Re: R: PERPLESSITA' ++ Re: R: [pace] Manifesto Nonviolento: proposta di Peacelink



1. Non sono sicuro di non sbagliare.
2. Perplessità non vuol dire contrarietà. Il "manifesto nonviolento" vale per ottenere impegni.
3. Compare di nuovo la voglia purista di non-voto, e io combatto questa, che vedo sempre sbagliata.
4. Lo so che ci sono partiti contro la guerra e li ho votati.
5. Votare - penso - non è un puro atto di coscienza o di ragione, come nel dibattito ideale, ma è cercare un risultato efficace nelle istituzioni politiche. Se un partito non ha probabilità, non spreco il voto. Se la strada diretta è chiusa, devo fare la più lunga. Galtung: "Voglio il disarmo, ma intanto chiedo il transarmo".
6. Sono molto critico del PD, ma una politica pacifica e costituzionale deve fare i conti con lui, per ragioni di numeri.

Il 07/10/2011 19:11, lorenz.news at yahoo.it ha scritto:

Ringrazio chi ha dato l’adesione finora.

 

Mi rivolgo a Enrico Peyretti, ricordandogli che quando scrissi la prima volta (circa 2 settimane fa) di non votare chi sostiene la guerra come associazioni pacifiste/nonviolente si dichiarò d’accordo e si offrì da fare da tramite per il Mir e il MN.

 

Scusa, Enrico, ma non capisco la tua preoccupazione.

 

1) Innanzi tutto questo manifesto serve ad incalzare i partiti in Parlamento che sono venuti con i loro rappresentanti alla Marcia Perugia Assisi: PD e IDV. Questi partiti, specialmente il primo, sono sempre in prima linea nel votare le missioni militari, e poi nell’incontrare i rappresentanti delle associazioni pacifisti a cortei di ogni tipo, gli stessi rappresentanti, come quelli del MN (Mao Valpiana, Peppe Sini) che dicono che deve esserci una scelta politica dei pacifisti per esprimere il loro dissenso alla guerra. Quale, chiedo io. Quale? Mi dici tu quale vorresti fosse questa scelta? Io dico che questo Manifesto, se diffuso come si deve serve eccome a fare pressione su quei partiti per far capire loro che perderanno il loro elettorato pacifista (molti pacifisti li votano, si sa), se continuano così con le missioni di pace.

 

2) Cosa faranno i firmatari dell’appello? Non voteranno del tutto? Ma perché mai! A ogni elezione ci sono stati finora non uno ma più partiti che erano contrari alle missioni militari all’estero.

Nel caso del governo Prodi, per esempio, i partiti comunisti e verdi solo al Senato votarono per il rinnovo della missione in Afghanistan, perché altrimenti non c’erano voti a sufficienza e rischiava di cadere il governo. Lo fecero con mille dubbi e problemi di coscienza, e producendo almeno due scissioni (Sinistra critica e Lista bene comune). Alla Camera, dove la maggioranza era vasta, quei partiti votarono contro. Quindi si può dire che quei partiti fossero contro. Al momento ci sono, fuori dal parlamento, oltre a Sinistra e Libertà di Vendola, che al momento di schierarsi per mandare voli aerei in Libia si espresse in modo contrario (pur con le circonlocuzioni tipiche del linguaggio di Vendola), la federazione della sinistra, il Pcl di Ferrando, Sinistra critica, e Lista bene comune, come minimo. Inoltre, altri partiti, come il partito Umanista, da sempre contrario a ogni guerra, 3 anni fa non si presentarono sapendo di non farcela a ottenere seggi, optando per mettere alcuni dei loro in altri partiti: non è detto quindi che in futuro non si presenteranno da soli, come già più volte hanno fatto.

Quindi, davvero, non vedo il problema: ci sono al momento più di 4 partiti che chi firma questo Manifesto potrebbe sicuramente votare.

Qual è dunque il problema? Firmeresti il Manifesto se scrivessimo: voteremo chi vota contro le missioni militari e i caccia? Se sì, allora è solo una questione di forma. Non è più importante la sostanza? Noi la forma “non voteremo” l’abbiamo pensata proprio per fare pressione su tutti i partiti venuti alla Perugia Assisi e ricordare loro che rischiano di perdere parte del loro elettorato se continuano a votare a favore della guerra (chi di solito lo fa: PD e IDV) o se iniziano a farlo (chi finora non l’ha fatto: SEL, e tutti gli altri fuori dal Parlamento).

