica e
la sintesi della partita del Real | Madrid. Le voci, già stonate
dopo tante ore, i piedi indolenziti e non c'è più paura, non c'è
polizia, solo l'elicottero che continua a
volteggiare sulle nostre teste. E una sensazione d'euforia che
nasce
dal vedere che siamo tanti, che siamo incontabili. Siamo stati
anche alla manifestazione di ieri, dicevano alcuni cartoni a modo
di cartelli. Davanti al Congresso, le furgonette della polizia
proteggevano il recinto sacro dove certi
prendono le decisioni senza domandare. La gente ricomincia a
gridare: dicemmo NO alla Guerra, dicemmmo NO alla Guerra, la Vostra
Guerra, i Nostri Morti, un pozzo di petrolio per un pozzo di
sangue,
bugiardi, TVE =NODO [il nome del telegiornale all'epoca di Franco],
Urdaci nazi [Urdaci è il presentatore numero 1 del telegiornale sul
primo canale della televisione spagnola.Arciconosciuto leccaculo
del
potere) vogliamo la verità! Passiamo il Congresso, arriviamo alla
Gran Vía [la strada
principale della città], seguiamo verso Hortaleza. La gente esce dai
bar, dai pubs e dalle discoteche. Alcuni si uniscono, altri provocano
domandando che succede e perché occupiamo la strada, e Madrid avanza
imparabile sotto l'attento sguardo dell'elicottero. I portieri delle
discoteche, dalle quali esce la musica evasiva e allegra, ci guardano
allucinati, cercando di proteggere gli imperi dell'alcohol edella
musica d' intrattenimento. Arriviamo di nuovo alla sede del PP e la
gente, nonostante la stanchezza, continua gridando. Le quattro, le
cinque della mattina e la gente grida: Oggi protestiamo, domani ci
fermiamo, MA all'ora di votare si deve notare. Assassini, bugiardi.
Stanchissimo ritorno a casa. Nella Puerta del Sol ci sono centinaia
di candele e decine di rami di fiori e cartelli, lettere, grida di
carta dove la gente dimostra la sua solidarietà e il suo affetto. La
gente
s'inginocchia, accende più candele e tutto rimane in silenzio.
Continuano i cartelli appesi a tutti gli angoli della Puerta del
Sol;
i servizi di pulizia urbana questa volta rispettano il dolore della
città intera che piange i suoi morti. Bandiere di tutte le parti del
mondo e scritte in arabo: NO al | terrorismo, PP rispondi, messaggi
alle famiglie dei morti, e ancora: basta all'orrore, vogliamo la
verità, televisione manipolazione e quattro mendicanti appoggiati
alla parete, circondando le candele, in silenzio. Il popolo piange,
il
governo mente. Lucía non ti dimenticheremo mai.... Papá
ti voglio bene.... Sfinito, non posso neanche muovermi di lí. La
gente esprime rabbia davanti alle menzogne di calle Génova, lí si
trova il dolore, il silenzio, le candele accese e i fiori congelati
dal reddo che fa.
Questo è ciò che accadde a Madrid alla vigilia delle elezioni. E se
i
mezzi di comunicazione non vollero riprendere questa occupazione
delle strade da parte del popolo di Madrid, per lo meno che si
diffonda per la Rete quello che si pretende nascondere e far
stare
zitto. Perché qualcosa è cambiato da ieri notte: adesso non
abbiamo
più paura. Né a Madrid né nel resto delle città né nei paesi. E
non
abbiamo bisogno di partiti politici che organizzini le
manifestazioni: adesso sappiamo che Internet e i cellulari
raccontano quello che i mezzi ufficiali non dicono, e adesso
sappiamo di
avere e di spaer usare uno strumento di comunicazione, quello del
bocca a bocca, per esprimerci. Ci hanno negato i diritti fondamentali
che ci riconosce la nostra Costituzione e il popolo ha pagato caro
l'incursione del suo Governo in una guerra per il petrolio. Un
popolo
che mai ha avuto problemi con il mondo arabo, un popolo che si
indegna davanti alla menzogna e agli insulti del candidato alla
presidenza della Spagna. Madrid dimostrò che è piena di gente di
tutte le nazionalità, età e condizioni sociali che sono sensibili e
fu
ieri notte la vera democrazia, la sovranità del popolo, nella quale
la gente si esprime liberamente.
PÁSALO
>>>>> Asunto: lo que paso el sabado en madrid... Pasalo!!
>> PASALÓ. Así terminaba el mensaje que recibí en torno a las tres
de la
> tarde
>> anunciando una concentración
>> silenciosa por la verdad frente a la sede del PP en la calle
Génova.
