Re: [ccpnews] Re: R: Re: R: Dopo la Perugia-Assisi



Domenica 25 settembre ho partecipato alla Marcia della Pace Perugia-Assisi.

Lunedì 26, trovandomi già al "nord" (nord per me che abito quasi in Calabria), andai a Pisa, all'Università, per seguire la lezione inaugurale del Corso di Laurea in Scienze per la Pace al quale, nonostante la mia età avanzata, sono iscritto.

Sulla Marcia dico solo che ho partecipato con convinzione per onorare il Cinquantenario e ritrovarmi nella terra di S. Francesco. Sono contento di esserci stato, nonostante alla fine avessi le bolle ai piedi, anzi, forse ero contento anche per questo. Ho pregato un po' nella Porziuncola, incontrato alcuni amici e dialogato con loro. Non mi importa se qualcun altro si è fatto bello in tv.

Ma è sulla lezione universitaria a Pisa che vorrei fare un cenno:

In quell'occasione, tra gli altri, durante il dibattito che ha preceduto la lezione, è intervenuto Nicola, un giovane rappresentante degli studenti che ha invitato chi non l'avesse già fatto ad iscriversi alla mailing list degli studenti del corso in modo da creare occasioni di dialogo e discussione motivando l'importanza della cosa più o meno così: ".visto che facciamo un corso per diventare mediatori nei conflitti iniziamo a conoscerci e discutere tra noi in modo da cominciare a risolvere i conflitti che possono intercorrere tra noi.".

Io di questa considerazione sono sempre stato convinto. come possiamo pretendere di indicare agli altri che i conflitti si risolvono col dialogo se non riusciamo a dialogare tra di noi? Dobbiamo aspettare che vengano a ricordarcelo le nuove leve di giovani che si avvicinano al movimento della pace?

Dopo la mia obiezione di coscienza al servizio militare per una scelta di nonviolenza (quando ancora non era in vigore la legge sul servizio civile) mi sono impegnato per decenni in politica. Ho lasciato questo impegno deluso dalle innumerevoli divisioni tra i partiti della sinistra ed all'interno di essi, divisioni che non ci hanno permesso di ottenere risultati. Da qualche anno sono tornato ad impegnarmi nel movimento per la pace ma ho ritrovato in esso divisioni simili a quelle che avevo lasciato.

Ma noi non dovremmo essere diversi? Non miriamo alla pace da raggiungere con mezzi nonviolenti?

Dialogare non vuol dire farlo solo per riaffermare ognuno le proprie posizioni/convinzioni con la presunzione che siano la verità a differenza delle convinzioni degli altri che invece sbagliano.

Dialogare vuol dire anche fare ognuno un passo verso l'altro. Non necessariamente un passo indietro ma un passo verso l'altro e cercare di capirlo. Riconoscere che, seppure per strade diverse che casomai non condividiamo, ciascuno mira ad arrivare allo stesso traguardo.

Possibile che da decenni nel movimento pacifista ci siano una miriade di gruppi, associazioni, singoli che fanno iniziative importantissime ciascuna, a proprio avviso, in direzione della pace ma in maniera isolata l'una dall'altra e forse anche in contrapposizione?

Se unissimo tutte le forze potremmo rappresentare una "grande macchina di pace" in grado di incidere realmente sulla società.

Del resto sono sicuro che pur se divisi rappresentiamo la maggioranza del sentire comune della gente che senz'altro aspira alla pace.

Sono senz'altro d'accordo, quindi, con Lorenzo: incontriamoci e cerchiamo di trovare i punti in comune e marciare insieme. Diamo prova a questi nuovi giovani che si avvicinano al mondo della pace che già stiamo vivendo tra noi quello che indichiamo per gli altri.

Ovviamente do la mia disponibilità all'organizzazione sebbene, dalla lontana provincia di Salerno, posso dare per ora solo un contributo telematico.

