R: [SPF:fail] R: [pace] "Liberazione di Damasco"? Una rivoluzione per "laicizzare la Siria e il mondo arabo"? usciamo in strada!!!
- Subject: R: [SPF:fail] R: [pace] "Liberazione di Damasco"? Una rivoluzione per "laicizzare la Siria e il mondo arabo"? usciamo in strada!!!
- From: <lorenz.news at yahoo.it>
- Date: Wed, 18 Jul 2012 15:42:24 +0200
Visto che Marinella ha diffuso in lista pace uno scambio di
vedute preso dalla redazione di Peacelink, sono tenuto a precisare che la frase che
lei cita che ho scritto io non si riferisce in alcun modo a quello che sta
succedendo ora a Damasco e nemmeno lontanamente a qualsiasi reazione armata da
parte dei siriani. Guadagneremmo tutti tempo e lucidità se imparassimo a
leggere bene e capire quel che uno scrive prima di rispondere in modo polemico. Hai scritto che qualcuno vorrebbe bloccarci
dal ragionare, Marinella, ma ragionare è appunto quello che stavamo facendo io con
Patrick e Alessandro in redazione. Lorenzo Galbiati Da:
pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di in Libia, erano tutti
musulmani sunniti, quindi, il pluralismo è facile se tutto il popolo sia della
stessa fede... il partito della Fratellanza Musulmano, come OGNI partito era
messo fuori legge, e per ultimo... i Fratelli non hanno preso la maggioranza nelle
elezioni in Libya... il tuo discorso è senza senso. From: Laura Sent: Wednesday, July 18,
2012 2:57 PM Subject:
[SPF:fail] R: [pace] "Liberazione di Damasco"? Una rivoluzione per
"laicizzare la Siria e il mondo arabo"? usciamo in strada!!! Altro che
“laicizzare la Siria e il mondo arabo”…ricordatevi che in
Libia vigeva il pluralismo religioso come in Siria e adesso sussiste il
fondamentalismo dei fratelli musulmani. Il pluralismo
religioso è segno di democrazia e dovrebbe aprire le porte al pluralismo
politico. Laura Da: pace-request at peacelink.it
[mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto
di Mari Cor Ecoradio
(!) parla di "Liberazione di Damasco": a forza di stragi e con i
soldi del Qatar? Lorenzo
Galbiati dice che sì è rivoluzione questa perché "laicizzerà la Siria e il
mondo arabo": ma stiamo scherzando? Non sto neanche a commentare,
tanto la cosa è lontana dalla realtà. E
appunto, si chiamano "attivisti" anche dei soggetti armati fino ai
denti. Ma
basta, basta fare la guerra e la pace davanti a un computer. E'
quello che gli altri vogliono. CBloccarci nei tentativi di ragionare e far
ragionare. Ci sono riusciti già con la Libia. Marinella Da: "lorenz.news at yahoo.it" <lorenz.news at yahoo.it> Alessandro, vorrei far notare a te e
agli altri alcune cose. Tu dici che in Siria è
sbagliato parlare di rivoluzione, e da un punto di vista tecnico, storico,
potresti avere ragione. Io ho più dubbi che certezze. Però non vorrei
confondessimo i piani del discorso. Per esempio. Io credo che
a parlare di rivoluzione siano quei siriani che sostengono i manifestanti
pacifici, quella folla di gente che si è riversata in piazza per un anno finché
non è scoppiata la guerra civile. Io credo vada dato ascolto a loro, capire
perché parlano di rivoluzione. Io ho delle ipotesi. Perché significa ribaltare
un regime dittatoriale che è una dinastia, così come in molto mondo arabo,
ribaltarlo con un movimento di popolo; perché significa portare la democrazia,
che per la Siria e il mondo arabo è una completa novità; perché significa
laicizzare la Siria (che non è veramente laica, soffre delle divisioni
sciiti-sunniti, non è indifferente che il clan al potere sia una confessione
sciita) e il mondo arabo. Dal loro punto di vista di siriani, mi sembra possa
essere così, e questo potrebbe essere paragonabile per loro alla nostra
rivoluzione francese, se si considera il modello siriano esportabile nel resto
del mondo arabo. Quindi, io resto aperto al dubbio sulla validità di questa
cosiddetta rivoluzione. Detto questo, evitiamo la
confusione. Io mi sto riferendo alla
“rivoluzione pacifica” sostenuta dal Coordinamento per il
Cambiamento democratico che ha firmato quel link insieme a Sinistra Critica,
Vauro, Agnoletto in cui si parla appunto di rivoluzione e si chiede che finisca
la repressione senza alcun intervento ONU, un appello che condivido in toto,
considerando anche che è di qualche mese fa, quando ancora i crimini degli
insorti erano pochi e non c’era la guerra civile, e comunque il
Coordinamento li ha sempre condannati. Quindi, io non parlo di
rivoluzione in Siria per l’insurrezione armata che sta andando avanti ora
senza alcun consenso e coordinamento con l’opposizione politica nelle sue
varie anime. Mi sembra peraltro che neanche i media parlino di rivoluzione per
l’insurrezione armata, anzi da qualche tempo, da quando c’è la
guerra civile, sono passati dal chiamare un po’ tutti “attivisti”,
come succedeva qualche mese fa, mettendo insieme manifestanti pacifici e
insorti armati, al chiamare gli insorti armati “ribelli”, come
succedeva per In conclusione, non vedo
da parte dei media questa ansia di chiamare rivoluzione ogni insurrezione
armata nei paesi arabi, a dire Lorenzo Da: redazione-request at peacelink.it
[mailto:redazione-request at peacelink.it]
Per conto di Alessandro Marescotti Il giorno 17
luglio 2012 01:24, Patrick Boylan ha scritto a Lorenzo per la Siria:
Concordo con
Patrick. La rivoluzione, nella storia contemporanea, è
quella che Karl Marx teorizzò nel 1848 con il Manifesto del Partito Comunista. Nei secoli
precedenti il termine rivoluzione è stato usato dalla borghesia per le proprie
rivoluzioni. Ma dal Dopo la fine
del partito comunista sono successe cose incredibili, ad esempio Berlusconi ha salutato con il pugno chiuso, perché il
gesto evoca forza e combattività. E così, mentre a sinistra molti non alzavano
più il pugno, Silvio recuperava la forza di un simbolo e lo rilanciava alla sua
maniera. Nel gesto simbolico veniva iniettato un significato nuovo. Perché si è
persa la memoria storica. E lo stesso è
accaduto per la parola "rivoluzione" che è rimasta "orfana"
della sua memoria storica: un significante a cui era svaporato il significato.
