Re: R: [pace] Insorti armati in Siria. Giornalisti e osservatori ONU sono a rischio



Lorenzo, riporto il racconto dell'inviato dell'ANSA (tratto da http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=166568).
L'ANSA scrive: "
A Daraa la situazione è di alta tensione con alcune strade presidiate dalle forze militari siriane nelle quali non è possibile transitare perché sotto il tiro dei cecchini ribelli" (tratto da http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/stati/italia/2012/06/20/Siria-bombe-contro-convoglio-auto-inviato-Ansa-muore-agente-2-_7066647.html).
Che gli osservatori Onu non possano uscire dalle basi perché non hanno ricevuto assicurazioni dagli insorti armati, lo dice l'ONU.
Da parte degli insorti o di un gruppo di loro non è giunta nessuna dissociazione o condanna dell'attentato al convoglio dove c'era il giornalista dell'ANSA.
Mi limito a registrare queste informazioni. Ognuno poi si fa le sue opinioni.


Damasco, 20-06-2012 - Claudio Accogli (ANSA)

Un gran botto, poi una nuvola di denso fumo bianco avvolge la strada: e' esplosa una bomba, forse uno Ied, come si chiamano gli ordigni artigianali. L'autista al mio fianco e' paralizzato, poi intravediamo un uliveto sulla nostra sinistra. Una brusca sterzata e corriamo al riparo. Siamo a Daraa, la citta' 100 km a sud di Damasco a pochi passi dal confine con la Giordania.

 

Stiamo uscendo dalla citta', dopo una breve visita caratterizzata da grande tensione, scortati da un'auto della polizia stradale a sirene spiegate che fa da apripista e seguiti da un Suv con gli uomini della sicurezza, in borghese e armati di Ak47. Scendiamo, si sentono i lamenti degli occupanti del mezzo che apriva il convoglio: l'auto e' danneggiata, e' stata investita in pieno dall'esplosione. Uno degli agenti, quello che sedeva accanto al guidatore, e' senza vita, sulla testa le ferite mortali. Gli altri tre sono feriti, uno di loro - ci diranno poi gli agenti della sicurezza - ha perso entrambe le gambe.

 

E' la cronaca di una giornata come tante fuori da Damasco, segnate da morti e vittime ovunque, autobombe, Ied, scontri a fuoco, anche con armi pesanti che, assicurano i militari a Daraa, sono ora anche nelle mani dei ribelli, che colpiscono gli avversari con Rpg, mortai, missili katiuscia. Arrivano i militari mentre siamo riparati dietro un muretto. Ci dicono che e' esplosa un'altra bomba che ha danneggiato la terza auto del convoglio, senza fare vittime: la tensione e' altissima, si teme un attacco dalla radura circostante, mentre i residenti del luogo mostrano una calma terribile. Sono abituati a certe scene, ci convivono quotidianamente da oltre un anno.

 

A Daraa, dall'inizio della 'crisi' siriana, che le autorita' non negano, sono stati uccisi oltre 200 civili, stima il governatore della regione, Moammad Al-Hannous. Manca un bilancio complessivo, si parla di un migliaio di morti, i 2/3 tra le forze dell'ordine e i militari. A questi vanno aggiunti le vittime tra i "terroristi", ci spiega ancora il governatore. Le violenze "si sono intensificate nelle ultime settimane, anche se abbiamo soddisfatto tutte le richieste di coloro che hanno iniziato a dimostrare per chiedere riforme a partire dal 15 marzo del 2011", tuona al-Hannous, entrato in carica nell'aprile dello scorso anno, quando e' stato destituito il suo predecessore.

 

Poco prima del nostro arrivo, ci informa, "in concomitanza con gli esami di maturita'- che si svolgono in questo periodo anche in Siria - i gruppi armati hanno attaccato un check-point sparando sulle auto della polizia, perche' vogliono scatenare il panico tra gli studenti". Ci aveva pregato di andare a vedere il palazzo della Tv distrutto, ma i militari ci avevano bloccato a un check-point: "Sulla collina ci sono i cecchini, forse ci stanno guardando, tornate indietro".

