Re: [pace] Da Enrico De Angelis a Marinella Correggia



come sempre, un intervento di grande valore da Enrico De Angelis. So che molti avranno difficoltà ad accettare una voce ragionevole come la sua, ed è peggio per loro.
 
Sent: Thursday, June 07, 2012 2:04 PM
Subject: [pace] Da Enrico De Angelis a Marinella Correggia
 
Per correttezza e completezza inserisco anche questo messaggio di De Angelis.
Ricordo a tutti che la pagina web delle mailing list di PeaceLink e' http://www.peacelink.it/liste/index.php?id=0
Da qui si puo' accedere all'intero archivio online delle liste di PeaceLink, ci si puo' agganciare e sganciare a piacimento.

Il moderatore

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From: Enrico De Angelis <edeangelis at gmail.com>
Date: Thu, 7 Jun 2012 09:54:19 +0200
To: Alessandro Marescotti<a.marescotti at peacelink.it>
Subject: Fwd: A Enrico De Angelis, risposta dettagliata da parte di una militante (volontaria) contro le guerre dal 1991
 
Scusa Alessandro se ti disturbo ancora,
 
c'è la prima parte della risposta, che non so se è stata pubblicata. Prometto che questo è l'ultimo disturbo.
 
cordiali saluti
enrico
 
 
 
 


 
Inizio messaggio inoltrato:

Gentile Marinella Correggia (poi la prego di pubblicare la mia risposta sulla lista)
 
Rispondo ai punti in ordine sparso
 
1) Non ho mai detto che lei trae profitto o si arricchisce con quello che fa. Questo sarebbe un argomento che considero molto basso e poco convincente, e lo userei solo se avessi prove in questo senso, che non ho assolutamente. E molti accusano me della stessa cosa (pagato da potenze straniere) quindi non mi permetterei mai di dirlo a nessuno. è un argomento scorretto e inutile e non lo uso con nessuno, tanto meno con lei.
 
2) Collegato a questo, si il CEDEJ, come tutti i centri di ricerca francesi del mondo arabo, è sotto diretto finanziamento del Ministero degli Esteri francese. Ma la loro interferenza, detto questo, è zero. Il direttore è un ricercatore di Islam politico, di nome Bernard Rougier ed è lui a decidere chi fa parte dello staff e chi no. E lui, una volta che sono stato strutturato nel centro, non mi ha mai fatto pressioni di alcun tipo sulle questioni di cui mi occupo. La ricerca francese all'estero fa parte di una questione generale di presenza della Francia in questi paesi attraverso la ricerca: come a dire: noi ci siamo. Ma non risponde a dirette agende politiche su specifiche questioni. Tanto vale che la maggior parte della produzione accademica francese in questi centri è anti-francese perché come in Italia, la maggior parte degli accademici è di sinistra. Quindi per favore non ci scambiamo accuse in questo senso, appunto. Ripeto e potete non credermi, ma io ho solo problemi in quanto ricercatore con la rivolta in Siria.
 
3) Io non ho detto che lei è stata embedded in altri contesti. Ho detto che la sua situazione di giornalista in Siria è identica a quella di un giornalista embedded. Lei è entrata con il visa, non importa nell'ambito di quale programma preciso, e questo limita profondamente la possibilità per lei di avere accesso a tutte le fonti e le realtà della rivolta. Nel suo caso, dato che è evidente che lei parte con una idea precisa da confermare, questo problema non si pone, ma tanti giornalisti che conosco questi problemi li hanno avuti e sono stati costretti a tornare in Italia e in Europa anzitempo. Mi dispiace ma accettare di raccontare la situazione in Siria in questo stato è, ripeto pari ad accettare le deformazioni di una informazione costruita da parte delle autorità. Cosa normale, tutte le autorità lo fanno. Ma non  mi dica che così si può raccontare la verità o fare controinformazione. E non mi racconti che era da sola: sarebbe molto ingenua e dimostra di non sapere come funziona il sistema di sicurezza in Siria. Veramente sconfortante che persone con questa poca dimestichezza con una certa realtà possano divenire punti di riferimento per ricostruire tale realtà. Veramente. A meno che non li abbia convinti che comunque avrebbe scritto cose pro-regime, ma ne dubito. Che avesse libertà di movimento e di accesso alle fonti è impossibile. Ma proprio impossibile.
 
