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Fate girare: Risposta di marinella Correggia ad accuse vergognose a causa dell'impegno contro la guerra
- Subject: Fate girare: Risposta di marinella Correggia ad accuse vergognose a causa dell'impegno contro la guerra
- From: Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it>
- Date: Sat, 16 Jun 2012 02:57:42 -0700 (PDT)
Vi Prego di dare la massima diffusione a questo mio tentativo. Basta. La misura è colma. Grazie, Marinella
LETTERA DI DENUNCIA
DEL DANNO MORALE E MATERIALE INFLITTOMI PUBBLICAMENTE DA ALCUNE PERSONE PER IL
MIO IMPEGNO CONTRO LA GUERRA
IN SIRIA CON LA RICHIESTA CHE RITIRINO PUBBLICAMENTE LE ACCUSE
Marinella Correggia
(Torri in Sabina, Rieti)
Mi ritengo gravemente
danneggiata sul piano umano e materiale da reiterati “articoli” o
interventi su facebook e su blog (un parziale elenco si trova più oltre) contro il mio impegno assolutamente
gratuito e a mie spese benché quasi a tempo pieno, un impegno contro le guerre e
i loro devastanti effetti, impegno iniziato nel 1990-91, e ultimamente volto a
scongiurare la guerra Nato in Libia
prima e in Siria ora, grazie a una intossicazione mediatica senza pari,
alla quale gli autori delle ingiurie nei miei confronti collaborano (nel loro
piccolo) e che io da molto tempo cerco di contrastare (nel mio piccolissimo).
Ecco alcuni degli
articoli e interventi ai quali mi riferisco (ringrazio chi me li ha
segnalati poiché non sono su facebook e la mia navigazione internet non si
riferisce a siti di opinione). La libertà di giudizio non deve però arrivare a
una disinformazione infamante. Invito
le persone e i siti o blog o gruppi facebook nominati a ritirare al più presto
le accuse e a scusarsi:
- Scritto apparso sul sito Vicino Oriente a firma Monti Germano che mi accusa di essere al servizio del regime di Assad e mi affianca a gruppi di estrema destra (accuse entrambe ridicole per chiunque mi conosca; ma non è il caso dell’autore). L’articolo è stato ripreso dal sito di Amedeo Ricucci.
- -
L’intervento della signora Aya Homsi nel gruppo facebook “Vogliamo una Siria
libera” che fiancheggia il CNs (Consiglio nazionale siriano) e l’Esercito sirano
libero; la signora afferma che se io
scrivo quel che scrivo è perché “ne traggo un profitto”.
- - Le accuse di essere
“embedded” rivoltemi pubblicamente dal signor Enrico De Angelis che lavora al
Cairo per un centro di ricerca francese.
1. Gli attacchi
ingiuriosi si riferiscono alla ricerca e divulgazione che compio e che in parte
viene pubblicata sul sito dedicato www.sibialiria.org. Come chiunque può vedere il sito non
dice nemmeno una parola a favore del governo siriano. Ma analizza in tanti
episodi i cortocircuiti della disinformazione attuata sin dai massimi livelli
(settori dell’Onu che attingono a fonti di parte), la quale sta portando
Occidente e petromonarchie a un altro intervento con pretesti “umanitari”, reso
possibile dalla creazione del consenso che manipola una realtà di scontri
settari con interferenze esterne pesanti fomentati e la fa diventare “un intero
popolo massacrato da un dittatore”. Riporto anche testimonianze dirette con
nomi e cognomi di vittime alle quali nessuno presta attenzione. Il mio
attivismo consiste non tanto nello scrivere articoli (questo non prenderebbe
tanto tempo) quanto soprattutto nel networking
nazionale e internazionale (rispetto a militanti, siti, gruppi politici, media
alternativi) al quale dedico molte ore al giorno; per non dire delle numerose
manifestazioni, sit in eccetera nei quali mi attivo da oltre un anno. Ma questo
è sconosciuto a chi mi attacca.
2. E’ un grande dolore
essere accusati – per la prima volta da quando ho iniziato l’attivismo
pacifista nel 1991 - di “pacifismo nero”
da parte di persone (vedi oltre) che sostenevano indirettamente i cosiddetti
“ribelli” libici, le cui gesta razziste, violente, repressive dei diritti umani,
e che ora sostengono il Consiglio nazionale siriano (Cns), il quale è
finanziato da stati come Qatar e Arabia
Saudita, oltre alle potenze occidentali (“dimmi chi ti finanzia e ti dirò chi
sei”) e per questo invece di muoversi su una vera strada negoziale chiede
ufficialmente interventi armati esterni da parte dei suoi alleati stati
capitalisti e sostiene il cosiddetto Esercito
siriano libero, delle cui gesta
riferiscono ormai gli stessi media mainstream. E’ sorprendente che al tempo
stesso i suoi “attivisti” siano presi come fonte di notizie...
3. E’ vergognoso che mi si accusi sul gruppo facebook
“Vogliamo una Siria libera” di trarre profitto dai miei scritti. E’ l’esatto contrario, come sa chiunque mi conosca. E’ infatti notevole e ormai quasi
insostenibile il danno materiale che traggo dall’impegno per la pace, a
causa di (1) mancati introiti dalle mie attività lavorative, pressoché
abbandonate da un anno per mancanza di tempo dovendo/volendo dedicarmi solo a
questo impegno antiguerra, 2) spese di viaggi in loco (Libia e Siria), e di telefono. A questo si aggiungerà ora 3) il pregiudizio a mie attività future nel campo dell'ecologia di giustizia, a causa di questa diffamazione nei miei confronti. Di pagato in relazione alla Siria ho scritto
solo un reportage con foto, per un totale di circa 300 euro. Il resto è stato gratuito e, ripeto, con spese a mio carico.
E con una perdita di tempo che mi
rallenta diversi progetti anche editoriali. La mia ostinazione è
giustificata solo dal non voler vedere più il mio paese partire a bombardare
altrui popoli (con effetti che ho verificato in loco più volte) con pretesti
umanitari veicolati da menzogne assordanti.
Mi muove il desiderio che quella
alla Libia sia stata L’ultima delle (nostre) guerre di bombardamenti e massacri.
Ma grazie a tanta gente non sarà così.
4. Per me questo è il naturale seguito di un impegno contro
le guerre occidentali iniziato nel 1991 e sempre gratuito e autofinanziato
(dalle mie attività di autrice di libri e articoli in materia di ecologia,
rapporti Nord-Sud, rispetto dei viventi). L’indignazione
per il ruolo bellico del paese nel quale purtroppo vivo mi ha portata a essere
presente sia in Iraq che in Jugoslavia che in Libia durante i bombardamenti e non certo come inviata di guerra (!) ma
come militante. Dal 1991 (prima guerra del Golfo) la propaganda mediatica e
la disinformazione creano consenso a interventi bellici. Ora, accertare la
verità è cosa difficile, ma cogliere le menzogne e la disinformazione lo è
meno. Prende solo molto tempo
.
5. Con l’occasione denuncio l’opera di demonizzazione contro chiunque esca dal coro assordante e faccia
notare esempi lapalissiani di propaganda pro-bellica a tutti i livelli. E’
additato e oltraggiato anche l’impegno di diversi attivisti della Rete NoWar
di cui faccio parte.
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