 

Il tempo di una tappa al Tribunale, preso d'assalto in aprile da una folla di "facinorosi che lo hanno dato alle fiamme", poi la corsa verso Damasco, che si trasforma in un viaggio della morte per il capitano Anas Musa, 32 anni, padre di tre bambini. "Era molto amato in citta' - racconta un residente -. La beffa e' che faceva parte del cerimoniale, era solito accompagnare i pezzi grossi o gli stranieri al loro arrivo in citta'". Era anche lui nel convoglio degli osservatori Onu, seguito da un gruppo di cronisti italiani, che circa un mese fa, in una strada collaterale, era stato preso di mira da un'altra bomba, causando numerosi morti tra i militari di Damasco.

 

Il titolare della Farnesina, Giulio Terzi, commentando l'episodio odierno, ha espresso "il sentimento di forte solidarietà per il vile attentato", dicendosi "profondamente addolorato" per le vittime causate dall' "inaccettabile atto di violenza" e chiedendo che venga subito attivata la delegazione dell'Ue a Damasco per una ferma protesta presso le Autorità siriane, cui spetta la responsabilità di garantire la piena sicurezza ed incolumità anche dei giornalisti presenti nel Paese.




Il 21/06/2012 0.37, lorenz.news at yahoo.it ha scritto:
Alessandro in questo video il giornalista usa come fonte i militari di stato
e il governatore della regione. Parla solo di morti civili e morti fra
l'esercito facendo intendere che i responsabili di tutto siano gli insorti.
Dice che già un anno fa ad aprile, secondo i "militari", dei "facinorosi"
hanno assaltato il Palazzo di giustizia di Dara (ma un anno fa ad aprile non
c'era ancora l'insurrezione armata) e dice che sempre i "militari" dicono
che ci sono tutt'intorno alle strade Daraa dei "cecchini".
Sono fonti militari.
E mi chiedo perché come Peacelink vogliamo diffondere le fonti dei militari
di Assad. Non lo facciamo con quelle del Cns, vogliamo diffondere quelle
dell'esercito di Assad?
Secondo me stiamo davvero sbagliando molto, se continuiamo su questa strada.
Quello che è certo è che un ordigno artigianale è esploso quando sono
passate auto della polizia, facendone saltare una. Non so se chi ha fatto
esplodere l'ordigno sapeva ci fosse un giornalista scortato.
In ogni caso, l'obiettivo era la polizia o un giornalista scortato dalla
polizia. E sappiamo bene che gli insorti combattono contro militari e
polizia, sennò non si capisce contro chi.
Inoltre, se siamo noi i primi a dire che il Libero Esercito Siriano contiene
un po' di tutto, dovremmo anche evitare di chiamare insorti chiunque
combatta in Siria.
Dovremmo distinguere tra i gruppi armati che combattono il regime, che ha di
certo i suoi cecchini, difendendo i civili, e i disertori e i ribelli armati
anti Assad fanno principalmente questo; dicevo distinguere questi ribelli
armati siriani da quelli che combattono per motivi di appartenenze
etnico-religiose e ancora di più da quelli jihadisti che non sono neanche
siriani.
La situazione credo sia molto complessa e questi tre casi non sono sempre
scindibili l'uno dall'altro, pare di capire.
Lorenzo Galbiati  



-----Messaggio originale-----
Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto
di Alessandro Marescotti
Inviato: mercoledì 20 giugno 2012 23.46
A: pace at peacelink.it
Cc: news at peacelink.it
Oggetto: [pace] Insorti armati in Siria. Giornalisti e osservatori ONU sono
a rischio

Quando Flavio Lotti ha invitato a parlare i Fratelli Musulmani al Forum
Nazionale per la Pace, abbiamo ascoltato queste cose
http://www.youtube.com/watch?v=bvNtjuDfYJk
ossia che gli insorti in Siria sparano solo per difendere la popolazione
civile.

Da quello che è accaduto oggi all'inviato dell'ANSA (l'attentato nel quale
è rimasto miracolosamente illeso) appare emergere un'altra realtà. Gli
insorti in Siria mettono bombe, fanno saltare in aria auto e fanno i
cecchini ai lati delle strade. Tanto che gli osservatori Onu non escono in
missione perché proprio gli insorti non hanno dato garanzie di non
attaccare. Ce lo spiega l'inviato dell'Ansa in questi video:

http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/mondo/2012/06/20/Siria-governato
re-Daraa-accusa-ribelli_7069701.html


Alessandro Marescotti
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Versione: 2012.0.2179 / Database dei virus: 2437/5081 -  Data di rilascio: 20/06/2012