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Patrice Lumumba




Patrice Lumumba, protagonista dell'indipendenza del Congo, 
ucciso 41 anni fa 

La scelta del nazionalismo e dell'antimperialismo come 
terreno della lotta per l'indipendenza, laddove i belgi 
costruivano il proprio sistema di dominio facendo leva 
proprio sulle rivalità tra gruppi tribali e religiosi 
(etnici...). "Siamo Partigiani dell'amicizia tra i popoli 
contro i nemici colonialisti, coloro che dividono i ricchi 
guadagni delle società coloniali": Belgio. Inghilterra, 
Francia, Usa. Dalla critica all'imperialismo la svolta 
marxista. Dall'Onu il tradimento, dalla Cia e da De Gaulle 
la morte. 

Un articolo da Liberazione 17/1/2002

yure

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Il figlio dell'Africa 
Patrice Lumumba, protagonista dell'indipendenza del Congo, 
ucciso 41 anni fa 
Tonino Bucci - Lib 17/1/2002 

«E venne il giorno in cui comparve il bianco/ Fu più astuto 
e cattivo di ogni morte, / barattò il tuo oro/ con uno 
specchietto, una collana, ninnoli, / e corruppe con 
l'alcool i figli dei fratelli tuoi/ e cacciò in prigione i 
tuoi bimbi. / Allora tuonò il tam-tam per i villaggi/ e gli 
uomini seppero che salpava/ una nave straniera per lidi 
lontani/ là dove il cotone è un dio, e il dollaro è 
imperatore». 
Sono i versi di un figlio dell'Africa che oggi rischiano di 
cadere nell'oblio per una damnatio memoriae che inghiotte i 
simboli del Novecento. Persino i miti come Patrice Lumumba, 
l'eroe africano, il simbolo della lotta contro 
l'imperialismo e della liberazione dei popoli dal 
colonialismo. 
E' il 17 gennaio 1961 quando Lumumba, dopo il 
raggiungimento dell'indipendenza del Congo, viene 
assassinato insieme ad altre due personalità dello Stato 
congolese. Tagliato a pezzi e dissolto nell'acido 
solforico. 
«Patrice Lumumba aveva trentacinque anni. Questo è uno dei 
motivi per cui la sua storia non può essere lunga da 
raccontare. Ma c'è anche un altro motivo, ed è che, fino a 
pochi anni fa - scriveva Romano Ledda su un numero speciale 
della rivista "Perché i giovani sappiano" del 26 febbraio 
1961 - egli era soltanto uno dei tredici milioni di 
congolesi condannati dai padroni bianchi del loro paese 
alla miseria, all'ignoranza e allo sfruttamento, senza una 
storia che potesse essere scritta sui giornali di quei 
padroni. Lumumba, però, era più intelligente e più 
coraggioso degli altri. Figlio di poveri contadini della 
tribù Balatele (nel Kasai settentrionale) era riuscito, 
malgrado ciò, a studiare fino ai limiti posti ai ragazzi 
negri dalle leggi dei bianchi e aveva ottenuto a 
Stanleyville un impiego in un ufficio postale». 
Come spesso è accaduto per molti dirigenti dei movimenti di 
indipendenza africani, il primo passo compiuto da Lumumba è 
il superamento delle divisioni tribali e la scelta del 
nazionalismo come terreno della lotta per l'indipendenza. I 
belgi costruiscono il proprio sistema di dominio facendo 
leva proprio sulle rivalità tra gruppi tribali e religiosi. 
Quale fosse il segno del colonialismo belga risulta fin 
troppo chiaro da un ritratto letterario di Mark Twain, Il 
soliloquio di re Leopoldo: «E' vero: ho regnato come 
sovrano assoluto di uno Stato ricchissimo..., sbarrando le 
porte a tutti i commercianti stranieri fuorché a me stesso, 
appropriandomi di tutti i profitti attraverso concessioni a 
persone che altro non sono se non miei fantocci, 
impadronendomi del Congo e tenendomelo come mia proprietà 
personale, considerando le sue sconfinate ricchezze come 
"refurtiva" mia - mia, soltanto mia - trattando la 
popolazione del Congo come mia proprietà privata, come miei 
servi, miei schiavi: il loro lavoro è mio, con o senza 
stipendio, come piace a me». Le chefferies, le consulte che 
raggruppano le autorità locali tradizionali sono utilizzate 
dai colonizzatori come agenti di repressione e di 
reclutamento di lavoro. 
A usufruire della manodopera coatta sono le piantagioni 
statali belghe dove vige la coltivazione forzata, e le 
grandi concentrazioni monopolistiche, come ad esempio 
l'Union Miniere per l'estrazione mineraria nel Katanga. 
Allo sfruttamento di forza lavoro si accompagna 
