[Pace] Sono partiti da Odessa gli attacchi alla Crimea. L'Ucraina avrebbe usato i corridoi del grano "per operazioni di combattimento"



Sebbene l’Ucraina non abbia rivendicato l’offensiva contro imbarcazioni civili e militari nelle acque interne e immediatamente esterne alla base della Flotta russa del Mar Nero, l’analisi della memoria interna dei sistemi di navigazione di produzione canadese montati sui droni marittimi intercettati rivela l’origine dell’attacco: la costa di Odessa. La traiettoria dei barchini a pilotaggio remoto avrebbe interessato anche le acque formalmente demilitarizzate del corridoio. Di qui la prima istantanea decisione moscovita di bloccare l’export delle vitali derrate alimentari.

La Russia accetta di tornare sui suoi passi, ma a patto che l’Ucraina garantisca che «non utilizzerà il corridoio del grano per operazioni di combattimento». D’altronde, comunque vada, poco cambia per il Cremlino: l’accordo è in scadenza il 19 novembre 2022. Qualora Kiev non rispettasse le clausole securitarie insite nell’accordo di Istanbul, Mosca semplicemente non lo rinnoverebbe. Agli occhi dei paesi più esposti sotto il profilo alimentare, la colpa ricadrebbe su Kiev e sui governi occidentali che supportano o orchestrano gli attacchi navali attraverso lo spazio riservato al transito sicuro delle navi mercantili. Come nel caso del Regno Unito, accusato apertamente dalla Russia di essere compartecipe dell’«attentato» a Sebastopoli, la cui ambasciatrice a Mosca Deborah Bronnert sarà presto convocata dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov a rispondere del coinvolgimento di «specialisti britannici».

Non è un caso che lo stesso presidente della Federazione Russa Vladimir Putin abbia di recente denunciato lo sbilanciamento “predatorio” in favore dell’Occidente sulla questione alimentare. Dopo la firma dell’accordo di Istanbul, su 455 navi che hanno lasciato i porti ucraini cariche di preziosa granaglia (9,3 milioni di tonnellate), ben 350 si sono dirette verso i paesi occidentali (6,1 milioni di tonnellate, 66% del totale); solo 11 imbarcazioni (0,36 milioni di tonnellate, 4%) si sono recate verso le nazioni africane, sebbene queste fossero indicate come destinazione prioritaria per la stipula dell’accordo. 


Queste sono le informazioni pubblicate da Limes e che continuano su


https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-2-novembre-guerra-ucraina-russia-cereali-serbia-kosovo-missili-corea/129783 

Emerge da queste informazioni una duplice responsabilità particolarmente grave da parte dell'Ucraina e delle nazioni della Nato che la spalleggiano:

1) il governo ucraino avrebbe sfruttato un accordo umanitario, quello sul grano, con corridoi sicuri e smilitarizzati, per compiere operazioni militari contro la base navale russa di Sebastopoli in Crimea, utilizzando droni subacquei per colpire la flotta russa, con la copertura o comunque la complicità di nazioni della Nato; se così non fosse, non è comprensibile come mai le nazioni della Nato non abbiano tirato le orecchie a Zelensky per questo atto di vera e propria pirateria che ha sfruttato corridoi umanitari;

2) dei corridoi umanirari per esportare il grano avrebbero beneficiato, oltre ai droni subacquei ucraini per l'attacco alla base russa di Sebastopoli, sopeattutto i paesi ricchi che si sono riforniti di grano con ben 350 bastimenti mentre solo 11 navi sono partite verso le nazioni affamate dell'Africa. 

Quello che doveva essere un accordo per sfamare l'Africa si è trasformato in una cosa completamente diversa, di cui - spiace dirlo - il servizio di informazione pubblico della RAI non ha dato resoconti. 

Un velo di ipocrisia copre una vicenda che è a dir poco vergognosa.

È vergognoso il modo con cui le nazioni della Nato hanno presentato i corridoi del grano per poi fare ben altro. I paesi ricchi stanno gestendo queste operazioni per propri interessi con la scusa di aiutare l'Africa.

Questi "corridoi del grano", più che servire alle popolazioni povere, servono a scopi economici e militari inconfessabili di cui ovviamente non si parla, per non scoprire i retroscena e i secondi fini.

Alessandro Marescotti 
Presidente PeaceLink