Da: Daniele Barbieri
<pkdick at fastmail.it>
A:
pace at peacelink.it
Inviato:
Domenica 11 gennaio 2009, 16:46:37
Oggetto: [pace] Gilad Atzmon , Ilan Pappé
, Stefano Sarfati Nahmad
se ste cose le dicessi io o un
qualsiasi altro non ebreo, verrei messa
in croce con l'accusa di
antisemitismo. - Ciao da Alessandra
Gilad Atzmon - L'Antico
Testamento e il genocidio a Gaza
Gilad Atzmon, nato nel 1963, è un
musicista jazz, israeliano, formatosi alla
Rubin Academy of Music di
Gerusalemme. La passione per la musica, il sassofono,
il clarinettoŠ da
ascoltare e scorrere sul suo sito Atzmon, convivono con
quella della
scrittura. E' noto per l'una e per l'altra, date le sue
posizioni
fermamente antisioniste.Quello che segue è un articolo da lui
scritto il 9
gennaio, tratto dal sito Palestine Think Tank Free Minds for a
Free Palestine.
Libere Menti per una Libera Palestina.
Doriana
Goracci
Gilad Atzmon- L'Antico Testamento e il genocidio a Gaza
8
gennaio 2009
"Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a
voi colpiti di
spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne
inseguiranno
diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di
spada."
Levitico, cap. 26, vv. 7-9
"Quando il Signore tuo Dio ti avrà
introdotto nel paese che vai a prendere in
possesso e ne avrà scacciate
davanti a te molte nazioniŠ quando il Signore tuo
Dio le avrà messe in tuo
potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo
sterminio; non farai con
esse alleanza né farai loro grazia."
Deuteronomio, cap. 7, vv. 1-2
"Šnon
lascerai in vita alcun essere che respiri, ma li voterai allo
sterminioŠ
come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fareŠ"
Deuteronomio, cap. 20, v.
16
Gli studiosi della Bibbia non nutrono molti dubbi sul fatto che la
Bibbia
ebraica contenga alcuni suggerimenti fortemente impregnati di
immoralità,
alcuni dei quali non sono altro che un invocazione al
genocidio. Raymund
Schwager, studioso della Bibbia, ha trovato nell'Antico
Testamento 600 passi di
violenza esplicita, 1.000 versi che descrivono le
violente azioni punitive di
Dio, 100 passi in cui Dio ordina espressamente
di uccidere. A quanto pare, la
violenza è l'attività più spesso menzionata
nella Bibbia ebraica.
Per quanto possa essere sconvolgente, la saturazione
di violenza e sterminio
nella Bibbia ebraica può fare luce sul terrificante
genocidio condotto al
momento a Gaza dallo stato di Israele. In pieno
giorno l'I.D.F. [l'esercito
israeliano, n.d.t.] sta utilizzando contro i
civili i metodi più letali, come
se il suo principale obiettivo sia quello
di " votare allo sterminio" la
popolazione di Gaza senza mostrare alcuna
intenzione "di fare loro grazia".
E' interessante osservare che Israele
guarda a se stesso come a uno stato
secolare. Ehud Barak non è proprio un
qualificato rabbino, e Tzipi Livni non è
la moglie di un rabbino. Siamo
pertanto autorizzati a presumere che in realtà
non è il Giudaismo in sé che
trasforma direttamente capi politici e militari
israeliani in criminali di
guerra. Inoltre, i primi Sionisti credevano che all'
interno di una patria
nazionale gli Ebrei sarebbero diventati "un popolo come
tutti gli altri",
cioè civili e morali. Sotto questo profilo la realtà
israeliana è piuttosto
singolare. Gli ebrei laici forse sono riusciti ad
abbandonare il loro Dio,
molti di loro non osservano la legge giudaica, sono in
larga misura laici,
e nondimeno interpretano collettivamente la loro identità
ebraica come una
missione genocida. Sono riusciti con successo a trasformare la
Bibbia da
testo spirituale a ufficio del catasto inzuppato di sangue. Sono là,
in
Sion, cioè in Palestina, per invadere il paese e metterlo sotto
chiave,
affamare e annientare i suoi abitanti nativi. Di conseguenza,
sembra che i
comandanti di artiglieria e i piloti dell'aviazione israeliana
che hanno
cancellato la parte settentrionale di Gaza due notti fa stiano
seguendo il
Deuteronomio cap. 20 v. 16, stiano veramente "non lasciando in
vita alcun
essere che respiri."