4) Non è vero che gli Stati Uniti stiano finanziando la rivolta. Punto. Non so cosa abbia detto la coordinatrice di Limes esattamente (su cui, per inciso, scrive Lorenzo Trombetta come esperto di Siria, quindi anche loro riconoscono una nostra maggiore competenza in materia), e quindi non posso confutarla qui. è vero che Qatar e Arabia Saudita stanno finanziando la rivolta. Ma vede, qui bisogna raccontare tutta la storia: 1) Non dall'inizio come lei sostiene. Lo so, ancora una volta, perché al contrario di lei i miei contatti sia con opposizione che con regime sono molto più densi dei suoi. Qatar e Arabia Saudita hanno cominciato progressivamente, prima con attività di finanziamento per esempio del ramadan in Libano e Turchia, poi sponsorizzando particolari gruppi fuori di oppositori prima della Siria. E tutto ciò attraverso canali non ufficiali e discontinui, non direttamente dallo Stato.
Hanno cominciato a finanziare più direttamente la rivolta armata più o meno da dicembre. Ma nn è facile per loro perché avviene tutto contro il parere di Stati Uniti ed Europa che queste armi non sanno ancora a chi darle e sono preoccupati da una possibile escalation e il divenire una guerra per procura con Russia, Iran e Cina con i primi due che invece, questi ufficialmente attraverso canali statali, riforniscono il regime di armi.
Come vede, la situazione è più complicata di come lei la descrive. La rivolta non è finanziata dall'esterno, se lo metta in testa. Ci sono attori esterni che cercano di influenzarla promuovendo alcuni gruppi invece di altri dopo che la rivolta era già iniziata. La capisce la differenza o no? Questa per me è un'offesa imperdonabile a tutte le persone che conosco che la portano avanti gratis e a rischio della vita e che sono la maggioranza. E basta!
 
5) Dire che al-Qaeda guida o quasi la rivolta è una tale assurdità che non saprei da dove cominciare. Al-Qaeda ha piccolissimi gruppi all'interno del paese, infiltrati in Siria nel caos generale, e infatti hanno bisogno di mettere bombe per ottenere visibilità e peso nella rivolta. Il 99% dell'opposizione è completamente contro e distaccata da questi gruppi e se lei sostiene questa cosa, ancora una volta, è perché non ha sufficienti contatti, fonti, non legge l'arabo, non incontra abbastanza gente, etc. Qualunque esperto della questione, e sottolineo qualunque, le dirà la stessa cosa. Ci sono alcuni gruppi di salafiti locali che attualmente ricevono finanziamenti da businessmen di Qatar e Arabia Saudita e questi potrebbero rappresentare un problema maggiore in futuro. C'è in corso una guerra ideologica nell'opposizione e più la crisi continuerà e più gente come lei scrive assurdità su al-Qaeda e la natura unicamente settaria della rivolta, più questi gruppi ovviamente acquisteranno potere con il passare del tempo. Ma i siriani in generale non sono un popolo radicalmente religioso e anche l'opposizione interna di conseguenza. Altra questione sono i fratelli musulmani fuori, che però ancora hanno pochissima presa sul terreno. Come vede, di nuovo, non solo lei ha idee che non corrispondono alla realtà politica sul campo ma le cose sono molto più complicate di come le dipinge lei.
 
