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R: Verso il Nulla



Guardate il testo sulla Road Map. E' difettoso, lacunoso. Mandatelo intero,
per favore.
Grazie
Enrico Peyretti
http://www.arpnet.it/regis
www.ilfoglio.org


----- Original Message -----
From: Palestina Libera <palestina_libera@libero.it>
To: pace <pace@peacelink.it>
Sent: Monday, May 05, 2003 11:12 AM
Subject: Verso il Nulla


>
> Pur di ottenere la pace, Sharon si dice pronto a dolorose concessioni ed
ai negoziati con Abu
>
> Mazen.
> In realta' l'esecutivo israeliano, con i 15 emendamenti alla RoadMap, le
rappresaglie contro la
> popolazione civile (terrorismo) e le esecuzioni "mirate" di membri di
Hamas e della Jihad,
> ha gia' reso impossibile un qualsiasi percorso di pace.
>
> E le colonie, le dolorose concessioni?
> Un'altra grande bugia: il governo israeliano sarebbe pronto a smantellarne
SOLO
> 12, alcune delle quali ancora disabitate.
>
>
> *************************************************************
>
> UNO. La ROADMAP: Una mappa verso il nulla, URI AVNERY
> DUE. Terrorismo made in Israel
> TRE. Appello per l'anniversario della NAKBA
> QUATTRO. Noa Kaufman
> CINQUE. Israele continua ad uccidere i giornalisti
> SEI. Seminario, Training, and Azione diretta nonviolenta Internationale in
Israele
> SETTE. Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti
filopalestinesi
> OTTO. Associazione per la Pace - Assemblea Nazionale
>
>
> *************************************************************
>
> UNO. La ROADMAP: Una mappa verso il nulla
> (Per capire davvero cosa sia, e a cosa portera')
>
> Troppi gli interrogativi e i "se" dietro l'itinerario di pace consegnato
solo ieri da Bush a
> palestinesi e israeliani. Certo gli obiettivi sono molto positivi. Ma,
dopo l'avvio della
> guerra preventiva, le Mappe, pur aprendo nuove possibilita' oltre Oslo,
restano gestite di
> fatto solo da due paesi: Stati uniti e Israele. URI AVNERY *
>
> La Road Map (1) potrebbe anche essere una buona idea, se: se tutte le
parti volessero davvero
> raggiungere un giusto compromesso. Se Sharon e soci fossero pronti a
restituire i territori
> occupati e a smantellare gli insediamenti. Se gli americani fossero
disposti a esercitare una
> seria pressione su Israele. Se a Washington ci fosse un presidente come
Dwight Eisenhower, che
> se ne fregava dei voti e delle donazioni degli ebrei. Se George Bush fosse
davvero convinto che
> la Road Map e' nel suo interesse, e non
>
> Blair pensasse che la Road Map e' nel suo interesse, e non un contentino
da offrire agli
> obiettori interni. Se l'ONU avesse un qualche potere reale. Se l'Europa
avesse un qualche
> potere reale. Se la Russia avesse un qualche potere reale. Se mia nonna
avesse le ruote. Tutti
> questi se appartengono a un mondo irreale. Percio' parlare di questo
documento non portera' a
> nulla. Il feto e' morto nel grembo della madre. Ma, nonostante tutto,
vediamo di affrontare la
> questione seriamente. Si tratta di un documento valido? Anche ammesso che
tutti i se fossero
> realistici, potrebbe essere di qualche utilita'? Per rispondere
seriamente, bisogna distinguere
> tra gli obiettivi dichiarati e la strada che dovrebbe portare alla loro
realizzazione. Gli
> obiettivi sono molto positivi. Sono identici a quelli del movimento
pacifista israeliano: fine
> dell'occupazione, instaurazione di uno Stato palestinese indipendente
accanto allo Stato
> israeliano, pace tra Israele e Palestina e tra Israele e Siria,
integrazione di Israele nella
> regione. Da questo punto di vista, la Road Map va oltre gli accordi di
Oslo. Nella
> Dichiarazione dei Princi'pi di Oslo c'era una lacuna gigantesca: l'accordo
non delineava lo
