Houla è stato ampiamente dimostrato di essere un atto barbaro del regime
(uno dei innumerevoli ormai) contro un popolo disarmato. Quello che scrivi tu è
disinformazione.
Sent: Monday, August 20, 2012 12:19 PM
Subject: Re: [pace] per la Siria
Se ritieni la nonviolenza
un pigolìo, non resta che la guerra. Mi mandi, per favore, l'appello a cui ti
riferisci, che non è quello che tu qualifichi "pattume"? Non l'ho ritrovato
subito. Grazie. Enrico
Il
20/08/2012 11:05, Francesco Santoianni ha scritto:
Intanto l’appello “Giù le mani dalla Siria” che, nel mio
piccolo, (come responsabile del gruppo Facebook “Siria: No ad un altra Libia)
ho firmato, come tante altre organizzazioni, inclusa Peacelink, non è quel
pattume di appello redatto dalla Comunità di Sant’Egidio.
Tornando a noi ritengo che al di là di generici appelli
alla “pace” o alla “diplomazia” urge confrontarsi con questioni politiche che
come cittadini italiani ci riguardano direttamente:
È mai possibile che Terzi continui a dichiararsi per la no
fly zone?
È mai possibile che l’Italia sia stata in prima fila nel
rompere le relazioni diplomatiche con la Siria, a seguito di una strage
(Houla) che apparirebbe fatta dagli “insorti”?
Perché l’Italia non solo non revoca le sanzioni alla
Siria ma ne sta pensando di nuove?
Sono queste le parole d’ordine sulle quali mobilitarsi non
già pigolare sulla “non violenza” come soluzione salvifica della situazione in
Siria.
Francesco Santoianni
Il giorno 20 agosto 2012 09:54, Enrico Peyretti <enrico.peyretti at gmail.com> ha
scritto:
Cari tutti/e, il mio tentativo di proposta, per nulla originale, ma
credo giusta, è in linea sostanziale con l'appello "Giù le mani dalla Siria"
del 26 luglio (lo copio in calce, seguito dalla mia proposta), e con le
presenze nonviolente in Siria. L'importante è ora agire sull'opinione
pubblica, che faccia pressione politica crescente, globale. Le
organizzazioni maggiori, appena possono, convochino manifestazioni
espressive e chiare. Grazie. Enrico
*** Il 20/08/2012
09:22, Francesco Santoianni ha scritto:
Al di là del bucolico appello di Enrico Peyretti
("parlatevi, vivete, la pace è di tutti"), credo che sarebbe il caso di
riprendere in questa lista a discutere cosa fare come pacifisti italiani e
cioè come mobilitare e contro chi. Nell’appello “Giù le mani dalla Siria”
molto di interessante veniva detto e continuo a domandarmi cosa ne sia
stato di quell’appello.
*** Appello 26 luglio
promosso da diversi gruppi dell'opposizione democratica siriana, riunitisi a
Roma, alla Comunità di Sant'Egidio.
L'appello
1. La Siria sta vivendo la crisi più
drammatica della sua storia. La scelta della soluzione militare, che non
tiene conto delle richieste della rivolta di libertà e di dignità del popolo
siriano, ha portato alla diffusione della violenza, alla perdita di troppe
vite umane e a distruzioni generalizzate.
2.
Riuniti a Roma presso la Comunità di Sant’Egidio, noi appartenenti a diversi
gruppi dell’opposizione democratica siriana, attiva sia all’interno che
all'esterno del Paese, rivolgiamo questo Appello al popolo siriano, a tutte
le parti coinvolte e alla Comunità
internazionale.
3. Siamo diversi per opinioni ed
esperienze. Abbiamo lottato e lottiamo per la libertà, la dignità, la
democrazia, i diritti umani e per costruire una Siria democratica, civile,
sicura per tutti, senza paura e senza oppressione. Amiamo la Siria. Sappiamo
che la Siria, luogo di convivenza di religioni e popoli diversi, corre oggi
un rischio mortale che incrina l’unità del popolo, i suoi diritti e la
sovranità dello Stato.
4. Non siamo neutrali.
Siamo parte del popolo siriano che soffre per l’oppressione della dittatura
e la sua corruzione. Siamo fermamente contrari a qualsiasi discriminazione
su base confessionale o etnica, da qualunque parte venga. Siamo per una
Siria di uguali nella cittadinanza. Vogliamo che la Siria in futuro sia
patria per tutti, capace di rispettare la vita e la dignità umana,
nella giustizia.
5. La soluzione militare tiene in
ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di
accogliere le sue aspirazioni profonde. La violenza porta a credere che non
c’è alternativa alle armi. Ma le vittime, i martiri, i feriti, i detenuti,
gli scomparsi, la massa di rifugiati interni e i profughi all'estero, ci
chiedono di assumere la responsabilità di fermare questa spirale di
violenza. Ci impegniamo a sostenere tutte le forme di lotta politica
pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri e
conferenze all’interno del Paese.
