Re: [pace] lettera a perta a Prpdi
- Subject: Re: [pace] lettera a perta a Prpdi
- From: Dante Bedini <bedinid at yahoo.it>
- Date: Fri, 6 Jun 2008 05:43:09 +0000 (GMT)
Non sono stato un estimatore del governo Prodi, ma ho sempre cercato di distinguere il male assoluto dal male minore (la realtà non è una "notte nera in cui tutte le vacche sono nere"), infatti, pur essendo libertario e avverso al Palazzo, sono andato a votare. Ora, in molti stanno aprendo gli occhi di fronte al regime mafiosofascistarazzista e allo stato di degrado che esso rappresenta... Questa presa di coscienza che affiora qua e là addolcisce un pò la mia amarezza sconnfinata da "anarchico apocalittico", come diceva PPPasolini.Ti ringrazio, Enrico, per la tua lettera, per la tua combattività, in cui mi riconosco pienamenteprof. Dante BediniTreviso
08 06 02 Lettera aperta a Prodi 2° versione riveduta
Torino, 2 giugno 2008
Caro Romano Prodi,
ci siamo scritti alcune volte negli anni scorsi, per due o tre volte mi hai cortesemente risposto, e hai anche preso l’iniziativa di darci del tu, anche se di persona ci siamo visti in poche occasioni.
Oggi, festa della Repubblica e della Costituzione, invece di guardare la parata militare, tutta senza senso in questo giorno di pura democrazia civile e non armata (Napolitano continua a parlare di una patria militare, con linguaggio arcaico; oggi avrebbe detto che «le forze armate sono garanzia della Costituzione»!!!), ti scrivo questa difficile lettera aperta, dopo la fine per me molto spiacevole del tuo governo e dopo il risultato sciagurato, favorito da alcuni errori di Veltroni e altri, e da regole assurde, delle elezioni politiche del 13-14 aprile. Subito, il nuovo governo ha rimescolato la melma razzista, la guerra ai poveri, nel fondo dell’animo degli italiani.
Nella mia condizione di insegnante in pensione attiva, di “manovale delle idee” e delle informazioni negate, impegnato negli studi e nei movimenti per la pace nonviolenta, ho sempre apprezzato e sostenuto il tuo governo, pur criticandone la politica militare: le crescenti spese, la cessione passiva agli Usa del Dal Molin di Vicenza, la permanente guerra in Afghanistan.
Per avere espresso tolleranza, insieme alla disapprovazione, verso la presenza italiana in questa guerra, allo scopo di evitare il peggio che ora infatti il governo Berlusconi prepara, mi sono preso, da qualche pacifista senza senso della possibilità e della gradualità, l’accusa di «complice» di quella guerra, accusa riservata, tra altri, anche alla senatrice Lidia Menapace, per la stessa ragione.
Ora che nessuno, neppure tra membri e alleati, dà un qualche riconoscimento al tuo governo, mi vanto di farlo, da comune cittadino: volentieri e sinceramente riconosco la tua serietà e onestà, inconfrontabile col clima incivile che si è subito creato col nuovo governo (altro che l’armonia di cui il Papa gioisce!). Però unisco a questo riconoscimento una critica riguardo alla politica di pace, convinto come sono che o la politica è pace positiva e costruttiva, o non è davvero politica.
Economia e civiltà
A quanto capisco, hai lavorato bene nel campo economico, senza però riuscire a spiegare agli italiani che dal risanamento della economia generale e pubblica, dall’estirpare evasione fiscale, corruzione e sprechi pubblici, può venire un miglioramento delle economie familiari. Ti è mancata la maniera e la collaborazione efficace per comunicare coi cittadini ed estendere tra loro il consenso risicato in Parlamento. Così forse avresti potuto abbattere per legge il conflitto di interessi e ridurre i privilegi della odiata casta politica. Forse il centro-sinistra non avrebbe perso così male le elezioni.
Ma la politica non è solo economia. L’iniziativa della moratoria della pena di morte nel mondo è stato un segnale ottimo di ciò che la politica deve essere: difesa e affermazione dei valori umani, dei diritti e doveri universali, in primo luogo a tutela delle persone e dei popoli più deboli. Ciò deve valere anzitutto nel ripudiare politiche di guerra e nel cercare accanitamente politiche di pace attiva. La quale significa non solo evitare la guerra, ma costruire politiche, strutture, mezzi e culture di trasformazione e soluzione dei conflitti anche acuti con mezzi civili, non omicidi. Questo è possibile se si conoscono e si sviluppano le culture nonviolente positive, le ricerche, le esperienze storiche, e se si ha la volontà politica.
