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Re: [glt NV] Lilliput e i treni della morte.



Ciao Carlo,
non sono assolutamente d'accordo con te su tutti i punti e vado ad esplicitare

Lunedì, 24 febbraio 2003 ore 12:40:43 +0100, hai scritto:
 >Ciao a tutti...
 >
 >Di fronte alle azioni dirette sui binari ho alcune perplessita' che vorrei
 >condividere con voi...
 >
 >1) Quali saranno gli effetti REALI sulla macchina bellica? Le mongolfiere
 >lanciate da Peppe Sini durante i bombardamenti sulla Jugoslavia hanno
 >rallentato gli aerei, forse fatto saltare qualche missione. Mi chiedo se la
 >presenza sui treni sara' un reale intralcio o avra l'effetto della zanzara
 >sull'elefante. Non e' una domanda retorica (ne' lo e' nessuno degli
 >interrogativi che seguono), mi chiedo soltanto che strumenti abbiamo per
 >misurare l'efficacia antibellica del blocco dei treni.

Io credo che ci sia una maturazione sociale complessiva che ha capito che
l'unico strumento davvero efficace contro la guerra è il consenso. Le
bandiere sono consenso, Roma il 15 era consenso, il FSE era consenso.
Intralciare fisicamente una guerra è una faccenda delicata. Ma almeno
mettiamoci d'accordo su un punto che io credo faccia parte della
maturazione sociale di cui sopra: non esistono una sola modalità di
"partecip/azione" che sia da sola efficace contro questa guerra. Con la
stessa consapevolezza si sta lavorando ad uno sciopero generalizzato perché
quello generale, classico del lavoro dipendente e metalmeccanico, non può
più avere una centralità assoluta e politicamente rilevante contro un
evento come la guerra. Non può averlo nella società della
finanziarizzazione, dei servizi, dell'economia immateriale e delle città
come distretti di produzione e consumo. Se è questa la logica, ed io credo
che sia patrimonio riconosciuto da tutto il movimento trasversalmente, che
senso ha contrapporre mongolfiere e blocco dei treni? Che senso ha se
agiscono entrambe su un discorso molto simbolico? Abbiamo un altro piano di
azione? No perché l'alternativa che non ci appartiene è fare guerra alla
guerra armati. Alternativa sconfitta dalla storia e dai risultati
importanti raggiunti fino ad ora dalla strategia del consenso.


Ed infatti ci arrivi anche tu

 >2) Quali saranno gli effetti MEDIATICI di queste azioni?
 >Ho gia' visto titoli allucinanti in cui il blocco dei treni e' stato
 >descritto come una azione tra il black bloc e il terroristico, sicuramente
 >molte persone lontane che iniziavano ad avvicinarsi alla pace anche da
 >posizioni non antagoniste o addirittura filogovernative adesso rischiano di
 >cadere nei trappoloni della propaganda, che fino a ieri aveva come unico
 >argomento "i pacifisti lucrano sulle bandiere". A mio avviso questa era una
 >grande vittoria culturale, perche' di fatto avevano esaurito gli argomenti
 >per la demonizzazione. Adesso, invece, chi vorra' dimostrare l'equazione
 >pacifista=terrorista avra' di fatto molti strumenti in piu', e questi
 >strumenti glieli abbiamo regalati anche noi. Il lavoro paziente e "da
 >formiche" delle bandiere ha dato risultati grandiosi soprattutto perche' ha
 >dato la possibilita' di identificarsi nei movimenti per la pace anche alle
 >persone lontane, e persino il sindaco di Taranto (forza italia) ha esposto
 >quella bandiera in comune violando le disposizioni del prefetto. Ora quella
 >bandiera e' stata inquadrata dalle telecamere in mezzo a falo' sui binari e
 >associata agli scontri tra polizia e attivisti. Ne valeva la pena? Non lo
 >so, per rispondere a questa domanda dovrei aver risposto alla domanda
 >numero 1, e cioe' capire quali sono stati i risultati effettivi del blocco.
 >Se quel blocco e' servito a salvare delle vite umane, a me personalmente
 >non importa di essere chiamato terrorista, ma se non e' servito a molto mi
 >dispiacerebbe aver fatto un autogol mediatico, perche' lascio altre persone
 >esposte alla violenza della propaganda.