6. Non è troppo
tardi per salvare il nostro Paese! Pur riconoscendo il diritto
dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la
soluzione. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la
guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l'identità e la
sovranità nazionale.
7. Occorre, oggi più che mai,
un’uscita politica dalla drammatica situazione in cui ci troviamo. È il modo
migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi mette a
rischio la propria vita per la libertà e la dignità. Invitiamo i nostri
concittadini dell’Esercito Siriano Libero, e tutti quelli che portano le
armi, a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria
pacifica, sicura e democratica.
8. Non possiamo
accettare che la Siria si trasformi in un teatro di scontri regionali e
internazionali. Crediamo che la Comunità internazionale abbia la forza e le
capacità necessarie per trovare un consenso che sia base di un'uscita
politica dall'attuale drammatica crisi, basata sull'imposizione del cessate
il fuoco, il ritiro degli apparati militari, la liberazione dei detenuti e
dei rapiti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza alle vittime, un
vero negoziato globale senza esclusioni, che sarà completato da una vera
riconciliazione nazionale basata sulla giustizia.
9. Chiediamo che l'ONU sia l'unico soggetto
internazionale ritenuto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari
per sostenere i siriani in difficoltà sia in patria che
all’estero.
10. Ci rivolgiamo con questo
Appello a tutti i Siriani e in particolar modo ai giovani: il nostro futuro
lo costruiremo con le nostre mani. Insieme possiamo costruire una Siria
democratica, civile, pacificata, pluralista. Ci rivolgiamo a tutte e a tutti
coloro che lottano per il cambiamento democratico in Siria, a qualunque
parte essi appartengano: per porre in essere un dialogo e un coordinamento
tra di noi che avvii rapidamente la Siria ad una fase transitoria
verso la democrazia, sulla base del patto nazionale
comune.
11. Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio
per il lavoro e il sostegno nella ricerca di una soluzione per la crisi
nazionale siriana, e le chiediamo di continuare ad accompagnare gli
sforzi e il lavoro che ci aspettano.
Roma, Sant’Egidio, 26 luglio
2012
-----
ELENCO FIRMATARI DELL'APPELLO:
NCB ( National Coordination Body) HAYTHAM
MANNA ABDULAZIZ ALKHAYER RAJAA ALNASER
DEMOCRATIC
FORUM FAIEZ SARA MICHEL KILO SAMIR AITA
WATAN
Coalition FAEK HWAJEH
DEMOCRATIC ISLAMIC GROUP RIAD
DRAR
Syrian Trade Union/ Women Syrian Activist AMAL
NASER
MAA Movement (Together) ALI RAHMOUN
BUILDING SYRIAN STATE ANAS JOUDEH RIM
TURKMANI
WEST KURDISTAN Assembly ABDUSALAM AHMAD
NATIONAL BLOC AYHAM HADDAD
HORAN RENCONTRES (FOR
CITYZENSHIP) UGAB ABOU SUEDE SADA HAMZEH
_______________________________________________ Ml-beati
mailing list Ml-beati at beati.orghttp://beati.org/mailman/listinfo/ml-beati_beati.org *** Proposta
Enrico Peyretti La guerra siriana interna, a suon di
bombe e di morti, sta provocando quasi una guerra interna, a suon di parole,
anche tra i cercatori della pace nonviolenta e giusta.
L'informazione, specchio deformato da più parti, non aiuta a valutare i
fatti. Ma il giudizio della pace nonviolenta è chiaro: si deve discutere,
ascoltare, costruire soluzioni vivibili per tutti, e non si spara.
Meglio costruire con attesa attiva, che morire subito
e distruggere il futuro. Deve sorgere una nostra
proposta mondiale pressante, anche se non è nuova: 1 -
L'Onu convochi fuori dalla Siria rappresentanti delle due fazioni insieme a
cittadini siriani pacifisti, magari esuli, che amano il loro paese vivo, non
morto, e non strumento altrui; 2 - Li trattenga
pressantemente a discutere fino a saper inventare, con l'aiuto e
suggerimento diplomatico e pacifista internazionale, una piattaforma minima
comune, di richieste, proposte, istituzioni per la convivenza;
3 - L'obiettivo è che, da una tale conferenza, le due
parti insieme sappiano invitare i loro rispettivi combattenti al "cessate il
fuoco" e "cominciate il dialogo"; 4 - Non è
impossibile. Ci sono leader per un tale processo. Altri popoli hanno saputo
farlo. 5 - Facciamo (cominciando in Italia) mille
manifestazioni, anche piccole, ma comunicanti e ben comunicate, con parole
d'ordine tipo: "Siriani, dovunque siate,
parlatevi" "Cessate il fuoco,
vivete" "Popoli umani, la pace in Siria è necessaria a
tutti" Esigiamo dal governo tecnico italiano una
tecnica di respiro e sopravvivenza: sia l'Italia ad ospitare il dialogo
siriano. e.
p.
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