Io non intendo giudicare il tuo personale operato, ma discutere certi atti della politica da te guidata, ben sapendo a quanti condizionamenti, anche duri o terribili, può essere stata sottoposta. Parlo di Afghanistan, spese militari, e Dal Molin. E poi di due notizie recenti.
Afghanistan
La guerra statunitense all’Afghanistan – per non dire di quella ancora più oscena all’Iraq, dalla quale il tuo governo ritirò le armi italiane (come aveva promesso anche Berlusconi) ma non gli interessi petroliferi – è stata una risposta criminale al crimine del terrorismo; una risposta non solo inutile, ma peggiorativa, nuovo alimento alla violenza complessiva. Non una politica cieca, ma cinica, che profittava dell’emozione e della solidarietà mondiale dopo l’11 settembre, sciagura ben utilizzata da Bush come opportuna, per rilanciare ed espandere l’industria stragista e il dominio imperiale. L’11 settembre non giustificava la risposta bellica. L’avallo dell’Onu fu a sua volta illegale, perché per Statuto essa non può fare né autorizzare guerre, ma solo azioni di polizia, e la differenza non è di parole ma essenziale: la polizia corretta riduce la violenza, la guerra la accresce. La partecipazione italiana, falsamente o illusoriamente detta di pace, doveva essere rapidamente ritirata nel 2006. Il tuo governo ha il merito di avere resistito alle richieste di maggiore coinvolgimento in quantità e qualità bellica, a cui ora Berlusconi cederà, ma non è riuscito a trasformare in forme sempre meno armate e sempre più civili disarmate, quindi credibili, la presenza italiana in Afghanistan. C’erano proposte precise: il governo le ha considerate davvero? Non ho informazioni complete.
Spese militari
L’aumento enorme, nel bilancio statale, delle spese militari, sotto le più varie voci, anche per armamenti offensivi e non difensivi, è stato uno schiaffo inflitto alle correnti più civili e morali del popolo e della cultura politica italiana. Non si è vista una ragione sufficiente che giustificasse quell’aumento, e convincesse gli animi offesi. Si sa che il denaro sottratto alla vita civile e investito in armi e strutture militari fomenta le guerre, perché le spese devono poi dimostrare di non essere state inutili sprechi. Anche per l’atomica di Hiroshima questa fu una ragione per deciderne l’impiego, come sappiamo dalla storia. Se oggi si costruisce un bombardiere pronto fra dieci anni, fra dieci anni bisognerà impiegarlo, altrimenti qualcuno sarà accusato di avere sprecato i soldi. Sento che oggi La Russa ha chiesto l’aumento di un terzo! Si calcola che gli investimenti complessivi per la guerra stiano a quelli per la pace come mille a uno!
Tutto ciò si regge sul mito folle e cieco della inevitabilità della guerra, che condanna a prepararla! Nessuna delle politiche che arrivano a governare gli stati sa pensare e decidere, con diversa migliore intelligenza, sull’ipotesi umana opposta. I governi continuano a scegliere la disperazione dei popoli: meglio guerra e fame che pace e vita! Meglio l’illusoria sicurezza omicida che la garanzia reciproca costruita con la giustizia internazionale! Bandire la pena di morte giudiziale è molto bene, ma occorre anche bandire la pena di morte militare inflitta ai popoli innocenti, doppiamente vittime! Se, date le idee dominanti, ciò non è oggi realizzabile, diciamolo almeno come obiettivo politico determinato, da cercare tenacemente!
Dal Molin
La pronta cessione agli Usa della base militare Dal Molin, per il suo ampliamento disastroso per la città di Vicenza e per la posizione italiana nel mondo, è stato l’atto che ti ha maggiormente alienato l’appoggio dei più seri tra i tuoi sostenitori, che si aspettavano una vera politica di pace.
