Non facciamoci bloccare da linguaggi e culture diverse. E' importante muoversi nel tentativo di limitare e impedire la guerra in Siria,quella attuale e quella ancora peggiore che rischia di arrivare.
E, al di la' dei diversi modi di vedere le cose e di muoversi, tentare di frenare la guerra in Siria andra' in una direzione diversa da quella percorsa dal Ministro Terzi.
Possiamo, in questo momento cruciale, provare a mettere in moto una qualche iniziativa ?
Possiamo esprimere collettivamente che non e' la guerra, destinata a crescere come intensita', la soluzione alla crisi siriana ? --- Lun 20/8/12, Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it> ha scritto: Da: Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it> Oggetto: [pace] Mussalaha: riconciliazione A: "pace at peacelink.it" <pace at peacelink.it> Data: Lunedì 20 agosto 2012, 12:27
C'è, in Siria, chi pratica la riconciliazione. Il movimento Mussalaha. Ma a favorirla non sarà certo l'Italia né il ministro Terzi - che continua a invocare più ingerenza esterna, proprio quella che haha portato alla tragedia attuale.
Marinella
Da: Enrico Peyretti <enrico.peyretti at gmail.com> A: pace at peacelink.it Inviato: Lunedì 20 Agosto 2012 12:19 Oggetto: Re: [pace] per la Siria
Se ritieni la nonviolenza un pigolìo, non resta che la guerra. Mi mandi, per favore, l'appello a cui ti riferisci, che non è quello che tu qualifichi "pattume"? Non l'ho ritrovato subito. Grazie. Enrico
Il 20/08/2012 11:05, Francesco Santoianni ha scritto:
Intanto l’appello “Giù le mani dalla Siria” che, nel mio piccolo, (come responsabile del gruppo Facebook “Siria: No ad un altra Libia) ho firmato, come tante altre organizzazioni, inclusa Peacelink, non è quel pattume di appello redatto dalla Comunità di Sant’Egidio.
Tornando a noi ritengo che al di là di generici appelli alla “pace” o alla “diplomazia” urge confrontarsi con questioni politiche che come cittadini italiani ci riguardano direttamente:
È mai possibile che Terzi continui a dichiararsi per la no fly zone?
È mai possibile che l’Italia sia stata in prima fila nel rompere le relazioni diplomatiche con la Siria, a seguito di una strage (Houla) che apparirebbe fatta dagli “insorti”?
Perché l’Italia non solo non revoca le sanzioni alla Siria ma ne sta pensando di nuove?
Sono queste le parole d’ordine sulle quali mobilitarsi non già pigolare sulla “non violenza” come soluzione salvifica della situazione in Siria.
Francesco Santoianni
Il giorno 20 agosto 2012 09:54, Enrico Peyretti <enrico.peyretti at gmail.com> ha scritto:
Cari tutti/e, il mio tentativo di proposta, per nulla originale, ma credo giusta, è in linea sostanziale con l'appello "Giù le mani dalla Siria" del 26 luglio (lo copio in calce, seguito dalla mia proposta), e con le presenze nonviolente in Siria. L'importante è ora agire sull'opinione pubblica, che faccia pressione politica crescente, globale. Le organizzazioni maggiori, appena possono, convochino manifestazioni espressive e chiare. Grazie. Enrico
*** Il 20/08/2012 09:22, Francesco Santoianni ha scritto:
Al di là del bucolico appello di Enrico Peyretti ("parlatevi, vivete, la pace è di tutti"), credo che sarebbe il caso di riprendere in questa lista a discutere cosa fare come pacifisti italiani e cioè come mobilitare e contro chi. Nell’appello “Giù le mani dalla Siria” molto di interessante veniva detto e continuo a domandarmi cosa ne sia stato di quell’appello.
*** Appello 26 luglio promosso da diversi gruppi dell'opposizione democratica siriana, riunitisi a Roma, alla Comunità di Sant'Egidio.
L'appello
1. La Siria sta vivendo la crisi più drammatica della sua storia. La scelta della soluzione militare, che non tiene conto delle richieste della rivolta di libertà e di dignità del popolo siriano, ha portato alla diffusione della violenza, alla perdita di troppe vite umane e a distruzioni generalizzate.
2. Riuniti a Roma presso la Comunità di Sant’Egidio, noi appartenenti a diversi gruppi dell’opposizione democratica siriana, attiva sia all’interno che all'esterno del Paese, rivolgiamo questo Appello al popolo siriano, a tutte le parti coinvolte e alla Comunità internazionale.
3. Siamo diversi per opinioni ed esperienze. Abbiamo lottato e lottiamo per la libertà, la dignità, la democrazia, i diritti umani e per costruire una Siria democratica, civile, sicura per tutti, senza paura e senza oppressione. Amiamo la Siria. Sappiamo che la Siria, luogo di
convivenza di religioni e popoli diversi, corre oggi un rischio mortale che incrina l’unità del popolo, i suoi diritti e la sovranità dello Stato.
4. Non siamo neutrali. Siamo parte del popolo siriano che soffre per l’oppressione della dittatura e la sua corruzione. Siamo fermamente contrari a qualsiasi discriminazione su base confessionale o etnica, da qualunque parte venga. Siamo per una Siria di uguali nella cittadinanza. Vogliamo che la Siria in futuro sia patria per tutti, capace di rispettare la vita e la dignità umana, nella giustizia.