>> Así
>> comenzaba algo que con el paso de
>> las horas iba difundiéndose minuto a minuto. Por cada mensaje que
la
>> gente recibía, se enviaban diez, quince, veinte mensajes más.
Hubo
>> gente
>> que
>> recibió hasta diez mensajes de grupos de gente diferente familia,
> trabajo,
>> lugar de estudios, gente del colegio, del barrio, y
>> esos mensajes se multiplicaron hasta el infinito, propagándose
como
>> las
>> llamas de un incendio por efecto del viento. A las seis de la
tarde
>> un
>> despliegue policial protegía la sede del partido y sus efectivos
>> pedían
> la
>> documentación a todo manifestante que llegaba. Media hora
después,
>> sin
>> embargo, la concurrencia de tantos madrileños sobrepasó la
capacidad
>> policial y una hora más tarde la calle Génova era un hervidero de
>> gente
>> gritando de rabia y pidiendo explicaciones al gobierno de la
nación.
>> Había gente que lloraba, otros expresaban su indignación a
gritos,
>> mentirosos, asesinos, te dijimos no a la guerra; vuestra guerra,
>> nuestros
>> muertos; no estamos todos, faltan doscientos; mentirosos,
vosotros
>> tenéis
>> chofer, nosotros cercanías; lo sabe todo el mundo menos nosotros;
los
>> muertos no se utilizan, basta de manipulación, y queremos salir
en La
>> Primera.
>>
>> La prensa que se encontraba tras el cordón policial era
>> mayoritariamente
>> extranjera, y había un gran despliegue de antenas parabólicas de
>> cadenas
>> televisivas europeas. De las calles adyacentes y bocas del metro
salía
> cada
>> vez más gente de todas las edades y razas que se unían a la
>> concentración,
>> que de silenciosa al final no tuvo casi nada porque se nos hacía
>> difícil
>> permanecer callados cuando se pretendía celebrar unminuto de
silencio.
>> Siempre alguien lo rompía con algún grito: mentirosos, asesinos.
Las
>> lágrimas y la indignación se propagaban de igual modo que la
>> información. La gente estaba pegada a sus transistores y
losmóviles
>> sonaban sin parar para transmitir información a la gente, que a su
>> vez propagaba las noticias, que corrían de boca en boca. Cuando
Rajoy
>> declaró a los medios que la concentración era ilegal e ilegítima,
y
>> acusó
> a
>> sectores del PSOE de haberla organizado, la multitud rugió y
>> contestó:
> "nos
>> han convocado los asesinados", y "la voz del pueblo no es ilegal".
Cómo
>> íbamos a ser ilegales, cuando el gobierno seguía mintiendo,
ocultando
>> información y violando los derechos más elementales del pueblo: el
>> derecho
> a
>> la libertad de expresión y al derecho a la información. En TVE 1,
Cine
>> de Barrio.
>>>
>> En Génova pasaban las horas y los ánimos se iban encendiendo cada
vez
> más.
>> Seguía llegando gente, y no se veían banderas de partidos
políticos
>> ni
>> sindicatos. Sólo pancartas improvisadas con cartones y bolígrafos.
>> Tampoco
>> la gente cantaba; todo eran gritos de dolor e indignación. El
jefe
>> antidisturbios confesaba a un reportero de la SER que no podían
>> disolver
> la
>> concentración por la fuerza porque éramos ya más de 5 mil
personas y
>> no
> era
>> cuestión de cargar contra la muchedumbre donde había ancianos y
niños.
> Cada
>> vez que algún miembro de la sede se asomaba a la ventana la
gente
>> rugía
> y
>> pedía la verdad, y mientras, seguían llegando noticias de
>> concentraciones
>> espontáneas en todas las ciudades de España.
>> Las nueve de la noche y nadie se movía de allí, pese al frío.
Nos
>> llegó
>> una nota que circulaba en manos de todo el mundo: A las doce en
sol.
>> Pásalo.
>> De pronto otra noticia que se propaga entre la gente: dos hindúes
y
>> tres>
>> marroquíes detenidos por su relación con los supuestos asesinos en
> Lavapiés.
>> Los servicios de inteligencia por un lado y el gobierno por otro.