Eppure, una domanda rimane aperta.
Perché un comandante laico dovrebbe
seguire i versi del Deuteronomio o di
qualsiasi altro testo biblico?
Qualche sporadica voce ebraica all'interno
della sinistra insiste nel dirci
che l'Ebraismo non ha in sé tendenze
assassine. Sono propenso a credere che
essi stessi considerino le loro
parole schiette e veritiere. Ma allora ci si
può domandare che cos'è che
rende lo stato ebraico di una brutalità senza
confronti? La realtà della
questione è in verità abbastanza meschina. Per
quanto ci è dato di
osservare il Sionismo è l'unico collettivo ebraico
ideologico e politico
che si trovi nei paraggi, e come sta accadendo, questa
settimana ha
dimostrato ancora una volta di essere genocida fino al midollo.
Per quanto
concerne il genocidio, la differenza tra Giudaismo e Sionismo può
essere
illustrata come segue: mentre il contesto biblico giudaico è impregnato
di
riferimenti genocidi, solitamente in nome di Dio, nel contesto sionista,
gli
ebrei stanno uccidendo i palestinesi nel loro stesso nome, cioè di
"popolo
ebraico". Questo è certamente il massimo successo della rivoluzione
sionista.
Insegna agli Ebrei a credere in se stessi. A credere nello Stato
Ebraico. "L'
israeliano" è il dio di Israele. Perciò l'Israeliano uccide in
nome "della sua
sicurezza", e in nome "della sua democrazia". Gli
Israeliani uccidono nel nome
della "loro guerra contro il terrorismo" e nel
nome della "loro America". A
quanto pare, nello stato ebraico, il soggetto
ebraico ritorna all'omicidio di
massa appena trova un "nome" da collegare a
questo.
Tutto ciò non ci lascia in realtà molto spazio per fare ipotesi. Lo
stato
ebraico è la minaccia definitiva verso l'umanità e verso la nostra
nozione di
umanesimo. La cristianità, l'Islam e l'umanesimo si presentano
come tentativi
di riformare il fondamentalismo tribale ebraico e
sostituirlo con un'etica
universale. L'illuminismo, il liberalismo e
l'emancipazione hanno permesso agli
ebrei di affrancarsi dalle loro antiche
peculiarità di supremazia tribale.
Dalla metà del XIX secolo molti ebrei si
sono liberati delle loro catene
culturali e tribali. Assai tragicamente, il
Sionismo è riuscito a riportare
indietro molti ebrei. Attualmente, Israele
e il Sionismo rappresentano l'unica
voce collettiva disponibile per gli
Ebrei.
Gli ultimi dodici giorni di offensiva spietata contro la popolazione
civile
palestinese non lasciano nessuno spazio per i dubbi. Israele è il
pericolo più
serio per la pace nel mondo. Senza dubbio nel 1947 le nazioni
commisero un
tragico errore fornendo a una mutevole identità orientata
razzialmente l'
opportunità di stabilirsi in uno stato nazionale. L'obbligo
morale delle
nazioni è adesso quello di smantellare pacificamente quello
stato prima che sia
troppo tardi. Abbiamo il dovere di farlo prima che lo
stato ebraico e le sue
forti lobbies in giro per il mondo riescano a
spingerci in una guerra globale
nel nome di una qualunque banale ideologia
populista (democrazia, guerra contro
il terrorismo, scontro di civiltà e
simili). Dobbiamo svegliarci ora, prima che
il nostro unico e solo pianeta
venga trasformato in una bolla che scoppia di
odio.