6) Non è vero che l'informazione sulla Siria è one-sided. Lei guarda all'informazione mainstream italiana, dove pure comunque escono molte descrizioni della Siria come conflitto etnico. Tra l'altro questa informazione di cui parla lei si focalizza sul lato violento della rivolta, che non fa certo bene all'immagine dell'opposizione, e ignora completamente le numerosissime e splendide iniziative del foltissimo movimento non-violento in Siria, che rappresenta quasi la maggioranza. Questo movimento è capace non solo di continuare a manifestare nonostante l'escalation di violenza, ma anche di portare avanti iniziative culturali e creative, come i movimenti di Ayaam Hurria (i giorni della libertà), Rima Dali, La terra è nostra, il popolo siriano sa la propria strada, Il popolo siriano è unico e tanti altri che ovviamente, data la sua scarsa conoscenza della situazione, immagino non conosca nemmeno (le presenterò un giorno alcuni dei miei tanti amici alawiti che fanno parte di queste iniziative con cristiani, sunniti etc.). Quindi come vede le distorsioni esistono ma non sono tutte a favore dei rivoltosi. La stampa fa spesso un pessimo lavoro perché la macchina dell'informazione funziona in questo modo. Devono scegliere per questioni narrative un buono e un cattivo ed è chiaro che il regime si presta a giocare il ruolo del cattivo (e in effetti lo è, se dobbiamo scegliere). Lei ha ragione che serve denunciare questa cattiva informazione, e che abbiamo bisogno di un'informazione migliore. Ma la soluzione non è produrre un'informazione altrettanto cattiva, se non peggiore, ma dal lato del regime, come lei fa. Mica funziona così.
 
7) Definire gli USA accaniti sostenitore della rivolta in Siria mi fa ridere e farebbe piangere qualsiasi siriano che condivide la rivolta. Ripeto andate a mettere su google Hillary Clinton, Obama e Syria e ricostruite le posizioni americane fin dall'inizio della rivolta e capirete cosa intendo. Ma di cosa stiamo parlando? Allucinazioni collettive? La prima volta che ho sentito parlare esplicitamente di intervento armato da parte di quadri alti è stato qualche giorno fa da parte di Hollande la quale però ha anche sottolineato: 1) non daranno armi ai rivoltosi e 2) qualunque intervento deve avvenire su decisione del consiglio di sicurezza, vale a dire con Russia e Cina. E questo dopo 12.000 morti in un'area strategicamente cruciale per tutti. Ma si rende conto delle cose che dice?
Gli accaniti sostenitori in America di un intervento armato sono solo alcuni falchi repubblicani che vengono regolarmente distrutti dalla stampa liberal negli Stati Uniti, se la vada a vedere: io ho letto talmente tanti articoli in questo senso che ne ho perso il conto. Alla faccia dell'informazione one-sided di cui parla lei.
 
8) Lei usa come altri sempre l'argomento delle efferatezze dell'opposizione armata. Non è che io le neghi. Ci sono, e, mi permetta di dirglielo, lo sapevo prima di lei perché ho amici alawiti che me ne hanno parlato appena sono cominciate. E vanno condannate. Ma viste le differenze di numero, vista la storia della rivolta (per la quale queste efferatezze sono avvenute cronologicamente dopo le prime stragi del regime), bisogna metterle in contesto. Condannarle si. Parlarne si (e se ne parla). Ma non per questo, come abbiamo scritto nell'appello "rimescolare le responsabilità". è chiaro che in una situazione del genere non è che ci sono santi da una parte e carnefici dall'altra. Ma è anche vero che il regime ha la maggiore responsabilità di questa escalation e i suoi atti di violenza superano di gran lunga quelli dell'opposizione (ci sono le prove, per chi si sa muovere in questo ambito, che non è il suo caso). Tra l'altro, come avevo già scritto, molti di questi atti efferati sono condotti da gruppi che non hanno a che fare nè con il regime nè con l'opposizione ma sono gruppi criminali che stanno proliferando in questo caos. Ma ovviamente il regime li presenta come atti dell'opposizione.
 