> scenario successivo al lungo periodo di transizione. Senza un chiaro
obiettivo finale il
> periodo di transizione mancava di uno scopo preciso. Per questo il
processo di Oslo mori'
> insieme a Yitzhak Rabin. La Road Map conferma che oggi c'e' un accordo
universale su questi
> obiettivi, e questo e' un fatto che rimarra' anche se non ne verra' fuori
nulla. Chi di noi
> ricorda che soltanto 35 anni fa era gia' tanto se una manciata di persone
in tutto il mondo
> credeva in questa prospettiva, puo' trarre grande soddisfazione dalla Road
Map. Questo dimostra
> che abbiamo conquistato l'opinione pubblica mondiale. Ma non esageriamo:
anche in questo
> documento c'e' una grossa falla nella definizione degli obiettivi. Il
documento non dice quali
> debbano essere i confini del futuro Stato palestinese, ne' esplicitamente
> pure menzionata. Gia' questo sarebbe sufficiente a inficiarne
> l'intera struttura. Ariel Sharon parla di uno Stato palestinese sul 40%
dei "territori", pari a
> meno del 9% della Palestina del Mandato Britannico. C'e' qualcuno che
crede che tutto questo
> possa portare la pace? Mettendo i piedi per terra dalle vette degli
obiettivi alla strada che
> ci dovrebbe consentire di raggiungerli, i segnali di pericolo si fanno via
via piu' fitti. e'
> una strada rischiosa, piena di curve e di ostacoli. Anche un atleta molto
coraggioso tremerebbe
> al pensiero di doverla percorrere. Il percorso e' diviso in fasi. In
ciascuna di esse vengono
> assegnati alle parti determinati compiti. Al termine di ogni fase il
Quartetto deve stabilire
> se gli impegni sono stati rispettati completamente prima di dare il via
alla fase successiva.
> Alla fine, l'agognata pace arrivera', se Dio lo vorra'. Tutto questo
sarebbe estremamente
> difficile anche ammesso che tutte le parti fossero animate dalle migliori
intenzioni. Al
> momento di porre fine all'occupazione britannica dell'Irlanda, l'allora
primo ministro David
> Lloyd-George osservo' che non si puo' attraversare un abisso con due
salti. I promotori della
> Road Map propongono, in realta', di attraversare l'abisso israelo
palestinese con tanti piccoli
> saltelli. Prima domanda: da chi e' composto questo "Quartetto" che deve
decidere ad ogni passo
> se le due parti hanno rispettato i loro impegni e se si puo' accedere alla
fase successiva? A
> prima vista, c'e' un equilibrio tra quattro attori: l'Onu, gli Stati
Uniti, l'Europa e la
> Russia. Somiglia un po' a un arbitrato commerciale: ciascuna parte nomina
un arbitro, e i due
> arbitri insieme ne scelgono un terzo. Le decisioni vengono prese a
maggioranza e sono
> vincolanti per entrambe le parti. La cosa potrebbe funzionare. Gli Stati
Uniti sono vicini a
> Israele, l'Europa e la Russia sono accettabili per i palestinesi, e il
rappresentante delle
> Nazioni Unite avrebbe il voto decisivo. E invece no. Secondo il documento,
il Quart
> Gli Usa hanno diritto di veto, il che significa che
> Sharon ha diritto di veto. Senza il suo accordo non e' possibile decidere
alcunche'. C'e'
> bisogno di aggiungere altro? Seconda domanda: quando finira' il processo?
Il fatto e' che non
> c'e' alcuna tabella di marcia chiaramente definita per passare da una fase
a quella successiva.
> Il documento menziona vagamente delle scadenze incerte, ma risulta
difficile prenderle sul
> serio. La prima fase sarebbe dovuta partire a ottobre del 2002, e
concludersi a maggio del
> 2003. Nella realta' dei fatti, la Road Map verra' illustrata per la prima
volta agli israeliani
> e ai palestinesi in queste ore e solo allora comincera' veramente la
trattativa. Nessuno puo'
> prevedere quando l'attuazione della prima fase avra' effettivamente
inizio. E nel frattempo...