> Españoles
>> en el extranjero, amigos de todos los puntos del planeta seguían
>> mandando
>> noticias de las principales cadenas televisivas del mundo: Bush
>> lamenta
> que
>> el apoyo de España a su guerra contra Irak haya tenido estas
> consecuencias
>> para Madrid. En cambio, el gobierno no lo lamenta, sino que
oculta
>> toda
> la
>> información y llama a la calma, e insiste en que en la jornada de
> reflexión
>> el pueblo no puede salir a la calle para expresarse. Rugimos más
>> aún: no
>> nos vamos, sal al balcón, da la cara, PP responsable, PP
culpable,
> vuestra
>> guerra, nuestros muertos, vosotros tenéis chofer, nosotros
Cercanías,
>> vosotros, fascistas, sois los terroristas. Diez de la noche y la
>> gente
>> sal ehacia Sol tomando las calles sin permiso.
>>
>> Yo me voy a Lavapiés para cenar un poco y ponerme algo de abrigo
>> porque
> ya
>> no siento las manos del frío. La
>> plaza está vacía, y al llegar a la calle Cabeza nos encontramos
con
>> una
>> chica joven que, en la puerta de su casa, aporrea una cacerola
con la
>> cabeza
>> alta y el semblante grave. Tímidamente salen a los balcones
vecinos
>> que
>> salen a aporrear las cacerolas. Primero es un suave tintineo,
>> después
>> comienzan a abrirse los balcones de todas las calles y comienza un
>> zumbido
>> ensordecedor que se expande por todo el barrio.
>> Bajamos a la plaza, que comienza a llenarse de gente que aporrea
sus
>> cacerolas, sartenes e instrumentos con fuerza. Aparece una cámara
de
>> televisión alemana, mientras la plaza y las calles están llenas
de
>> gente
>> protestando sin palabras, y en un momento precioso hasta parece
que
> seguimos
>> todos el mismo ritmo. Un ritmo fúnebre y contundente, seco, duro,
>> lleno
> de
>> rabia y solemnidad. Y marchamos todos hacia Sol, donde ni
siquiera
> podemos
>> entrar porque Madrid está en la calle. Siguen volando las
noticias,
>> siguen
>> multiplicándose los mensajes de solidaridad con las protestas de
>> otras
>> ciudades, siguen propagándose las noticias. La policía ha cargado
>> contra
>> la
>> gente en Zaragoza y en Barcelona. Están estudiando suspender las
>> elecciones, ha aparecido en manos del PP, de repente, un vídeo en
e
>> que
> Al
>> Quaeda reivindica el atentado, y la gente comenta asombrada e
>> indignada
>> que
>> no salimos en los medios. En la SER comentan que pese a la toma
de
>> las
>> calles por parte de la ciudadanía, no van a seguir
retransmitiendo
>> para
>> mantener la calma y no calentar los ánimos. La censura del siglo
XXI.
>> Las cámaras, los micrófonos, y las luces desaparecen; solo quedan
los
>> reporteros alemanes que trabajan a destajo, y nosotros gritando,
y
>> todas
>> las calles que desembocan en Sol colapsadas. No hay banderas, no
hay
>> partidos, no hay magnetófonos, no hay organizadores, no hay
órdenes.
>> La multitud avanza espontáneamente hacia Atocha y la policía se
>> retira
>> discretamente. La calle es nuestra y caminamos por donde queremos,
> cortando
>> el tráfico. Nadie rompe cristales, nadie destroza el mobiliario
>> urbano,
>> Madrid avanza cívicamente y Ansuátegui ordena invisibilidad. La
>> policía
>> apaga las sirenas, y las lecheras apenas son percibidas. "Veniros
con
>> nosotros", grita alguno a los uniformados, que no se atreven ni a
>> mirarnos
> a
>> los ojos. La rabia está en el grito, en las palabras. La gente
exige
>> que
> el
>> gobierno informe, que los medios informen, la gente exige que
>> elgobierno
>> asuma su responsabilidad, y que deje de mentir a un país entero,
que
>> a
>> través de Internet y los teléfonos móviles va conectándose con
el
>> mundo
>> entero. Los medios nacionales ningunean la protesta y dejan
claro
>> de qué
>> lado están. La gente alza sus móviles para que los que escuchan
al
>> otro lado perciban el ambiente que hay en Madrid. Más de un millón
>> depersonas bajan hacia Atocha por la calle del Prado y por la
calle
>> Atocha. Y circula otro papel: a las dos en punto cinco minutos de
>> silencio. Pásalo.
>>
>> Todos al suelo. Silencio sepulcral. No hay cámaras.
>> Miles de velas encendidas, y se rompe el silencio con el grito
lleno
>> de
>> orgullo: viva Madrid, y todos gritamos, viva, viva Madrid. Aznar
>> escucha,
> el
>> pueblo está en lucha, y las riadas humanas avanzan hacia el
>> Congreso. En
> la
>> radio solo se oye música y resúmenes del partido del Real Madrid.
