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Verso il Nulla
Pur di ottenere la pace, Sharon si dice pronto a dolorose concessioni ed ai negoziati con Abu
Mazen.
In realta' l'esecutivo israeliano, con i 15 emendamenti alla RoadMap, le rappresaglie contro la
popolazione civile (terrorismo) e le esecuzioni "mirate" di membri di Hamas e della Jihad,
ha gia' reso impossibile un qualsiasi percorso di pace.
E le colonie, le dolorose concessioni?
Un'altra grande bugia: il governo israeliano sarebbe pronto a smantellarne SOLO
12, alcune delle quali ancora disabitate.
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UNO. La ROADMAP: Una mappa verso il nulla, URI AVNERY
DUE. Terrorismo made in Israel
TRE. Appello per l'anniversario della NAKBA
QUATTRO. Noa Kaufman
CINQUE. Israele continua ad uccidere i giornalisti
SEI. Seminario, Training, and Azione diretta nonviolenta Internationale in Israele
SETTE. Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti filopalestinesi
OTTO. Associazione per la Pace - Assemblea Nazionale
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UNO. La ROADMAP: Una mappa verso il nulla
(Per capire davvero cosa sia, e a cosa portera')
Troppi gli interrogativi e i "se" dietro l'itinerario di pace consegnato solo ieri da Bush a
palestinesi e israeliani. Certo gli obiettivi sono molto positivi. Ma, dopo l'avvio della
guerra preventiva, le Mappe, pur aprendo nuove possibilita' oltre Oslo, restano gestite di
fatto solo da due paesi: Stati uniti e Israele. URI AVNERY *
La Road Map (1) potrebbe anche essere una buona idea, se: se tutte le parti volessero davvero
raggiungere un giusto compromesso. Se Sharon e soci fossero pronti a restituire i territori
occupati e a smantellare gli insediamenti. Se gli americani fossero disposti a esercitare una
seria pressione su Israele. Se a Washington ci fosse un presidente come Dwight Eisenhower, che
se ne fregava dei voti e delle donazioni degli ebrei. Se George Bush fosse davvero convinto che
la Road Map e' nel suo interesse, e non
Blair pensasse che la Road Map e' nel suo interesse, e non un contentino da offrire agli
obiettori interni. Se l'ONU avesse un qualche potere reale. Se l'Europa avesse un qualche
potere reale. Se la Russia avesse un qualche potere reale. Se mia nonna avesse le ruote. Tutti
questi se appartengono a un mondo irreale. Percio' parlare di questo documento non portera' a
nulla. Il feto e' morto nel grembo della madre. Ma, nonostante tutto, vediamo di affrontare la
questione seriamente. Si tratta di un documento valido? Anche ammesso che tutti i se fossero
realistici, potrebbe essere di qualche utilita'? Per rispondere seriamente, bisogna distinguere
tra gli obiettivi dichiarati e la strada che dovrebbe portare alla loro realizzazione. Gli
obiettivi sono molto positivi. Sono identici a quelli del movimento pacifista israeliano: fine
dell'occupazione, instaurazione di uno Stato palestinese indipendente accanto allo Stato
israeliano, pace tra Israele e Palestina e tra Israele e Siria, integrazione di Israele nella
regione. Da questo punto di vista, la Road Map va oltre gli accordi di Oslo. Nella
Dichiarazione dei Princi'pi di Oslo c'era una lacuna gigantesca: l'accordo non delineava lo
scenario successivo al lungo periodo di transizione. Senza un chiaro obiettivo finale il
periodo di transizione mancava di uno scopo preciso. Per questo il processo di Oslo mori'