Claudio Pozzi (Padula)


----- Original Message ----- From: "Alberto L'Abate" <alberto.labate at libero.it> To: <ccpnews at liste.reteccp.org>; "direttivo.ipri-reteccp" <direttivo.ipri-reteccp at serenoregis.org>
Sent: Friday, October 07, 2011 7:06 PM
Subject: [ccpnews] Re: R: Re: R: Dopo la Perugia-Assisi


Sono d'accordo anche io, per quanto posso darò una mano ad organizzarla.
Mettiamo all'ordine del giorno del prossimo incontro del direttivo
IPRI-Rete questo tema. Alberto

Silvano Tartarini ha scritto:
Caro Lorenzo, io ci sto. Ciao, silvano.
----- Original Message ----- From: "Agenzia per la Pace" <axp at agenziaperlapace.it>
To: <azionenonviolenta at sis.it>; <ccpnews at liste.reteccp.org>
Sent: Thursday, October 06, 2011 11:11 AM
Subject: [ccpnews] R: Re: R: Dopo la Perugia-Assisi


Cari amici/amiche,
leggendo gli interventi di Mao, Piercarlo, Enrico e Angelo (quest'ultimo a
proposito dello "speciale" RAI) mi è venuto in mente, ancora una volta,
Tiziano Terzani che, a proposito dell'11 settembre, diceva: "Disastro o
opportunità? Dipende da noi".
Fatte le debite proporzioni, penso sia il nostro caso: abbiamo opinioni e
valutazioni molto diverse, dentro l'area nonviolenta. Dipende da noi viverle
e vivere questo momento, in particolare, come problema o come opportunità.
Leggendo le cose che avete scritto ma ancora prima ascoltando persone come
Tonino Drago, Alfonso Navarra, Pierluigi Ontanetti (che non ho mai avuto
l'opportunità di conoscere personalmente ma che mi auguro di conoscere in
futuro...) vedo che non abbiamo percezioni uguali su... quasi nulla.
Addirittura, riscontro spesso che abbiamo opinioni e valutazioni opposte.
L'unica cosa che ci unisce è il riferimento, fosse anche sbilenco e
approssimativo (come nel mio caso), alla nonviolenza. E in positivo, questo
significa che vediamo nella nonviolenza un punto d'arrivo, un'aspirazione,
un sogno che ci riguarda, pur arrivando da strade diverse. In positivo,
significa anche che l'area nonviolenta è vasta e non riducibile ai movimenti
storici (che pure rappresentano un patrimonio essenziale dell'intero
movimento).
Evito qui di entrare nei dettagli dei vari interventi: sarebbe troppo
dispendioso e forse dannoso, esasperando ulteriormente toni già troppo
accesi senza aiutarci a risolvere il conflitto.
Al contrario, propongo che si organizzi un'assemblea d'area, finalmente
riconosciuta da più soggetti, senza veti alla partecipazione di nessuno.
Obiettivo: sviluppare il confronto reciproco per arrivare alla definizione
di un programma politico condiviso.
Se c'è da lavorare per prepararla, io ci sono. E voi?
Ciao
Lorenzo (Scaramellini)

-----Messaggio originale-----
Da: Movimento Nonviolento [mailto:mao at sis.it]
Inviato: mercoledì 5 ottobre 2011 19:25
A: ccpnews at liste.reteccp.org
Oggetto: [ccpnews] Re: R: Dopo la Perugia-Assisi

Caro Lorenzo, (e cari altri che stanno discutendo sul dopo-Marcia)

il "contesto", come tu lo chiami, lo si crea con un lungo e paziente
lavoro collettivo, politico.
Noi del Movimento Nonviolento abbiamo lavorato un anno - con la Tavola
della pace e gli altri - per promuovere la Perugia-Assisi. Lo avevamo
deciso collettivmante al nostro congresso di Brescia.
E' stato un lavoro difficile (come puoi immaginare), ma i risultati ci
sono stati.
Doveva essere la marcia dei "diritti" e passo dopo passo siamo riusciti
a trasformarla di fatto nella marcia del "disarmo". I documenti e
l'appello finale sono molto diversi da come erano inizialmente.
C'è stata la condanna della guerra in Afghanistan e in Libia, l'appello
per la riduzione delle spese militari, e ti assicuro che inizialmente
tutto questo non era affatto scontato. Se ci si è arrivati è stato anche
grazie al nostro lavoro.