 

Lorenzo G.

 

PS oltre ai singoli occorre contattare i movimenti e le associazioni. Ogni aiuto è gradito.


Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Enrico Peyretti
Inviato: venerdì 7 ottobre 2011 17.36
A: pace at peacelink.it
Oggetto: Re: PERPLESSITA' ++ Re: R: [pace] Manifesto Nonviolento: proposta di Peacelink

 

    Dici bene, caro Tiziano: " Il meglio c'è, ma non ha rappresentanza nei palazzi". Lo so anch'io (e spero che quel meglio sia molto). Ma noi viviamo in due regimi: quello interiore della coscienza e quello esterno della convivenza tra coscienze che sentono o vogliono differentemente.
    Nel regime della coscienza si deve disobbedire alla legge e agli ordini che la coscienza ci dice essere ingiusti, pagando lealmente, fino alle conseguenze penali.
    Nel regime della convivenza differente (società pluralista nei valori sentiti o scelti) si deve stare al principio di maggioranza: contare le teste invece di tagliarle (che è già un bel passo avanti!). La disobbedienza civile, quando è necessaria, non è contro la democrazia, ma ne è un perfezionamento (appunto la "aggiunta" di Capitini, e poi don Milani, ...).
    Anche nel principio di maggioranza, infatti, c'è un limite:
«La democrazia non è tutto. I diritti fondamentali vanno protetti anche contro il volere del popolo», altrimenti cadiamo nella dittatura della maggioranza (Valentina Pazè, In nome del popolo. Il problema democratico, Laterza 2011, pp. 108 e 110, nella linea di Luigi Ferrajoli). Soltanto che quasi mai (se non sbaglio) gli studiosi arrivano ad affermare il diritto-dovere della resistenza nonviolenta, con il mezzo della disobbidienza civile democratica.
    E' ben vero che la maggioranza non può tradire i principi costituzionali, tra cui, per noi italiani, l'art. 11. Ma, se lo fa, che facciamo (noi che non siamo maggioranza)?      
    Convinciamo le menti e le coscienze, oppure tagliamo le teste? Anche questo viola l'art. 11 !!
     Dunque, manifestiamo, gridiamo, ma ancora di più ragioniamo, informiamo, e testimoniamo.
    Perciò, a mio piccolo parere, se nel momento della competizione democratica (elezioni) non trovo (e non siamo in grado di presentarlo noi) un partito che rispetta l'art. 11 (come altri principi di pari valore), io credo di dover votare per quello che mi sembra meno lontano e forse più avvicinabile. Poi devo tallonarlo e tormentarlo, perché si muova!
      Questo è un male minore, cioè il maggior bene possibile. Se non voto, rischio forte di favorire il male maggiore (come si è già visto!).
    Grazie dello scambio di riflessione, mai finita! Enrico


Il 07/10/2011 16:15, tiziano cardosi ha scritto:

ecco la frase che inficia tutto il tuo ragionamento
Il male minore è uguale al maggior bene possibile.
il male minore alle elezioni, cioè il partito meno fetente che possiamo votare, è infinitamente al di sotto delle persone che vorrebbe rappresentare.
Ne abbiamo avuto esempi enormi: mentre il parlamento tutto (compresi quelli che oggi non ci sono più) votava per la guerra, i sondaggi davano la contrarietà alla guerra oltre l'80%.
Al male minore c'è una alternativa: le migliaia di gruppi piccoli o grandi che progettano un futuro senza guerra, di giustizia sociale, di difesa dell'ambiente... Il meglio c'è, ma non ha rappresentanza nei palazzi. Da questa constatazione dovremmo partire. Se non c'è alternativa nel voto guardiamo altrove; la democrazia non esiste solo un giorno ogni cinque anni!
Continuare a dilaniarsi sullo scegliere tra Mussolini e Hitler ci fa dimenticare che è esistito Capitini.
Quanto all'appello ribadisco la mia perplessità: io, proprio perché voglio votare qualcuno che sia contro la guerra, non voto da un pezzo alle politiche. Lo faranno anche i firmatari?
Un saluto
TC

Il 07/10/2011 10:42, Enrico Peyretti ha scritto:

Il male minore è uguale al maggior bene possibile.