insieme a Yitzhak Rabin. La Road Map conferma che oggi c'e' un accordo universale su questi
obiettivi, e questo e' un fatto che rimarra' anche se non ne verra' fuori nulla. Chi di noi
ricorda che soltanto 35 anni fa era gia' tanto se una manciata di persone in tutto il mondo
credeva in questa prospettiva, puo' trarre grande soddisfazione dalla Road Map. Questo dimostra
che abbiamo conquistato l'opinione pubblica mondiale. Ma non esageriamo: anche in questo
documento c'e' una grossa falla nella definizione degli obiettivi. Il documento non dice quali
debbano essere i confini del futuro Stato palestinese, ne' esplicitamente
pure menzionata. Gia' questo sarebbe sufficiente a inficiarne
l'intera struttura. Ariel Sharon parla di uno Stato palestinese sul 40% dei "territori", pari a
meno del 9% della Palestina del Mandato Britannico. C'e' qualcuno che crede che tutto questo
possa portare la pace? Mettendo i piedi per terra dalle vette degli obiettivi alla strada che
ci dovrebbe consentire di raggiungerli, i segnali di pericolo si fanno via via piu' fitti. e'
una strada rischiosa, piena di curve e di ostacoli. Anche un atleta molto coraggioso tremerebbe
al pensiero di doverla percorrere. Il percorso e' diviso in fasi. In ciascuna di esse vengono
assegnati alle parti determinati compiti. Al termine di ogni fase il Quartetto deve stabilire
se gli impegni sono stati rispettati completamente prima di dare il via alla fase successiva.
Alla fine, l'agognata pace arrivera', se Dio lo vorra'. Tutto questo sarebbe estremamente
difficile anche ammesso che tutte le parti fossero animate dalle migliori intenzioni. Al
momento di porre fine all'occupazione britannica dell'Irlanda, l'allora primo ministro David
Lloyd-George osservo' che non si puo' attraversare un abisso con due salti. I promotori della
Road Map propongono, in realta', di attraversare l'abisso israelo palestinese con tanti piccoli
saltelli. Prima domanda: da chi e' composto questo "Quartetto" che deve decidere ad ogni passo
se le due parti hanno rispettato i loro impegni e se si puo' accedere alla fase successiva? A
prima vista, c'e' un equilibrio tra quattro attori: l'Onu, gli Stati Uniti, l'Europa e la
Russia. Somiglia un po' a un arbitrato commerciale: ciascuna parte nomina un arbitro, e i due
arbitri insieme ne scelgono un terzo. Le decisioni vengono prese a maggioranza e sono
vincolanti per entrambe le parti. La cosa potrebbe funzionare. Gli Stati Uniti sono vicini a
Israele, l'Europa e la Russia sono accettabili per i palestinesi, e il rappresentante delle
Nazioni Unite avrebbe il voto decisivo. E invece no. Secondo il documento, il Quart
Gli Usa hanno diritto di veto, il che significa che
Sharon ha diritto di veto. Senza il suo accordo non e' possibile decidere alcunche'. C'e'
bisogno di aggiungere altro? Seconda domanda: quando finira' il processo? Il fatto e' che non
c'e' alcuna tabella di marcia chiaramente definita per passare da una fase a quella successiva.
Il documento menziona vagamente delle scadenze incerte, ma risulta difficile prenderle sul
serio. La prima fase sarebbe dovuta partire a ottobre del 2002, e concludersi a maggio del
2003. Nella realta' dei fatti, la Road Map verra' illustrata per la prima volta agli israeliani
e ai palestinesi in queste ore e solo allora comincera' veramente la trattativa. Nessuno puo'
prevedere quando l'attuazione della prima fase avra' effettivamente inizio. E nel frattempo...