Anche la "visibilità" della proposta nonviolenta è stata costruita e
raggiunta. Non la si può certo giudicare soggettivamente stando fermi a
Santa Maria degli Angeli, ma se guardi una qualsiasi rassegna
fotografica d'insieme, o se rivedi i servizi giornalistici di Rai 3 e
Rai News, o se intervisti a caso un centianaio di marciatori, ti
rinderai conto che la presenza dei cartelli, degli striscioni e delle
bandiere della nonviolenza, era assolutamente visibile e vista. Ma quel
che più conta è che i nostri "contenuti" sono mersi con grande forza
(disarmo e taglio spese militari, via dalla Libia e dall'afghanistan,
nonviolenza, ecc.) ed anche il continuo richiamo al pensiero di Aldo
Capitini è un risultato che abbiamo perseguito con tenacia.

Certo, come sempre si poteva fare di più. Si poteva anche stare a casa a
scrivere mail di critica e dissociazione, come alcuni hanno fatto.
Ma non è questa la strada che il Movimento Nonviolento ha scelto per i
50 anni della Perugia-Assisi.

Sulle prospettive.
La Marcia deve trovare uno sbocco con proposte politiche e campagne
efficaci. Siamo d'accordo. E ci stiamo provando.
Ma è oggettivamente difficile districarsi fra le molteplici iniziative,
più o meno estemporanee, che stanno fiorendo in rete:

una legge di iniziativa popolare contro le spese militari;
un gazebo permanente davanti a Montecitorio;
partecipare alla manif. naz. del 15 ottobre;
un'assemblea nazionale il 5 novembre a Firenze;
una manifestazione nazionale il 5 novembre a Novara;
accerchiare con girotondi le caserme italiane;
fare la perugia-assisi in fila indiana il 25 aprile;
fare la perugia-assisi in fila indiana il 2 giugno;
un digiuno a staffetta nazionale (contro le guerre, contro la Tav,
contro le basi militari, ecc.);
mettersi davanti al proprio Comune con i cartelli;
firmare e diffondere un Manifesto nonviolento;
lanciare la campagna "Taglia le ali alle armi";
fare una federazione politica nonviolenta satyagraha;
collegarsi con il movimento degli indignados;

... potrei andare avanti, ma mi fermo qui.
Purtroppo è troppo facile inviare messaggi alle mailing lists e
illudersi così di lanciare movimenti e grandi obiettivi nazionali cui
tutti gli altri dovrebbero aderire.... Più difficile è avere l'umiltà di
riconoscersi in un processo politico più ampio di se stessi e lavorare
per una strategia comune.
Tu dici che "nessun movimento, singolarmente, è sufficientemente
autorevole per ottenere la partecipazione degli altri". E' vero. E
proprio per questo come Movimento Nonviolento ci siamo messi, con
tantissimi altri, dentro il cammino comune della Marcia Perugia-Assisi,
ed ora faticosamente vorremmo contribuire ad UNA campagna comune che ne
persegua l'obiettivo del Disarmo e della riduzione delle spese militari.

Noi siamo convinti di questo. Cercheremo di essere anche convincenti.

ciao,

mao valpiana




_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona

tel. 045 8009803
Fax  045 8009212

sito: www.nonviolenti.org


War is over  (John Lennon)