Traduzione di Mauro
Maiorani
http://snipurl.com/9rgymhttp://roma.indymedia.org/node/7295- -
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La "giusta furia" di Israele e le sue
vittime a Gaza
di Ilan Pappé
[da "The Electronic Intifada", 2.1.09 -
Traduzione di Alberto Pesavento]
La mia visita a casa in Galilea è coincisa
con l'attacco genocida israeliano
su Gaza. Lo Stato, attraverso i suoi
mezzi di informazione e con l'aiuto del
mondo accademico, ha diffuso un
coro unanime - persino più forte di quello
ascoltato durante il criminale
attacco in Libano nell'estate del 2006. Israele
è sommerso ancora una volta
da una giusta furia che si traduce in delle
operazioni di distruzione nella
striscia di Gaza.
Questa sconvolgente autogiustificazione dell'inumanità e
impunità non è solo
fastidiosa, ma è materia su cui vale la pena
soffermarsi, se si vuol capire l'
immunità internazionale per il massacro
che imperversa su Gaza.
È basata in primo luogo su semplici bugie trasmesse
in un linguaggio
giornalistico che ricorda i momenti più bui degli anni
Trenta in Europa.
Ogni mezz'ora un notiziario alla radio e alla televisione
descrive le vittime
di Gaza come terroristi e il loro omicidio di massa ad
opera di Israele come un
atto di autodifesa.
Israele presenta se stesso
alla propria gente come la giusta vittima che si
difende da un grande male.
Il mondo accademico è arruolato per spiegare quanto
demoniaca e mostruosa
sia la lotta palestinese, se guidata da Hamas. Questi
sono gli stessi
studiosi che in passato demonizzarono l'ultimo leader
palestinese Yasser
Arafat e delegittimarono il suo movimento, Fatah, durante la
Seconda
Intifada palestinese.
Ma le bugie e le rappresentazioni distorte non sono
la parte peggiore di
tutto questo. È l'attacco diretto alle ultime vestigia
di umanità e dignità del
popolo palestinese ciò che fa più rabbia. I
palestinesi in Israele hanno
mostrato la loro solidarietà agli abitanti di
Gaza e vengono ora bollati come
quinta colonna all'interno dello Stato
ebraico; il loro diritto a rimanere
nella loro patria è messo in dubbio
data la mancanza di supporto all'
aggressione israeliana. Tra coloro i
quali acconsentono - a torto, a mio parere
- ad apparire nei media locali
vengono interrogati, e non intervistati, come se
si trovassero nella
prigione dello Shin Bet. La loro entrata in scena è
preceduta e seguita da
umilianti sottolineature razziste e sono accusati di
essere una quinta
colonna, gente irrazionale e fanatica. Ma questa non è
nemmeno l'abitudine
più indecente. Ci sono alcuni bambini palestinesi dei
Territori Occupati
curati dal cancro in ospedali israeliani. Dio sa quale
prezzo abbiano
pagato le loro famiglie perchè venissero ricoverati là. Israel
Radio si
reca ogni giorno all'ospedale per domandare ai poveri genitori di dire
agli
ascoltatori israeliani quanto giusto sia Israele nei suoi attacchi e
quanto
malvagio sia Hamas nella sua difesa.
Non c'è limite all'ipocrisia che una
giusta furia produce. Il discorso di
politici e generali oscilla senza posa
tra l'autocompiacimento per l'umanità
che l'esercito dimostra nelle sue
operazioni "chirurgiche" da un lato, e il
bisogno di distruggere Gaza una
volta per tutte, in modo umano ovviamente,
dall'
altro.
La giusta
furia è un fenomeno costante nell'espropriazione, oggi israeliana e
a suo
tempo sionista, della Palestina. Ogni atto, che si trattasse di
pulizia
etnica, occupazione, massacro o distruzione è sempre stato ritratto
come
moralmente fondato e come un puro atto di autodifesa perpetrato in
modo
riluttante da Israele nella sua guerra contro la peggiore specie di
esseri
umani. Nel suo eccellente volume The Return of Zionism: Myths,
Politics and
Scholarship in Israel, Gabi Piterberg esplora le origini
ideologiche e il
progredire storico di questa giusta furia.