Bisogna ricordare che negli Accordi di Oslo erano fissate molte scadenze precise, e quasi
nessuna fu rispettata (in genere da parte israeliana). "Non ci sono date intoccabili",
dichiaro' il buon Rabin. Terza domanda: c'e' qualche tipo di equilibrio tra gli impegni delle
due parti? La risposta non puo' che essere negativa. Nella prima fase i palestinesi devono
fermare l'Intifada armata, instaurare con gli israeliani una stretta collaborazione per la
sicurezza e riconoscere il diritto di Israele a esistere in pace e sicurezza. Devono inoltre
nominare un Primo Ministro "con poteri reali" (il che vuol dire, in realta', mettere da parte
il presidente eletto Yasser Arafat) e iniziare la stesura di una Costituzione che riceva
l'approvazione del Quartetto. Cosa deve fare Israele nel frattempo? Deve dare la possibilita'
ai funzionari palestinesi (nota bene: ai funzionari, dunque questa possibilita' non vale per il
resto della popolazione) di spostarsi da un luogo all'altro, deve migliorare la situazione
umanitaria, far cessare gli attacchi contro i civili, fermare le demolizioni di case e pagare
ai palestinesi quanto loro dovuto. Inoltre, Israele dovra' smantellare gli "avamposti"
insediati dopo
tive. Chi decidera' in
quali casi applicare quest'ultimo obbligo? Non si parla, inoltre, di congelare gli insediamenti
durante questa prima fase. C'e' qualcuno che crede che il primo ministro Abu Mazen potra' porre
fine agli attacchi di Hamas e della Jihad senza alcuna contropartita politica, e mentre gli
insediamenti continuano ad espandersi? Dopo questa prima fase, i palestinesi dovranno riformare
le proprie istituzioni, creare una costituzione "basata su una forte democrazia parlamentare"
(non potranno avere un sistema presidenziale all'americana, per timore che Arafat possa
mantenere il suo potere). Soltanto allora, "con l'entrata in funzione di un sistema di
sicurezza integrato", l'esercito israeliano "si ritirera' progressivamente dalle aree occupate
dal 28 settembre 2000 in poi". Non immediatamente, non in un'unica ritirata, ma poco a poco,
"progressivamente". Non dalle Aree B e C, ma solo dall'area A. Torneranno insomma dove si
trovavano prima dell'inizio dell'ultima Intifada. (Una vecchia storiella ebraica racconta di
una famiglia che si lamenta del sovraffollamento dell'unica stanza in cui vive. Il rabbino
consiglia allora di portare in casa anche una capra. Piu' tardi, quando la famiglia torna a
lamentarsi, il rabbino consiglia loro di liberarsi della capra, ed essi hanno improvvisamente
la sensazione di avere un sacco di spazio. Qui si chiede all'esercito israeliano di far uscire
la capra, ma ai palestinesi di liberarsi di padre e madre.) Alla fine di questo processo,
comincera' la fase successiva; i palestinesi adotteranno la propria Costituzione e terranno
libere elezioni, Egitto e Giordania invieranno di nuovo i propri ambasciatori in Israele e il
governo israeliano, alla fine, congelera' gli insediamenti. La fase successiva sara' dedicata
alla "possibile" creazione di uno Stato palestinese indipendente con "confini provvisori".
Cosi', molto tempo dopo la fine degli attentati, ci sara' una `opzione' per la creazione di uno
Stato palestinese nell'Area A, u
do alla
Road Map, a questo si dovrebbe arrivare per la fine del 2003, ma e' chiaro che, se mai ci si
arrivera', sara' certamente molto tempo dopo. Si stabilisce anche che "ulteriori interventi
sugli insediamenti" faranno parte del processo. Che cosa vuol dire? Non lo smantellamento di un
solo insediamento, neanche del piu' remoto e isolato. Quando tutto questo sara' realizzato, il
Quartetto decidera' (ancora una volta all'unanimita' - soltanto se gli americani saranno
d'accordo) che e' arrivato il momento, si spera nel 2005, di avviare i negoziati per una
"sistemazione definitiva", di questioni quali: i confini, Gerusalemme, i profughi e gli
insediamenti. Se Sharon o il suo successore lo vorranno, ci sara' un accordo. Se no, no. La
verita' e' che in tutto questo documento non c'e' una singola parola che Sharon potrebbe non
accettare. Dopo tutto, con l'aiuto di Bush, puo' mandare all'aria qualunque tappa dell'accordo
in qualunque momento. Riassumendo: molto rumore per nulla, come testimonia il fatto che ne'
Sharon ne' i coloni sono rimasti sconvolti.