> Bisogna ricordare che negli Accordi di Oslo erano fissate molte scadenze
precise, e quasi
> nessuna fu rispettata (in genere da parte israeliana). "Non ci sono date
intoccabili",
> dichiaro' il buon Rabin. Terza domanda: c'e' qualche tipo di equilibrio
tra gli impegni delle
> due parti? La risposta non puo' che essere negativa. Nella prima fase i
palestinesi devono
> fermare l'Intifada armata, instaurare con gli israeliani una stretta
collaborazione per la
> sicurezza e riconoscere il diritto di Israele a esistere in pace e
sicurezza. Devono inoltre
> nominare un Primo Ministro "con poteri reali" (il che vuol dire, in
realta', mettere da parte
> il presidente eletto Yasser Arafat) e iniziare la stesura di una
Costituzione che riceva
> l'approvazione del Quartetto. Cosa deve fare Israele nel frattempo? Deve
dare la possibilita'
> ai funzionari palestinesi (nota bene: ai funzionari, dunque questa
possibilita' non vale per il
> resto della popolazione) di spostarsi da un luogo all'altro, deve
migliorare la situazione
> umanitaria, far cessare gli attacchi contro i civili, fermare le
demolizioni di case e pagare
> ai palestinesi quanto loro dovuto. Inoltre, Israele dovra' smantellare gli
"avamposti"
> insediati dopo
> tive. Chi decidera' in
> quali casi applicare quest'ultimo obbligo? Non si parla, inoltre, di
congelare gli insediamenti
> durante questa prima fase. C'e' qualcuno che crede che il primo ministro
Abu Mazen potra' porre
> fine agli attacchi di Hamas e della Jihad senza alcuna contropartita
politica, e mentre gli
> insediamenti continuano ad espandersi? Dopo questa prima fase, i
palestinesi dovranno riformare
> le proprie istituzioni, creare una costituzione "basata su una forte
democrazia parlamentare"
> (non potranno avere un sistema presidenziale all'americana, per timore che
Arafat possa
> mantenere il suo potere). Soltanto allora, "con l'entrata in funzione di
un sistema di
> sicurezza integrato", l'esercito israeliano "si ritirera' progressivamente
dalle aree occupate
> dal 28 settembre 2000 in poi". Non immediatamente, non in un'unica
ritirata, ma poco a poco,
> "progressivamente". Non dalle Aree B e C, ma solo dall'area A. Torneranno
insomma dove si
> trovavano prima dell'inizio dell'ultima Intifada. (Una vecchia storiella
ebraica racconta di
> una famiglia che si lamenta del sovraffollamento dell'unica stanza in cui
vive. Il rabbino
> consiglia allora di portare in casa anche una capra. Piu' tardi, quando la
famiglia torna a
> lamentarsi, il rabbino consiglia loro di liberarsi della capra, ed essi
hanno improvvisamente
> la sensazione di avere un sacco di spazio. Qui si chiede all'esercito
israeliano di far uscire
> la capra, ma ai palestinesi di liberarsi di padre e madre.) Alla fine di
questo processo,
> comincera' la fase successiva; i palestinesi adotteranno la propria
Costituzione e terranno
> libere elezioni, Egitto e Giordania invieranno di nuovo i propri
ambasciatori in Israele e il
> governo israeliano, alla fine, congelera' gli insediamenti. La fase
successiva sara' dedicata
> alla "possibile" creazione di uno Stato palestinese indipendente con
"confini provvisori".
> Cosi', molto tempo dopo la fine degli attentati, ci sara' una `opzione'
per la creazione di uno
> Stato palestinese nell'Area A, u
> do alla
> Road Map, a questo si dovrebbe arrivare per la fine del 2003, ma e' chiaro
che, se mai ci si
> arrivera', sara' certamente molto tempo dopo. Si stabilisce anche che
"ulteriori interventi
> sugli insediamenti" faranno parte del processo. Che cosa vuol dire? Non lo
smantellamento di un
> solo insediamento, neanche del piu' remoto e isolato. Quando tutto questo
sara' realizzato, il
> Quartetto decidera' (ancora una volta all'unanimita' - soltanto se gli
americani saranno
> d'accordo) che e' arrivato il momento, si spera nel 2005, di avviare i
negoziati per una
> "sistemazione definitiva", di questioni quali: i confini, Gerusalemme, i
profughi e gli
> insediamenti. Se Sharon o il suo successore lo vorranno, ci sara' un
accordo. Se no, no. La
> verita' e' che in tutto questo documento non c'e' una singola parola che
Sharon potrebbe non
> accettare. Dopo tutto, con l'aiuto di Bush, puo' mandare all'aria
qualunque tappa dell'accordo
> in qualunque momento. Riassumendo: molto rumore per nulla, come testimonia
il fatto che ne'
> Sharon ne' i coloni sono rimasti sconvolti.
