22 risposte. Ciao, Enrico
----- Original Message -----
Sent: Sunday, December 27, 2009 5:16
PM
Subject: Re: [pace] colpevoli di
silenzio
Condivido in pieno... ma più ci sforziamo di agire, di non
rassegnarci... più cresce a volte il senso di impotenza... Ma poi ti rendi
conto che sentirsi giustamente colpevoli deve stimolarti ad agire e a unire le
forze fra tutti coloro che trovano ancora il coraggio e la dignità di
ribellarsi al crimine contro l'umanità.
Randagio Clandestino
Il giorno 27/dic/09, alle ore 08:29, Enrico Peyretti ha scritto:
Scritto nella notte,
il primo testo conteneva diversi errori. Guardare questo e non
quello.
Ciao,
Enrico
Come la
Germania anni ‘30
Sentiamoci tutti in debito di vedere questo
film, Welcome, di Philippe Lioret,
francese. Ci mostra quello che sappiamo, ma cerchiamo di ignorare, più altri
particolari polizieschi, della guerra francese ai migranti. Con le leggi si
cacciano gli umani discriminati, con l’aiuto di cani cacciatori di
umani.
Ma la guerra è quasi uguale da noi. Si esce
dalla sala vergognosi e colpevoli, per il crimine di lesa umanità perpetrato
dai governi, dai legislatori, dalle polizie, e da noi cittadini sovrani,
anche se aborriamo l’infima Lega razzista. All’uscita, ci guardiamo in
faccia, un anziano signore e la moglie, indignati e colpiti come noi, e ci
diciamo: «Come in Germania anni ’30!». Stringo le loro mani senza poter
parlare per il nodo alla gola. Leggete trama e recensioni, ma guardate il
film, per rispetto al dolore che noi causiamo due volte: nei paesi prima
dissanguati dal capitalismo e ora pugnalati dalla
guerra.
Siamo
in Francia, 2008, a Calais, e, secondo le leggi applicate ad arbitrio della
polizia, è reato aiutare un clandestino che cerca di passare in Inghilterra,
anche solo ospitarlo una notte. Sul filo di un amore tra due giovani
iracheni – Bilal che vuole raggiungere Mina in Inghilterra - c’è una storia
orrenda e tragica. È storia nostra, di questi giorni. Anche a Torino c’è un
campo di detenzione di innocenti, colpevoli di essere stranieri in fuga da
condizioni che noi non sapremmo tollerare. Perciò li rinchiudiamo in corso
Brunelleschi e li rispediamo nell’inferno da cui fuggono. Noi cittadini
siamo colpevoli di non ribellarci. Io sono colpevole. Ho fatto solo qualche
manifestazione. Ho scritto più duro che potevo. Non di
più.
Gridiamo che legislatori e governanti sono colpevoli
di lesa umanità, legge superiore alle loro leggi disumane. Poliziotti,
informatori, insegnanti, intellettuali, sono colpevoli di collaborare, o
tollerare, o tacere. Sono colpevoli i predicatori del vangelo che non
dichiarano flagellatori di Cristo tutti i colpevoli di razzismo, noi
compresi. Nell’elenco di tutto ciò che offende Dio, i preti non dicono che
solo offendere e scacciare il povero schiaffeggia Dio. Filtrano il moscerino
e ingoiano il cammello.
L’Italia manda, tutti i partiti d’accordo,
migliaia di costosissimi militari in guerre chiamate pace, in onore al
falso, che è la lingua del dominio e del prestigio armato. E neghiamo il
necessario per l’accoglienza umana delle vittime. Per un profugo che cede
alla disperazione, li criminalizziamo tutti. L’Italia razzista si danna il
cuore, e le chiese non lo gridano in piazza, come Giona a Ninive (che oggi è
bombardata).
Ci sono associazioni di legali per questa
causa. Ci sono associazioni di volontari impegnatissimi. Chiedo a chi vuole
di unirci tutti, con l’assistenza professionale dei primi, per denunciare
personalmente alle istanze mondiali ed europee dei diritti umani gli autori
personali del grande crimine di lesa umanità. I partiti si scambiano accuse
personali, e nessuno pone la condizione assoluta: essere
umani.
Noi
siamo obbligati a violare queste leggi. La prigione mi fa paura (forse la
eviterei coi miei 74 anni), soldi per pagare risarcimenti non ne ho l’ombra.
Ma dobbiamo violarle insieme, in tanti. Mostrare sulle nostre persone di
cittadini l’offesa fatta agli extra-cittadini. C’è una sola umanità e una
sola cittadinanza mondiale. Certo, gli afflussi non possono essere caotici,
per il bene degli stessi profughi. Il modo si trova se c’è l’animo. E
l’animo finora è nemico del profugo.
Oggi
noi siamo come i tedeschi e i polacchi che vedevano passare i treni piombati
o i prigionieri al lavoro schiavile, e non gridavano. Anche a loro era
facile vedere che non c’era nulla da fare. I ragazzi della “Rosa Bianca” non
tollerarono. A noi è facile anche accusare Pio XII di silenzio, ma oggi il
diritto umano, che è unico, accusa noi, colpevoli dello stesso
silenzio.
Io
cerco con lo scritto, e chiedo aiuto a chi sa meglio come agire in tutta
chiarezza, di trovare insieme la più frontale sfida personale e collettiva
alle leggi razziste e alla mentalità feroce che le sostiene e la applica.
Tocca anzitutto ai vecchi come me, che hanno meno da perdere, spendere fino
in fondo i dolorosi apprendimenti della vita, per risvegliare nelle
coscienze qualche seme di giustizia.
Chi
mi risponde disponibile?
Enrico Peyretti, 27 dicembre 2009
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