Il 04/10/2011 19.17, Agenzia per la Pace ha scritto:
Prima della Perugia/Assisi si era sviluppato sulle nostre liste un
dibattito
molto aspro, tutt'altro che immune (a mio modo di vedere) da stereotipi
che
sento riproporre da anni, senza lasciare un solo spiraglio al dubbio che i
processi possano modificarsi ed evolvere positivamente. Un dibattito,
comunque.
Adesso, a marcia conclusa, anche questo pare esaurito, archiviato.
A me pare invece opportuno che si continui a discutere, sempre che (mi
auguro) il nostro obiettivo non sia semplicemente quello di dare sfogo
alle
nostre analisi/certezze personali ma contribuire alla costruzione di un
percorso politico plurale, partecipato, condiviso.
Per questo, provo ad aggiungere alcune considerazioni a quelle di Pasquale
Pugliese, molto diverse dalle mie.
Io alla Marcia ci sono andato, e ci sono andato con un obiettivo
specifico:
incontrare le persone con cui per anni ho condiviso l'impegno in tante
iniziative, campagne, azioni nonviolente e, camminando dietro lo
striscione
NONVIOLENZA,  scambiare con loro riflessioni, considerazioni, idee per il
domani e intanto. fare numero, contribuendo a dare visibilità al nostro
spezzone, dentro la Marcia.
Non è andata così.  Per motivi contingenti ho aspettato la Marcia a
S.Maria
degli Angeli pensando di aggregarmi almeno per  l'ultimo tratto  ma, dopo
aver aspettato ore e chiesto inutilmente informazioni a chi gestiva i
tavoli
del Movimento Nonviolento, ho visto passare prima uno striscioncino del
MIR
(senza marciatori al seguito), poi uno analogo del Movimento Nonviolento,
la
riproduzione dello stendardo storico del '61 e infine il previsto
striscione
NONVIOLENZA portato da 4/5 persone e seguito (forse) da altrettante. Un
po'
poco per dare visibilità alla NONVIOLENZA, no? Eppure non mi ha fatto
piacere, come forse farà a chi - tra noi - riteneva anche questa
Perugia/Assisi un inganno da denunciare, un'iniziativa da boicottare. Mi
ha
fatto constatare, ancora una volta, purtroppo, che gli amici/amiche della
nonviolenza non riescono a convergere su nessuna scadenza, negando così
visibilità alla loro proposta politica e culturale. Per quanto mi riguarda resto convinto che la Perugia/Assisi sia l'occasione migliore: e l'abbiamo
persa, un'altra volta.
La seconda riflessione è che perderemo sempre occasioni finchè la
decisione
di convergere non sarà condivisa: ringrazio Piercarlo e il Movimento
Nonviolento per averci offerto questa possibilità ma l'esperienza dimostra
che nessun movimento, singolarmente, è sufficientemente autorevole per
ottenere la partecipazione degli altri.
La terza riflessione riguarda l'intervento di Mao Valpiana, alla Rocca:
bene, benissimo che ci sia stato questo rientro della nonviolenza "dalla
porta principale" (ponendo, tra l'altro, l'accento sulla benedizione di
Napolitano alla guerra in Libia) ma, mi chiedevo, oltre a rivolgersi ai
singoli marciatori ricordando loro l'impegno/necessità di farsi
personalmente costruttori di pace quotidiani, al rientro a casa, non
sarebbe
stato altrettanto urgente fare una proposta politica ai tanti soggetti
organizzati presenti e assenti alla Marcia?
Non spetta a noi, elaborare percorsi politici che diano davvero una
possibilità alle ragioni della pace e della nonviolenza?
Ma prima ancora, non spetta a noi creare il contesto dentro il quale
sviluppare un processo, necessariamente lungo e certamente non facile ma
inevitabile, se vogliamo fare politica? Al momento a me pare manchi anche
questo.
Lorenzo (Scaramellini)

-----Messaggio originale-----
Da: Movimento Nonviolento [mailto:mao at sis.it]
Inviato: lunedì 3 ottobre 2011 13:01
A: NONVIOLENTI; 4-ccp lista
Oggetto: [ccpnews] Dopo la Perugia-Assisi

DOPO LA MARCIA DELLA PACE, L'IMPEGNO PER IL DISARMO CONTINUA


di Pasquale Pugliese,
segreteria nazionale del Movimento Nonviolento


La Marcia del sale e la Marcia della pace

Uno degli strumenti nonviolenti più importanti sperimentati da Gandhi
furono le marce, svolte sia in Sudafrica che in India, fino alla più
importante e decisiva "Marcia del sale", che segnò il punto di svolta
nella lotta per l'auto-governo del popolo indiano.