>
> *La Road Map for Peace e' il 'percorso di pace' definito dal `Quartetto'
(la conferenza
> permanente sulla pace nel Medio Oriente composta dagli USA, dalla Russia,
dall'Unione Europea e
> dalle Nazioni Unite) per risolvere il conflitto israelo-palestinese,
rilanciato recentemente,
> il 19 marzo 2003, nel Summit delle Azzorre fra George W. Bush, Tony Blair
e Jose' María Aznar,
> nell'immediata vigilia dell'intervento militare in Iraq.
>
> *Giornalista, fondatore, nel 1993, di Gush Shalom (Blocco della Pace)
Independent Peace
> Movement, e' fra i leader piu' autorevoli dello schieramento israeliano
che si batte per una
> soluzione del conflitto israelo-palestinese rispettosa dei diritti dei
palestinesi. L'articolo
> e' apparso, con il titolo "Road Map to Nowhere"; or: much Ado about
Nothing nel sito web di
> Gush Shalom (www.gush-shalom.org/) il 5 marzo 2003.
> (Traduzione di Gabriele Masini)
> Manifesto 1 maggio 2003
> Dis
> anvitomarinella@libero.it
>
>
> *************************************************************
>
> DUE. Terrorismo
> La scorsa settimana l'esercito israeliano ha ucciso oltre venti
palestinesi,
> tra cui un pericoloso terrorista di 2 anni. Altre case sono state demolite
a Rafah:
> fino ad ora ne sono state abbattute piu' di 700. Episodi di violenza,
umiliazione e repressione
>
> (in una sola parola: occupazione) si sono registrati in numerose citta' e
villaggi della
>
> striscia di Gaza e della Cisgiordania.
> http://www.palestinemonitor.org
> http://www.palsolidarity.org
>
>
> *************************************************************
>
> TRE. APPELLO per la NAKBA
> Cari compagni e amici del popolo palestinese,
>
> come Coordinamento di lotta per la Palestina vorremmo organizzare un
> presidio per ricordare, il prossimo 15 maggio, la Nakba.
> Ci sembrerebbe importante non lasciar passare in silenzio questa data, in
un
> momento in cui i massacri dei civili in Palestina continuano
> quotidianamente, cosi' come le esecuzioni mirate, i tentativi di mettere
fine
> all'intifada, gli attacchi agli internazionali presenti nei Territori.
> Pensavamo di fare questo presidio davanti agli uffici commerciali di
Israele
> in corso Europa, e vorremmo coinvolgere tutti coloro che danno
solidarieta'
> al popolo palestinese in questa iniziativa.
>
> Aspettiamo vostri riscontri,
>
> saluti
> coordinamento di lotta per la palestina
> coorpalestina@hotmail.com
>
>
> *************************************************************
>
> QUATTRO. Noa Kaufman
> (Da Luisa Morgantini)
>
> Noa Kaufman,
> 18 anni, di Gerusalemme. Nel luglio 2002 ha ottenuto l'esonero al servizio
militare.
>
> Attualmente opera con il gruppo Shministin e svolge il servizio civile
alternativo presso "
>
> Phisycian for human rights" ed e' leader del gruppo di Gerusalemme che fa
parte del
> " New Profile Youth"
>
> LA MIA RESISTENZA ALLA LEVA
> Noa Kaufman
>
> Mi e' stato chiesto di scrivere una lettera sulla mia resistenza alla
leva, su un evento, una
> decisione.... Mi sono seduta dav
> na volta la storia della " commissione di coscienza", ma qualcosa non
quadrava. L'ho
> cancellato ed ho cercato di scrivere la storia del giorno in cui ho deciso
di rifiutare. Ma
> anche questa storia non aveva molto senso.