*La Road Map for Peace e' il 'percorso di pace' definito dal `Quartetto' (la conferenza
permanente sulla pace nel Medio Oriente composta dagli USA, dalla Russia, dall'Unione Europea e
dalle Nazioni Unite) per risolvere il conflitto israelo-palestinese, rilanciato recentemente,
il 19 marzo 2003, nel Summit delle Azzorre fra George W. Bush, Tony Blair e Jose' María Aznar,
nell'immediata vigilia dell'intervento militare in Iraq.
*Giornalista, fondatore, nel 1993, di Gush Shalom (Blocco della Pace) Independent Peace
Movement, e' fra i leader piu' autorevoli dello schieramento israeliano che si batte per una
soluzione del conflitto israelo-palestinese rispettosa dei diritti dei palestinesi. L'articolo
e' apparso, con il titolo "Road Map to Nowhere"; or: much Ado about Nothing nel sito web di
Gush Shalom (www.gush-shalom.org/) il 5 marzo 2003.
(Traduzione di Gabriele Masini)
Manifesto 1 maggio 2003
Dis
anvitomarinella@libero.it
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DUE. Terrorismo
La scorsa settimana l'esercito israeliano ha ucciso oltre venti palestinesi,
tra cui un pericoloso terrorista di 2 anni. Altre case sono state demolite a Rafah:
fino ad ora ne sono state abbattute piu' di 700. Episodi di violenza, umiliazione e repressione
(in una sola parola: occupazione) si sono registrati in numerose citta' e villaggi della
striscia di Gaza e della Cisgiordania.
http://www.palestinemonitor.org
http://www.palsolidarity.org
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TRE. APPELLO per la NAKBA
Cari compagni e amici del popolo palestinese,
come Coordinamento di lotta per la Palestina vorremmo organizzare un
presidio per ricordare, il prossimo 15 maggio, la Nakba.
Ci sembrerebbe importante non lasciar passare in silenzio questa data, in un
momento in cui i massacri dei civili in Palestina continuano
quotidianamente, cosi' come le esecuzioni mirate, i tentativi di mettere fine
all'intifada, gli attacchi agli internazionali presenti nei Territori.
Pensavamo di fare questo presidio davanti agli uffici commerciali di Israele
in corso Europa, e vorremmo coinvolgere tutti coloro che danno solidarieta'
al popolo palestinese in questa iniziativa.
Aspettiamo vostri riscontri,
saluti
coordinamento di lotta per la palestina
coorpalestina@hotmail.com
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QUATTRO. Noa Kaufman
(Da Luisa Morgantini)
Noa Kaufman,
18 anni, di Gerusalemme. Nel luglio 2002 ha ottenuto l'esonero al servizio militare.
Attualmente opera con il gruppo Shministin e svolge il servizio civile alternativo presso "
Phisycian for human rights" ed e' leader del gruppo di Gerusalemme che fa parte del
" New Profile Youth"
LA MIA RESISTENZA ALLA LEVA
Noa Kaufman
Mi e' stato chiesto di scrivere una lettera sulla mia resistenza alla leva, su un evento, una
decisione.... Mi sono seduta dav
na volta la storia della " commissione di coscienza", ma qualcosa non quadrava. L'ho
cancellato ed ho cercato di scrivere la storia del giorno in cui ho deciso di rifiutare. Ma
anche questa storia non aveva molto senso.
Allora ho ricordato il giorno in cui capii veramente che non solo io non appartenevo
all'esercito, ma che l'esercito avrebbe agito contro di me, se necessario, ed ho ricordato il
giorno in cui mi sono scontrata con l'IDF, il giorno in cui compresi che non appartenevo a
loro, che loro non mi volevano, il giorno in cui fui certissima che la la resistenza era la
scelta piu' giusta della mia vita.