Le marce furono poi riprese in Occidente, negli USA dal movimento per i
diritti civili guidato da Martin Luther King, in Inghilterra dal
movimento antinucleare guidato da Bertand Russel, in Italia dal
movimento per la pace di Aldo Capitini. Sulle orme di Capitini, lo
scorso 25 settembre abbiamo marciato ancora da Perugia ad Assisi,
cinquanta anni dopo quella prima volta che fu definita dal lungimirante
Pier Paolo Pasolini "il fenomeno politico più importante dell'anno, una
specie di riproposta modernissima del CLN".

Capitini, a commento della Marcia del 1961, scrisse "una marcia non è
fine a se stessa, continua negli animi, produce onde che vanno lontano,
fa sorgere problemi, orientamenti, attività". Cinquanta anni dopo, Mao
Valpiana presidente del Movimento Movimento, a conclusione della "Marcia
della pace e la fratellanza dei popoli" dalla Rocca di Assisi, evocando
le parole di Capitini, ha ricordato: "la vera marcia, lo sappiamo,
comincerà questa sera, quando ognuno di noi tornerà nella propria casa
con l'impegno di realizzare il programma politico nonviolento: pace e
fratellanza. Per cominciare dobbiamo partire da noi stessi, ognuno deve
fare il proprio disarmo. Un disarmo unilaterale, un disarmo culturale.
Fare cadere i muri dentro le nostre teste. Spezzare il proprio fucile.
Non aspettiamo che siano gli altri a disarmare, incominciamo noi!"


Ancora in marcia per il disarmo

In oltre duecentomila abbiamo marciato da Perugia ad Assisi, provenienti
da tanti luoghi geografici, culturali e politici in rappresentanza di
quell'Italia pulita e onesta, che c'è a dispetto della sua triste
rappresentazione governativa. E' la stessa Italia che si è manifestata
in tutta la sua forza nei referendum per i beni comuni della scorsa
primavera. Questa Italia ha coperto a piedi i 25 chilometri di distanza
tra i Giardini del Frontone di Perugia e la Rocca di Assisi manifestando
una consapevolezza nuova: la difesa dei beni comuni e la difesa della
pace sono una cosa sola! Non solo perchè la pace è il fondamentale bene
comune, ma anche perchè si colpiscono con la finanziaria i principali
presìdi dei legami comunitari e si salvaguardano solo i presìdi della
guerra: gli armamenti e la loro intoccabile casta di sacerdoti.

Di fronte ad una crisi economica e finanziaria che sta dando al governo
il pretesto per generare un massacro sociale senza precedenti,
travolgendo i diritti costituzionali al lavoro, alla protezione sociale,
alla salute, all'istruzione e alla cultura, principali beni comuni, il
popolo in marcia per la pace ha affermato coralmente che la crisi si
risolve attraverso il disarmo, il taglio drastico delle spese militari,
il ripudio della guerra e della sua preparazione, cioè ribadendo i
principi fondamentali della Costituzione. Dare un taglio netto alle
spese militari per non tagliare i diritti sociali. Ripudiare la guerra
per non ripudiare la Costituzione.

Ma i principi non basta affermarli, vanno declinati in una consapevole
ed efficace azione culturale e politica. La forza delle marce gandhiane
è stata la capacità di trasformare i partecipanti in attivisti della
nonviolenza che puntavano a realizzare gli obiettivi specifici per i
quali avevano marciato insieme. Non si può essere marciatori per un
giorno, ma bisogna portare nelle nostre associazioni, nei nostri
partiti, nelle nostre parrocchie, nei nostri enti locali, nelle nostre
università, nelle nostre scuole l'energia raccolta alla Marcia e
trasformarla in azione politica e collettiva per il disarmo. Una
rivoluzione costituzionale e nonviolenta che apre e principia tutte le
altre.


www.pasqualepugliese.blogspot.com

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