Sui nostri mezzi d'informazione stendiamo un velo pietoso. L'abbiamo fatto
già tante volte, ma c'è una novità. La novità si chiama capacità di fare
società pensante e comunicativa. E' il presupposto del fenomeno delle
bandiere dai balconi che insieme manifestano un pensiero e attivano al
socializzazione (il vicino che chiede all'altro dove l'ha presa, ecc.). Una
capacità che si alimenta e produce informazione su canali alternativi (vedi
Rossanda sul Manifesto il 16/02 e scritti di Wu Ming 1 - "I Media siamo
noi" -
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/postilla_giap2_IV.html) e che
ha la rappresenta gli anticorpi migliori contro un apparato mediatico dove,
per dirla con Gino Strada, i "padroni delle testate vorrebbero essere anche
i padroni delle teste". E credo che, visti gli interessi economici di certi
editori si può certamente intendere testate nel senso giornalistico e
militare del termine. Se non fosse così non ci sarebbe stato nessun FSE e
nessun 15 Febbraio a Roma. Quindi, per cortesia, smettiamola di piangerci
addosso e cerchiamo di capire come poter far crescere questo consenso, così
radicato e intelligente, invece di utilizzare gli stereotipi che ci
vorrebbe imporre certa televisione. Io ho partecipato a Bologna alle
manifestazioni alla stazione di Corticella ed ho visto i disobbedienti
organizzarsi con i nonviolenti sullo schema delle iniziative di Piazza del
Portello a Genova (resistenza passiva sui binari, ecc.). Non ce n'è stato
bisogno perché, e questo è importante, proprio la grossa mobilitazione ha
ostacolato moltissimo il tragitto dei treni della guerra e della morte. E
intanto si è mobilitata la CGIL (maggior sindacato italiano, non certo
Pezzotta!), una parte dell'Ulivo e Rifondazione in parlamento, ecc. Senza
tutto questo non si sarebbe neanche saputo l'azione illegale che stanno
conducendo questi signori sul nostro territorio.



 >3) Quali saranno gli effetti GIUDIZIARI di queste azioni?
 >Visto che ogni vita umana e' preziosa, e viene pirma di qualunque strategia
 >di movimento, abbiamo messo in conto che una azione sistematica di blocco
 >potrebbe essere pagata con un gran numero di attivisti
 >caricati/fermati/arrestati/manganellati/gassati/processati? Vale la pena
 >spendere energie nell'inevitabile incontro/scontro con la forza pubblica
 >che nascera' da nuove azioni di blocco? In futuro le FFOO saranno meno
 >impreparate, si potra' contare meno sull'effetto sorpresa e ci saranno
 >direttive dall'alto tese a dare un'immagine di fermezza e di
 >inflessibilita' nel rispetto della legge italiana, che sui binari si
 >scontra con la legge delle coscienze. Un banchetto di otto potenti e'
 >costato la vita di un ragazzo, quale potrebbe essere il prezzo da pagare
 >per un banchetto militare molto piu' importante e strategico? Noi lanciamo
 >campagne e slogan, ma personalmente ho alcuni dubbi a dire ad altri "fate
 >come me, seguite la mia iniziativa" se le mie campagne e i miei slogan
 >possono contribuire a trascinare ragazzi ancora incensurati nella spirale
 >giudiziaria.

