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il 2002 e il fuoco di Hiroshima
Il 2002 si apre con un gesto molto significativo: una fiaccola, con il
fuoco di Hiroshima, attraverserà gli Stati Uniti dalla sponda dell'Oceano
Pacifico alla sponda dell'Oceano Atlantico.
L'evento è atteso per metà gennaio ma lo annunciamo già da ora perché il
2002 si preannuncia carico di angoscia e di speranza. Il fuoco di Hiroshima
non si è mai spento ed è stato conservato a monito per le successive
generazioni: segno di pietà e di memoria storica. Testimone consegnato al
popolo della pace e perpetuato negli anni.
Di questa iniziativa ce ne darà un'anticipazione e un resoconto l'amico
Kazuhiro Imamura - responsabile della Global Peace Campaign del Giappone
(1) - che parteciperà a questa marcia da Seattle a New York.
Il 2001 termina con una guerra inconcludente e sanguinosa: "The Guardian"
dello scorso 20 dicembre (in un articolo a firma di Seumas Milne) parla di
"almeno 3.767 civili afghani uccisi dalle bombe Usa". Il prezzo pagato dal
popolo afghano è superiore all'ammontare stesso delle vittime della strage
delle Torri Gemelle, valutata - alla luce delle ultime stime - attorno alle
3.000 unità. In questa gara al massacro di innocenti George Bush ha battuto
Bin Laden al foto finish allo scadere del 2001. Ognuno ha agito per i suoi
indigesti ideali e purtuttavia nessuno dei due rivendica a fronte alta la
paternità delle stragi: la violenza è concepita come sacra necessità o come
lezione da dare all'avversario, al nemico, al cattivo, ma a farne le spese
è stato sempre il poveraccio, il malcapitato, l'ignaro bersaglio.
Oltre seimila individui sono stati macinati in questo tritacarne
ideologico-bellico del 2001; la retorica nostrana ha scelto di commemorare
una schiera di morti di serie A (da una parte) e di compilare un'ignota
statistica di serie B (dall'altra).
Ma attenzione: siamo solo agli inizi di una guerra infinita che proietta
già nel 2002 le sue ombre e rischia di contagiare India e Pakistan, con i
rispettivi arsenali nucleari. Bush - che ha rivendicato il diritto a far
guerra per colpire il terrorismo - difficilmente riuscirà a dare il buon
esempio all'India che vuole colpire il terrorismo addestrato in Pakistan e
che ha fatto strage con un attentato contro il parlamento indiano.
C'è poco di che augurare "buon 2002" al popolo della pace: abbiamo scelto
di non fare gli auguri.
Ci lasciamo non con l'ottimismo ma con un impegno: quello resistere e
lottare ancora di più con la nonviolenza.
Dobbiamo continuare a raccogliere attorno alle idee di pace una consistente
fetta del popolo italiano, pssibilmente la maggioranza, così come è stato
per il 2001.
Per questo chiediamo a tutti i volontari che si sono registrati nel
database di PeaceLink di non mollare e di perseverare.
Chiediamo che si incontrino a gennaio - provincia per provincia - e stilino
un programma di lavoro per il 2002. La guerra non è finita. E' invece
giunto il momento per non farci cogliere impreparati quando riesploderà
potentemente il conflitto armato, ovunque proietti la propria virulenza.
Due consigli ai volontari della pace: raccogliere e-mail e fare la mappa
del movimento pacifista nelle propria provincia. Ognuno raccolga almeno 10
e-mail dei amici della propria provincia e li informi delle iniziative che
insieme preperaremo: in tal modo passiamo da 300 volontari a 3000 persone
informate, mica poco. Attendiamo inoltre dai volontari una mappa, provincia
per provincia dei movimenti che operano per la pace e la nonviolenza.
Dobbiamo radicarci e perciò vogliamo scrivere a più mani - assieme a voi -
un libro con la rete nonviolenta dell'arcipelago pacifista.
Il 2002 dipenderà anche da noi e se ci sapremo fare non potrà prescindere
dalla volontà di chi vuole la pace. Il fuoco di Hiroshima sia portato in
alto dagli uomini di buona volontà perché non divampi mai più.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
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(1) http://www.peace2001.org
e-mail: imamurak@pf.catv.ne.jp
L'intervento di Kazuhiro Imamura è sul web di PeaceLink all'indirizzo:
http://www.peacelink.it/webgate/news/maillist.html