Re: [pace] Obama e la guerra globale (sempre contro il terrorismo, si intende)



Anch'io tendo a pensare come te, poi mi auto-contesto, e mi dico: davvero ci sono cose irreformabili? L'ancien régime era irreformabile? Sì, dirai, c'è voluta la rivoluzione. Ma si posono fare rivoluzioni senza ghigliottina. Sartre diceva "fraternité senza terrore".
Hai letto Onida sui diritti costituzionali degli stranieri? Lo allego. E' lungo, ne sto facendo una sintesi.
Dal pensiero e dal sogno nasce l'azione.
Ciao, Enrico
 
 
 
 
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Sent: Wednesday, December 30, 2009 11:31 AM
Subject: Re: [pace] Obama e la guerra globale (sempre contro il terrorismo, si intende)

Sono d'accordo che Obama non è Bush, tutt'altro.
Il fatto è che fanno cose molto simili.
Questo ci deve preoccupare: credo sia un segno che gli USA sono irriformabili nonostante i desideri di Obama e di molti statunitensi. Il che è molto più grave di un "presidente cattivo".
Fatte le debite proporzioni credo che anche il sistema politico italiano sia irriformabile e che stare a discettare se è meglio Bersani o Berulsconi o Fini sia tempo perso: il capitalismo più selvaggio e avido trionfa, se ne avrà vantaggio si travestirà da fascismo, per ora si mimetizza da riformismo... e che riforme! Con il beneplacito di Bersani, Franceschini, Dalema; anche Ferrero pare disposto a tutto pur di liberarsi del puttaniere.
Dio ce la mandi buona.
Tiziano C

Enrico Peyretti ha scritto:

    Secondo me, equiparare Prodi e Berlusconi, Bush e Obama, è martellarsi le dita delle mani e dei piedi, ecc. , è volersi male, e voler male anche alle vittime.
    La politica è una piccola cosa, stretta nella realtà spesso brutta. Condiziona molto, ma soprattutto dipende dall'animo della società. Spec. nelle "democrazie" vuole il consenso. Sembra primaria, ma è secondaria.
    Il potere militar-materiale degli stati "ottunde l'intelligenza" (Kant), è pericoloso anzitutto a chi ce l'ha, che diventa pericoloso per gli altri. Noi "cittadini" (= "politici") facciamo (cioè tentiamo, ci arrabattiamo di fare) la vera politica (vita della "polis" umana), col "potere di", col "potere per", e non il "potere su". 
    Di quella politica là, dei governi, possiamo già essere contenti se, insieme a un passo indietro, ne fanno uno e mezzo in avanti, sui tempi lunghi. E se hanno qualche idea più giusta di ciò che fanno.
    Più dei singoli passi, conta la direzione, cioè i valori in vista, l'orizzonte. Questo spetta a noi tenerlo sempre chiaro, ed esigere l'orientamento. Dobbiamo discutere gli atti dei potenti, giudicarli, ma sapere che tutto è solo sempre gradualità, sempre con contraddizioni. Si arranca sulla terra e non si vola.
    A noi, movimenti, cultura e anima della società, tocca la responsabilità di "dire la verità al potere" (Gandhi), e di correggerlo in continuazione, senza rifugiarci nell'autosoddisfazione paralitica di non vederne le pur piccole differenze e variazioni. I risultati si preparano e non si vedono. I ritmi della giustizia e della pace sono secolari. Una regola dell'azione giusta è la costanza, anche a mani vuote.
    So bene che in altri momenti dico cose diverse, complementari a queste. Camminare è squilibrarsi, ora buttare avanti il piede destro, ora il sinistro.
    Buoni anni e buoni secoli! Ciao, Enrico
30 dicembre 2009
 
 

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