> Allora ho ricordato il giorno in cui capii veramente che non solo io non
appartenevo
> all'esercito, ma che l'esercito avrebbe agito contro di me, se necessario,
ed ho ricordato il
> giorno in cui mi sono scontrata con l'IDF, il giorno in cui compresi che
non appartenevo a
> loro, che loro non mi volevano, il giorno in cui fui certissima che la la
resistenza era la
> scelta piu' giusta della mia vita.
> Il 12 ottobre, con un amico presi parte ad una manifestazione del "Tayush"
nei dintorni di Abu
> Dis, a Gerusalemme est. Volevamo marciare insieme, ebrei e palestinesi,
donne e uomini, giovani
> e vecchi, verso il muro eretto a Abu Dis, quello che piu' di ogni altro
simboleggiava
> l'alienazione e la segregazione che lo stato sta cercando di creare tra
noi ed i nostri vicini.
> E' un luogo comune che : occhio non vede e cuore non duole" e generalmente
si guarda solo il
> proprio orticello.
> Sabato, al mattino presto , mentre a mala pena riuscivo a tenere gli occhi
aperti, e ascoltavo
> le notizie ufficiali, che si sforzavano di ripetere che non dovevamo fare
ricorso ad alcun tipo
> di violenza, e che dovevamo lasciare gestire a loro la situazione se
qualcosa andava male. Piu'
> tardi, passeggiando, raccolsi una cipolla, sperando di non doverne aver
bisogno, ricordavo
> alcune manifestazioni di palestinesi e soldati e desideravo che le cose si
appianassero.
> Salimmo sull'autobus, 200/300 dimostranti, e quando raggiungemmo la zona
vietata al traffico,
> scendemmo e cominciammo insieme a marciare verso il muro, sperando che
dall'altro lato, avremmo
> visto subito la controparte palestinese, che era sottoposta ad un continuo
coprifuoco.
> Cominciai a svegliarmi, soprattutto per il sole cocente.
> La gente nei dintorni comincio' ad unirsi a noi, prima pochi, poi siamo
stati come sommersi da
> un 'onda
> ne, nessun muro ci avrebbe fermato,
> eravamo circa un migliaio che dimostrava per una causa cosi' importante.
> Camminavamo lungo un sentiero sporco, finche' raggiungemmo un'area aperta.
Poi fu detto ai
> dimostranti di proseguire, e addestrati a cio' ci siamo messi alla testa
della manifestazione,
> senza pensarci due volte - i volti degli ebrei sembravano meno spaventati
rispetto a quelli
> della Polizia di Confine - lasciandoci dietro i residenti che sventolavano
le bandiere
> palestinesi.
> " Odio le bandiere" sussurrai ad un amico vicino a me.
> " Anche io " disse " ma guarda quanto sono felici di poter finalmente
portare queste bandiere
> senza paura"
> Purtroppo i sogni durano poco e, dopo circa mezz'ora di cammino, pochi
metri prima che
> apparisse l'osceno muro, arrivarono moltissimi poliziotti di confine e
polizia regolare, e
> jeeps cariche di fucili, granate, elmetti, etc.
> Gli organizzatori cercarono di sedare gli animi, ma l'area fu subito
dichiarata zona militare e
> cio' significava che nessuno poteva entrare all'infuori delle forze
militari.
> Dopo pochi minuti un gran numero di dimostranti comincio' a scappare e
capimmo subito il
> perche', i soldati avevano lanciato lacrimogeni e l'aria era satura di
gas.
> Se vi trovate in un posto il giorno in cui c'e' la corsa degli elefanti
forse potete capire
> cosa significhi avere un migliaio di persone che galoppano verso di voi.
> Comincia a correre anche io fuggendo la folla spaventata ed i gas.
> L'esercito ci stava inseguendo e scappavamo cercando di annusare e
respirare le cipolle che ci
> eravamo procurate prima, cercando aria fresca. Io pregavo che non
cominciassero a sparare e tra
> le lacrime e la mancanza di respiro vidi un piccolo bimbo arabo, non aveva
alcuna cipolla.Un
> bambino, non capivo se piangeva per il gas o per la paura.
> Gli diedi mezza della mia cipolla e maledii il giorno in cui decisi di
interrompere il mio
> corso di lingua araba. Pochi minuti dopo torno' la calma ed iniziammo di
nuovo la nostra marcia
> verso l'area della manifestaz
> vevano disperso in due
> secondi. Non solo non avevamo raggiunto il muro, ma avevamo causato disagi
alle persone del
> luogo.