5. La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde. La violenza porta a credere che non c’è alternativa alle armi. Ma le vittime, i martiri, i feriti, i detenuti, gli scomparsi, la massa di rifugiati interni e i profughi all'estero, ci chiedono di
assumere la responsabilità di fermare questa spirale di violenza. Ci impegniamo a sostenere tutte le forme di lotta politica pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri e conferenze all’interno del Paese.
6. Non è troppo tardi per salvare il nostro Paese! Pur riconoscendo il diritto dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la soluzione. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l'identità e la sovranità nazionale.
7. Occorre, oggi più che mai, un’uscita politica dalla drammatica situazione in cui ci troviamo. È il modo migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi mette a rischio la propria vita per la libertà e la dignità. Invitiamo i nostri concittadini dell’Esercito Siriano Libero, e tutti quelli che portano le armi,
a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica.
8. Non possiamo accettare che la Siria si trasformi in un teatro di scontri regionali e internazionali. Crediamo che la Comunità internazionale abbia la forza e le capacità necessarie per trovare un consenso che sia base di un'uscita politica dall'attuale drammatica crisi, basata sull'imposizione del cessate il fuoco, il ritiro degli apparati militari, la liberazione dei detenuti e dei rapiti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza alle vittime, un vero negoziato globale senza esclusioni, che sarà completato da una vera riconciliazione nazionale basata sulla giustizia.
9. Chiediamo che l'ONU sia l'unico soggetto internazionale ritenuto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari per sostenere i siriani in difficoltà sia in patria che all’estero.
10. Ci
rivolgiamo con questo Appello a tutti i Siriani e in particolar modo ai giovani: il nostro futuro lo costruiremo con le nostre mani. Insieme possiamo costruire una Siria democratica, civile, pacificata, pluralista. Ci rivolgiamo a tutte e a tutti coloro che lottano per il cambiamento democratico in Siria, a qualunque parte essi appartengano: per porre in essere un dialogo e un coordinamento tra di noi che avvii rapidamente la Siria ad una fase transitoria verso la democrazia, sulla base del patto nazionale comune.
11. Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio per il lavoro e il sostegno nella ricerca di una soluzione per la crisi nazionale siriana, e le chiediamo di continuare ad accompagnare gli sforzi e il lavoro che ci aspettano.
Roma, Sant’Egidio, 26 luglio 2012
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ELENCO FIRMATARI DELL'APPELLO:
NCB ( National Coordination Body) HAYTHAM MANNA ABDULAZIZ ALKHAYER RAJAA ALNASER
DEMOCRATIC FORUM FAIEZ SARA MICHEL KILO SAMIR AITA
WATAN Coalition FAEK HWAJEH
DEMOCRATIC ISLAMIC GROUP RIAD DRAR
Syrian Trade Union/ Women Syrian Activist AMAL NASER
MAA Movement (Together) ALI RAHMOUN
BUILDING SYRIAN STATE ANAS JOUDEH RIM TURKMANI
WEST KURDISTAN Assembly ABDUSALAM AHMAD
NATIONAL BLOC AYHAM HADDAD
HORAN RENCONTRES (FOR CITYZENSHIP) UGAB ABOU SUEDE SADA HAMZEH
_______________________________________________ Ml-beati mailing list Ml-beati at beati.orghttp://beati.org/mailman/listinfo/ml-beati_beati.org *** Proposta Enrico Peyretti La guerra siriana interna, a suon di bombe e di morti, sta provocando quasi una guerra interna, a suon di parole, anche tra i cercatori della pace nonviolenta e giusta. L'informazione, specchio deformato da più parti, non aiuta a valutare i fatti. Ma il giudizio della pace nonviolenta è chiaro: si deve discutere, ascoltare, costruire soluzioni vivibili per tutti, e non si spara. Meglio costruire con attesa attiva, che morire subito e distruggere il
futuro.
Deve sorgere una nostra proposta mondiale pressante, anche se non è nuova: 1 - L'Onu convochi fuori dalla Siria rappresentanti delle due fazioni insieme a cittadini siriani pacifisti, magari esuli, che amano il loro paese vivo, non morto, e non strumento altrui; 2 - Li trattenga pressantemente a discutere fino a saper inventare, con l'aiuto e suggerimento diplomatico e pacifista internazionale, una piattaforma minima comune, di richieste, proposte, istituzioni per la convivenza; 3 - L'obiettivo è che, da una tale conferenza, le due parti insieme sappiano invitare i loro rispettivi combattenti al "cessate il fuoco" e "cominciate il dialogo"; 4 - Non è impossibile. Ci sono leader per un tale processo. Altri popoli hanno saputo farlo. 5 - Facciamo (cominciando in Italia) mille manifestazioni, anche piccole, ma comunicanti e ben comunicate, con
parole d'ordine tipo: "Siriani, dovunque siate, parlatevi" "Cessate il fuoco, vivete" "Popoli umani, la pace in Siria è necessaria a tutti" Esigiamo dal governo tecnico italiano una tecnica di respiro e sopravvivenza: sia l'Italia ad ospitare il dialogo siriano. e. p.
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