Il 12 ottobre, con un amico presi parte ad una manifestazione del "Tayush" nei dintorni di Abu
Dis, a Gerusalemme est. Volevamo marciare insieme, ebrei e palestinesi, donne e uomini, giovani
e vecchi, verso il muro eretto a Abu Dis, quello che piu' di ogni altro simboleggiava
l'alienazione e la segregazione che lo stato sta cercando di creare tra noi ed i nostri vicini.
E' un luogo comune che : occhio non vede e cuore non duole" e generalmente si guarda solo il
proprio orticello.
Sabato, al mattino presto , mentre a mala pena riuscivo a tenere gli occhi aperti, e ascoltavo
le notizie ufficiali, che si sforzavano di ripetere che non dovevamo fare ricorso ad alcun tipo
di violenza, e che dovevamo lasciare gestire a loro la situazione se qualcosa andava male. Piu'
tardi, passeggiando, raccolsi una cipolla, sperando di non doverne aver bisogno, ricordavo
alcune manifestazioni di palestinesi e soldati e desideravo che le cose si appianassero.
Salimmo sull'autobus, 200/300 dimostranti, e quando raggiungemmo la zona vietata al traffico,
scendemmo e cominciammo insieme a marciare verso il muro, sperando che dall'altro lato, avremmo
visto subito la controparte palestinese, che era sottoposta ad un continuo coprifuoco.
Cominciai a svegliarmi, soprattutto per il sole cocente.
La gente nei dintorni comincio' ad unirsi a noi, prima pochi, poi siamo stati come sommersi da
un 'onda
ne, nessun muro ci avrebbe fermato,
eravamo circa un migliaio che dimostrava per una causa cosi' importante.
Camminavamo lungo un sentiero sporco, finche' raggiungemmo un'area aperta. Poi fu detto ai
dimostranti di proseguire, e addestrati a cio' ci siamo messi alla testa della manifestazione,
senza pensarci due volte - i volti degli ebrei sembravano meno spaventati rispetto a quelli
della Polizia di Confine - lasciandoci dietro i residenti che sventolavano le bandiere
palestinesi.
" Odio le bandiere" sussurrai ad un amico vicino a me.
" Anche io " disse " ma guarda quanto sono felici di poter finalmente portare queste bandiere
senza paura"
Purtroppo i sogni durano poco e, dopo circa mezz'ora di cammino, pochi metri prima che
apparisse l'osceno muro, arrivarono moltissimi poliziotti di confine e polizia regolare, e
jeeps cariche di fucili, granate, elmetti, etc.
Gli organizzatori cercarono di sedare gli animi, ma l'area fu subito dichiarata zona militare e
cio' significava che nessuno poteva entrare all'infuori delle forze militari.
Dopo pochi minuti un gran numero di dimostranti comincio' a scappare e capimmo subito il
perche', i soldati avevano lanciato lacrimogeni e l'aria era satura di gas.
Se vi trovate in un posto il giorno in cui c'e' la corsa degli elefanti forse potete capire
cosa significhi avere un migliaio di persone che galoppano verso di voi.
Comincia a correre anche io fuggendo la folla spaventata ed i gas.
L'esercito ci stava inseguendo e scappavamo cercando di annusare e respirare le cipolle che ci
eravamo procurate prima, cercando aria fresca. Io pregavo che non cominciassero a sparare e tra
le lacrime e la mancanza di respiro vidi un piccolo bimbo arabo, non aveva alcuna cipolla.Un
bambino, non capivo se piangeva per il gas o per la paura.
Gli diedi mezza della mia cipolla e maledii il giorno in cui decisi di interrompere il mio
corso di lingua araba. Pochi minuti dopo torno' la calma ed iniziammo di nuovo la nostra marcia
verso l'area della manifestaz
vevano disperso in due
secondi. Non solo non avevamo raggiunto il muro, ma avevamo causato disagi alle persone del
luogo.
