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per la Siria
- Subject: per la Siria
- From: Enrico Peyretti <enrico.peyretti at gmail.com>
- Date: Mon, 20 Aug 2012 09:54:50 +0200
Cari tutti/e, il mio tentativo di proposta, per nulla
originale, ma credo giusta, è in linea sostanziale con l'appello
"Giù le mani dalla Siria" del 26 luglio (lo copio in calce,
seguito dalla mia proposta), e con le presenze nonviolente in
Siria.
L'importante è ora agire sull'opinione pubblica, che faccia pressione politica crescente, globale. Le organizzazioni maggiori, appena possono, convochino manifestazioni espressive e chiare. Grazie. Enrico enrico peyretti-peacelink
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***Il 20/08/2012 09:22, Francesco Santoianni ha scritto: *** Appello 26 luglio promosso da diversi gruppi dell'opposizione democratica siriana, riunitisi a Roma, alla Comunità di Sant'Egidio. L'appello
1. La Siria sta
vivendo la crisi più drammatica della sua storia. La
scelta della soluzione militare, che non tiene conto delle
richieste della rivolta di libertà e di dignità del popolo
siriano, ha portato alla diffusione della violenza, alla
perdita di troppe vite umane e a distruzioni
generalizzate.
2. Riuniti a Roma presso la Comunità di Sant’Egidio, noi appartenenti a diversi gruppi dell’opposizione democratica siriana, attiva sia all’interno che all'esterno del Paese, rivolgiamo questo Appello al popolo siriano, a tutte le parti coinvolte e alla Comunità internazionale. 3. Siamo diversi per opinioni ed esperienze. Abbiamo lottato e lottiamo per la libertà, la dignità, la democrazia, i diritti umani e per costruire una Siria democratica, civile, sicura per tutti, senza paura e senza oppressione. Amiamo la Siria. Sappiamo che la Siria, luogo di convivenza di religioni e popoli diversi, corre oggi un rischio mortale che incrina l’unità del popolo, i suoi diritti e la sovranità dello Stato. 4. Non siamo neutrali. Siamo parte del popolo siriano che soffre per l’oppressione della dittatura e la sua corruzione. Siamo fermamente contrari a qualsiasi discriminazione su base confessionale o etnica, da qualunque parte venga. Siamo per una Siria di uguali nella cittadinanza. Vogliamo che la Siria in futuro sia patria per tutti, capace di rispettare la vita e la dignità umana, nella giustizia. 5. La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde. La violenza porta a credere che non c’è alternativa alle armi. Ma le vittime, i martiri, i feriti, i detenuti, gli scomparsi, la massa di rifugiati interni e i profughi all'estero, ci chiedono di assumere la responsabilità di fermare questa spirale di violenza. Ci impegniamo a sostenere tutte le forme di lotta politica pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri e conferenze all’interno del Paese. 6. Non è troppo tardi per salvare il nostro Paese! Pur riconoscendo il diritto dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la soluzione. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l'identità e la sovranità nazionale. 7. Occorre, oggi più che mai, un’uscita politica dalla drammatica situazione in cui ci troviamo. È il modo migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi mette a rischio la propria vita per la libertà e la dignità. Invitiamo i nostri concittadini dell’Esercito Siriano Libero, e tutti quelli che portano le armi, a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica. 8. Non possiamo accettare che la Siria si trasformi in un teatro di scontri regionali e internazionali. Crediamo che la Comunità internazionale abbia la forza e le capacità necessarie per trovare un consenso che sia base di un'uscita politica dall'attuale drammatica crisi, basata sull'imposizione del cessate il fuoco, il ritiro degli apparati militari, la liberazione dei detenuti e dei rapiti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza alle vittime, un vero negoziato globale senza esclusioni, che sarà completato da una vera riconciliazione nazionale basata sulla giustizia. 9. Chiediamo che l'ONU sia l'unico soggetto internazionale ritenuto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari per sostenere i siriani in difficoltà sia in patria che all’estero. 10. Ci rivolgiamo con questo Appello a tutti i Siriani e in particolar modo ai giovani: il nostro futuro lo costruiremo con le nostre mani. Insieme possiamo costruire una Siria democratica, civile, pacificata, pluralista. Ci rivolgiamo a tutte e a tutti coloro che lottano per il cambiamento democratico in Siria, a qualunque parte essi appartengano: per porre in essere un dialogo e un coordinamento tra di noi che avvii rapidamente la Siria ad una fase transitoria verso la democrazia, sulla base del patto nazionale comune. 11. Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio per il lavoro e il sostegno nella ricerca di una soluzione per la crisi nazionale siriana, e le chiediamo di continuare ad accompagnare gli sforzi e il lavoro che ci aspettano. Roma, Sant’Egidio, 26 luglio 2012 -----
ELENCO FIRMATARI
DELL'APPELLO:
NCB (
National Coordination Body)
HAYTHAM MANNA ABDULAZIZ ALKHAYER RAJAA ALNASER DEMOCRATIC FORUM FAIEZ SARA MICHEL KILO SAMIR AITA WATAN Coalition FAEK HWAJEH DEMOCRATIC ISLAMIC GROUP RIAD DRAR Syrian Trade Union/ Women Syrian Activist AMAL NASER MAA Movement (Together) ALI RAHMOUN BUILDING SYRIAN STATE ANAS JOUDEH RIM TURKMANI WEST KURDISTAN Assembly ABDUSALAM AHMAD NATIONAL BLOC AYHAM HADDAD HORAN RENCONTRES (FOR CITYZENSHIP) UGAB ABOU SUEDE SADA HAMZEH _______________________________________________ Ml-beati mailing list Ml-beati at beati.org http://beati.org/mailman/listinfo/ml-beati_beati.org *** Proposta Enrico Peyretti La guerra siriana interna, a suon di bombe e di morti, sta provocando quasi una guerra interna, a suon di parole, anche tra i cercatori della pace nonviolenta e giusta. L'informazione, specchio deformato da più parti, non aiuta a valutare i fatti. Ma il giudizio della pace nonviolenta è chiaro: si deve discutere, ascoltare, costruire soluzioni vivibili per tutti, e non si spara. Meglio costruire con attesa attiva, che morire subito e distruggere il futuro. Deve sorgere una nostra proposta mondiale pressante, anche se non è nuova: 1 - L'Onu convochi fuori dalla Siria rappresentanti delle due fazioni insieme a cittadini siriani pacifisti, magari esuli, che amano il loro paese vivo, non morto, e non strumento altrui; 2 - Li trattenga pressantemente a discutere fino a saper inventare, con l'aiuto e suggerimento diplomatico e pacifista internazionale, una piattaforma minima comune, di richieste, proposte, istituzioni per la convivenza; 3 - L'obiettivo è che, da una tale conferenza, le due parti insieme sappiano invitare i loro rispettivi combattenti al "cessate il fuoco" e "cominciate il dialogo"; 4 - Non è impossibile. Ci sono leader per un tale processo. Altri popoli hanno saputo farlo. 5 - Facciamo (cominciando in Italia) mille manifestazioni, anche piccole, ma comunicanti e ben comunicate, con parole d'ordine tipo: "Siriani, dovunque siate, parlatevi" "Cessate il fuoco, vivete" "Popoli umani, la pace in Siria è necessaria a tutti" Esigiamo dal governo tecnico italiano una tecnica di respiro e sopravvivenza: sia l'Italia ad ospitare il dialogo siriano. e. p. |
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