 
9) Lei non vuole essere accostata a Magdi Allam e Fiamma Nirenstein e perfino minaccia di querelarmi. Ma si rende conto che, eccettuati alcuni dettagli, scrivete le stesse cose? Parole sue: al-qaeda guida la rivolta. è una fesseria, e chiunque conosce bene la situazione lo sa. E in Italia a dirlo sono persone come lei, e anche Magdi Allam e Fiamma Nirenstein, perché Israele ha paura della rivolta in Siria e in generale della Primavera Araba molto di più di quanto avesse paura di Bashar Al-Assad, con cui qualche anno fa stava per raggiungere un accordo definitivo per il Golan...ma lei forse il reale background dei rapporti/collaborazioni tra Siria, Israele e Stati Uniti non lo conosce. Bashar al-Assad si spaccia per nemico di Israele per una questione di immagine, nient'altro. Lo abbiamo scritto nell'appello e chissà perché il 90% degli esperti di Medio Oriente lo ha firmato.
 
10) Un'ultima volta: so che l'informazione prodotta dagli attivisti è un problema. Ho scritto un'articolo su Sociologica praticamente su questo, molto critico. Ma se lei avesse a disposizione altri canali, se andasse a vedersi gruppi di attivisti su fb e piattaforme, se parlasse su skype con tante persone che stanno nel paese e che lei conosce da anni, se conoscesse giornalisti in Siria, alcuni rimasti dentro e altri costretti a uscire, se sapesse chi fa i video e chi è più affidabile, se avesse il tempo di imparare a muoversi in questa immensa produzione di informazioni, potrebbe ricostruire meglio la realtà e dire meno sciocchezze. Ma lei non può farlo: quindi la mia domanda è: ma perché deve scrivere sulla Siria? Oppure lo faccia, ma cercando veramente di fare un'informazione migliore che conduca a un dialogo costruttivo e lontano dalla polarizzazione guerrafondai-negazionisti della rivolta. Perché entrambe queste posizioni sono sbagliate e semplicistiche. Ma lei sta dalla parte estrema dei "negazionisti della rivolta". E se la realtà fosse diversa le direi "si ha ragione, la rivolta è stata guidata dall'esterno. I siriani stavano benissimo. Non l'hanno decisa loro ma potenze occidentali e del golfo per destabilizzare la Siria". Ma non è così, purtroppo per lei. La situazione come sto cercando di spiegarvi è molto ma molto lontana da questa descrizione.
 
Mi fermo qui. Tanto so che è inutile. Lei ha deciso che c'è un complotto, che la rivolta non è autentica. Lo ha deciso su basi ideologiche, e sulle scarse e spesso sbagliate informazioni che ha sulla regione e in particolare sulla Siria, un paese di cui pochissimi in Italia a parte me e altri tre o quattro, sapevano qualcosa prima della rivolta.
Non perderei il mio tempo a criticarla (mi creda, non mi diverto a fare il saccente e a ripetere 100 volte "io so" e "lei non sa") se le sue falsità non fossero uno sputo in faccia alla realtà e alle tante persone che muoiono e soffrono per questa rivoluzione. Certo da tempo anche pro-regime. E provo pietà per loro. Ma il mio giudizio è pari a quello verso i ragazzi di Salò: stanno dalla parte sbagliata e combattono per un regime di tipo fascista, ultra-capitalista e sanguinario. E quindi la loro morte deve essere valutata storicamente in modo differente (e comunque c'è una tale differenza di numeri tra le due parti...per non parlare degli oppositori torturati e ancora in prigione).
 
Se lei pretende di continuare a deformare in questo modo la realtà e a giustificare la repressione che continua o addirittura mettendola in dubbio perché non ha accesso a tutte le fonti e la sua conoscenza del contesto è limitata, non si offenda però se gente come me la critica, anche pesantemente.
Anche perché quando ci troveremo di nuovo dalla stessa parte, quando si parlerà di Palestina o di reali interventi Nato preparati anche mediaticamente per ragioni geo-politiche, saremo tutti delegittimati e la colpa non sarà mia.
 
Cordiali Saluti
enrico