> Molti bambini correvano intorno ma, come tutti i bambini, ritornarono
presto ai loro giochi,
> allo loro grida, eccitati dell'accaduto.
> Sono cosi' naive, mi sono nascosta per anni nelle strade di Gerusalemme,
che nonostante i
> bombardamenti e tanto sangue, mi sembra ancora una quieta e piacevole
citta'
> Nelle stesse strade dove decine, forse centinaia di bambini sono stati
uccisi e tra loro molti
> miei amici di infanzia, e persone note incontrate per strada o sull'auto.
Le belle, silenziose
> strade di Gerusalemme per molti giorni piene di bambini, di felicita', di
divertimenti e di
> contro, ora, teste chinate, gente frettolosa, desiderosa solo di fuggire
dal bagno di sangue,
> lontano dai cimiteri- in queste strade mi sento protetta, mi sento a casa.
> Ero attonita per le immagini e le azioni dell'esercito, il mio esercito, ,
l'esercito che mi
> proteggeva- questo e cio' che ho sempre creduto.
> E i bambini, come sempre, raccoglievano i contenitori vuoti dei
lacrimogeni e giocavano alla
> guerra.
> Piu' tardi trovai i miei amici ed il bimbo di prima. Nel mio orribile
arabo sono riuscita a
> sapere che si chiama Mohammad, 5 anni, ed ora con calma potevo anche
notare che aveva un viso
> adorabile. L'unica traccia di cio' che era accaduto erano i suoi occhi
arrossati per il gas.
> Restammo ancora un po' con un senso di frustrazione e fallimento. Poi
passarono delle jeeps
> dell'esercito e vidi con dolore che dentro una jeep sedeva un mio compagno
di scuola, lui da
> una parte, io dall'altra, mentre solo pochi mesi prima studiavamo insieme.
> Sentii la mia coscienza come cristallizzata, sentivo avversione per la
gente in uniforme. Ho
> sempre cercato di non odiare, di capire, di ricordare che molti miei amici
portano la stessa
> uniforme ed eseguono gli stessi ordini,, ma improvvisamente immaginai di
prendere alcuni
> soldati, spingerli in una stanza chiusa e riempire la stanza di gas, e, pe
> di una cipolla.
> Ero spaventata dai miei sentimenti e cercavo di immaginare come, coloro
che vivevano ormai una
> occupazione perenne, potessero odiare i militari. Vivendo giorno dopo
giorno con i carrarmati
> nelle loro strade, le loro case distrutte , i loro cari uccisi.
> Quella sera, leggendo i rapporti piansi di nuovo, ma questa volta di gioia
" i residenti non
> erano arrabbiati con noi per aver causato disagi, ma semplicamente, ci
ringraziavano......" "
> Grazie", aveva detto uno di loro " grazie per averci consentito di
manifestare senza feriti,
> senza morti". Questo mi ricordo' che, mentre aspettavamo l'auto per
tornare a casa, disidratati
> ed affamati, un residente ci ha regalato tutte le Pitas del suo forno-
l'avrei abbracciato per
> il messaggio di speranza che ci dava, e che io ho sempre cercato come un
auspicabile messaggio
> di coesistenza.
> In quel momento ho capito che ci sarebbe sempre stato un esercito contro
di noi, che avrebbe
> sempre cercato di impedirci di ricevere tali messaggi ma anche che, se
questa nostra attivita'
> proseguiva saremmo riusciti a fare realizzare forse anche solo i piu'
piccoli desideri di
> questi residenti, di questi nostri vicini come il diritto di manisfestare,
di mangiare, e
> altro- bene, io continuero' per questa strada, sia che l'IDF lo voglia o
no.
> Con sentimenti di gioia e tristezza per la morte del mito dell'esercito,
sentii la
> consapevolezza che il mio rifiuto alla leva al servizio dell'occupazione,
dei checkpoints, dei
> carrarmati, o anche solo al servizio di un ufficio militare, - bene, il
mio rifiuto non e'
> finito quando ho avuto il certificato di esenzione.