E' il dubbio che si stanno ponendo anche a Termini Imerese ed a Arese.
Ovvero: nel paese di un presidente con la tessera della loggia massonica P2
a capo di una coalizione che ha prodotto due leggi speculari nella logica
abberrante (Cirami e Bossi-Fini), cosa rischia chi potrà essere in futuro
oggetto di pretestuosa criminalizzazione politica? Perché questo è. Il
rischio che l'azione giudiziaria venga prodotta su tutto l'arco del
dissenso democratico per chiudere una partita politica che questo governo
sta conducendo su indicazioni internazionali. Su questo, Caro Carlo, sono
disposto a fare l'unico parallelo credibile con Genova che citi, a mio
giudizio senza basi attendibili, in quasi tutti i tuoi dubbi. Ma se è così,
e se la questione è riaffermare i principi costituzionali democratici e di
ripudio alla guerra, me lo spieghi tu chi è illegale in queto momento?




 >4) Quali saranno gli effetti POLITICI di queste azioni?
 >Per il momento l'unico risultato concreto e' andato a beneficio dei
 >"falchi", perche' tra le "colombe" si e' creata una nuova spaccatura... La
 >Cisl, infatti, che aveva aderito alla manifestazione del 15 febbraio
 >partecipando alla costruzione del documento finale, adesso ha nuovamente
 >preso le distanze (CFR agenzia in coda al messaggio). A me sta bene che nel
 >movimento antiguerra non ci siano patenti di legittimita' e che ognuno
 >abbia il diritto di rivendicare la propria cultura e la propria
 >specificita', ma di fatto per rispettare la specificita' antagonista e
 >disobbediente adesso ci siamo persi per strada la specificita' della Cisl,
 >che secondo me con la sua presenza avrebbe potuto dare piu' forza a tutto
 >il fronte pacifista. Secondo me l'unico parametro per misurare la
 >legittimita' di un gruppo organizzato all'interno di un movimento e' la
 >misura dell'efficacia delle sue azioni, se uno a parole dichiara i piu' bei
 >principi di Pace e disarmo, ma di fatto fa (consapevolmente o meno) il
 >gioco della parte avversa, a questo punto e' lui che si sta estromettendo
 >da solo dal movimento, non sono io che lo sto scomunicando. Di fatto chi
 >alza la voce o fa le azioni piu' eclatanti risulta sempre il vincitore
 >mediatico, ma gli effetti politici di questa attenzione conquistata a colpi
 >di "strappi" e di azioni isolate possono fare gli interessi di chi vorrebbe
 >scongiurare l'unita' e la compattezza dimostrata dagli organizzatori della
 >manifestazione di Roma, che hanno scritto un documento finale in cui non si
 >gioca al ribasso, ma ognuno ha contribuito con il meglio della propria
 >cultura sindacale o associativa.

La CISL e la UIL, che a Roma neanche c'era il 15 e che è in rotta perfino
con la Tavola della Pace, hanno il grosso problema di aver firmato un patto
per l'Italia con questo governo. E di non vedere risultati, se non negativi
sulla loro credibilità. Lo sciopero del 21 organizzato dalla FIOM spiega
molto bene anche questa cosa. Chi stanno rappresentando CISL e UIL in
questo momento? I loro tesserati? Tutt* le/i lavoratrici/ori? Dubito.





 >Dopo aver visto gli effetti disastrosi dell'antagonismo praticato a Genova,
 >mi chiedo se valga la pena di farsi trascinare di nuovo in uno scontro,
 >quando gli strumenti per reagire alla cultura della guerra e alla
 >possibilita' di un intervento in Iraq sono talmente tanti da permetterci di
 >gridare la voglia di pace non solo "tra di noi", ma anche insieme a
 >poliziotti (sul palco di piazza S. Giovanni c'era la bandiera del sindacato
 >di polizia SILP), sindaci e deputati forzitalioti, parrocchie, sindacati e
 >tanti altri organismi che invece qualcuno vedrebbe volentieri come
 >protagonisti di una ennesima "guerra tra poveri" che potrebbe consumarsi
 >sui giornali e sui binari mentre qualcuno si frega le mani sghignazzando
 >per l'ennesimo tentativo riuscito di strumentalizzazione delle azioni di un
 >movimento.