Molti bambini correvano intorno ma, come tutti i bambini, ritornarono presto ai loro giochi,
allo loro grida, eccitati dell'accaduto.
Sono cosi' naive, mi sono nascosta per anni nelle strade di Gerusalemme, che nonostante i
bombardamenti e tanto sangue, mi sembra ancora una quieta e piacevole citta'
Nelle stesse strade dove decine, forse centinaia di bambini sono stati uccisi e tra loro molti
miei amici di infanzia, e persone note incontrate per strada o sull'auto. Le belle, silenziose
strade di Gerusalemme per molti giorni piene di bambini, di felicita', di divertimenti e di
contro, ora, teste chinate, gente frettolosa, desiderosa solo di fuggire dal bagno di sangue,
lontano dai cimiteri- in queste strade mi sento protetta, mi sento a casa.
Ero attonita per le immagini e le azioni dell'esercito, il mio esercito, , l'esercito che mi
proteggeva- questo e cio' che ho sempre creduto.
E i bambini, come sempre, raccoglievano i contenitori vuoti dei lacrimogeni e giocavano alla
guerra.
Piu' tardi trovai i miei amici ed il bimbo di prima. Nel mio orribile arabo sono riuscita a
sapere che si chiama Mohammad, 5 anni, ed ora con calma potevo anche notare che aveva un viso
adorabile. L'unica traccia di cio' che era accaduto erano i suoi occhi arrossati per il gas.
Restammo ancora un po' con un senso di frustrazione e fallimento. Poi passarono delle jeeps
dell'esercito e vidi con dolore che dentro una jeep sedeva un mio compagno di scuola, lui da
una parte, io dall'altra, mentre solo pochi mesi prima studiavamo insieme.
Sentii la mia coscienza come cristallizzata, sentivo avversione per la gente in uniforme. Ho
sempre cercato di non odiare, di capire, di ricordare che molti miei amici portano la stessa
uniforme ed eseguono gli stessi ordini,, ma improvvisamente immaginai di prendere alcuni
soldati, spingerli in una stanza chiusa e riempire la stanza di gas, e, pe
di una cipolla.
Ero spaventata dai miei sentimenti e cercavo di immaginare come, coloro che vivevano ormai una
occupazione perenne, potessero odiare i militari. Vivendo giorno dopo giorno con i carrarmati
nelle loro strade, le loro case distrutte , i loro cari uccisi.
Quella sera, leggendo i rapporti piansi di nuovo, ma questa volta di gioia " i residenti non
erano arrabbiati con noi per aver causato disagi, ma semplicamente, ci ringraziavano......" "
Grazie", aveva detto uno di loro " grazie per averci consentito di manifestare senza feriti,
senza morti". Questo mi ricordo' che, mentre aspettavamo l'auto per tornare a casa, disidratati
ed affamati, un residente ci ha regalato tutte le Pitas del suo forno- l'avrei abbracciato per
il messaggio di speranza che ci dava, e che io ho sempre cercato come un auspicabile messaggio
di coesistenza.
In quel momento ho capito che ci sarebbe sempre stato un esercito contro di noi, che avrebbe
sempre cercato di impedirci di ricevere tali messaggi ma anche che, se questa nostra attivita'
proseguiva saremmo riusciti a fare realizzare forse anche solo i piu' piccoli desideri di
questi residenti, di questi nostri vicini come il diritto di manisfestare, di mangiare, e
altro- bene, io continuero' per questa strada, sia che l'IDF lo voglia o no.
Con sentimenti di gioia e tristezza per la morte del mito dell'esercito, sentii la
consapevolezza che il mio rifiuto alla leva al servizio dell'occupazione, dei checkpoints, dei
carrarmati, o anche solo al servizio di un ufficio militare, - bene, il mio rifiuto non e'
finito quando ho avuto il certificato di esenzione.
Il mio rifiuto e' appena cominciato
(traduzione. C.Viola)
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CINQUE. Israele continua ad uccidere i giornalisti
Un giornalista inglese e' stato ucciso dagli israeliani mentre preparava un documentario a
Rafah.