Il 28 febbraio 2007 (dagli atti ufficiali del Senato), il sen, Cossiga, votando la fiducia, ti ha detto: «Prendo atto con soddisfazione che nelle sue dichiarazioni non vi è coraggiosamente, nella linea già tenuta in quest'Aula dal suo Ministro della difesa, - alcuna traccia di una revoca dell'autorizzazione del suo Governo data al Pentagono del raddoppio della base militare di Vicenza - che mi trova, ovviamente, americano e guerrafondaio come sono, completamente favorevole - (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP) e della riunificazione su di essa del 173° reggimento d'attacco “Airborne” (il cui comandante ha ritenuto di dovermi regalare il distintivo), strumento del piano di dissuasione e di ritorsione anche nucleare denominato “Punta di diamante”»…(Le sottolineature e l’evidenziazione sono mie). Non ho saputo di una tua smentita.
Concedere territorio italiano per una colonia nucleare è evidentemente una cosa grave. Se fossi un giorno perseguito per questo, vorrei vederti o innocente dimostrato, o pentito.
Alle civilissime proteste della città di Vicenza (che ora ha eletto un sindaco non favorevole alla base Usa), hai sempre opposto un totale non-ascolto, che sapeva di arroganza, dando seccamente la cosa per già decisa: da chi? quando? come? a che titolo? La segretezza degli accordi internazionali in così grave materia, alle spalle dei popoli, non è più tollerabile nei tempi e nei paesi che si proclamano alfieri di democrazia. Io più volte, in scritti e interventi, ti ho difeso, cercando di interpretare la tua inspiegabile posizione sul Dal Molin con l’ipotesi che tu fossi duramente, persino mortalmente, ricattato dall’impero Usa. Questo è possibile, perché sappiamo e vediamo che, dal caso Moro, alle extraordinary renditions (in alcuni casi con la collaborazione italiana), alla tortura sistematica, a Guantanamo, al rifiuto di Kyoto e degli accordi di disarmo, per non risalire alla Escuela del las Americas, i governi degli Stati Uniti, faro di democrazia violenta, non hanno mai concepito limiti al loro potere sul mondo. Se invece così non fosse, ma la colonia nucleare Usa fosse voluta o passivamente subita da te, ciò sarebbe una più amara delusione.
Dopo la caduta del tuo governo, arrivano altre notizie dolorose per chi ti ha dato stima e fiducia.
Un altro accordo segreto?
Saprai che ci sono in Italia sostegni alla protesta crescente in Repubblica Ceca contro l’installazione statunitense in quel paese di una base dello “scudo stellare” (potente fattore di guerra e non di pace). Jan Tamas e Jan Bednar, che hanno cominciato il 13 maggio uno sciopero della fame, scrivono: «Il problema delle basi militari USA per noi non é solo un tema di sicurezza internazionale, ma anche un tema di democrazia: ancora una volta permettiamo a un piccolo gruppo di politici di decidere per la maggioranza del nostro popolo, in netto contrasto con ciò che la gente desidera. Questi metodi purtroppo ci ricordano l'epoca anteriore al 1989, un'epoca a cui non vogliamo tornare» (tutta la dichiarazione: http://www.nenasili.cz/it/1015_dichiarazione), e a noi ricordano la brutta vicenda Dal Molin, in Italia nel 2006 e non in Cecoslovacchia prima del 1989.
Ora, da italy at europeforpeace.eu in data 28 maggio 2008 13:28:01, insieme alla solidarietà con la protesta in Repubblica Ceca, arriva anche la denuncia che «nel 2007 il governo italiano avrebbe firmato un accordo segreto con gli Stati Uniti per la partecipazione al progetto dello scudo spaziale, senza informare né il Parlamento né l'opinione pubblica. Vogliamo sapere che cosa implica questo impegno, che andrà sicuramente a vantaggio dell'industria bellica e significherà nuovi tagli alle spese sociali e chiediamo che l'accordo con gli Stati Uniti venga sospeso».
È vero o non è vero? In entrambi i casi una risposta da chi fu responsabile nel tuo governo è indispensabile, o per un giudizio di condanna politica, o per smentire una grave calunnia.