> Il mio rifiuto e' appena cominciato
>
> (traduzione. C.Viola)
>
>
> *************************************************************
>
> CINQUE. Israele continua ad uccidere i giornalisti
> Un giornalista inglese e' stato ucciso dagli israeliani mentre preparava
un documentario a
> Rafah.
> Haaretz (3 maggio 2003)
> http://www.haaretzdaily.com/hasen/spages/289673.html
>
> ******************************
> *******************
>
> SEI. Seminario, Training, and Azione diretta nonviolenta Internationale in
Israele
> Per info:
> dal sito della WRI War Resister International
> http://www.wri-irg.org/news/2003/icod-act.htm
> International Seminar, Training, and Action in Israel
> (Da ASSOPACE)
>
>
> *************************************************************
>
> SETTE. Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti
filopalestinesi
> Il governo israeliano ha dichiarato anche formalmente, dopo i due recenti
assassini e ferimenti
> di internazionali, guerra agli internazionali o come vengono definiti
"attivisti
> filopalestinesi".
> La "road map" deve essere percorsa senza la presenza di testimoni. la pax
di sharon dopo la
> pace di bush in afghanistan e iraq.
> segue in italiano e in inglese un articolo apparso su haaretz di oggi 2
maggio 2003.
> traduzione di alfredo tradardi
>
> h a a r e t z d a i l y . c o m  09:36 02/05/2003
>
> Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti filopalestinesi
> di Amos Harel and Aluf Benn
>
>
> Israele impedira' da ora in poi lŽingresso nel paese degli attivisti
filopalestinesi  e
> tentera' di espellere alcuni delle dozzine di attivisti che sono gia' qui,
secondo un nuovo
> piano messo a punto dallŽesercito e dai ministeri della difesa e degli
esteri.
> La maggior parte degli attivisti, provenienti dallŽEuropa, dal Canada e
dagli stati uniti,
> fanno parte dellŽInternational Solidarity Movement (ISM).
> Il loro obiettivo e' di operare come  "human shields" (scudi umani) per i
palestinesi e per le
> case durante le incursioni dellŽIDF (esercito israeliano) nelle citta'
palestinesi, e sono
> stati spesso coinvolti in scontri con i soldati dellŽIDF. Hanno anche
tentato di aiutare i
> palestinesi a passare i posti di blocco dellŽIDF.
> Circa due mesi fa, una  attivista americana dellŽISM, Rachel Corrie, fu
travolta e uccisa da un
>   bulldozer dellŽIDF a Gaza. I suoi colleghi hanno accusato  il conducente
del bulldozer  di
> averla travolta deliberatamente. LŽIDF respinge lŽaccusa e h
> ucente. In altri due casi recenti, attivisti internazionali sono stati
seriamente feriti
> dal fuoco dellŽIDF  durante scontri nei territori.
> La radio israeliana venerdi' ha riportato che agenzie di stampa
britanniche hanno sostenuto che
> i due uomini coinvolti  nellŽattacco suicida al Mike's Place di Tel Aviv,
martedi' scorso erano
> entrati in  Israele in un auto passata attraverso la frontiera di  Erez .
I due avevano preso
> parte ad azioni portate avanti da pacifisti nella striscia di Gaza.
> LŽIDF sostiene che molti dei cosidetti pacifisti sono dei  "provocatori" e
"incitatori alla
> rivolta " che deliberatamente interferiscono con il lavoro dellŽIDF, con
lŽobiettivo di
> infangare lŽimmagine di  Israele. Fonti dellŽesercito sostengono che in un
caso, hanno scoperto
> che a Jenin gli attivisti dellŽISM nascondevano un terrorista ricercato.
Le fonti dellŽIDF
> sostengono che gli attivisti ricevono allŽestero un training sui modi in
cui ingannare i
> servizi di controllo  allŽaereoporto internazionale  Ben-Gurion  per poter
entrare nel paese.
> Inoltre, sia lŽesercito che il ministero degli esteri, temono che altri
cittadini stranieri
> potrebbero essere uccisi o feriti dallŽIDF se sara' permessa la
continuazione delle attivita'
> dellŽISM.
> LŽattacco suicida di mercoledi' a Tel Aviv, che e' stato commesso da due
persone entrate in
> Israele con passaporti britannici, ha aggiunto una nuova ragione al
desiderio delle autorita'
> di dare un giro di vite contro gli attivisti stranieri  - il timore che
altri terroristi
> dallŽestero possano entrare nel paese fingendosi pacifisti.