Oggi in
Israele, da sinistra a destra, dal Likud alla Kadima, dal mondo
accademico
ai mezzi di informazione, si può ascoltare questa giusta furia di
uno Stato
che è più occupato di qualsiasi altro nel mondo a distruggere
ed
espropriare una popolazione autoctona.
È cruciale analizzare le
origini ideologiche di questa attitudine e trarne le
necessarie conclusioni
politiche a partire dalla sua diffusione. Questa giusta
furia ripara la
società e i politici in Israele da ogni rimprovero o
critica
all'estero.
Ma ancor peggio, si traduce sempre in politiche di
distruzione nei riguardi
dei palestinesi. Senza alcun meccanismo di critica
interna e pressioni dall'
esterno, ogni palestinese diventa un potenziale
bersaglio di questa furia. Data
la potenza di fuoco dello Stato ebraico può
solo finire inevitabilmente in più
omicidi di massa, stragi e pulizia
etnica.
La convinzione a priori di essere nel giusto è un potente atto di
abnegazione
e giustificazione. Essa spiega perchè la società ebraica
israeliana non si
lascerebbe influenzare da discorsi sensati, punti di
vista logici o dal dialogo
diplomatico. E se non si vuole appoggiare la
violenza come strumento per
contrastarla, c'è solamente un'altra via
davanti a noi: sfidare frontalmente
questa cieca convinzione morale come
una cattiva ideologia che si propone di
occultare delle atrocità. Un altro
nome di quest'ideologia è quello di
Sionismo, e una condanna internazionale
nei confronti del Sionismo, non solo
nei casi di specifiche politiche di
Israele, è il solo modo per respingerla.
Dobbiamo provare a spiegare non
solo al mondo, ma anche agli israeliani stessi,
che il Sionismo è
un'ideologia che appoggia la pulizia etnica, l'occupazione, e
ora
l'omicidio di massa. Ciò di cui ora si sente il bisogno non è solo di
una
condanna della strage in corso, ma anche della delegittimazione di
un'ideologia
che produce quella politica e la giustifica moralmente e
politicamente.
Lasciateci sperare che voci significative nel mondo dicano
allo Stato ebraico
che questa ideologia e l'intera condotta dello Stato
sono intollerabili e
inaccettabili e fintanto che persistano, Israele verrà
boicottata e sarà
soggetta a sanzioni.
Ma non sono un ingenuo. So che
persino l'uccisione di centinaia di
palestinesi innocenti non sarebbe
sufficiente a produrre un tale cambiamento
nell'opinione pubblica
occidentale; ed è persino più improbabile che i crimini
commessi a Gaza
spingano i governi europei a cambiare la loro linea politica
nei riguardi
della Palestina.
Eppure, non possiamo permettere che il 2009 sia solo un
altro anno, meno
carico di significato del 2008, l'anno commemorativo della
Naqba, e che non ha
mantenuto le grandi speranze che noi tutti nutrivamo
per il suo potenziale di
trasformare radicalmente l'attitudine del mondo
occidentale verso la Palestina
e i palestinesi.
Sembra che persino i più
orrendi crimini, come il genocidio di Gaza, siano
trattati come eventi
avulsi dal contesto, svincolati da ogni evento del passato
e da ogni
ideologia o sistema. In questo nuovo anno, dobbiamo provare a fare in
modo
che l'opinione pubblica riconsideri la storia della Palestina e
le
malefatte dell'ideologia Sionista come i migliori mezzi sia per spiegare
le
operazioni di genocidio come quello in corso a Gaza che come un modo
per
prevenire eventi peggiori a venire.