Se la domanda è: serve stare con sindaci forzaitalioti e sindacato di
polizia per essere contro la guerra? Io ti rispondo che è malposta e
fuorviante. Perché ritengo molto più coerente con una rigorosa concezione
nonviolenta dei rapporti sociali pensare che la costruzione di un consenso
antiguerra passi dalla società nel senso dei fenomeni che ho interpretato
sopra e parlano di impegno e partecipazione dal basso e senza deleghe che
si inseriscono in un rapporto di causa ed effetto con le cose che scrivi tu
(e non credo il contrario). Le rappresentanze dovranno adeguarsi, come è
già successo. Ghandi aveva le idee chiare nel merito
(http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/hellbound.html).

Io credo che i network e le reti sociali hanno un ruolo importante in
questo momento. Moltiplicare i centri di informazione e socializzazione per
contrastare l'ennesima offensiva che è già guerra (sul fronte interno) e
che proverà a piegare i fenomeni della partecipazione e del dissenso. Mi
piacerebbe che nelle prossime considerazioni tenessimo tutti bene a mente
questo per evitare di fare il gioco di chi oggi fomenta panico
generalizzato per continuare le sue operazioni di guerra "business as
usual". So che Massimiliano Pilati ha scritto un documento interno per rete
lilliput e chi vuole partecipare ai blocchi. Un documento che condivido in
ogni sua frase.

Abbiamo tutt* una grossa responsabilità. Quella che sento più forte oggi e
che non intendo starmene con le mani in mano sapendo che, se ci saranno
concessi altri 10 anni di *questa* pace e se li supereremo nonostante i
sicuri peggioramenti, ci chiederanno poi quale fu la nostra priorità quando
venne il momento delle scelte.

MT.





 >SI DIFFIDA QUALUNQUE GIORNALISTA E ORGANO DI INFORMAZIONE DALL'UTILIZZO
 >COMMERCIALE DI QUESTE AFFERMAZIONI, ESPRESSE IN FORMA PRIVATA ALL'INTERNO
 >DI QUESTA MAILING LIST.
 >
 >---------------
 >
 >10:42 IRAQ: PEZZOTTA, FERMARE TRENI NON AIUTA LA PACE
 >
 >(ASCA) - Roma, 24 feb - ''I blocchi non servono, creano
 >tensioni nell'opinione pubblica e rischiano, se continuano
 >nei modi in cui sono stati attuati, di far scemare
 >l'attenzione alla guerra che siamo riusciti faticosamente a
 >costruire''. Lo dice Savino Pezzotta, leader della Cisl, in
 >un'intervista al 'Corriere della Sera', a proposito dei
 >tentativi dei pacifisti di bloccare i treni diretti verso la
 >base militare statunitense di Camp Darby.
 >    ''Con Epifani - afferma Pezzotta - abbiamo convenuto che
 >il governo ha l'obbligo di informare i lavoratori addetti al
 >trasporto di quello che si trasporta, per la loro sicurezza.
 >E che se si vuole lavorare davvero per la pace bisogna stare
 >tutti dentro le regole della legalita'. Dico proprio
 >tutti'', anche - precisa - ''il governo di Silvio
 >Berlusconi. Alcune reazioni saranno ingiustificate e niente
 >affatto condivisibili, ma i comportamenti del governo non
 >sono stati certamente lineari. Prima di far attraversare il
 >paese dalle armi e caricare queste armi sulle navi nei porti
 >italiani aveva almeno il dovere di informare le commissioni
 >Difesa di Camera e Senato. Non l'ha fatto: lo considero un
 >fatto molto grave''.
 >    Quanto al blocco dei porti, deciso dalla Cgil, ''credo -
 >dice Pezzotta - che si stia un po' esagerando''; ''non
 >condividiamo questo modo di fare. Poi sarebbe ora che per
 >decidere le iniziative si discutesse unitariamente. Perche'
 >non si possono lanciare appelli all'unita' mentre ognuno
 >continua a fare come vuole. Di scioperi nei porti non se
 >n'e' mai discusso''.
 >