> Ufficiali dellŽIDF e del ministero degli esteri hanno tenuto un altro
incontro questa settimana
> e hanno deciso di dare istruzioni ai servizi di sicurezza dellŽaereoporto
Ben-Gurion e dei
> posti di frontiera con lŽEgitto e la Giordania per impedire lŽingresso di
attivisti stranieri
> nel paese. In aggiunta, gli ufficiali dellŽIDF  che incontrassero questi
attivisti in un area
> militare chiusa riceveranno lŽordine di arrestar
>  di che saranno espulsi da Israele.
>
> Giovedi', lŽIDF ha arrestato una attivista straniera durante la ricerca di
armi che arrivano a
> Rafah nella striscia di Gaza attraverso tunnel. Fonti dellŽesercito hanno
ditto che la donna
> era allŽinterno di una casa che era da demolire. La donna e' stata piu'
tardi rilasciata e le
> e' stato permesso di rimanere nel paese, ma non di ritornare a Gaza.
>
> *************************************************************
>
> OTTO. Associazione per la Pace - Assemblea Nazionale
>
> Salerno, 9-10-11/maggio/2003
>
> MAI PIu' GUERRA!
>
> Venerdi' 9 (Salone di Rappresentanza della Provincia di Salerno, Via Roma
> - Palazzo Sant'Agostino)
>
> Ore 17.00 Dibattito pubblico "Il movimento per la pace dopo la guerra
preventiva"
> Presiede: Ernesto Scelza (Consigliere Prov. di Salerno, Associazione
> per la Pace). Saluti di: Mario De Biase (Sindaco di Salerno), Alfonso
Andria
> (Presidente della Provincia di Salerno).
> Intervengono: Luisa Morgantini (europarlamentare, Donne in nero,
Associazione
> per la Pace), Mara Rumiz (Presidente Consiglio Comunale di Venezia), David
> Grant (Nonviolent Peaceforces USA), Fabio Alberti (Un ponte per), Don
Vitaliano
> Della Sala (sacerdote), Nadia De Mond ( Marcia Mondiale delle Donne),
Michele
> De Palma (Disobbedienti), Riccardo Troisi (Rete Lilliput), Tonino Drago
> (Campagna OSM - DPN).
>
> Sabato 10 (Chiesa dell'Addolorata  Complesso di Santa Sofia, Piazza Abate
> Conforti, Centro Storico)
> Ore 9.00 1° Sessione "Il nuovo ordine mondiale"
> Presiede: Gianni Rocco (Portavoce Nazionale dell'Associazione per la Pace)
>
> Relazioni di: prof. Salvatore Minolfi (Universita' di Napoli) "La
strategia
> USA per il nuovo ordine mondiale", dott. Hussein Ahmad (Universita' di
Napoli
> l'Orientale) "Il quadrante medio-orientale", prof. Claudio De Fiores (2a
> Universita' di Napoli) "La pace nella Costituzione Europea", prof.sa
Giuliana
> Martirani (Universita' di Napoli) "Geopolitica delle risorse".
> Ore 13.00 Pranzo Buffet offerto dall'Associazione per la Pace di Salerno
> Ore 15.00
> one del movimento
> pacifista.
> Presiede: Lalla Cappelli (Portavoce Nazionale dell'Associazione per la
Pace)
> Relazione introduttiva di Sirio Conte (Coordinatore Campagna per la
protezione
> del popolo palestinese), interventi di: Farshid Nourai (Associazione per
> la Pace, infopalestina), Gabriele Carones (volontario di ritorno dalla
Palestina),
> Omar Suleyman (Presidente comunita' palestinese in Campania), Guglielmo
Allodi
> (presidenza Enti locali per la Pace) conclusioni di Luisa Morgantini.
>
> Domenica 11 (Chiesa dell'Addolorata Complesso di Santa Sofia, Piazza
> Abate Conforti, Centro Storico)
> Ore 9.00 Sala A: Assemblea dei delegati dell'Associazione per la Pace come
> da Statuto
> Sala B: Training per i volontari aderenti alla campagna di protezione
della
> popolazione palestinese
>
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