Nelle realtà accademiche, questo
è già stato fatto. La nostra principale
sfida è quella di trovare una
modalità efficace per spiegare il collegamento
tra l'ideologia Sionista e
le passate politiche di distruzione, fino alla crisi
attuale. Potrebbe
essere più agevole farlo mentre, sotto le circostanze più
terribili,
l'attenzione mondiale è rivolta ancora una volta alla Palestina.
Sarebbe
persino più difficile in tempi in cui la situazione possa sembrare
"più
tranquilla" e meno drammatica. In tali momenti di "rilassamento", la
soglia d'
attenzione limitata dei mezzi di informazione occidentali
marginalizzerebbe
ancora una volta la tragedia palestinese, trascurandola
per via degli orribili
genocidi in Africa o per via della crisi economica e
degli scenari ecologici da
giudizio universale nel resto del mondo. Sebbene
sia improbabile che l'
informazione occidentale sia interessata a fare
scorte di storia, è solo
attraverso una valutazione storica che la mole dei
crimini commessi contro il
popolo palestinese nel corso degli ultimi
sessanta anni può essere esposta.
Quindi, è compito di un mondo accademico
militante e dei media alternativi
quello di insistere su tale contesto
storico. Queste figure non dovrebbero
sottrarsi, storcendo il naso,
dall'informare l'opinione pubblica, e se tutto va
bene persino dallo
spingere i politici più attenti a guardare agli eventi con
una prospettiva
storica più ampia.
In modo analogo, potremmo essere in grado di trovare un
modo più
comprensibile, paragonato a quello accademico e intellettuale, di
spiegare
chiaramente che la politica di Israele degli ultimi sessanta anni
deriva da una
ideologia razzista egemonica chiamata Sionismo, protetta da
infiniti strati di
giusta furia. A dispetto della prevedibile accusa di
antisemitismo e quant'
altro, è il momento di associare nella mente
pubblica l'ideologia sionista con
gli oramai noti capisaldi storici del
Paese: la pulizia etnica del 1948, l'
oppressione dei palestinesi in
Israele durante i giorni del governo militare,
la brutale occupazione della
Cisgiordania e ora la strage di Gaza. Tanto quanto
l'ideologia
dell'Apartheid ha spiegato le politiche oppressive del governo
sudafricano,
questa ideologia -nella sua versione più condivisa e
semplicistica- ha
permesso a tutti i governi israeliani del passato e del
presente di
de-umanizzare i palestinesi ovunque essi si trovino e di aspirare
a
distruggerli. I mezzi sono cambiati da un periodo all'altro e da un posto
all'
altro, così come i racconti che nascondevano queste atrocità. Però c'è
un
modello chiaro che non può essere discusso esclusivamente nelle torri
d'avorio
accademiche, ma che deve fare parte del discorso politico sulla
realtà
contemporanea della Palestina oggi.
Alcuni di noi, vale a dire
coloro i quali sono impegnati per la pace e la
giustizia in Palestina,
eludono inconsapevolmente questo dibattito
concentrandosi, e questo è
comprensibile, sui Territori Occupati Palestinesi
(OPT) -la Cisgiordania e
la Striscia di Gaza. Combattere là contro le politiche
criminali è una
missione urgente. Ma questo non dovrebbe far passare il
messaggio che i
poteri presenti in Occidente hanno adottato con gioia su
suggerimento
d'Israele: che la Palestina è solo la Cisgiordania e la Striscia
di Gaza, e
che i palestinesi sono unicamente le persone che vivono in quei
territori.
Noi dovremmo ampliare la rappresentazione della Palestina in
senso
geografico e demografico compiendo una narrazione storica degli
avvenimenti del
1948, e richiedere pari diritti umani e civili per tutte le
persone che vivono,
o un tempo vivevano, in quelli che oggi sono Israele e
gli OPT.
Collegando l'ideologia Sionista e le politiche del passato alle
presenti
atrocità, saremo in grado di fornire una spiegazione logica e
trasparente alla
campagna di boicottaggio, disinvestimento e
sanzioni.