Haaretz (3 maggio 2003)
http://www.haaretzdaily.com/hasen/spages/289673.html
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SEI. Seminario, Training, and Azione diretta nonviolenta Internationale in Israele
Per info:
dal sito della WRI War Resister International
http://www.wri-irg.org/news/2003/icod-act.htm
International Seminar, Training, and Action in Israel
(Da ASSOPACE)
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SETTE. Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti filopalestinesi
Il governo israeliano ha dichiarato anche formalmente, dopo i due recenti assassini e ferimenti
di internazionali, guerra agli internazionali o come vengono definiti "attivisti
filopalestinesi".
La "road map" deve essere percorsa senza la presenza di testimoni. la pax di sharon dopo la
pace di bush in afghanistan e iraq.
segue in italiano e in inglese un articolo apparso su haaretz di oggi 2 maggio 2003.
traduzione di alfredo tradardi
h a a r e t z d a i l y . c o m 09:36 02/05/2003
Israele impedira' lŽingresso nel paese agli attivisti filopalestinesi
di Amos Harel and Aluf Benn
Israele impedira' da ora in poi lŽingresso nel paese degli attivisti filopalestinesi e
tentera' di espellere alcuni delle dozzine di attivisti che sono gia' qui, secondo un nuovo
piano messo a punto dallŽesercito e dai ministeri della difesa e degli esteri.
La maggior parte degli attivisti, provenienti dallŽEuropa, dal Canada e dagli stati uniti,
fanno parte dellŽInternational Solidarity Movement (ISM).
Il loro obiettivo e' di operare come "human shields" (scudi umani) per i palestinesi e per le
case durante le incursioni dellŽIDF (esercito israeliano) nelle citta' palestinesi, e sono
stati spesso coinvolti in scontri con i soldati dellŽIDF. Hanno anche tentato di aiutare i
palestinesi a passare i posti di blocco dellŽIDF.
Circa due mesi fa, una attivista americana dellŽISM, Rachel Corrie, fu travolta e uccisa da un
bulldozer dellŽIDF a Gaza. I suoi colleghi hanno accusato il conducente del bulldozer di
averla travolta deliberatamente. LŽIDF respinge lŽaccusa e h
ucente. In altri due casi recenti, attivisti internazionali sono stati seriamente feriti
dal fuoco dellŽIDF durante scontri nei territori.
La radio israeliana venerdi' ha riportato che agenzie di stampa britanniche hanno sostenuto che
i due uomini coinvolti nellŽattacco suicida al Mike's Place di Tel Aviv, martedi' scorso erano
entrati in Israele in un auto passata attraverso la frontiera di Erez . I due avevano preso
parte ad azioni portate avanti da pacifisti nella striscia di Gaza.
LŽIDF sostiene che molti dei cosidetti pacifisti sono dei "provocatori" e "incitatori alla
rivolta " che deliberatamente interferiscono con il lavoro dellŽIDF, con lŽobiettivo di
infangare lŽimmagine di Israele. Fonti dellŽesercito sostengono che in un caso, hanno scoperto
che a Jenin gli attivisti dellŽISM nascondevano un terrorista ricercato. Le fonti dellŽIDF
sostengono che gli attivisti ricevono allŽestero un training sui modi in cui ingannare i
servizi di controllo allŽaereoporto internazionale Ben-Gurion per poter entrare nel paese.
Inoltre, sia lŽesercito che il ministero degli esteri, temono che altri cittadini stranieri
potrebbero essere uccisi o feriti dallŽIDF se sara' permessa la continuazione delle attivita'
dellŽISM.
LŽattacco suicida di mercoledi' a Tel Aviv, che e' stato commesso da due persone entrate in
Israele con passaporti britannici, ha aggiunto una nuova ragione al desiderio delle autorita'
di dare un giro di vite contro gli attivisti stranieri - il timore che altri terroristi
dallŽestero possano entrare nel paese fingendosi pacifisti.