Nessuno la usava più quella parola per fare iniziative e la stessa borghesia
non la usava più per evocare spauracchi e controbattere. Era una parola andata
in soffitta. E siccome la parola ha ancora un fascino su larga parte della
popolazione "ribelle", ecco che per la Siria quella parola si è
tentato di riprenderla. Ma la si è ripresa anche prima parlando di
"rivoluzione dei Gelsomini", temine coniato dai media occidentali. Quindi perché
si usa la parola rivoluzione per la Siria? Può definire un processo di lotta
armata che non è certo contrastato dalla Cia e dalle monarchie reazionarie del
Golfo? Che direbbe Marx? Come mai nella storia contemporanea tutti i movimenti
rivoluzionari sono stati ostacolati dalla borghesia e questo - che si definiste
"rivoluzionario" - è invece accarezzato da chi ha combattuto tutti i
movimenti rivoluzionari nel mondo? E come mai è
stata scelta PROPRIO la parola rivoluzione? La risposta
la troviamo qui: Vi sono
nostalgici delle rivoluzioni che - non riuscendo più a organizzarne di proprie
- sostengono entusiasticamente insurrezioni armate pensando che siano
"rivoluzioni" o proiettando le proprie speranze nella realtà che
invece procede in altre direzioni, così come faceva Foscolo quando si illudeva
che Napoleone fosse un rivoluzionario che veniva in Italia per liberare il
popolo. Oggi accade
lo stesso e la gestione delle parole come rivoluzione è strategica nella
manipolazione dei concetti che ci permettono di inquadrare Quella parola
è stata scelta per far penetrare meglio un'operazione mediatica in un'area
politica che gradisce la parola rivoluzione.
E' un'operazione di marketing linguistico che
ha avuto una diffusione in particolare quando gli insorti libici hanno lanciato
l'offensiva. Dato che fino a quel momento era circolata la voce che usavano le
armi solo per difendersi, come potevano giustificare un'offensiva? Ed ecco che
entra in soccorso la neolingua. E' buffo
leggere pagine web come questa Libia,
economia riparte dalle multinazionali e dai rivoluzionari Multinazionali
del petrolio e rivoluzionari uniti per far ripartire gli affari dei vincitori! Povero Marx,
che sberla. Il fatto che
- dopo il crollo del Muro di Berlino - il termine "rivoluzione" venga
riutilizzato per la Siria è una chiara operazione di modificazione linguistica
pilotata (ve ne sono altre, ad esempio "antiamericanismo" non esiste
nel vocabolario ed è stata una forzatura imposta da alcuni media, forzando il
processo di formazione delle parole). La mia
conclusione. Non è giusto
che una decina di persone (direttori di mass media mondiali ed esperti delle
psyop) decidano di inventare una parola o di modificare ad una parola il suo
significato originario. Questo è un golpe
linguistico. E noi dobbiamo mettere in guardia tutti contro i golpe
linguistici perché modificando le parole modifichiamo la percezione della realtà.
Se ad esempio
modifico la parola "volontario" e (come già accade a molti miei
studenti) a volontario si associa il militare che fa il volontario, è chiaro
che stravolgo la comunicazione e associo ai militari e alla guerre tutti i
valori positivi del volontariato, il che rientra perfettamente nella
comunicazione delle "guerre umanitarie". Un tempo
c'era una difesa gelosa delle parole, specie di quelle che avevano un processo
di formazione lungo e sofferto, ora non è più così. Basti pensare che la parola
"riforma" che è nata a sinistra oggi è usata strategicamente per fare
cose di destra. Come
insegnante di italiano e storia su questo sono particolarmente attento (e
allarmato). Il processo di formazione della lingua dovrebbe avvenire dal basso
e le parole non dovrebbero subire delle mutazioni genetiche con iniezioni
mediatiche dall'alto di significati estranei. Ne avevamo
già parlato in questa pagina web grazie ad Ermete: Buonanotte
:-) Alessandro No virus found in this
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- From: Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it>
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