Sfidare con mezzi nonviolenti uno Stato ideologico che non
ammette dubbi
circa la propria rettitudine e che si permette, aiutato da un
mondo taciturno,
di espropriare e distruggere la popolazione autoctona
della Palestina, è una
causa giusta e morale. Sarebbe inoltre un modo
efficace per stimolare l'
opinione pubblica, non solo contro l'attuale
politica di genocidio a Gaza, ma
se tutto va bene anche per prevenire
future atrocità.
Ma in misura più importante di ogni altra cosa,
sgonfierebbe la bolla della
giusta furia che soffoca i palestinesi ogni
volta che fa la sua comparsa.
Aiuterebbe a far cessare l'immunità
occidentale all'impunità d'Israele. Senza
quell'immunità, si spera che
sempre più persone in Israele comincino a vedere
la reale natura dei
crimini commessi in loro nome e che la loro furia si
rivolga contro chi ha
intrappolato loro e i palestinesi in questo inutile ciclo
di spargimento di
sangue e violenza.
www.electronicintifada.net
www.ilanpappe.com
http://www.forumpalestina.org/news/2007/Maggio07/29-05-07Palestinesi_Israeliani.htm
Nota
Propongo
un recente intervento dello storico israeliano Ilan Pappé,
docente
all'Università di Exeter. Ringrazio l'autore per il permesso a
pubblicare e la
testata The Electronic Intifada, vivamente consigliata,
sulla quale
l'intervento è apparso il 2 gennaio. [Alberto Pesavento]
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/01/002898.html#002898-
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Stefano Sarfati Nahmad
GUERRA UMANITARIA
Ascolta,
ascolta Israele!
Hai fatto una strage di bambini e hai dato la colpa ai
loro genitori dicendo
che li hanno usati come scudi. Non so pensare a nulla
di più infame. A distanza
di una generazione in nome di ciò che hai subito,
hai fatto lo stesso ad altri:
li hai chiusi ermeticamente in un territorio,
e hai iniziato ad ammazzarli con
le armi più sofisticate, carri armati
indistruttibili, elicotteri
avveniristici, rischiarando di notte il cielo
come se fosse giorno, per
colpirli meglio. Ma 688 morti palestinesi e 4
israeliani non sono una vittoria,
sono una sconfitta per te e per l'umanità
intera.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della
mia famiglia, che è passata
dalla Shoah. Però rinnego te, lo Stato di
Israele, perché hai creduto di poter
far valere il credito della Shoah per
liberarti del popolo palestinese e
occupare la sua terra. Ma non è così che
vanno le cose, non è così la vita. Il
popolo di Israele deve vivere di vita
propria e non vivere della morte altrui.
Ascolta Israele!
Io non rinnego
la mia storia, la storia della mia famiglia che è passata
dalla Shoah, ma
io oggi sono palestinese. Io sto dalla parte del popolo
palestinese e della
sua eroica resistenza. Io sto con l'eroica resistenza delle
donne
palestinesi che hanno continuato fare bambine e bambini palestinesi
nei
campi profughi, nei villaggi tagliati a metà dai muri che tu hai
costruito, nei
villaggi a cui hai sradicato gli ulivi, rubato la terra. Sto
con le migliaia di
palestinesi chiusi nelle tue prigioni per aver fatto
resistenza al tuo piano di
annessione.
Ascolta Israele!
Non ci sarà
Israele senza Palestina ma potrà esserci Palestina senza Israele,
perché il
tuo credito, ormai completamente prosciugato dalla tua folle e
suicida
politica, non era nei confronti del popolo palestinese che contro di te
non
aveva alzato un dito, ma era nei confronti del popolo tedesco,
italiano,
polacco, francese, ungherese e in generale europeo; ed è
colpevole la sua
inazione.
Asolta Israele, ascolta questi nomi: Deir
Yassin, Tel al-Zaatar, Sabra e
Chatila, Gaza. Sono alcuni nomi, iscritti
nella Storia, che verranno fuori ogni
qualvolta si vedrà alla voce:
Israele.
Il Manifesto 9-01-09
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