Genève 2013 : la donne a (bien) changé



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Genève 2013 : la donne a (bien) changé

Par Louis Denghien,

Il trionfo della linea russa
Il vertice è più modesto rispetto al precedente: non vi partecipano che i russi, gli statunitensi e l’inviato delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi. E’ un livello più modesto, in quanto anche i due paesi sono rappresentati, da parte russa dal viceministro degli esteri Mikhail Bogdanov, e da parte degli Stati Uniti dal vicesegretario di Stato William Burns, rispetto a quando Sergej Lavrov e Hillary Clinton si incontrarono a Ginevra a giugno. Questa relativa “modestia” attesta il fatto che l’ordine del giorno degli Stati Uniti sulla questione siriana è meno importante o urgente di prima. In ogni caso, l’amministrazione Obama 2 in questi giorni ha cambiato vertici e probabilmente linea diplomatica.
Usciti gli interventisti (e ultra-sionisti) Hillary Clinton (politica estera) e Leon Panetta (difesa), sono stati sostituiti rispettivamente da John Kerry e Chuck Hagel, il primo noto per la sua conoscenza della zona e di Bashar al-Assad, il secondo per la sua critica contro la guerra e la posizione di allineamento sistematico degli interessi nazionali a quelli israeliani. Da parte russa la linea è immutata: il portavoce del ministero degli esteri, Aleksandr Lukashevich, ha ribadito il 10 gennaio che “solo i siriani possono decidere il modello di sviluppo a lungo termine del loro paese“, e quindi scegliere i loro governanti. In una chiara allusione al primo di essi, Lukashevich ha anche affermato la necessità di creare le condizioni per un dialogo tra le autorità e l’opposizione “senza condizioni preliminari, secondo il comunicato di Ginevra“, adottato dopo il summit internazionale del 30 giugno 2012, che non chiedeva più l’allontanamento dal potere del presidente Bashar come condizione sine qua non per l’apertura dei negoziati inter-siriani. Nel dire ciò, il portavoce della diplomazia russa rispondeva nettamente alla sua controparte statunitense Victoria Nuland, che aveva detto il giorno prima ai giornalisti che Washington intende rinnovare a Ginevra le pressioni diplomatiche per allontanare Bashar: un obiettivo che sembra oggi ancora meno raggiungibile rispetto al 30 giugno. E che in ogni caso non è più la preoccupazione principale degli Stati Uniti nella regione.
La posizione russa è stata sostenuta, sempre il 10 gennaio, da una dichiarazione congiunta dei paesi BRICS, organizzazione della cooperazione tra Russia, Cina, India, Brasile e Sud Africa, presentata dal consigliere per la sicurezza nazionale indiana Shivshankar Menon. Una dichiarazione che sembra essere una replica di quella di Lukashevich: “I siriani soltanto possono decidere il loro futuro. Gli altri paesi non possono intervenire nei negoziati“.

( continua )