Segreto di Stato sui siti nucleari
Nel momento in cui si torna a propagandare la scelta di energia nucleare per l’Italia, soluzione apparente, costosa, temporanea, a rischio di attentati, che scarica scorie per millenni sui posteri, l’Associazione ECOAGE www.ecoage.com (Andrea Minini, www.noalnucleareinbasilicata.com ) informa che c’è «il segreto di Stato per il deposito di scorie nucleari. Come ultimo atto il Governo uscente di Romano Prodi ha esteso il segreto di Stato sull'individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari. Il Provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 aprile 2008 n° 90, ad elezioni praticamente perse, ed è entrato in vigore dallo scorso 1° maggio, nel silenzio quasi completo dei mass media italiani, che non hanno dato importanza alla notizia. La quale si apprende da un articolo del quotidiano di economia e finanza Sole24Ore del 9 maggio 2008». «Così – continua il comunicato - i cittadini non dovranno essere informati. Il provvedimento firmato da Romano Prodi faciliterà l'individuazione del deposito di stoccaggio delle scorie nucleari in Italia. Il segreto di Stato è stato esteso agli impianti civili di produzione dell'energia. La costruzione di una centrale nucleare o del deposito di scorie potrà quindi essere coperta dal segreto di Stato e nessun cittadino avrà legalmente diritto di sapere cosa accade dietro le aree recintate. Nei luoghi coperti da segreto di Stato non potranno accedere nemmeno le aziende sanitarie locali per effettuare i normali controlli che saranno realizzati da speciali uffici autonomi. I Comuni e le amministrazioni locali non potranno comunicare informazioni, documenti, luoghi e attività in cui saranno stoccate le scorie radioattive. Persino la motivazione della scelta dei siti sarà coperta dal segreto di Stato». Quindi, il comunicato prospetta gli “scenari possibili”. «Grazie al decreto di Romano Prodi, emanato [in realtà emanato l’8 aprile, prima delle elezioni, e pubblicato il 16] in piena ordinaria amministrazione ad elezioni già concluse, il governo Berlusconi potrà utilizzare il segreto per individuare il sito. Molto probabilmente per ridurre le proteste dei cittadini sarà realizzato in strutture militari già esistenti oppure in strutture dello Stato (es. gli attuali centri Enea). Non è dato saperlo. Del resto con il segreto di Stato già tirare ipotesi come stiamo facendo in quest'articolo potrebbe essere considerato reato se dovessimo avere ragione. L'ipotesi nasce dalle considerazioni dell'articolo del Sole24Ore sopracitato che tali strutture dello Stato sono già inaccessibili e chiuse al pubblico».
Quel comunicato merita attenzione, nonostante l’imprecisione sulla data, perché gli estensori non sono contrari in assoluto al nucleare. Essi così concludono: «Pur avendo partecipato al caso Scanzano Jonico questo sito non ha mai negato l'utilità di un possibile ritorno al nucleare in Italia in nome della diversificazione del mix energetico e la necessità di mettere in sicurezza tutto il materiale radioattivo italiano di Ia, IIa e IIIa categoria. Ma farlo in questo modo, negando il diritto dei cittadini al confronto e alla concertazione, lascia in sé una grande amarezza».
Io non sono personalmente in grado di valutare fino in fondo gli aspetti tecnici e scientifici relativi al nucleare, ma sono un cittadino che, con tutti gli altri, non vuole essere escluso. Abbiamo votato un referendum, e ne abbiamo diritto. Se la notizia è vera, è un regalo agli interessi più irresponsabili e speculatori, ben rappresentati nel governo Berlusconi. Da Romano Prodi i suoi elettori non si sarebbero aspettati questo.
Sincerità e cordialità
Caro Romano Prodi, ti indirizzo questa lettera di ringraziamento con piacere, e di critica con vero dispiacere, mentre sono immensamente preoccupato per la nuova situazione italiana, davanti alla quale vedo molto insufficienti e fiacche, se non succubi, le energie politiche, culturali, morali, informative, religiose, che dovrebbero opporre una resistenza di qualità alternativa al potere che si è stabilito. Oggi la democrazia formale è andata contro la giustizia sostanziale, interna e planetaria. Però, non perdo la speranza che persone come te, e altre nuove, oneste, competenti, di buona volontà, rimangano come un riferimento politico, e tornino a dare, senza cedimenti, ma in direzione opposta al governo attuale, un rinnovato contributo al nostro paese. L’Italia deve superare i soffocanti limiti di questa politica retrograda, inadeguata, che aggrava il rischio odierno del mondo.
Con sincerità e cordialità
Enrico Peyretti
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