Ufficiali dellŽIDF e del ministero degli esteri hanno tenuto un altro incontro questa settimana
e hanno deciso di dare istruzioni ai servizi di sicurezza dellŽaereoporto Ben-Gurion e dei
posti di frontiera con lŽEgitto e la Giordania per impedire lŽingresso di attivisti stranieri
nel paese. In aggiunta, gli ufficiali dellŽIDF che incontrassero questi attivisti in un area
militare chiusa riceveranno lŽordine di arrestar
di che saranno espulsi da Israele.
Giovedi', lŽIDF ha arrestato una attivista straniera durante la ricerca di armi che arrivano a
Rafah nella striscia di Gaza attraverso tunnel. Fonti dellŽesercito hanno ditto che la donna
era allŽinterno di una casa che era da demolire. La donna e' stata piu' tardi rilasciata e le
e' stato permesso di rimanere nel paese, ma non di ritornare a Gaza.
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OTTO. Associazione per la Pace - Assemblea Nazionale
Salerno, 9-10-11/maggio/2003
MAI PIu' GUERRA!
Venerdi' 9 (Salone di Rappresentanza della Provincia di Salerno, Via Roma
- Palazzo Sant'Agostino)
Ore 17.00 Dibattito pubblico "Il movimento per la pace dopo la guerra preventiva"
Presiede: Ernesto Scelza (Consigliere Prov. di Salerno, Associazione
per la Pace). Saluti di: Mario De Biase (Sindaco di Salerno), Alfonso Andria
(Presidente della Provincia di Salerno).
Intervengono: Luisa Morgantini (europarlamentare, Donne in nero, Associazione
per la Pace), Mara Rumiz (Presidente Consiglio Comunale di Venezia), David
Grant (Nonviolent Peaceforces USA), Fabio Alberti (Un ponte per), Don Vitaliano
Della Sala (sacerdote), Nadia De Mond ( Marcia Mondiale delle Donne), Michele
De Palma (Disobbedienti), Riccardo Troisi (Rete Lilliput), Tonino Drago
(Campagna OSM - DPN).
Sabato 10 (Chiesa dell'Addolorata Complesso di Santa Sofia, Piazza Abate
Conforti, Centro Storico)
Ore 9.00 1° Sessione "Il nuovo ordine mondiale"
Presiede: Gianni Rocco (Portavoce Nazionale dell'Associazione per la Pace)
Relazioni di: prof. Salvatore Minolfi (Universita' di Napoli) "La strategia
USA per il nuovo ordine mondiale", dott. Hussein Ahmad (Universita' di Napoli
l'Orientale) "Il quadrante medio-orientale", prof. Claudio De Fiores (2a
Universita' di Napoli) "La pace nella Costituzione Europea", prof.sa Giuliana
Martirani (Universita' di Napoli) "Geopolitica delle risorse".
Ore 13.00 Pranzo Buffet offerto dall'Associazione per la Pace di Salerno
Ore 15.00
one del movimento
pacifista.
Presiede: Lalla Cappelli (Portavoce Nazionale dell'Associazione per la Pace)
Relazione introduttiva di Sirio Conte (Coordinatore Campagna per la protezione
del popolo palestinese), interventi di: Farshid Nourai (Associazione per
la Pace, infopalestina), Gabriele Carones (volontario di ritorno dalla Palestina),
Omar Suleyman (Presidente comunita' palestinese in Campania), Guglielmo Allodi
(presidenza Enti locali per la Pace) conclusioni di Luisa Morgantini.
Domenica 11 (Chiesa dell'Addolorata Complesso di Santa Sofia, Piazza
Abate Conforti, Centro Storico)
Ore 9.00 Sala A: Assemblea dei delegati dell'Associazione per la Pace come
da Statuto
Sala B: Training per i volontari aderenti alla campagna di protezione della
popolazione palestinese