l'imposizione di monocolture, come il caucciù, in vaste 
aree del paese, non prima di aver espropriato le terre che 
prima appartenevano alle comunità locali. Una massa di 
proletariato rurale è pronto a lavorare sotto salario. Se 
non che lo stesso nazionalismo si rivela uno strumento 
insufficiente senza un'analisi dello sfruttamento economico 
dei paesi africani in generale e senza una politica di 
emancipazione dalla miseria. 
E' la critica all'imperialismo a spingere Lumumba alla 
svolta marxista che avviene dopo la sua partecipazione alla 
Conferenza panafricana del 1958 ad Accra. In questi anni di 
attività politica Lumumba si dedica soprattutto 
all'organizzazione della lotta per l'indipendenza ed è 
instancabile figura di educatore. 
La sua vita, come quella di tanti altri rivoluzionari del 
Novecento, è costellata di persecuzioni e arresti. 
Nel dicembre del 1959 una grande folla si riunisce per 
ascoltare le sue parole, in occasione del congresso del 
Movimento nazionale congolese a Stanleyville. Scatta la 
repressione, la polizia belga spara tra la gente. Trenta 
congolesi rimangono uccisi e Lumumba viene arrestato come 
responsabile degli incidenti, condannato a dieci anni di 
carcere. Il mese successivo migliaia di neri sfilano per le 
strade di Leopoldville, disarmati. Questa volta le vittime 
sono settecento. 
«I nostri nemici - scrive Lumumba dal carcere - sono i 
colonialisti, coloro che dividono i ricchi guadagni delle 
società coloniali. Partigiani dell'amicizia tra i popoli, 
noi proveremo domani che non siamo dei razzisti e degli 
antibianchi. I razzisti, di qualunque parte siano, neri o 
bianchi, non sono che degli idioti». 
Nel febbraio 1960 il Belgio scende a patti e convoca a 
Bruxelles una tavola rotonda di tutti i partiti congolesi 
per discutere dell'indipendenza. Lumumba viene liberato. A 
lui va la maggioranza parlamentare nelle elezioni che si 
tengono dopo la tavola rotonda. 
L'indipendenza è ormai conquistata, la proclamazione 
ufficiale è del 30 giugno 1960. Lumumba, nominato primo 
ministro, decide come primo atto di governo di 
riportare sotto la piena sovranità del popolo congolese le immense ricchezze 
del paese fino ad allora spoliate dai colonizzatori. Inutile aggiungere che la 
nuova politica mette in allarme tutte le potenze occidentali, in primo luogo il 
Belgio che sperava di mantenere il controllo delle risorse economiche. Sono in 
gioco gli interessi delle concentrazioni monopolistiche come l'Union Miniere, 
controllata dai belgi ma anche da inglesi e francesi. 
I servizi segreti dei tre paesi più gli Usa scrivono il nome di Lumumba in cima 
alla lista nera e attivano una rete di mercenari, collaboratori, killer per 
uccidere il dirigente, e per favorire disordini e secessioni. E puntualmente 
espode una rivolta nella regione mineraria del Katanga. Moise Ciombè, uomo di 
fiducia dell'Union Miniere, Joseph-Desirè Mobutu, alto ufficiale di polizia e 
futuro despota dello Zaire, Joseph Kasabuvu, presidente del parlamento: sono i 
nomi più noti degli assoldati dalla Cia. A Leopoldville calano i "paras" belgi 
con il pretesto di riportare l'ordine in un paese troppo 
"filosovietico". 
Con l'acqua alla gola Lumumba si rivolge all'Onu e chiede 
l'invio di truppe per difendere l'integrità nazionale. Ma è 
un'illusione. Gli ufficiali Onu, corrotti dalla Cia, usano 
i caschi blu per controllare e isolare Lumumba e, infine, 
per ucciderlo. Da Madeleine Kalb (Congo cables, McMillan 
1982) a J. Claude Willame, esiste una vasta letteratura, 
ormai, sulle implicazioni della Cia, del governo belga e 
della Francia di Charles De Gaulle nella faccenda. A 
settembre giunge il colpo di stato del colonnello Mobutu, 
con i soldi americani e la protezione dell'Onu che si 
schiera a suo favore. Lumumba fugge, ma il 2 dicembre viene 
catturato. Lo attende, il 17 gennaio, un plotone 
d'esecuzione comandato da un belga, a cinquanta chilometri 
da Ciombè, nel Katanga. Torturato, assieme ai due compagni 
Mpolo e Okito, crivellato dalle pallottole, fatto a pezzi 
con un'ascia e dissolto nell'acido solforico. 

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