Las
> voces
>> ya cascadas por el paso de las horas, los pies doloridos, y no
>> hay miedo, no hay policía, solo el helicóptero rugiendo encima de
> nuestras
>> cabezas, y una sensación de euforia al ver que somos tantos, que
>> somos
>> incontables. "También estuvimos en la manifestación de ayer",
decían
>> algunos
>> cartones a modo de pancarta.
>> Frente al congreso, las lecheras protegiendo el recinto sagrado
donde
> unos
>> cuantos toman las decisiones sin preguntar.
>> La gente vuelve a gritar, dijimos no a la guerra, dijimos no a la
>> guerra,
>> vuestra guerra, nuestros muertos, un pozo de petróleo por un pozo
de
>> sangre,
>> embushteros, tve= nodo, urdaci nazi, queremos la verdad.
>>
>> Pasamos el congreso, llegamos a la Gran Vía, seguimos por
Hortaleza.
>> La
>> gente sale de los bares, los pubs y las discotecas. Unos se unen,
>> otros
>> provocan preguntando qué pasa y por qué tomamos las calles, y
Madrid
> avanza
>> imparable bajo la atenta mirada del helicóptero.
>> Los porteros de las discotecas desde las que sale música evasiva
y
>> alegre
>> nos miran alucinados, tratando de proteger los imperios del
alcohol
>> y la
>> música entretenida. Llegamos a la sede del PP de nuevo, y la
gente,
>> pese
> al
>> cansancio, sigue aullando.
>> Cuatro, cinco de la mañana, y la gente grita hoy protestamos,
mañana os
>>> cesamos, a la hora de votar se tiene que notar, asesinos,
mentirosos.
>>
>> Agotada regreso a casa. En Sol hay cientos de velas encendidas, y
>> decenas
> de
>> ramos de flores y carteles, cartas, gritos de papel donde la
gente
>> demuestra
>> su solidaridad y su cariño. La gente se arrodilla, enciende más
>> velas, y
>> todo está en silencio. Siguen las pancartas colgando de todos los
> rincones
>> de la Puerta del Sol; los servicios de limpieza esta vez respetan
el
> dolor
>> de una ciudad entera que llora a sus muertos.
>> Banderas de todas partes del mundo, y escritos en árabe, no al
> terrorismo,
>> PP responde, mensajes de las familias de los fallecidos, basta de
>> horror,
>> queremos la verdad, televisión manipulación, y cuatro mendigos
>> apoyados
>> contra la pared, rodeados de velas, en silencio. El pueblo llora,
el
>> gobierno miente. Lucía no te olvidaremos nunca. Papá te quiero.
Esta
>> no
> es
>> nuestra guerra. Agotada, no puedo ni moverme de allí. Porque si
la
>> gente expresaba la rabia ante la mentira en la calle Génova,
allí se
>> concentra el dolor, el silencio, velas encendidas y flores
>> congeladas
> del
>> frío que hace.
>>
>> Esto es lo que sucedió en Madrid la víspera de las elecciones. Y
si
>> en
> los
>> medios no se quiso recoger esta toma de las calles por parte del
>> pueblo
>> madrileño, por lo menos que se difunda por la Red lo que pretende
ser
>> acallado y ocultado. Porque algo ha cambiado desde anoche: ya no
>> tenemos
>> miedo. Ni en Madrid, ni en el resto de las ciudades, ni
lospueblos.
>> Y no
>> necesitamos partidos políticos que organicen manifestaciones: ya
>> sabemos
>> que
>> Internet y los móviles cuentan lo que no cuentan los medios
>> oficiales, y
> ya
>> sabemos que tenemos una herramienta de comunicación, la del boca
a
>> boca,
>> para expresarnos. Se nos han negado los derechos fundamentales
que
> reconoce
>> nuestra Constitución, y el pueblo ha pagado caro la incursión de
su
>> gobierno
>> en una guerra por petróleo. Un pueblo que nunca ha tenido
problemas
>> con
> el
>> mundo árabe, un pueblo que se indigna ante la mentira y los
insultos
>> del
>> candidato a la presidencia de España. Madrid demostró que está
>> llena de
>> gente de todas las nacionalidades, edades y condiciones sociales
que
>> son
>> sensibles, y fue anoche la verdadera democracia, la de la
soberanía
>> del
>> pueblo, en la que la gente se expresaba libremente.
>>
>> Pásalo.