Una nuova era in Iran
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- Date: Thu, 25 Jun 2009 12:39:01 +0200
Una nuova era in Iran Farshid Nourai Per lunghi anni la società
iraniana è stata ignorata e tenuta in segregazione dal mondo occidentale. La
politica di contenimento e isolamento dell’amministrazione di Clinton e
in seguito la famigerata politica della guerra preventiva di Bush
hanno favorito tale atteggiamento. I governi europei si sono limitati a firmare
grandi accordi commerciali: basti pensare che l’Italia, con un
interscambio pari a 7 miliardi USD nel 2007, è il principale partner
commerciale europeo dell’Iran e che nel triennio 2005-2007 le imprese
italiane si sono aggiudicate contratti per un importo complessivo di circa 4
miliardi di USD. I dati di Eurostat evidenziano che Germania e Francia sono il
primo e il secondo paese europeo per esportazione in Iran (2 miliardi e mezzo
USD nel 2006). Tuttavia, questi paesi hanno seguito gli americani sul piano
politico e sociale di isolamento. Durante i 30 anni dalla
costituzione della Repubblica Iraniana, lo stato americano e il suo alleato
israeliano non hanno esitato a puntare costantemente il fucile sul tempio
della Repubblica Iraniana, ora finanziando e attivando i dissidenti iraniani
all’estero, ora favoreggiando e foraggiando i dissidenti
interni, oltre ad ostacolare la politica economica iraniana su scala
mondiale. La classe politica e religiosa
conservatrice iraniana ha fortificato la sua posizione all’interno del
paese e nel medioriente, applicando una rigida chiusura politica e sociale. La
maturazione della fobia che chiunque critichi l’operato della Repubblica
miri alla sua distruzione, ha causato la repressione
delle voci iraniane libere che intendevano costruire una società più giusta e
più democratica, magari diversa dalle democrazie occidentali. Eppure la società iraniana ha
mantenuto la sua vivacità culturale e politica. La giovane popolazione ha
affollato le università e i centri culturali. Per i milioni di cittadini
iraniani non era e non è semplice portare pane a tavola alla fine della
giornata, tuttavia hanno sostenuto i loro figli per garantire loro un’
istruzione universitaria . Si sono moltiplicati giornali e periodici, sono nate
associazioni e organizzazioni della società civile. Svincolarsi dalle rigide
regole imposte era diventata un’arte che gli iraniani hanno imparato in
questi anni: la chiusura di un giornale coincideva con
l’apertura di un altro con un nome diverso, le paraboliche
satellitari venivano piantate nei giardini, i raduni non consenti
venivano organizzati attraverso la rete internet all’interno delle case
private. L’80% della economia
iraniana è gestita direttamente dallo Stato ma, questo non ha portato ad
una distribuzione equa delle risorse e ha creato un diffuso sistema
assistenziale solo a beneficio di coloro che ciecamente seguivano il
regime e la sua politica. Sono nate così diverse organizzazioni sotto il
diretto controllo di personaggi religiosi e politici che aiutando le famiglie e
i loro figli reclutavano centinaia e migliaia di giovani per mantenere il loro
potere, pronti ad affollare a milioni le strada delle città Iraniane quando
chiamati al raduno. Ciò nonostante, questi
giovani , paradossalmente, non sono rimasti chiusi nello scheletro rigido
dei padri. Essi hanno frequentato le migliori università iraniane, anche
loro si sono specializzati e sono venuti a vivo contatto con il mondo
all’esterno del paese. Tantissimi hanno capito che i valori della
rivoluzione del 1979 non corrispondono alle ingiustizie sociali e al terrore
politico attualmente in vigore. I giovani religiosi che hanno ricevuto la
loro istruzione nelle scuole religiose sono i primi a capire che soffocare la
popolazione in nome della religione non coincide con i principi della stessa
religione e che giustificare qualsiasi angheria in nome dell’Islam
allontana sempre di più la popolazione dai religiosi e dalle loro ricette.
Le manifestazioni di avversità e risentimento nei confronti dei
religiosi sono quotidiane nella vita degli iraniani. I giovani iraniani non
appartengono alla rivoluzione del 1979, non hanno combattuto la guerra
Iran-Iraq, sono figli di un’era diversa e s’ interrogano su
principi e valori e su ciò che oggi succede nel loro paese. Sono disillusi, sono molto più
sicuri dei padri fondatori della loro Repubblica, sono pronti a misurasi con
l’occidente alla pari. Ecco che la crisi iraniana
prorompe sugli schermi televisivi del mondo e l’ occidente,
che ha dimenticato l’Iran per anni sollevando il sipario solo
per eventi politici perlomeno negativi: guerra, terrorismo e
nucleare, di colpo si accorge che non esiste un Iran monolitico. Centinaia di migliaia di persone
si sono riversate pacificamente per strada rivendicando il loro diritto
di libertà, piene di iniziative e di entusiasmo. Le azioni proposte e messe in
atto sono stupefacenti se si pensa che rischiano una dura repressione:
manifestazioni, sciopero generale, shopping di massa senza fare spese.
Non sappiamo se i padri capiscono l’infinità forza che questi giovani
possiedono, non sappiamo se continuano ottusamente a arroccarsi dietro le paure
storiche. I padri hanno sognato un Iran forte e indipendente per i loro figli,
non sappiamo se comprenderanno che ciò è già avvenuto e che occorre ora
lasciare la strada alle generazione future, non sappiamo se i padri reprimeranno
nel sangue la ribellione dei loro figli migliori ma sappiamo solo
che è in corso una nuova era in Iran. Associazione
per la Pace Italian
Peace Association Via
Alessandro Cruto, 43 - 00146 Roma - Italia tel.
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